giovedì 10 marzo 2016

Le piccole lesioni cutanee

categoria: pronto soccorso

Le piccole lesioni cutanee



La cura delle piccole lesioni cutanee passa attraverso tre fasi:
  1. detersione e la disinfezione
  2. la fasciatura
  3. il monitoraggio
Il primo intervento: la detersione e la disinfezione
E necessario procedere subito alla detersione, operazione non sempre compiuta nella maniera adeguata.
La detersione, oltre a rimuovere i detriti esterni e gli agenti in­fettivi entrati in contatto con la cute lesa,deve anche rimuovere l'eventuale tessuto necrotico attorno alla ferita che favorisce la proliferazione dei batteri e ostacola la naturale evoluzione dei processi di cicatrizzazione. In pratica si tratta di lavare bene la ferita con abbondante acqua fisiologica o, in sua assenza, con acqua corrente e sapone, ponendo attenzione a rimuovere anche i detriti e i tessuti necrotici più interni.
Una volta eseguita la pulizia della ferita si procede alla disinfezione con agenti antibatterici che ha lo scopo di ridurre la carica batterica in eccesso.
Le più usate sostanze ad azione antisettica sono:
  1. agenti ossidanti (acqua ossigenata)
  2. alogeni (cloro e iodio)
  3. derivati dei metalli pesanti


Secondo intervento: la fasciatura
La fasciatura impedisce che la ferita entri in contatto con l'esterno e subisca una contaminazione, consentendo al soggetto di svolgere le attività quotidiane.
I bendaggi più occlusivi da sostituire dopo alcuni giorni sono impiegati per le zone sottoposte a sollecitazioni o difficili da monitorare.
Una medicazione più leggera è da preferire per le zone più facili da monitorare; la sostituzione giornaliera consente un controllo agevole della ferita e l'eventuale disinfezione.
In caso di produzione di essudato, sono consi­gliate garze umide (a base di idrocolloidi, idrogel o alginati) che evitano alla garza di aderire alla ferita e riducono la sensazione di dolore durante la sosti­tuzione. le garze umide creano inoltre un ambiente ideale per la guarigione della ferita.
Nel caso di una ferita procurata da un oggetto a punta entrato in profondità, il bendaggio non è necessario perché la ferita ha un'estensione superficiale molto limitata. Con queste ferite aumenta però il rischio di infezione perchè è difficile effettuare una corretta detersione e disinfezione.


Il monitoraggio
Il monitoraggio della ferita è fondamentale per cogliere sul nascere i segni di un'eventuale infezione ed intervenire al momento opportuno.
I sanitari sanno che non è possibile (e nemmeno necessario) garantire attorno alla ferita l'assenza assoluta di batteri. Una certa carica batterica, sempre presente in condizioni normali, generalmente non prolifica in modo tale da dare luogo a fenomeni infettivi; l'importante è operare in modo da non alterare l'equilibrio batterico e permettere la loro moltiplicazione incontrollata.
L'errore comunemente fatto dalle persone che curano una ferita in casa è disinfettare continuamente le ferita o applicare pomate antibiotiche anche in assenza dei segni dell'infezione, cercando di tenere la ferita assolutamente sterile, ovvero priva della presenza di qualsiasi forma batterica. Operando in questo modo con disinfettanti ed antibiotici si va incontro a dei problemi:
  • l'uso eccessivo di disinfettanti conduce a irritazioni locali
  • attraverso le ferite, in particolar modo quelle estese, i disinfettanti possono essere assorbiti in grandi quantità e dare tossicità sistemica
  • gli antibiotici utilizzati a livello locale a scopo “preventivo” stimolano la resistenza batterica, nascondono i segni di un'eventuale infezione e rendono più difficile il monitorag­gio della ferita, anche a causa della colorazione della crema
Gli antibiotici si rivelano essenziali solo se assunti per via sistemica e solo in caso di infezioni di una certa entità.
Al cambio della medicazione, è sufficiente pulire la ferita con una garza imbevuta di acqua fisiolo­gica, con la quale rimuovere l'eventuale accumulo di tessuto necrotico. Solo alla presenza dei primi sintomi di infezione è utile applicare un disinfettate o una pomata antibiotica.
Per monitorare la situazione occorre avere presente i differenti stadi con cui evolve un'infezione. Quando i segni sono pochi e riconducibili a un leggero odore, presenza di limitato dolore e scarso essudato, l'infezione è al suo primo stadio ed è suf­ficiente l'impiego di un antimicrobico liquido per scongiurare la sua progressione. Quando, invece, i segni progrediscono, dando luogo a dolore più intenso ed essudato più evidente, può essere utile fare seguire al disinfettante liquido l'applicazione di un antibiotico in pomata. Alla comparsa di pus, gonfiore e calore localizzato si è invece di fronte al terzo stadio dell'infezione, dove la gravità della situazione inizia a richiedere l'intervento del medico per valutare l'opportunità di una terapia antibiotica sistemica.
Normale evoluzione di una ferita

CONSIGLI
Le ferite da punta
Le cosiddette "ferite da punta" sono le più soggette a infettarsi.
Risulta, infatti, impossibile detergerle e allontanare lo sporco che, attraverso l'oggetto appuntito, ha la possibilità di insediarsi in profondità. Inoltre, quando il corpo estraneo rimane all'interno della cute, le possibilità di un'infezione aumentano esponenzialmente.
Il primo sintomo di un'infezione è il dolore localizzato, che generalmente appare uno o due giorni dopo la ferita.

In seguito, il dolore peggiora e la parte si arrossa, diventa tumefatta e può formarsi del pus. Queste ferite non vanno mai sottovalutate.

II rischio di tetano


Quando le ferite si generano dal contatto con oggetti sporchi o in ambiente particolarmente conta­minato come l'asfalto pubblico, è il caso di verificare che la persona sia coperta dalla vaccinazione contro il tetano.
Il tetano è una malattia causata dall'esotossina prodotta dal Clostridium tetani che può avere esiti fatali nel 20% dei casi.

In Italia, a seguito della vaccinazione obbligatoria introdotta già da diversi anni, i casi che si registrano annualmente non superano le cento unità e riguardano molto spesso donne anziane mai vaccinate in passato.
Ma anche chi è stato vaccinato deve verificare di essere in regola con i richiami antitetanici, che devono essere fatti ogni 10 anni.


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