categoria: farmacologia, fitoterapia
CURARSI
CON LE ERBE
La
disciplina che si occupa dell'utilizzo a scopo salutare dei rimedi di
provenienza vegetale è la fitoterapia. Normalmente questi preparati
sono riservati ai disturbi di minore entità o a piccoli problemi
ricorrenti, per i quali abitualmente non si va dal medico, ma in
ambito di sopravvivenza, alla lunga, finite le scorte di farmaci, le
piante sarebbero chiamate in causa per combattere un sempre maggior
numero di malattie, combattere infezioni e alleviare il dolore.
La
fitoterapia possiede numerose formulazioni testate e sperimentate,
che sono state nel tempo “riscoperte” anche dalla medicina
“ufficiale”, per agire su una serie di patologie un tempo
trattate unicamente con farmaci di sintesi. Attualmente il medico
utilizza principalmente la fitoterapia per potenziare gli effetti di
un farmaco o per alleviarne gli effetti collaterali, anche se gli
effetti delle piante medicinali non sono di solito immediati, ma
richiedono, per manifestarsi completamente, un certo periodo di
tempo, che varia da specie a specie (anche una settimana).
QUALI
SONO LE PARTI ATTIVE DI UNA PIANTA?
La
parte della pianta che viene utilizzata per l'estrazione delle
sostanze a scopo medicamentoso è detta droga vegetale (per es. la
malva è la pianta, le foglie di malva costituiscono la droga). Le
proprietà curative di una droga vegetale dipendono dai suoi principi
attivi, in genere molteplici, che costituiscono il cosiddetto
fitocomplesso.
Il
fitocomplesso è quindi l'insieme di tutte le sostanze (alcune dotate
di proprietà medicamentose, altre meno, ma ugualmente
indispensabili) presenti nella droga, responsabili nel loro insieme
dell'attività terapeutica.
Il
''titolo'' indica la quantità esatta di un determinato principio
attivo presente nel prodotto erboristico; in particolare, con la
titolazione si determina con precisione la sostanza attiva più
importante nel fitocomplesso e la sua quantità. Un prodotto a titolo
noto, che riporta cioè la quantità esatta di principio attivo che
si assume, dà maggiori garanzie di qualità.
Una
pianta per avere un titolo sufficientemente elevato in principi
attivi deve essere raccolta in un particolare periodo dell'anno
(tempo balsamico) che corrisponde al momento in cui è più ricca in
principi attivi. Il tempo balsamico è strettamente legato al ciclo
vegetativo di ciascuna pianta e dipende da specie a specie.
LE
PREPARAZIONI ERBORISTICHE
Le
diverse forme di somministrazione dei prodotti vegetali dipendono
soprattutto dal tipo di droga che si deve impiegare: ogni pianta deve
essere infatti somministrata nella forma più idonea a liberare i
suoi principi attivi e renderli assorbibili dall'organismo.
Le
varie formulazioni si possono ottenere a partire dalla pianta secca o
dalla pianta fresca.
Polveri:
sono miscele di piante che permettono di utilizzare la droga vegetale
in toto; partendo dalla droga secca, questa viene polverizzata il più
finemente possibile e può essere assunta per via orale (come tale,
disciolta in un liquido, oppure sotto forma di compresse) o può
essere impiegata per uso esterno (ad esempio come polvere
aspersoria).
Estratti
fluidi: si ottengono facendo macerare in alcool la pianta
essiccata (estratti idro-alcoolici) o fresca (tinture madri) per un
determinato periodo di tempo. Poiché si assumono a gocce (es. da 20
a 25 gocce 2 o 3 volte al giorno), sono molto utilizzati in quanto
permettono di personalizzare la posologia a seconda delle esigenze
del paziente.
Estratti
secchi: si ottengono essiccando gli estratti fluidi a temperature
non elevate e in particolari condizioni (in genere mediante
liofilizzazione). Evaporando completamente il solvente, cioè la
parte liquida, si ottiene una polvere finissima e molto concentrata
in fitocomplesso (per evaporazione parziale si ottengono gli estratti
molli). Si differenziano dalle polveri vere e proprie per la maggiore
concentrazione dei principi attivi. Generalmente sono somministrati
introducendoli in capsule rigide (o ''opercoli'').
Macerati
glicerici: si ottengono macerando le gemme e i giovani getti
della pianta fresca in una miscela di acqua, alcool e glicerina. Sono
meno concentrati rispetto alle tinture madri, per cui la quantità da
assumere sarà generalmente maggiore (es. 35 a 50 gocce 2-3 volte al
giorno).
Oli
essenziali: sono presenti naturalmente in alcune piante (ad
esempio eucalipto, lavanda, salvia rosmarino) e sono ottenuti per
distillazione o mediante spremitura. Vanno utilizzati con maggiore
cautela in quanto possono contenere quantità elevate di principio
attivo e possono provocare effetti indesiderati anche importanti se
assunti a dosi non corrette.
Tisane:
sono miscele di piante medicinali essiccate e sminuzzate. Si usano
come base per preparare infusi (si ottengono versando acqua bollente
sul prodotto secco) o decotti (si ottengono portando a ebollizione
droga e acqua). In entrambi i casi si lascia riposare qualche minuto,
si filtra e si beve subito. Si può preparare anche il quantitativo
necessario per la giornata, ma dopo 24 ore, bisogna rinnovarlo.
I
PREPARATI VEGETALI SONO SEMPRE SICURI?
Il
fatto che solitamente ci si affidi ad erbe e piante come coadiuvanti
per problemi di minore entità (ad esempio per la stitichezza, per
combattere il sovrappeso, come primo approccio all'insonnia...)
purtroppo si risolve spesso in un utilizzo prolungato che può essere
causa della comparsa di effetti indesiderati.
E'
sbagliato credere che i preparati vegetali siano innocui: basti
pensare che le più potenti sostanze ad azione stupefacente sono
ricavate dalle piante (ad es. la morfina è ricavata dal Papaver
Somniferum, una particolare varietà di papavero).
Esiste
un'ampia documentazione riguardante casi di intossicazione e di
effetti indesiderati dovuti a prodotti erboristici: per citare un
caso, negli anni '90 sono state ritirate dal mercato tutte le
preparazioni contenenti camedrio, un'erba utilizzata da molto tempo,
dimostratasi tossica per il fegato. Le erbe inoltre possono anche a
interagire fra loro o con i medicinali che si stanno assumendo;
recenti segnalazioni indicano che l'iperico, o erba di San Giovanni,
interagisce con diversi farmaci, fra cui i contraccettivi orali,
warfarin, teofillina, digossina, ciclosporina); simili problemi sono
dati anche, ad esempio, dal succo di pompelmo.
Una
particolare attenzione va posta durante la gravidanza: anche se
risulta difficile stabilire una correlazione diretta, esistono
segnalazioni di effetti indesiderati in bambini nati da madri che
avevano fatto un uso indiscriminato di prodotti vegetali.
STORIA
In un periodo oscuro della nostra storia, con il decadere della civiltà a seguito della caduta dell'Impero Romano, una buona parte delle conoscenze mediche acquisite nel tempo rischiavano di perdersi definitivamente. L'opera dei monaci nei monasteri fu importante per alleviare le sofferenze delle persone del tempo, ma anche per conservare quel patrimonio di informazioni mediche raccolto nei secoli passati.