giovedì 31 luglio 2014

controllo dell'emorragia

Il controllo dell'emorragia

Il controllo dell'emorragia è uno degli aspetti più importanti della medicina tattica poiché essa è la principale causa di morte nel campo di battaglia. Nell'ambito del soccorso durante il combattimento (Care Under Fire; CUF) un laccio dovrebbe essere il primo strumento utilizzato per le emorragie massive.
Qualora non si riesca a raggiungere il controllo dell'emorragia utilizzando un laccio emostatico o la posizione della ferita non ne permette l'utilizzo, l'uso di un bendaggio compressivo e/o un agente emostatico è il passo successivo, se la situazione sul campo lo permette.

L'uso di medicazioni emostatiche
Applicando l'agente emostatico direttamente nella ferita, la pressione del sangue potrebbe lavarlo via impedendogli di agire efficacemente. Per evitare che ciò si verifichi sopra l'agente emostatico occorre posizionare una garza e effettuare una compressione. Ciò permette all'agente emostatico di agire nel sito della ferita.

L'uso di un bendaggio compressivo
Considerazioni preliminari: se la ferita è un trauma penetrante causato da un moderno proiettile ad alta velocità, bisogna considerare che esso ha prodotto nel ferito due cavità: una permanente ed una temporanea. La cavità permanente è causata dal contatto diretto del proiettile con i tessuti. La cavità temporanea è causata dalla cessione di energia quando il proiettile passa attraverso il corpo e ciò può danneggiare gravemente tessuti e organi anche molto lontani dalla traiettoria seguita dal proiettile nel corpo della vittima, quindi limitarsi a medicare semplicemente la ferita di entrata ed uscita del proiettile può essere insufficiente, perchè continua indisturbato il sanguinamento interno.
Il sanitario può intervenire applicando una pressione diretta sul sito della ferita, ma questo può essere insufficiente. Applicare una medicazione tenuta ferma da una benda elastica offre poco più di pressione circonferenziale, inutile come un laccio emostatico inefficace, perché non ferma l'emorragia, non riuscendo ad esercitare pressione sul tessuto danneggiato interno creatosi al passaggio del proiettile. L'applicazione di un bendaggio compressivo e una polvere emostatica può forse bloccare il sanguinamento esterno, ma resta un trattamento insufficiente.
Un sanitario può utilizzare una tecnica più “aggressiva”, ma efficace, che consiste nel l'usare un tampone di garza da spingere all'interno della ferita, come descritto in figura, andando decisamente oltre il foro di ingresso/uscita, riuscendo a fermare velocemente delle emorragie non altrimenti gestibili in ambito preospedaliero. Il termine inglese per il tamponamento della ferita con garza è “ pin-point pressure to the wound”.



(Reprinted From Husum H, Gilbert M, Wisborg T,Saving Lives, Saving Limbs, TWN Penang, 2000)

Uso del tourniquet in un conflitto a fuoco. Relazione di un agente di polizia americana al corrispondente del NY Times. Traduzione

Uso del tourniquet in un conflitto a fuoco. Relazione di un agente di polizia americana al corrispondente del NY Times. Traduzione

"Pensavo che vi avrebbe fatto piacere sapere che il laccio emostatico SOF TQT è stato utilizzato con successo il 25/4/07. Nel condurre una ricerca di un soggetto in una zona rurale dello stato di NY, molti dei miei compagni di squadra si sono trovati sotto il fuoco di un individuo armato di un fucile  calibro 30.30 e di una pistola calibro 22. ed uno di essi è stato colpito da una pallottola calibro 30.30 al braccio. Il proiettile ha attraversato l'arto circa a cinque centimetri dall'omero distale distruggendo l'osso insieme ad una grande quantità di tessuti molli.

L'arteria brachiale è stata recisa. Dopo la ritirata in una posizione riparata l'operatore ha tentato di tamponare l'emorragia applicando il laccio SOF in un punto superiore alla ferita. Dopo essere stato assistito da un altro operatore, il TQT è stato correttamente applicato e l'arteria recisa è stata tamponata con successo e l'operatore ferito è stato evacuato".
L'email dell'agente continua dicendo che il suo compagno di squadra ferito si è salvato e che la dottoressa del pronto soccorso ha detto che l'applicazione del TQT in ambito preospedaliero (PHTLS) è stato determinante.

uso del laccio emostatico (tourniquet) per fermare l'emorragia a livello degli arti. Studio sull'efficacia effettuato in un ospedale militare a Baghdad nel 2006

Uso del laccio emostatico (tourniquet) per fermare l'emorragia a livello degli arti. Studio sull'efficacia effettuato in un ospedale militare a Baghdad nel 2006


Uno studio sull’efficacia dell’uso dei lacci emostatici è stata effettuato per più di 7 mesi nel 2006 in un ospedale militare a Baghdad (NCT00517166; ClinicalTrials.gov).
Tra i 2838 civili e militari ricoverati con ferite agli arti, 232 soggetti (8%) hanno ricevuto lacci emostatici. Lo studio ha valutato i tassi di sopravvivenza e l'esito degli arti cui era stato applicato il laccio emostatico. Lo studio ha ulteriormente distinto l'uso preospedaliero (PHTLS) del laccio emostatico contro quello applicato in ambito del dipartimento di emergenza (ED).

RISULTATI:
- dei 232 pazienti trattati con lacci emostatici 31 sono morti (13%); i tourniquet utilizzati quando lo shock non era ancora comparso sono associati ad alti tassi di sopravvivenza (90%)
- 194 pazienti hanno ricevuto lacci emostatici in ambito pre-ospedaliero e di questi 22 sono morti (11%)
- 38 pazienti hanno ricevuto i lacci emostatici in reparto di emergenza (emergency department; ED) e 9 di loro sono morti (24%)
- 4 pazienti su 232 (1,7%) hanno riportato una paralisi transitoria del nervo a livello del laccio
- nessuno dei 232 pazienti trattati con laccio ha subito una amputazione esclusivamente per l’uso del laccio emostatico

CONCLUSIONI
I tourniquet utilizzati quando lo shock non è ancora comparso sono associati ad alti tassi di sopravvivenza (90%). Questo si intuisce anche confrontando la percentuale di morti nel gruppo di pazienti trattati precocemente in ambito preospedaliero (194 soggetti; 22 morti/11%) rispetto al gruppo arrivato all’ospedale senza essere stati trattati con laccio emostatico (38 soggetti; 9 morti/24%).
I pazienti del secondo gruppo hanno ricevuto il laccio probabilmente più tardi rispetto a quelli del primo gruppo e le loro condizioni, a causa del ritardato controllo dell’emorragia, dovevano essere state mediamente peggiori, quindi più probabile lo stato di shock.
L’osservazione su tutti i pazienti trattati con laccio emostatico ha evidenziato solo una bassa percentuale di effetti collaterali transitori (paralisi transitoria del nervo a livello del laccio; 1,7%) e nessuna amputazione all’arto trattato con il laccio emostatico è da attribuire unicamente all’applicazione di questo mezzo di controllo dell’emorragia.




martedì 29 luglio 2014

1963: avventura nello Yukon. Dispersi dopo un incidente aereo, sopravvivono al freddo inverno nella foresta 49 giorni prima di essere tratti in salvo

categoria: vecchie riviste, episodi di sopravvivenza

Nel 1963, una incredibile prova di sopravvivenza avvenuta in Canada, ebbe un ampio eco nel mondo tanto da meritarsi la copertina della rivista LIFE.


Helen Klaben, ventuno anni, era in volo su un aereo monomotore privato partito da Fairbanks (Alaska) insieme al pilota Ralph Flores, quarantadue anni quando, a causa delle peggiorate condizioni meteo e dei forti venti, l’aereo urtò contro le cime degli alberi, nel remoto territorio dello Yukon (Canada), in inverno con temperature sottozero.

La violenza dell’impatto può essere valutata dai danni subiti all’aeroplano: entrambe le ali rotte e strappate via dall’abitacolo, il motore sbalzato in avanti e i serbatoi di carburante rotti.


Nell’impatto Helen si ruppe il braccio sinistro mentre il pilota restò incosciente per un’ora con naso e mascella fratturati. Entrambi subiranno il congelamento alle dita dei piedi.
Benché fosse stato raccomandato dalle autorità preposte che ogni aereo avesse un’ampia dotazione di provviste, attrezzi e un’arma per cacciare, in realtà i due sopravvissuti non poterono contare su molte provviste e gli unici attrezzi a disposizione furono un’accetta, uno scalpello e il coltello da caccia di Ralph.
I due si sistemarono nella cabina e cercarono di isolarla dal freddo rivestendo il pavimento con i rami di abete rosso strappati dall’aereo durante la caduta.
Le provviste di bordo, succhi di frutta, due scatole di sardine e un pacco di crackers durarono una settimana, mentre l’unica acqua a disposizione venne ricavata sciogliendo la neve, con il fuoco acceso con i fiammiferi. Finite le provviste ebbero solo acqua calda per colazione, pranzo e cena, ma tennero alto il morale immaginando che fosse brodo di carne o zuppa di verdure, aranciata o qualche altra bibita nutriente.
Fortunatamente, Helen e Ralph iniziarono la loro disavventura soprappeso e i loro organismi poterono contare su riserve di grasso per sopperire alla mancanza di cibo, inoltre restare inattivi tutto il giorno dentro la cabina ridusse il loro consumo di calorie; a bordo inoltre erano presenti alcune confezioni di vitamine appartenenti a Ralph.
I due passarono molto tempo leggendo i libri presenti sull’aereo.
Ralph costruì una fionda usando dei tubi di gomma presi dall’aereo, per cacciare gli scoiattoli, ma non riuscì mai a prendere bene la mira.



Il 7 Marzo Ralph decise di abbandonare il luogo dell’incidente, perché la zona era troppo fittamente alberata e disperava di essere visto dall’alto. Questa decisione andava contro la regola d’oro della sopravvivenza, mai lasciare il relitto dell’aereo, ma comunque le ricerche erano state abbandonate il giorno prima. La decisione era comunque corretta perché anche gli investigatori che visitarono il sito dell’incidente dichiararono che gli alberi non avrebbero mai permesso il loro avvistamento dall’alto.
Ralph costruì delle rudimentali racchette da neve e si ingegnò un modo per trasportare comodamente le braci accese per poter disporre facilmente di un fuoco, quindi partì da solo cercando uno spiazzo aperto fra gli alberi.
Ralph trovò un posto ideale abbastanza vicino all’aereo e quindi tornò indietro per prelevare anche Helen, usando una slitta improvvisata con una lamiera fatta dell’aereo.
Prima di partire i due lasciarono sull’aereo delle indicazioni per eventuali soccorritori scrivendo la direzione presa e la data di partenza: 16/3/1963.


Raggiunto lo spiazzo aperto i due prepararono un riparo ed iniziarono a predisporre delle segnalazioni visibili dall’alto e l'occorrente per accendere velocemente un fuoco, inoltre la ragazza camminò nella neve disegnando una grossa SOS e una freccia che indicava la posizione del loro rifugio.


Il giorno 24 Marzo il pilota Chuck Hamilton della B.C. Yukon Air Service avvistò i due, sorvolò più volte il loro accampamento  e prese nota anche del numero identificativo del loro aeroplano, letto sulla lamiera dell’aereo che i due avevano staccato e trasportato con loro: N5886.
Dopo qualche tempo arrivarono i soccorsi via terra e i due superstiti furono medicati, rifocillati e portati in un ospedale.





Degna di nota la battuta fatta da Helen ai giornalisti giunti numerosi ad intervistarli: “consiglio questa avventura a chi desidera iniziare una dieta”.
Nel 1975 dalla avventura fu ricavato un film per la televisione dal titolo  “ Hey, i’m alive”.