categoria: pronto soccorso
I protocolli della TCCC sono fondamentalmente diversi da quelli tradizionali dei traumi civili, per i quali sono in genere disponibili molte attrezzature coadiuvanti la diagnostica e staff medici completi.
Queste differenze non sono legate
esclusivamente al tipo di trauma ma anche alla situazione in cui si è costretti
ad operare. Un pur corretto intervento medico ma effettuato in un momento
sbagliato, in un ambiente tattico caratterizzato da fuoco ostile, può portare
solo ad aumentare il numero delle vittime.
In questo particolare scenario
bisogna affrontare gli eventi pianificando tempi ed operazioni in modo ottimale,
allo scopo di tutelare non solo le vittime, ma anche la vita dei soccorritori.
Le differenze più importanti sono:
- presenza
di elementi ostili
- buio o condizioni
ambientali estreme
- ferite
particolari (da arma da fuoco, traumi da esplosione, ecc.)
- dotazioni
mediche limitate
- necessità
di natura tattica
- ritardi prolungati
prima di ottenere un’assistenza ospedaliera
- diversa
formazione medica ed esperienza
Il destino del ferito è nelle mani
di chi fornisce la prima cura, in genere un paramedico combattente, quasi mai
un medico. La preparazione nel campo dell’intervento diretto in battaglia, cioè
il TCCC, è decisiva nel ridurre la gravità degli incidenti. Basti pensare che
il 90% dei decessi che accadono in combattimento avviene prima che
l’infortunato raggiunga una struttura medica complessa.
Le percentuali riferite alle cause
di morte in combattimento sono:
31% trauma cranico perforante
25% traumi fisici non correggibili chirurgicamente
12% ferite riportate (soprattutto infezioni e shock)
10% traumi fisici riducibili chirurgicamente
9% emorragie
7% trauma da
esplosione mutilante
5% pneumotorace
iperteso PTX
1% ostruzione
delle vie aeree
Una parte di queste morti potrebbero
essere evitate grazie all’uso di un laccio emostatico o semplici manovre per
risolvere l’ostruzione delle vie aeree.
Altro elemento fondamentale è
stabilire la priorità degli interventi poiché il numero dei soccorritori e la
disponibilità delle attrezzature mediche e di sgombero dal campo di battaglia
non sono mai proporzionati al numero dei feriti da soccorrere.
L’introduzione del Triage (dal verbo
francese "trier": scegliere, classificare) ha permesso di dividere
gli infortunati in tre categorie e utilizzare secondo logica le risorse che si
hanno a disposizione:
- chi morirà
se non riceve tempestivamente assistenza medica
- chi morirà,
a prescindere dal ricevere o meno aiuto medico
- chi vivrà,
a prescindere dal ricevere o meno aiuto medico
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