categoria: medicina, alimentazione
un regime alimentare di tipo
mediterraneo, ricco di cereali, frutta e verdura, diminuisce il rischio di
recidive in pazienti con storia di infarto del miocardio, senza che questi abbiano
effetti indesiderati.
La rivista francese ha
condotto un'analisi su alcuni studi pubblicati nel periodo 1992-2002) in cui si
dimostra l'effetto favorevole di questo tipo di regime alimentare per la
prevenzione cardiovascolare di pazienti soggetti a malattia coronarica.
Dopo un episodio di infarto
del miocardio, per diminuire il rischio di un nuovo disturbo cardiovascolare,
il medico si affida a terapie farmacologiche, in particolare alle statine.
Tra le misure non
farmacologiche da adottare, diversi studi hanno dimostrato l’effetto favorevole
di un regime alimentare con le seguenti caratteristiche: elevato consumo di
cereali (pane, pasta, riso, ecc.), di patate, di frutta, di verdura, in
particolare legumi (fagioli e fave), di frutta secca, soprattutto noci,
nocciole e mandorle; olio di oliva quale principale fonte di grassi; pesce e
volatili, yogurt e formaggi consumati in quantità moderata; ridotto consumo di
carne rossa; eventualmente del vino durante i pasti, in quantità moderata. In
conclusione: la dieta mediterranea.
Uno studio comparativo
randomizzato condotto nel 1992 ha analizzato il regime alimentare a base di
verdura (soprattutto legumi), frutta, fresca e secca, e pesce di 406 pazienti
di sesso sia maschile sia femminile, con storia di infarto del miocardio o
angina instabile. Dopo un anno di follow-up, la mortalità totale e l'incidenza
di recidiva sono state inferiori nel gruppo sottoposto al regime alimentare
mediterraneo:
mortalità totale del 10%
contro il 19% del gruppo di controllo;
incidenza di eventi coronarici del 25% contro il 41% del
gruppo di controllo.
Un altro studio comparativo
randomizzato, pubblicato nel 1994 e condotto su 605 pazienti, tra uomini e
donne, ha osservato i risultati di un regime alimentare mediterraneo in seguito
ad infarto del miocardio. Dopo un follow-up di 27 mesi, la mortalità totale è
stata inferiore nel gruppo sottoposto alla dieta mediterranea:
- mortalità 1,3% per anno
contro il 3% per anno del gruppo di controllo;
- incidenza di eventi
cardiovascolari gravi dell’1,3% per anno contro 5,6% per anno nel gruppo di
controllo.
Un'altra sperimentazione, durata due anni, è stata condotta su 1000 pazienti. Tra le persone reclutate, il
58% circa aveva avuto una malattia coronarica, gli altri pazienti
presentavano almeno un fattore di rischio cardiovascolare, quale ipertensione
arteriosa, ipercolesterolemia, diabete.
I pazienti, sia quelli del
gruppo di intervento sia quelli del gruppo di controllo, avevano ricevuto dei
consigli dietetici che prevedevano di assumere una razione alimentare
contenente al massimo il 30% di calorie sotto forma di lipidi, con meno del 10%
di calorie sotto forma di grassi saturi e meno di 300 mg al giorno di
colesterolo. Il gruppo di intervento ha dovuto inoltre consumare da 250 g a 300
g di frutta, da 125 g a 150 g al giorno di verdura, da 25 g a 50 g al giorno di
noci e mandorle, e da 400 g a 500 g al giorno di cereali completi (riso, mais,
grano) e legumi, così come grani di mostarda o olio di soia (che corrisponde a
un maggiore apporto di acido alfa linolenico).
Dopo 2 anni, non è stata
rilevata alcuna differenza statisticamente significativa di mortalità totale
tra i due gruppi (5% contro 8% del gruppo di controllo). Tuttavia vi è stata
una riduzione sensibile dell'effetto combinato di decesso improvviso e infarto
del miocardio: 7,8% nel gruppo di intervento contro il 15,2% nel gruppo di
controllo.
In conclusione, l'insieme
dei dati raccolti suggerisce l'effetto protettore del regime alimentare di tipo
'mediterraneo' nella prevenzione cardiovascolare secondaria.
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