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Il diario della tremenda storia
occorsa ai due autori, marito e moglie, naufragati presso le Galàpagos in
seguito alla collisione con un capodoglio. La straordinaria esperienza, durata
ben 117 giorni e che avrebbe potuto tramutarsi in tragedia, ci è stata
riportata sulle pagine del loro diario.
“….. Dato che gli ami, uno dopo
l'altro, erano stati aperti o portati via da pesci grossi dovevamo cercare un
altro modo per pescare. Quando sventravamo i pesci versavamo le interiora e gli
altri pezzi di scarto in un secchio per non sporcare il fondo del canotto. Il
secchio era poi vuotato fuori bordo e sciacquato varie volte. I pesci balestra
si accalcavano uno sull'altro per prendere questi scarti e spesse volte Maurice
ne catturava uno nel bugliolo.
Questo mi diede un'idea. Presi il
recipiente da quattro litri del kerosene. Era di plastica blu, misurava 20 per
20 per 17 centimetri, ed aveva un manico sulla parte superiore, mentre il
bocchettone era al di là di una delle estremità. Dissi a Maurice di tagliare un
buco quadrato nella parte opposta al bocchettone. Tolsi il tappo dal
bocchettone e immisi una lenza innescata nel contenitore. Prendendolo per il
manico lo calai fuori bordo fino a quando l'apertura fu sotto il livello del
mare.
In un primo tempo i pesci lo
guardarono con sospetto, arrivando fino all'entrata e poi virando. Ma erano
voraci per natura e sembravano volersi superare l'un l'altro. Presto due o tre
pesci si accalcarono sull'apertura guardando da lontano l'esca. Improvvisamente
uno di loro sgusciò nel contenitore e arraffò l'esca e la trascinò un po' più
verso l'apertura prima di scappar via. Resistetti alla tentazione di prenderlo
e spiegai a Maurice che dovevamo prima addestrarli bene.
Maurice si stupiva per la mia
pazienza. Io li pasturavo con un boccone dopo l'altro fino a quando una massa
di pesci girò lì attorno e di buon grado giocarono con la mia trappola. Alla
fine decisi di prenderne alcuni ed era abbastanza facile aspettare che il pesce
giusto nuotasse dentro, tirare fuori dall'acqua la trappola e depositare la
preda ai piedi di Maurice. I pesci non sembravano notare che alcuni di loro
scomparivano, anzi continuavano a impegnarsi con rinnovato vigore.
Maurice rimase incantato
dall'efficienza della trappola quando catturai per la prima colazione venti
pesci circa usando poca esca e senza il pericolo di perdere il nostro amo.
Sfortunatamente questo metodo di pescare attirava solo il pesce balestra; gli
artocarpi e i pesci argentati erano più timidi e sprovveduti.
Potevamo usare la trappola solo
con mare calmo. Il vento forte ci avrebbe fatto andare alla deriva troppo in
fretta per permettere al pesce di nuotare dentro il buco, e il mare mosso gli
avrebbe fatto calcolare male le distanze. Spesso nuotavano all'altezza della
trappola e quando avevano preso abbastanza coraggio guizzavano avanti, ma a
causa del movimento del mare sbagliavano il buco completamente.
Essi allora giravano e
strofinavano il muso contro la parte posteriore della trappola ovviamente
sconcertati di dove fosse andata a finire l'esca.
Un altro modo per risparmiare il
nostro unico amo era di tenere un lungo pezzo di carne fuori bordo ed aspettare
che il pesce ingordo conficcasse i suoi piccoli ma terribili denti in esso e
lanciarlo rapidamente nel canotto. Generalmente occorreva un secco strappo per
liberarlo, oppure un colpo sulla testa.
Ne buttai nel canotto uno che
cadde nel recipiente dei fegati che Maurice stava preparando per la nostra
cena. Esso mangiò due fegati prima che riuscissimo a recuperarlo. La loro
voracità non conosceva limiti.
Una volta scarnii completamente
una tartaruga e con un po' di difficoltà staccai l'osso della spalla dal
guscio. Impulsivamente lo immersi in acqua fuori bordo. I pesci lo attaccarono
immediatamente. Io sollevai l'osso fuori dall'acqua e lo tenni sospeso sopra il
canotto, con non meno di quattro pesci appesi; entusiasta gridai a Maurice di
guardare e lo immersi di nuovo. Questa volta presi cinque pesci. Ciò era
fantastico; nove pesci con due immersioni, e senza esche! Con un notevole
sforzo di volontà non ne presi più, ma tirai fuori il secondo osso dalla spalla
e lo tenni pronto per pescare la mattina seguente."
"La parte successiva del lavoro da
macellaio fu di togliere il lato inferiore del guscio. Dopo avere inciso
profondamente il perimetro, Maurice vi penetrò con il temperino e alla fine
riuscimmo a fare leva staccando il piastrone dal carapace e lasciando esposta
la ricca, bianca carne.
Io scalcai quattro larghe
bistecche da ogni scapola e gettammo il resto della carcassa fuori bordo,
felici di liberarci di quel sanguinolento disastro e sollevati all'idea che
tutto era finito.
Centinaia di pesci arraffarono la
carne ed il sangue rimasti e iniziarono a divorare tutto con una terribile
rapidità.
« Dobbiamo pescare. — disse
Maralyn, eccitata dalla vista di tanti pesci — E io penso di conoscere il modo
per farlo ».
Si arrampicò sulla zattera e dopo
avere rovistato in giro per un po' ritornò sul canotto stringendo le pinze e
parecchie spille di sicurezza di metallo inossidabile. Senza dire una parola
tagliò via la parte del gancio di una spilla e ne piegò la punta come un amo.
Poi passò uno spago sottile nell'occhio della molla e vi fece una gassa
semplice.
« Ecco » disse trionfalmente.
Una volta di più Maralyn aveva
dimostrato il suo genio nell'improvvisare. Le domandai:
«Dove hai trovato quelle spille?».
Incominciò a fabbricare un altro
amo e senza alzare lo sguardo rispose:
«Nella cassetta del pronto
soccorso. Ricordavo di averle viste quando tirai fuori tutto ».
«Pensi che funzioneranno?» chiesi,
pentendomi subito della domanda inutile.
« Lo vedremo subito» replicò
Maralyn e cominciò a innescare l'amo con un pezzetto di carne della tartaruga.
Buttò la lenza in acqua e la carne fu afferrata immediatamente da molti pesci
che la strapparono dall'amo. La polpa era cosi tenera che non teneva. Maralyn
ci riprovò ma senza maggior successo.
«La carne non è abbastanza
consistente, — disse con voce esasperata — cerchiamo dei pezzi più duri».
La nostra ricerca tra i pezzi di
carne non ce ne rivelò di fibrosi, ma io notai che molti pezzi erano contornati
da una membrana.
« Prova questa » dissi, dando a
Maralyn un pezzo di carne tagliata assieme alla membrana.
Maralyn innescò con cura ancora
una volta, assicurandosi che la membrana fosse saldamente infilata. Questa
volta, benché i pesci si buttassero sulla carne, essa tenne all'amo e in breve
tempo Maralyn recuperò a bordo la lenza con attaccato un bellissimo pesce
argenteo."
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