sabato 7 gennaio 2017

I coltelli per la sopravvivenza

categoria: coltelli
I coltelli per la sopravvivenza


Un coltello da sopravvivenza deve essere sufficientemente lungo, resistente al taglio e alla flessione e la sua lama deve essere solidale con il manico per mezzo di un codolo senza soluzione di continuità; in alcuni modelli la lama possiede sul lato opposto a quello affilato denti di sega doppi e profondi. Poiché il manico costituisce un volume obbligatorio, alcuni coltelli ne adottano uno cavo, per racchiudere alcuni utensili piccoli e utili, anche se in tal modo si perde qualcosa in termini di robustezza complessiva. La scelta di questi attrezzi è lasciata all'immaginazione di ciascuno, a seconda della destinazione che si vuol dar loro (lame da bisturi, pinzette, spille di sicurezza, ami da pesca, mina di matita).



Alcuni modelli abbinano nel fodero una seconda lama supplementare di minimo ingombro, particolarmente ideata per disossare gli animali e facilmente trasformabile in arpione oppure un acciarino al magnesio.




Nel tempo una ditta, l'italiana Extrema Ratio, ha messo sul mercato un coltello pieghevole, ma comunque estremamente robusto e dotato di un sistema di blocco di lama, dotato di un kit di sopravvivenza "completo": il modello "avio".



Il «coltello svizzero»
Senza equivalenti validi, il famoso coltello rosso con le croci bianche è stato sottoposto a continui miglioramenti, e si presta ora a innumerevoli usi, per cui dovrebbe essere inserito di ufficio in ogni kit di sopravvivenza e nella tasca di ogni adulto con il sale in zucca (io ne ho uno da almeno quaranta anni, ancora lo stesso …. non si rompe e quindi non ho la scusa per sostituirlo con uno nuovo!!). Questa “scatola da attrezzi” tascabile non è sufficiente in tutti gli ambienti e per tutte le situazioni, ma è utile ovunque, addirittura indispensabile per certi lavoretti di fortuna. Unica avvertenza: evitate di aprire parecchie funzioni contemporaneamente per non sollecitare troppo la molla delle lame.

Per lavori più pesanti, dove è utile il blocco di lama in apertura la victorinox ha creato un coltello più grande, dotato però sempre sempre di una serie di lame/attrezzi aggiuntivi.


il modello Victorinox alla cintura del personale paramedico



La pinza leatherman wave o l'equivalente prodotto svizzero?
Attualmente uso il Wave, ma potrei mettere in collezione anche il cugino svizzero ....




venerdì 6 gennaio 2017

Le armi da sopravvivenza


 categoria: armi da fuoco, autodifesa e caccia

Le armi da sopravvivenza

Una situazione di sopravvivenza durante un evento improvviso e di vaste dimensioni - nucleare, bellico, una inondazione tipo quella accaduta negli Stati Uniti (uragano Katrina) o una pandemia incontrollabile, è ben diversa da quella ipotizzabile durante un evento di portata minore e controllabile, con aiuti rapidamente portati in loco dalle zone vicine non colpite e un efficace sistema di controllo della legalità garantito dalle FFOO/FFAA.

pandemia del 1918

New Orleans dopo Katrina


Durante un evento calamitoso, sono moltissime le variabili da prendere in considerazione:
  • lo scenario socio politico
  • l'ambiente e il clima che si deve affrontare
  • il peso trasportabile e il materiale a disposizione
  • la possibilità di cooperazione con altre persone e formare un gruppo o, viceversa, la necessità di rimanere nascosti da persone ostili.
Nei casi più complessi, dove l'anarchia perdura a lungo e gli aiuti non arrivano o mai arriveranno può essere necessario disporre di armi cui affidare la propria sopravvivenza. D'altra parte, un sopravvissuto che pensa di poter affrontare tutto e tutti con un'arma da fuoco, troverà alla fine sempre un avversario più forte e numeroso in grado di spazzarlo via per impossessarsi dei suoi averi, per cui la scelta di tenere un basso profilo, nascondersi o dirigersi verso luoghi isolati, non è sbagliata.

attacco terroristico con armi batteriologiche
istruzioni in caso di conflitto nucleare
Un revolver od una semi automatica di medio calibro (38/357mg – 9mm) dovrebbe costituire il primo livello di deterrrenza, in grado di dare un buon motivo di starvi a debita distanza a chi vi sta cercando con cattive intenzioni; la richiesta di una maggiore portabilità e occultabilità può indirizzare anche ad armi di calibro più piccolo, come la Beretta Pico o la Glock 42 in calibro 380 ACP o un revolver con canna da 2", ma tutte hanno una pecca nel ristretto numero di colpi di pronto impiego, in genere 6, contro i possibili 12/15 di una semiautomatica.
revolver S&W 686 357 Mag
Beretta serie 92
pistole Glock
Beretta Pico 380 ACP
Glock 42 380 ACP

Il secondo “livello” di difesa può essere rappresentato da un'arma lunga a canna liscia, grazie alla varietà di munizionamento che si può usare, dai piccoli ai medi pallini per cacciagione, ai pallettoni "00" o palla asciutta per difesa; sarebbe utile poter disporre anche di una moderna arma a canna rigata di calibro diffuso di tipo militare, ma anche un economico fucile ex-ordinanza può non sfigurare.
Remington 870 cal. 12
Beretta ARX 100 e 160
Ruger Mini 14
Mosin Nagant 91/30
Enfield n°4
Garand M1
Recentemente il mercato ha riscoperto a scopo di sopravvivenza l'utilità del sovrapposto con una canna liscia e una rigata, tipo l'M-6 survival gun a disposizione dei piloti americani della seconda guerra mondiale, dotata adesso di una serie di canne/adattatori per poter sparare numerosi calibri: l'X – caliber della italiana Chiappa.


M6 survival gun
X caliber Chiappa multicalibro
Per la piccola caccia anche le armi ad aria compressa di adeguata potenza possono risultare utili, perchè permettono di portare a casa in maniera discreta pranzo e cena, senza allertare un eventuale malintenzionato, inoltre il peso delle loro “munizioni” è irrisorio.
Norconia B3-XS fucile aria compressa 
Nello zaino di un sopravvissuto oltre agli indispensabili coltello e ascia, possono trovare posto anche armi “arcaiche”, ma non per questo inutili: una fionda, una lancia o un buon bastone, un arco o una balestra.






mercoledì 4 gennaio 2017

Bushcraft e medicina: Fucile da sopravvivenza AR-7, versione civile di u...

Bushcraft e medicina: Fucile da sopravvivenza AR-7, versione civile di u...: categoria: vecchie riviste, arma Il fucile da sopravvivenza AR-7 è un'arma smontabile e totalmente immagazinabile nel calcio, quind...

lunedì 2 gennaio 2017

CURARSI CON LE ERBE

categoria: farmacologia, fitoterapia

CURARSI CON LE ERBE


La disciplina che si occupa dell'utilizzo a scopo salutare dei rimedi di provenienza vegetale è la fitoterapia. Normalmente questi preparati sono riservati ai disturbi di minore entità o a piccoli problemi ricorrenti, per i quali abitualmente non si va dal medico, ma in ambito di sopravvivenza, alla lunga, finite le scorte di farmaci, le piante sarebbero chiamate in causa per combattere un sempre maggior numero di malattie, combattere infezioni e alleviare il dolore.
La fitoterapia possiede numerose formulazioni testate e sperimentate, che sono state nel tempo “riscoperte” anche dalla medicina “ufficiale”, per agire su una serie di patologie un tempo trattate unicamente con farmaci di sintesi. Attualmente il medico utilizza principalmente la fitoterapia per potenziare gli effetti di un farmaco o per alleviarne gli effetti collaterali, anche se gli effetti delle piante medicinali non sono di solito immediati, ma richiedono, per manifestarsi completamente, un certo periodo di tempo, che varia da specie a specie (anche una settimana).



QUALI SONO LE PARTI ATTIVE DI UNA PIANTA?
La parte della pianta che viene utilizzata per l'estrazione delle sostanze a scopo medicamentoso è detta droga vegetale (per es. la malva è la pianta, le foglie di malva costituiscono la droga). Le proprietà curative di una droga vegetale dipendono dai suoi principi attivi, in genere molteplici, che costituiscono il cosiddetto fitocomplesso.
Il fitocomplesso è quindi l'insieme di tutte le sostanze (alcune dotate di proprietà medicamentose, altre meno, ma ugualmente indispensabili) presenti nella droga, responsabili nel loro insieme dell'attività terapeutica.
Il ''titolo'' indica la quantità esatta di un determinato principio attivo presente nel prodotto erboristico; in particolare, con la titolazione si determina con precisione la sostanza attiva più importante nel fitocomplesso e la sua quantità. Un prodotto a titolo noto, che riporta cioè la quantità esatta di principio attivo che si assume, dà maggiori garanzie di qualità.
Una pianta per avere un titolo sufficientemente elevato in principi attivi deve essere raccolta in un particolare periodo dell'anno (tempo balsamico) che corrisponde al momento in cui è più ricca in principi attivi. Il tempo balsamico è strettamente legato al ciclo vegetativo di ciascuna pianta e dipende da specie a specie.

LE PREPARAZIONI ERBORISTICHE
Le diverse forme di somministrazione dei prodotti vegetali dipendono soprattutto dal tipo di droga che si deve impiegare: ogni pianta deve essere infatti somministrata nella forma più idonea a liberare i suoi principi attivi e renderli assorbibili dall'organismo.
Le varie formulazioni si possono ottenere a partire dalla pianta secca o dalla pianta fresca.



Polveri: sono miscele di piante che permettono di utilizzare la droga vegetale in toto; partendo dalla droga secca, questa viene polverizzata il più finemente possibile e può essere assunta per via orale (come tale, disciolta in un liquido, oppure sotto forma di compresse) o può essere impiegata per uso esterno (ad esempio come polvere aspersoria).

Estratti fluidi: si ottengono facendo macerare in alcool la pianta essiccata (estratti idro-alcoolici) o fresca (tinture madri) per un determinato periodo di tempo. Poiché si assumono a gocce (es. da 20 a 25 gocce 2 o 3 volte al giorno), sono molto utilizzati in quanto permettono di personalizzare la posologia a seconda delle esigenze del paziente.

Estratti secchi: si ottengono essiccando gli estratti fluidi a temperature non elevate e in particolari condizioni (in genere mediante liofilizzazione). Evaporando completamente il solvente, cioè la parte liquida, si ottiene una polvere finissima e molto concentrata in fitocomplesso (per evaporazione parziale si ottengono gli estratti molli). Si differenziano dalle polveri vere e proprie per la maggiore concentrazione dei principi attivi. Generalmente sono somministrati introducendoli in capsule rigide (o ''opercoli'').

Macerati glicerici: si ottengono macerando le gemme e i giovani getti della pianta fresca in una miscela di acqua, alcool e glicerina. Sono meno concentrati rispetto alle tinture madri, per cui la quantità da assumere sarà generalmente maggiore (es. 35 a 50 gocce 2-3 volte al giorno).

Oli essenziali: sono presenti naturalmente in alcune piante (ad esempio eucalipto, lavanda, salvia rosmarino) e sono ottenuti per distillazione o mediante spremitura. Vanno utilizzati con maggiore cautela in quanto possono contenere quantità elevate di principio attivo e possono provocare effetti indesiderati anche importanti se assunti a dosi non corrette.

Tisane: sono miscele di piante medicinali essiccate e sminuzzate. Si usano come base per preparare infusi (si ottengono versando acqua bollente sul prodotto secco) o decotti (si ottengono portando a ebollizione droga e acqua). In entrambi i casi si lascia riposare qualche minuto, si filtra e si beve subito. Si può preparare anche il quantitativo necessario per la giornata, ma dopo 24 ore, bisogna rinnovarlo.



I PREPARATI VEGETALI SONO SEMPRE SICURI?
Il fatto che solitamente ci si affidi ad erbe e piante come coadiuvanti per problemi di minore entità (ad esempio per la stitichezza, per combattere il sovrappeso, come primo approccio all'insonnia...) purtroppo si risolve spesso in un utilizzo prolungato che può essere causa della comparsa di effetti indesiderati.
E' sbagliato credere che i preparati vegetali siano innocui: basti pensare che le più potenti sostanze ad azione stupefacente sono ricavate dalle piante (ad es. la morfina è ricavata dal Papaver Somniferum, una particolare varietà di papavero).
Esiste un'ampia documentazione riguardante casi di intossicazione e di effetti indesiderati dovuti a prodotti erboristici: per citare un caso, negli anni '90 sono state ritirate dal mercato tutte le preparazioni contenenti camedrio, un'erba utilizzata da molto tempo, dimostratasi tossica per il fegato. Le erbe inoltre possono anche a interagire fra loro o con i medicinali che si stanno assumendo; recenti segnalazioni indicano che l'iperico, o erba di San Giovanni, interagisce con diversi farmaci, fra cui i contraccettivi orali, warfarin, teofillina, digossina, ciclosporina); simili problemi sono dati anche, ad esempio, dal succo di pompelmo.

Una particolare attenzione va posta durante la gravidanza: anche se risulta difficile stabilire una correlazione diretta, esistono segnalazioni di effetti indesiderati in bambini nati da madri che avevano fatto un uso indiscriminato di prodotti vegetali.

STORIA


In un periodo oscuro della nostra storia, con il decadere della civiltà a seguito della caduta dell'Impero Romano, una buona parte delle conoscenze mediche acquisite nel tempo rischiavano di perdersi definitivamente. L'opera dei monaci nei monasteri fu importante per alleviare le sofferenze delle persone del tempo, ma anche per conservare quel patrimonio di informazioni mediche raccolto nei secoli passati.