domenica 29 giugno 2014
Dermatiti da fauna marina: Pesce ragno o Tracina (trachinus drago)
La famiglia Trachinidae comprende 9 specie di pesci d'acqua salata conosciuti comunemente come tracine o pesci ragno, appartenenti all'ordine Perciformes.
Sono pesci diffusi nei bassi fondali sabbiosi del Mediterraneo. Questi pesci presentano un corpo cilindrico ma appiattito sul ventre (sono pesci che vivono principalmente sul fondo), con testa arrotondata, bocca molto grande rivolta verso l'alto e occhi posti molto in alto sulla testa.
Le pinne pettorali sono ampie, le ventrali piccole. La lunga pinna dorsale è preceduta da una pinna formata da 5-6 raggi-spine cavi, collegati a una ghiandola velenifera. Altre spine velenifere sono poste sull'opercolo branchiale. La livrea è variabile da specie a specie, anche se tutte presentano un ventre giallo-bianco, mentre il resto del corpo ha un colore di fondo bianco, giallo o beige marezzato di bruno o di nero. Le dimensioni variano dai 15 cm ai 53 cm secondo la specie.
Solitamente si viene punti dalla Tracina quando inavvertitamente la si calpesta, camminando sulla sabbia. Il veleno iniettato determina una lesione edematosa molto dolorosa, con irradiazione lungo tutto l'arto. Il dolore raggiunge un massimo dopo trenta minuti dalla puntura e può perdurare anche ventiquattro ore, con residue parestesie e insensibilità. Il gonfiore si risolve in pochi giorni.
Il veleno non è pericoloso per la vita dell'uomo, tuttavia il dolore molto forte può portare l'organismo a reagire con nausea, vomito, tremori e svenimenti.
Le punture di questi pesci si curano immergendo la parte colpita nell'acqua più calda che si riesca a sopportare (ma non tanto calda da provocare un'ustione) o appoggiando la zona colpita sulla sabbia calda della riva. Questo perché la tossina è termolabile, e il forte calore la inattiva in pochi minuti.
Se disponibile si può fare degli impacchi caldi con una soluzione di permanganato di potassio per neutralizzare l'ittiotossina.
Risolto il dolore lancinante si passa ad osservare la ferita, perché potrebbero essere rimaste all'interno una o più spine, da rimuovere con cautela con l'uso di una pinzetta.
Utile una terapia con corticosteroidi in crema e analgesici in compresse; il medico può valutare la necessità di una terapia antibiotica.
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