categoria: alimentazione, farmacologia, scorbuto, agricoltura, tossicologia
Coltivare le piante in barca
Durante
la navigazione in mare il cuoco di bordo può reperire piantine
aromatiche per le sue ricette direttamente in barca, dedicando un po'
di spazio e di tempo alla coltivazione delle stesse. Questa attività,
adesso di solo svago e hobby, trae la sua origine nei secoli passati,
quando la coltivazione dei vegetali a bordo, era indispensabile per
evitare di cadere in quella malattia chiamata scorbuto, che appunto
si presenta puntalmente se non ingeriscono regolarmente alimenti
vegetali freschi per oltre due mesi.
Lo
scorbuto è dovuto alla mancanza di vitamina C e i primi segni sono
il sanguinamento delle gengive e perdita di denti.
Nel suo giro del mondo Magellano perse circa l’80% del suo equipaggio a causa dello scorbuto.
Fu solo nel 1747 che un medico della marina britannica di nome James Lind condusse i primi studi scientifici metodici e scoprì che bastava somministrare limone e arance, agrumi in generale, per far guarire i marinai malati di scorbuto.
Nel suo giro del mondo Magellano perse circa l’80% del suo equipaggio a causa dello scorbuto.
Fu solo nel 1747 che un medico della marina britannica di nome James Lind condusse i primi studi scientifici metodici e scoprì che bastava somministrare limone e arance, agrumi in generale, per far guarire i marinai malati di scorbuto.
Le
tecniche di coltivazione delle piantine erano principalmente mirate a
non danneggiare le stesse, quindi in genere si dedicava una
particolare zona dell'imbarcazione, che prese appunto il nome da tale
attività, “il giardinetto”, ossia la parte a destra e sinistra
prima della poppa.
Questo perche si cercava di evitare che il mare e
il sale arrivassero facilmente sulle piante facendole seccare. Le
piante inoltre hanno bisogno di sole, quindi il buio e l’aria
stantia del sottocoperta di solito si evitavano.
Nelle
barche da diporto di adesso, dove i tempi di permanenza in mare sono
in genere ridotti, è disponibile il frigorifero e una scorta di
integratori vitaminici, lo scorbuto deve essere un problema solo
teorico, ma la necessità di disporre di piante aromatiche e germogli
per integrare la dieta rimane e quindi è bene organizzare gli spazi
per realizzare a bordo un piccolo orto e un germogliatore.
Si
può realizzare un piccolo vaso per le nostre piantine che le
protegga e le faccia crescere rigogliose, riciclando un contenitore
in plastica munito di manico e tagliarlo a dovere. Si dovrà tenere
conto di lasciare lo spazio adeguato per alloggiare segatura e
terriccio, quindi è consigliabile aprire uno spazio dalla metà in
su del contenitore. Non dimenticare di aprire alcuni fori di
drenaggio sul fondo nei punti più bassi della plastica in cui
l’acqua tende a ristagnare.
Inoltre
non tagliare troppo vicino ai lati, in modo tale da indebolire la
struttura; questa verrà fissata tramite il manico che la renderà
anche basculante per evitare il rollio della imbarcazione! I punti
dove fissare le nostre coltivazioni possono essere svariati, ogni
barca ha quello più adatto: luce e assenza di schizzi di acqua
salata.
I
germogli freschi
Potete
anche utilizzare dei semi, ad esempio quelli di rucola, erba medica,
miglio, girasole e semi di lino ecc…, che porrete in un vaso di
vetro in ammollo (evitate la plastica) con tre dita d’acqua, mentre
semi di dimensioni maggiori ceci, lenticchie, fagioli richiederanno
spazi maggiori, ad esempio un piatto o uno scolapasta. Tenete al buio
e in ammollo per tre-cinque giorni i semi ed avrete bellissimi
germogli da mangiare a crudo!
Non
mangiate mai i germogli delle solanacee tipo patate, pomodori,
melanzane e peperoni, perché contengono pericolosi alcaloidi
tossici, che agiscono sul sistema nervoso. I più velenosi sono
quelli di patata, che contiene l’alcaloide solanina e quelli di
pomodoro con l’alcaloide licopersicina.
Giro
dell'Antartico su barca "verde" con l'orto e due galline
(2014)
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Il
velista Matteo Miceli sul mezzo autosufficiente sia dal punto di
vista energetico che di sostentamento alimentare.
Barca
autosufficiente - Il velista detiene il record mondiale per aver
attraversato l'Atlantico su un catamarano di sei metri e si
imbarcherà, questa volta, su Eco40, un prototipo di 13 metri
completamente autosufficiente dal punto di vista energetico e in
piena autonomia alimentare.
Energia
rinnovabile - La barca a vela, dotata di celle fotovoltaiche e
pale eoliche è stata progettata e realizzata per garantire un
approvvigionamento energetico sufficiente al funzionamento degli
strumenti di bordo senza l'impiego di combustibili fossili,
evitando così anche l'emissione di gas serra.
L'orto
sul mare - L'autonomia alimentare sarà invece garantita da un
orto interno all'imbarcazione. Due vasche basculanti sistemate sui
lati della barca, per un totale di due metri quadrati, in cui
Miceli coltiverà prevalentemente insalata ed erbe aromatiche per
ottenere un raccolto giornaliero di 40 grammi per metro quadro. A
concimare il terreno dell'orto saranno proprio le deiezioni del
velista.
Le galline: la
bionda e la mora - L'apporto proteico arriverà dalle uova di due
galline, la bionda e la mora. Non sono nuove a esperienze
marinaresche: hanno 5mila miglia di navigazione alle spalle. Da
pesca e desalinatori, il velista romano, otterrà poi cibo e
acqua.
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