venerdì 24 ottobre 2014

Pesca: artificiale autocostruito in carta di alluminio

categoria: pesca

Da youtube alcuni fotogrammi di un video in cui si spiega come costruire un semplice artificiale per la pesca a spinning, costruito con un foglio di alluminio.






Il "corpo" del pesce artificiale si fa scorrere in basso verso l'amo. Semplice e funzionale.


giovedì 23 ottobre 2014

sfogliando vecchie riviste: attrezzo multiuso. piede di porco

categoria: attrezzi

Un attrezzo multifunzione, in grado di sostituire un martello, levare chiodi e servire da leva per aprire coperchi. Semplice e funzionale, ma ancora una novità nel 1920.

mercoledì 22 ottobre 2014

La cartuccia .22 hornet (calabrone)

categoria: sopravvivenza, survival, armi da fuoco

Il .22 Hornet usa lo stesso bossolo della .22 Wcf  (Winchester center fire), caricata con polvere alla nitrocellulosa, riuscendo a raggiungere velocità molto superiori a quelle della sua progenitrice a polvere nera, anche 700-750 m/sec, secondo la lunghezza della canna.
La .22 Hornet si è guadagnata la reputazione di cartuccia dalla elevata precisione intrinseca fino a 100 metri, soprattutto per il basso peso delle palle che monta, in genere di 40 grani, sebbene essa venga offerta anche con le 45 grani, e possa essere caricata, anzi ricaricata, con le 50 e 55 grani.
In passato, e fino ad anni recenti, con palle di tipo Fmj di 50 o 55 grani, la Hornet è stata molto usata negli Usa da cacciatori di animali da pelliccia, la quale non restava danneggiata dalla palla a bassa velocità e praticamente indeformabile. In Europa la .22 Hornet  è stata camerata in fucili basculanti combinati e drilling per la caccia al gallo cedrone.
La .22Hornet è stata fino al 1950 la munizione più diffusa sul continente americano per la piccola caccia, poi la sua fama è stata offuscata dall'introduzione di nuove cartucce, prima fra tutte la .222 Remington, dotate di bossolo più capiente che permette l'uso di proiettili più pesanti, dotati di maggiore gittata e radenza e proiettili più pesanti con una superiore energia terminale. 
La .22 Hornet è ancora diffusa in Europa con proiettili del peso di 2,91 e 3 grammi.

La ricarica
La ricarica mette a disposizione del tiratore munizioni molto economiche e permette anche di allestire cartucce molto diversificate e non reperibili in commercio.

Il bossolo della Hornet ha pareti corpo e specialmente del collo molto sottili e delicate, facilmente deformabili se non si pone la massima cura nell'eseguire la ricalibratura, facendo attenzione che esso entri senza intoppi nel die.

Aneddoti
La .22 Hornet, malgrado le sue modeste prestazioni, è stata scelta per camerare alcune armi da sopravvivenza (survival weapon) date in dotazione agli equipaggi dei bombardieri americani. La più famosa è la "M6 Aircrew survival weapon", un'arma basculante con una canna rigata .22 Hornet e una liscia in calibro .410.






Cenni storici sull’uso del caglio di origine vegetale

categoria: alimenti

Il termine caglio, deriva dal latino “coagulum” che significa coagulo, latte rappreso, presura.
La capacità di alcune specie vegetali di coagulare il latte è nota fin dall’antichità, specialmente nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dove queste piante sono più diffuse.
Le prime testimonianze riguardanti i coagulanti vegetali utilizzati nella caseificazione furono scritte dai Romani.
Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) per primo parla dei coagulanti vegetali quali il lattice di fico e il gallio.
Lucio Junio Columella, nel 50 d.C. descrive l’uso del cardo selvatico, i semi di cartamo, i pinoli verdi, il gallio e il timo triturato.
Anche nell’epoca ellenica si menzionano coagulanti di origine vegetale; Omero descrive le attività pastorali dei suoi tempi e alcuni studiosi concordano nel ritenere che il ciclope Polifemo nella propria grotta fabbricava i caci coagulando il latte con il “succo di fico”.
Anche nel tardo Medioevo sono largamente utilizzati i coagulanti vegetali: fiori di cardo selvatico, lattice di fichi, zucca, gocce di balsamo ed erba carlina.
Nell’800, Ignazio Malenotti parla del coagulo ottenuto dal fiore di carciofo selvatico.

Il lattice fresco che l’albero di fico emette quando si incide la scorza verde, così come il cardo e il carciofo, sono ancora utilizzati per coagulare formaggi.

Composizione del caglio

categoria: alimenti

La composizione enzimatica del caglio è molto articolata:
-       chimasi o chimosina
-       pepsina
-       gastricsina
-       lipasi
-       lisozima
chimasi o chimosina è l’enzima specifico della coagulazione, che scinde la proteina idrofila k-caseina (nel caso del caglio vegetale estratto dal Cynara Cardunculus, è la Cinarina a svolgere il compito di coagulante).
La pepsina agisce sulla k-caseina; la sua intensa attività proteolitica influenza le caratteristiche organolettiche del formaggio.
La gastricsina è un enzima a bassa attività coagulante.
La lipasi agisce idrolizzando i grassi; determina le caratteristiche di aromi e profumi del formaggio grazie al suo processo di idrolisi dei grassi.
Lisozima ha una funzione antibatterica, ma è presente nel caglio in quantità irrilevanti.
La chimosina, introdotta nel latte, scinde la struttura molecolare delle caseine che si trovano allo stato SOL, in altre parole libere e disperse, ma soprattutto protette dalla k-caseina. In particolare la chimosina attacca la k-caseina idrolizzandone il legame 105-106 e facendole così perdere l’effetto di colloide protettore. A questo punto intervengono gli ioni calcio contenuti nel latte che favoriscono l’avvicinamento delle proteine provvedendo così a formare il coagulo, una sorta di rete capace di trattenere il grasso ed il siero, comunemente definita cagliata. In questa fase il latte passa dalla fase SOL alla fase GEL (così detta per la consistenza gelatinosa) e il coagulo è finalmente pronto per subire i dovuti tagli con cui perderà siero e sarà concentrato grazie ad azioni termiche e meccaniche.

La coagulazione dura in genere 20 - 40 minuti; è influenzata da numerosi fattori come il tempo di presa, la concentrazione del caglio (più il caglio è concentrato più la coagulazione sarà veloce), la temperatura del latte (superiore ai 15° e inferiore ai 50°), l’acidità del latte, la concentrazione salina del latte e la presenza di ioni calcio.

Rischi e benefici dell’estate

categoria: medicina

L'estate è caratterizzata da temperature alte e una grande umidità nell'aria, un pericolo per le persone, soprattutto gli anziani, a rischio di collasso cardiocircolatorio e flebite agli arti inferiori.
L'esaurimento fisico da calore si caratterizza per l'intensa stanchezza, cefalea, nausea e vertigini, accompagnati da febbre. Il soggetto mostra una bassa pressione arteriosa e segni di disidratazione. La mancanza di liquidi, accoppiata alla vasodilatazione generale, può provocare riduzione della gittata cardiaca con conseguente insufficienza di pompa e collasso.
I soggetti che presentano insufficienza venosa agli arti inferiori sono a rischio per eventi trombociti a causa della riduzione del flusso venoso delle gambe.
Il rischio di trombosi è comune anche ai pazienti affetti da malattie croniche del connettivo, da patologie tumorali o da insufficienza cardiaca.

Con le necessarie precauzioni la vita all'aperto è, d’altra parte, un toccasana soprattutto per chi soffre di diabete e bronchite cronica. Passare più tempo all'esterno, aumentare l'impegno muscolare e migliorare l'ossigenazione aiutano il diabetico a utilizzare meglio il glucosio mantenendo il giusto equilibrio della glicemia. I bronchitici cronici col tempo assistono a un netto aumento della loro resistenza allo sforzo e i cardiopatici ottengono una riduzione della dispnea.

La tosse e lo starnuto: meccanismi di difesa dell’organismo da conoscere e non sedare semplicemente

categoria: medicina

Il colpo di tosse spinge fuori l’aria violentemente, a una velocità elevata, che può raggiungere 12 metri al secondo (40 km/ora).
La tosse serve a rimuovere dalla trachea e dai bronchi il materiale che può ostruire le vie respiratorie. Quando un piccolo oggetto è ingoiato inavvertitamente, oppure quando sostanze prodotte dall'organismo (come il catarro) si accumulano ostacolando il passaggio dell'aria, le terminazioni nervose poste nella trachea e nei bronchi generano un riflesso che causa i colpi di tosse, con cui l'organismo cerca di liberare le vie respiratorie.
Lo stesso riflesso si attiva anche quando si fuma la prima sigaretta o quando si respira aria che contiene sostanze inquinanti: l'organismo, infatti, cerca di liberarsi con lo stesso meccanismo dalle particelle irritanti che sono introdotte con la respirazione.
L'impulso nervoso parte dai recettori locali e arriva al cervello; in risposta il  centro della tosse situato nel tronco cerebrale manda ai muscoli respiratori il segnale che attiva la tosse.
Un atto riflesso simile alla tosse è lo starnuto: si tratta anche in questo caso di un passaggio d'aria molto veloce, provocato dalla stimolazione di recettori situati all'interno del naso, che serve a liberare le cavità nasali da ciò che ostacola il passaggio dell'aria.

La tosse non va semplicemente combattuta con un sedativo, ma occorre prima di tutto riconoscerne la causa. Alcune categorie di pazienti, in primo luogo bambini e donne in gravidanza non possono usare/abusare dei farmaci sintomatici della tosse, ma anche i pazienti diabetici o sofferenti di ulcera, devono essere valutati con attenzione prima di dare “due cucchiai di sciroppo”.

LA VACCINAZIONE ANTITETANICA

categoria: medicina, pronto soccorso

LA MALATTIA
Il tetano è causato dalla tossina prodotta da un germe (il Clostridium tetani) le cui spore sono presenti nel terreno, nell'acqua e nell'intestino di animali, soprattutto i cavalli.
In caso di ferite, le spore possono penetrare nell'organismo causando una malattia grave, anche mortale.
La tossina tetanica provoca una potente contrazione dei muscoli: all'inizio, dopo una decina di giorni dalla ferita, si osserva difficoltà ad aprire la bocca, masticare e parlare. Le  contrazioni si estendono poi ad altri muscoli del corpo fino a bloccare quelli coinvolti nella respirazione, causando la morte del paziente.

LA VACCINAZIONE
La vaccinazione è la misura più importante di prevenzione del tetano. Il vaccino è costituito dalla tossina tetanica inattivata con trattamenti chimici.
Il vaccino ha un'efficacia altissima, che sfiora il 100% ed è generalmente ben tollerato.
Il vaccino è somministrato in tre dosi, la seconda a distanza di 4-8 settimane dalla prima e la terza dopo 6-12 mesi; dopo sono raccomandati richiami decennali.
Gli effetti indesiderati più comuni sono reazioni infiammatorie nel punto di iniezione, febbre, mal di testa o malessere.
Dagli anni '70 la vaccinazione antitetanica è obbligatoria, oltre che per i nuovi nati, per diverse categorie di lavoratori particolarmente esposti al rischio di contrarre la malattia: agricoltori, allevatori, operai e manovali edili, addetti alla raccolta e trattamento dei rifiuti.

PROFILASSI POST - ESPOSIZIONE
In caso di ferite profonde e sporche, soprattutto se provocate da chiodi, attrezzi da giardinaggio e strumenti acuminati, il rischio di contrarre il tetano è consistente. In questi casi è indispensabile valutare lo stato di protezione nei confronti del tetano e decidere di conseguenza:
1. Se sono passati meno di 5 anni da un ciclo vaccinale completo, non occorre nessun intervento in questo senso
2. Nel caso in cui la persona sia stata in precedenza vaccinata ma siano trascorsi più di 5 anni dall'ultimo richiamo, può essere prescritta una dose di vaccino
3. Nel caso in cui la persona non sia mai stata vaccinata o abbia ricevuto complessivamente, meno di tre dosi, occorre somministrare contemporaneamente le immunoglobuline antitetaniche (che conferiscono una protezione passiva immediata e temporanea), e la prima dose di vaccino, completando il ciclo vaccinale con le successive due somministrazioni alle scadenze previste.

LA VACCINAZIONE NEI VIAGGIATORI
E' importante verificare il proprio stato vaccinale nei confronti del tetano anche prima di intraprendere viaggi internazionali soprattutto se la meta si trova in paesi con carenti condizioni igieniche. Se si è stati vaccinati da meno di 10 anni si è ancora protetti. Se ne sono passati di più è raccomandabile fare un richiamo prima di partire. Se invece non si è mai stati vaccinati è consigliabile iniziare per tempo un ciclo completo.

Per quanto riguarda la gravidanza, la vaccinazione antitetanica non solo non è controindicata ma è addirittura indicata, per la prevenzione del tetano neonatale.

martedì 21 ottobre 2014

Salice e chinino, piante ad azione antipiretica

categoria: medicina, pronto soccorso

Il salice, la pianta da cui si estrae l'acido salicilico, era usato fin dall'antichità per le sue qualità curative.
Documenti egizi del 1500 a. C., parlano delle virtù antidolorifiche della corteccia e delle foglie della pianta e lo stesso fanno Ippocrate e dallo storico Erodoto, suo contemporaneo (V-IV secolo a. C.). Altre popolazioni, quali gli Ottentotti dell'Africa Sudoccidentale e i nativi americani, ne conoscevano le proprietà.
Dalla scoperta dell'America sino al XIX secolo il più diffuso antipiretico fu il chinino, estratto dalle bacche della china, di origine sudamericana. Tuttavia, il blocco continentale imposto da Napoleone nel 1806 fece a poco a poco riscoprire il salice come pianta officinale. Si narra però che il primo a rivalutarlo, e ad analizzarne le proprietà curative, fu il sacerdote inglese Edward Stone, che intorno al 1760 assaggiò per caso un pezzo di corteccia di salice e stabilì un'analogia tra l'amaro di questa pianta e quello del chinino.

Le scoperte più rilevanti sarebbero però arrivate nel XIX secolo, prima con l'estrazione dell'acido salicilico da parte di Raffaele Piria (1838), poi con quella dell'acido acetilsalicilico (in forma impura)
 da parte del francese Charles Frédéric Gerhardt (1853),
 per arrivare alla formulazione
 dell'Aspirina, il cui inventore
 ufficiale è Felix Hoffmann,
 chimico della Bayer (recenti rivelazioni danno però come vero ideatore lo scienziato 
ebreo tedesco Arthur Eichengrun).

Nota bushcraft: i rami giovani (i cosiddetti viminali) della pianta servono a realizzare cesti e in agricoltura possono servire per fare la legatura di piante.

Berlino con gli occhi dei senzatetto.
Gli ex clochard si reinventano guide

categoria: sopravvivenza urbana

A Berlino gli ex senzatetto si trasformano in guide e offrono dei tour per mostrare la capitale tedesca dal punto di vista dei clochard. L’obiettivo del progetto (http://querstadtein.org) , ideato dalla onlus berlinese Stadtsichten, è sensibilizzare sul tema ed abbattere i pregiudizi e presentare angoli e quartieri della città da un’altra prospettiva, quella di chi non ha una fissa dimora. Dove può passare la notte o ricevere assistenza chi è senzatetto? Dove può trovare più facilmente delle bottiglie vuote da restituire nei supermercati in cambio di qualche euro?
Un tour porta alla Bahnhofsmission (un’organizzazione assistenziale situata nelle stazioni tedesche) di Zoologischer Garten, dove ogni giorno sono assistite circa 700 persone; segue un giro al vicino Nollendorfplatz, un supermercato aperto 24 ore su 24, dotato di un macchinario che inghiotte bottiglie col vuoto a rendere ed emette in cambio uno scontrino che dà diritto a vedersi consegnato alla cassa il corrispettivo in euro.
Berlino è la città tedesca col più alto numero di senzatetto, ma nella capitale l’infrastruttura a loro sostegno è molto buona: è possibile trovare sempre un posto in cui dormire, c’è l’assistenza dentistica e i centri per le persone senza fissa dimora offrono docce, internet e giornali.  

Tempeste magnetiche solari. Una “tempesta magnetica perfetta” sfiora la Terra

categoria: calamità naturali

Il 23 luglio 2012 si è verificata una “tempesta magnetica perfetta”, che fortunatamente non ha investito la Terra, originata da due espulsioni di nubi di plasma coronali (CME, coronal mass ejection) verificatesi sul Sole a breve distanza spaziale e temporale l'una dall'altra, con un potenziamento quasi esponenziale degli effetti.
Questo fenomeno "meteo" spaziale è stato registrato da varie sonde spaziali (STEREO A e B, SOHO).
Le CME, fenomeni esplosivi che si verificano a livello della corona solare, durano diverse ore, durante le quali liberano quantità enormi di onde elettromagnetiche e particelle energetiche. Quando il vento solare così generato investe la Terra, provoca delle tempeste geomagnetiche che possono disturbare le apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Finora la più grave tempesta geomagnetica a interessare il nostro pianeta è il cosiddetto evento Carrington del 1859, che assieme a fenomeni di aurora boreale alle latitudini di Cuba e di Roma, mandò in tilt i telegrafi per 14 ore. In quell'occasione, l'indice DST (disturbance by storm) con cui si misura l'intensità di una tempesta magnetica (che è tanto più violenta quanto più basso è l'indice) era arrivato a -850 nanotesla.

Dall'inizio dell'era spaziale, la tempesta più intensa è stata quella del 13 marzo 1989 che, con un DST pari a -548 nanotesla, portò al collasso di buona parte della rete elettrica canadese, lasciando senza corrente sei milioni di persone per nove ore. Se la tempesta del 23 luglio 2012 avesse investito la Terra, hanno calcolato i ricercatori, il suo indice DST avrebbe potuto raggiungere addirittura i -1150 nanotesla.
Dal 1859 ad ora, la società umana è diventata sempre più dipendente dall'elettronica ed un evento che blocca le comunicazioni e disturba le apparecchiature elettriche ed elettroniche di un'area vastissima del globo per molte ore, potrebbe avere effetti molto pesanti sull'economia e sulla società, basta pensare al caos successo durante i black out di corrente nelle grandi metropoli americane.

Biciclette nei bunker: pedalare per sopravvivere

categoria: energia elettrica

Da architetturasostenibile.it - 4 settembre 2014

In periodo di guerra, durante i bombardamenti una bicicletta collegata ad una dinamo, permetteva, in caso di black-out totale, di avere energia elettrica per azionare i sistemi di areazione e ventilazione; in alcuni modelli le biciclette erano collegate ad un volano che attivava direttamente il ventilatore/aspiratore.
Al suono si correva nei rifugi anti-aereo dove il ricambio d’aria era garantito normalmente da motori elettrici ma, in caso d’interruzione di energia, si doveva ricorrere a metodi alternativi: da semplici manovelle da girare a mano ai più sofisticati modelli con tandem o biciclette singole. I ventilatori a motore elettrico collegati ad una pedaliera potevano garantire l’aereazione fino a 90 persone.

La Società Anonima Bergomi di Milano fu una tra le più importanti aziende produttrici di queste attrezzature. Il modello delle cyclette era costituito da un telaio tubulare con sellini, pedali e un gruppo di trasmissione coperto da carter collegato direttamente al ventilatore. I dispositivi erano collegati a tubazioni, filtri e flussimetri per misurare i livelli di ossigenazione (misurati in mc/h) e sapere se si pedalava sufficientemente velocemente per garantire il ricambio completo dell’aria nel bunker.
Tali meccanismi, più o meno spartani, sono stati ritrovati a Roma nel Rifugio del Palazzo degli Uffici (EUR) e nel Rifugio della Famiglia Savoia a villa Ada, a Milano nel Rifugio di viale Moscova e di via Antonio Tanzi (ex Innocenti) ed ancora, a Torino, Verona, Rovigo, Bolzano e Genova, Gardone Riviera (Bs) e Dalmine (Bg).
Ben conservata e diversa dalle altre, è la bicicletta presente nell’immenso rifugio di Torino in piazza Risorgimento, dove la ruota anteriore è sostituita da una dinamo per la produzione dell’energia elettrica ed è saldata su un carrello per spostamenti all’interno delle vaste gallerie. 

Tali sistemi sono spesso stati ritrovati presso le sedi delle Prefetture, forse installate seguendo una direttiva specifica.