categoria: medicina, pronto soccorso
Il
salice, la pianta da cui si estrae l'acido salicilico, era usato fin
dall'antichità per le sue qualità curative.
Documenti
egizi del 1500 a. C., parlano delle virtù antidolorifiche della corteccia e
delle foglie della pianta e lo stesso fanno Ippocrate e dallo storico Erodoto,
suo contemporaneo (V-IV secolo a. C.). Altre popolazioni, quali gli Ottentotti
dell'Africa Sudoccidentale e i nativi americani, ne conoscevano le proprietà.
Dalla
scoperta dell'America sino al XIX secolo il più diffuso antipiretico fu il
chinino, estratto dalle bacche della china, di origine sudamericana. Tuttavia,
il blocco continentale imposto da Napoleone nel 1806 fece a poco a poco
riscoprire il salice come pianta officinale. Si narra però che il primo a
rivalutarlo, e ad analizzarne le proprietà curative, fu il sacerdote inglese
Edward Stone, che intorno al 1760 assaggiò per caso un pezzo di corteccia di
salice e stabilì un'analogia tra l'amaro di questa pianta e quello del chinino.
Le
scoperte più rilevanti sarebbero però arrivate nel XIX secolo, prima con
l'estrazione dell'acido salicilico da parte di Raffaele Piria (1838), poi con
quella dell'acido acetilsalicilico (in forma impura)
da parte del francese
Charles Frédéric Gerhardt (1853),
per arrivare alla formulazione
dell'Aspirina,
il cui inventore
ufficiale è Felix Hoffmann,
chimico della Bayer (recenti
rivelazioni danno però come vero ideatore lo scienziato
ebreo tedesco Arthur
Eichengrun).
Nota bushcraft: i rami giovani (i cosiddetti viminali) della pianta servono a realizzare cesti e in agricoltura possono servire per fare la legatura di piante.
Nota bushcraft: i rami giovani (i cosiddetti viminali) della pianta servono a realizzare cesti e in agricoltura possono servire per fare la legatura di piante.
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