categoria: medicina
Una dose di farmaco può diventare tossica, se somministrata a soggetti ipersensibili. Spesso sono particolari condizioni enzimatiche, trasmesse geneticamente, la chiave per spiegare la trasformazione da farmaco a veleno[1] (reazioni idiosincrasiche o allergiche). Anche l’età o particolari condizioni del paziente possono far comparire effetti tossici:
- la morfina è controindicata nel periodo perinatale
e nei bambini sotto i due anni, perché causa la paralisi dei centri bulbari
respiratori;
- i purganti drastici nella gravida possono provocare
l’aborto
- la cistite causa infiammazione della mucosa
urinaria e il possibile l’assorbimento sistemico di anestetici, presenti nelle
lavande ginecologiche
- la cute alterata da processi morbosi fa assorbire in maniera incontrollata medicinali dati per via dermatologica.
Effetti collaterali e secondari
Un farmaco in genere non si limita a svolgere un ben determinato effetto medicamentoso (effetto fondamentale), ma può svolgere altri effetti di minore entità e durata del precedente, detti effetti collaterali, che accompagnano indissolubilmente l'azione fondamentale.
Il trattamento con atropina a
scopo antisecretivo gastrico causa l’aumento della pressione endoculare
(pericoloso nei soggetti predisposti al glaucoma) e la deficienza motoria del
detrusore vescicale (rischio di ritenzione nei prostatici).
Reazioni avverse e farmacovigilanza
Il medico, caso per caso,
valuta attentamente le numerose possibilità d'azione dei farmaci e le possibili
interferenze e sceglie, fra i medicamenti disponibili, quello meno pericoloso;
questa scelta però non azzera il rischio e resta sempre la possibilità di un danno
da medicamento.
Bisogna arrivare al 1960,
con la tragedia della talidomide, perché la questione della dannosità dei
medicinali arrivi ad una platea internazionale (1963, XVI Assemblea Generale
dell'OMS).
Le “reazioni avverse” o
“Adverse Drug Reaction (ADR)” consistono in fenomeni di:
- iperdosaggio o ipodosaggio;
- ipersensibilità o iporeattività
individuali;
- effetti collaterali e
secondari.
Le reazioni avverse possono
comparire subito o molto più tardi, quando, ad esempio, è colpito il materiale
genetico, i danni compaiono anche nelle generazioni future.
La sindrome da overdose avviene
anche per dosi terapeutiche quando, per motivi farmacocinetici, aumenta la
concentrazione ematica del medicinale (assorbimento rapido e/o eccessivo,
accumulo, modificazione della sensibilità dei recettori, interazioni
farmacocinetiche con altre medicine).
La sindrome da overdose può
essere di tipo acuto, come la depressione respiratoria da morfina, oppure è di
tipo cronico, come le vertigini e sordità da aminoglucosidi.
Le reazioni avverse da farmaci si
possono classificare in:
- prevedibili e dose-dipendenti,
come le sindromi da overdose
- imprevedibili o
dose-indipendenti, difficilmente riproducibili nei test su animali, come le reazioni
allergiche in soggetti predisposti o le reazioni idiosincrasie dovute a difetti
genetici.
Reazioni avverse da farmaci, non
segnalate prima della commercializzazione negli USA:
contraccettivi orali (prevenzione gravidanza) tromboembolie, infarto del miocardio
estrogeni (sostituzione in menopausa) cancro endometriale
vaccino antipolio (vaccinazione) poliomelite
streptomicina (chemioterapico) ototossicità
gentamicina (chemioterapico) nefrotossicità
cefalosporine (chemioterapico) nefrotossicità
Rischi
da sospensione della terapia farmacologica
Nel corso di malattie
croniche l’improvvisa sospensione del farmaco può provocare:
-
esacerbazione dei sintomi;
-
sviluppo di dipendenza fisica e/o psichica nei
confronti della terapia.
Gli effetti più gravi della
sospensione si osservano con i farmaci del SNC o dell’apparato cardiovascolare.
Una dipendenza fisica e/o
psichica si può osservare con analgesici (oppiacei), barbiturici e
benzodiazepine in caso di trattamenti prolungati: l’interruzione brusca può
scatenare crisi di astinenza.
La sospensione brusca di
beta-bloccanti può condurre ad esacerbare un’angina pectoris, far comparire
aritmie ventricolari e infarto del miocardio[2].
I corticosteroidi somministrati a
dosaggi elevati e per lunghi periodi determinano una soppressione della
funzione ipofisi-surrenalica e la brusca sospensione della terapia lascia il
paziente in un pericoloso stato di insufficienza surrenalica.
[1] L’antimalarico clorochina, alle normali dosi terapeutiche, causa nei
negri nordamericani gravi processi emolitici.
[2]
Una ipotesi sostiene che sono disponibili più
recettori beta adrenergici nel tratto post-sinaptico e quindi, con la brusca
sospensione dei beta-bloccanti, il paziente risulta più sensibile alle
stimolazioni adrenergiche.
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