sabato 6 dicembre 2014

zaino sopravvivenza

categoria: sopravvivenza


Uno zaino di sopravvivenza deve essere capiente e ben bilanciato. Difficile pensare di poter contare sull'auto quando tutte le strade sono bloccate da ingorghi di auto abbandonate, i sottopassi sono allagati ..... 
Anche rimanere sulla strada con un carico di vettovaglie, alla mercé di gruppi più numerosi e meglio armati può essere pericoloso.
In una situazione di sopravvivenza è meglio contare sulle proprie gambe, scegliere strade secondarie o giocarsela nei boschi.
Uno zaino di sopravvivenza (BOB: Bug out bag; borsa delle 72 ore) è studiato a tavolino per portarsi dietro quello che si ritiene necessario per tirarsi fuori da una situazione di emergenza per un tempo limitato, necessario per raggiungere un luogo sicuro, possibilmente studiato per tempo e già frequentato in precedenza, per conoscere le sue potenzialità e risorse.
Occorre valutare l’importanza di ogni singolo oggetto scelto perché il peso eccessivo rallenta i movimenti o impedisce una fuga veloce. Provare il percorso scelto per valutare il tempo effettivamente impiegato a percorrerlo e gli ostacoli da superare. Può anche essere pensato come un “trekking a tema”.

Acqua
L’acqua è fondamentale e bisogna calcolare di poterne disporre almeno un litro al giorno per persona. Sarebbe meglio disporre di acqua “sicura” per tutto il tragitto, ma, se necessario occorre prevedere lo spazio per uno o più sistemi di depurazione (bollitura, filtro Katadin, mezzi chimici) per purificare l’acqua che si trova lungo il percorso.

Cibo
pasti pronti disidratati e tavolette energetiche.
Durante l'escursione di prova lungo verso il luogo sicuro scelto, rimanere con gli occhi aperti per “marcare” le fonti di cibo disponibili: alberi da frutta, corsi d’acqua ricchi di pesce (canna da pesca, fionda con freccia da pesca), ecc.

Abbigliamento
Almeno due paia di calze (preferibilmente non di cotone), cambi di biancheria intima, un cappello o un passamontagna di lana, una bandana. Un poncho. Sacco a pelo e materassino.

Il rifugio
tenda o telo ed un sistema di ancoraggio (i picchetti possono essere sostituiti da rami tagliati sul momento, grossi sassi o tronchi)

Cassetta di pronto soccorso

Oggetti di base:
Mezzi per accendere il fuoco, pennato o machete, sega pieghevole, accetta, coltello multiuso (victorinox o pinza leatherman), coltello per lavori pesanti (Fox explorer o F1 Fallkniven)

Armi da fuoco per la piccola caccia e la difesa personale

Aggiunta personale: un ombrello grande mimetico per protezione dalle intemperie e mimetismo. Chiuso serve da appoggio e bastone per difendersi dai cani randagi. Due fascette da elettricista possono servire a bloccare un coltello da usare come baionetta. Aperto e capovolto in un corso d'acqua può servire per la pesca usandolo come un piccolo bilancino.


Un cronista descrive quello che è successo a New Orleans (Uragano Katrina, 2005)


categoria: scenari di sopravvivenza urbana

Un cronista descrive quello che è successo a New Orleans (Uragano Katrina, 2005)


Il Superdome in balia delle gang. Un testimone: «Donne e bambini violentati nei bagni. Peggio di un film dell'orrore»

• «Paragonare la vita nel Superdome di New Orleans all'inferno è una mancanza di rispetto per l'inferno, ammesso che esista». Con queste parole Katie Smithson, una turista americana del New Mexico commenta le ore in angoscia e terrore trascorse nello stadio di New Orleans in attesa dell'evacuazione in Texas di migliaia di disperati.
«Per i turisti - ha spiegato Debbie Durso di Washington - l'incubo è finito nel momento in cui è cominciata l'evacuazione a Houston. Ci hanno finalmente permesso di andarcene. Per migliaia di persone, senza mezzi di trasporto o denaro per procurarseli, la tragedia durerà invece ancora parecchi giorni».
Questo soggiorno nell'inferno dei vivi non sarà dimenticato presto. Debbie Durso, che mercoledì sera ha chiesto a un poliziotto dove poteva mettersi al riparo, si è sentita rispondere «va al diavolo, sono fatti tuoi. Qui ognuno deve badare a se stesso».
Un gruppo di studenti inglesi, trovato rifugio nel Superdome, ha raccontato ore da incubo. Cadaveri, stupri, spacciatori di droga che offrivano crack a tutti, una puzza insostenibile e tanta paura. Ceffi da galera non perdevano occasione di insultare i bianchi ostentando alla cintola coltellacci affilati.
«Sembrava il film "Il signore delle mosche" - ha raccontato Jamie Trout -. Un momento era tutto calmo, un secondo dopo si aveva l'impressione di rischiare la pelle in un caos indicibile».
Gli studenti inglesi hanno raccontato d'aver visto l'arresto di un uomo che aveva stuprato un bambino di sette anni in un bagno. Un orrore non isolato. Secondo il Los Angeles Times anche due donne ed una bambina sono state violentate. I morti, tra gli sfollati costretti a vivere tra cumuli di feci, Sono almeno sette. Quando gli studenti inglesi, poi, si sono offerti di dare una mano per pulire i lavandini dei bagni ormai stracolmi, sono insultati e minacciati. «Eravamo così spaventati - ha raccontato una ragazza - che la notte ci siamo disposti in cerchio. Le ragazze al centro, i maschi ai bordi con una barriera di sedie da usare per protezione.
I circa 30mila sfollati che hanno trascorso quattro giorni nel Superdome hanno subito violenze morali e fisiche da parte di giovinastri in squadre che hanno anche distrutto gli impianti dello stadio. «Hanno sfasciato i distributori di bibite - ha raccontato Essie Alien - e se ne sono impossessati senza ovviamente distribuirle a vecchi e bambini».
Giovedì, quando è iniziata l'evacuazione, sui primi autobus non sono saliti vecchi donne e bambini, come aveva disposto la guardia nazionale, ma giovani teppisti. Le bande che hanno seminato panico nel Superdome non vedevano l'ora di fare la lunga gita in pullman che li avrebbe portati in un luogo dove li attendevano docce, brandine e bagni puliti.
Soltanto nel pomeriggio, quando gli autisti degli autobus hanno fatto notare alle forze dell'ordine l'assurdità della situazione, uomini della polizia militare armati di mitra hanno cominciato a sorvegliare con attenzione la fila di gente in attesa di partire.
Coloro che si presentavano sull'autobus con degli animali sono stati costretti ad abbandonarli.
Il capo della polizia: «Molti agenti disertano, hanno paura». Un religioso: «Siamo come animali, non si riesce a proteggere vecchi e bambini»
La città è in piena anarchia. La governatrice della Louisiana e il sindaco di New Orleans, impotenti davanti al caos, reagiscono con furia, annunciando d'avere dato alla guardia nazionale la licenza di uccidere.
«Trecento uomini della guardia nazionale dell'Arkansas, reduci dall'Irak sono da stasera a New Orleans. Hanno il mio permesso di ripristinare l'ordine a ogni costo. Sono armati di M16 e hanno il colpo in canna. È gente che sa sparare. Se si presenta la necessità sono più che disposti a farlo. Mi aspetto che lo facciano».
Il sindaco si è scagliato contro l'amministrazione Bush da cui dipendono il FEMA (l'agenzia federale per il coordinamento delle emergenze) e il dispiegamento di militari.
«Abbiamo autorizzato in un baleno 8 miliardi di dollari da mandare in Irak. Dopo l’11 settembre abbiamo concesso poteri inauditi al presidente per soccorrere New York. Qualcuno mi deve spiegare... come mai non si riesce ad autorizzare le risorse necessarie per portare i soccorsi in questa zona dove tra l'altro si produce buona parte del carburante necessario all'intero paese».
L'inefficienza con cui sono gestiti i soccorsi sta creando problemi insormontabili. Gli uomini del FEMA, a New Orleans ormai da tre giorni, hanno in pratica sospeso il lavoro per via degli spari e delle risse che avvengono nei pressi dei centri di distribuzione di cibo e acqua.
«E pazzesco - ha commentato Terry Erbert, capo del programma di emergenza della città - non esiste un centro di comando e nessuno è in grado di imporre controlli. Abbiamo paracadutato aiuti alle vittime dello tsunami nel giro di due giorni ma non siamo in grado di soccorrere New Orleans».
Il colonnello Henry Whitehorn, capo della polizia dello stato della Louisiana ha confessato con rammarico che molti agenti di stanza a New Orleans hanno disertato scappando con le famiglie, altri si sono presentati in caserma per consegnare il distintivo». «È gente - ha spiegato il colonnello Whitehorn - che ha perso la casa e tutto ciò che possedeva. Non se la sente di rimanere in servizio per essere presa a colpi di arma da fuoco e rimetterci magari la pelle».
Giovedì pomeriggio un soldato della polizia militare, aggredito da un teppista che gli voleva rubare il fucile, è rimasto ferito a una gamba.
«Una prigione temporanea - ha annunciato il colonnello Whitehorn - allestita per rinchiudere i fuorilegge sarà pronta a giorni. Non lasceremo il controllo della città a questa gente».

Un elicottero militare che giovedì tentava di atterrare nei pressi del centro congressi per distribuire acqua e cibo ha rinunciato alla manovra per via della folla esasperata che tentava di impossessarsi del carico. I soldati a terra non riuscivano a mantenere l'ordine e le provviste sono state gettate da un'altezza di 4 metri. Vecchi, donne e i bambini non sono riusciti a prendere nulla, mentre forzuti giovinastri facevano man bassa di bottiglie d'acqua e razioni militari.

Il Giornale.it

giovedì 4 dicembre 2014

il fuoco, una reazione chimico-fisica

Il fuoco, una reazione chimico-fisica

Il fuoco non è materia, ma energia,
 frutto di una reazione chimico-fisica, la combustione, catalogata nelle ossidoriduzioni, dove c’è un trasferimento di elettroni, dal combustibile che si ossida (che brucia) verso l'ossigeno dell'aria, l'ossidante, che si riduce.
Lo scambio di elettroni causa emissione di fotoni (pacchetti elementari d'energia della radiazione elettromagnetica), cioè luce, che percepiamo, per esempio, alla base della fiamma di una candela.
Per dare inizio alla reazione di combustione occorre una certa quantità di calore iniziale, l’energia che consente l’innesco della reazione tra combustibile ed ossigeno; una volta avviato il processo sviluppa energia termica in abbondanza che mantiene attivo il processo.
Il processo della combustione, sia pur vigoroso, è anche molto fragile, sensibile alla sottrazione di uno dei tre elementi necessari: ossigeno, combustibile e calore.



Il metodo più conosciuto per arrestare il processo di combustione è quello di gettare sopra il fuoco dell'acqua: a contatto col calore della fiamma il liquido cambia fase, o meglio evapora, e caccia l'aria togliendo così l’ossigeno. L'acqua partecipa anche al raffreddamento perché il processo di vaporizzazione assorbe calore: il passaggio dallo stato liquido a quello gassoso consuma molta energia (539 calorie, cioè 2.258 Joule, per 1 grammo di liquido).

mercoledì 3 dicembre 2014

il fuoco

Il fuoco

Il fuoco soddisfa esigenze vitali per la sopravvivenza e la sua conquista è stata uno dei punti cardine nella storia dell’uomo, mediante il quale ha potuto illuminare, riscaldare la sua dimora, tenere lontani gli animali pericolosi, cuocere i cibi, lavorare gli utensili.
L'uomo iniziò cominciando a conservare il fuoco reperibile naturalmente, causato dalla lava nei pressi dei vulcani, dai fulmini abbattutisi sulle foreste o dall'autocombustione delle erbe secche in estate; in seguito l’uomo ha imparato a produrre il fuoco quando ne aveva bisogno per frizione o percussione.
Solo dal Seicento, i fenomeni della combustione furono studiati con grande interesse, e la spiegazione del fuoco divenne forse il problema chimico più importante.
Per Robert Boyle (1627-1691), sostenitore della teoria corpuscolare, le particelle del fuoco si combinavano con i metalli, aumentandone il peso.
Georg Ernst Stahl (1659-1734) ipotizzò l'esistenza nei corpi combustibili di un principio infiammabile chiamato «flogisto», che in greco significa appunto infiammabile, formato da particelle che durante la combustione erano emesse dai corpi e assorbite dall'aria; quando l'aria era satura di flogisto la combustione cessava.
Antoine-Laurent Lavoisier (1743-1794) dimostrò, attraverso la combustione di candele in recipienti chiusi sul mercurio, che la combustione non flogisticava l'aria comune, ma trasformava la parte più pura dell'aria (ossigeno) in aria fissa (anidride carbonica), che non è preesistente, ma è un composto. Il fatto che in un recipiente chiuso ermeticamente, dopo un certo tempo, la fiamma di una candela si spegnesse, non era dovuto a eccesso di flogisto, ma a mancanza di ossigeno. Di qui la conclusione che i processi di combustione non erano dovuti alla fuoriuscita di flogisto, ma alla fissazione di ossigeno: la combustione dunque doveva essere considerata una reazione chimica in cui l'ossigeno svolge una funzione fondamentale.
La reazione di combustione è un processo chimico in cui l’ossigeno reagisce con delle sostanze combustibili e dalla quale si produce calore. Quando si accende un fiammifero, lo sfregamento riscalda la capocchia a una temperatura in cui le sostanze chimiche contenute reagiscono e bruciano sotto forma di fiamma, producendo del calore che si diffonde nell'aria. Se c'è vento che disperde il calore o il legno dello stelo del fiammifero è umido, lo sfregamento non innalza a sufficienza la temperatura d’innesco della combustione che non può iniziare.
Una volta acceso, il calore proveniente dalla fiamma sprigionata dalla capocchia innalza la temperatura della parte più vicina dello stelo del fiammifero e dell'ossigeno dell'aria ad esso adiacente permettendo lo svolgersi della reazione di combustione: il carbonio (C) del legno e l'ossigeno (O) dell'aria circostante si riscaldano sufficientemente e dalla loro combinazione si ottiene il monossido di carbonio (CO).
Durante la reazione di combustione, per effetto del calore, l'ossigeno si muove sempre più velocemente e si scontra con il carbonio e si combina con esso originando la molecola di monossido di carbonio (CO) e liberando energia termica.
Il monossido di carbonio reagisce a sua volta con l'ossigeno e si trasforma in biossido di carbonio o anidride carbonica (CO2) oltre a liberare un’altra quota di energia termica.

C + 1/2 O2    = CO  + 26,5 kcal
CO + 1/2 O2 = CO2 + 67,6 kcal.

In totale, nel corso della reazione, si sviluppano 94,1 kcal; il calore sviluppato durante il processo, riscalda il carbonio e l'ossigeno adiacenti, innescando una nuova reazione.

Questa energia liberata dalla combustione del legno è la quota di energia solare immagazzinata dalla pianta sottoforma di materia organica vegetale prodotta con la fotosintesi clorofilliana.

COME FUNZIONA: ESTINTORE

COME FUNZIONA: ESTINTORE

Gli estintori sono i mezzi di primo intervento più impiegati per spegnere gli incendi.
Gli estintori agiscono impedendo che l'ossigeno (comburente) continui ad alimentare la combustione, raffreddando i materiali interessati dalle fiamme e soffocando le stesse; questi apparecchi sono delle grosse bombolette spray: premendo una leva si libera il gas sotto pressione, che preme sul materiale contenuto nella bombola facendolo uscire da un tubo flessibile indirizzato verso la base delle fiamme.
Estintori a schiuma. Assorbendo il calore, si abbassa la temperatura del combustibile e si soffoca le fiamme sostituendo vapore acqueo all'ossigeno. Da evitare per metalli alcalini (per esempio sodio e potassio) che a contatto con l'acqua liberano idrogeno, carburi e acetilene. Essendo buon conduttore di elettricità, inoltre, l'acqua non si può usare su apparecchiature in tensione.
Estintori a schiuma. Una soluzione in acqua di un liquido schiumogeno raffredda e separa il combustibile dal comburente, estinguendo le fiamme. Gli estintori a schiuma si usano di solito per incendi di liquidi infiammabili (acidi, prodotti petroliferi, alcolici ecc).
Estintori a polveri. Finissime particelle solide a base di bicarbonato di sodio o di potassio, fosfati e sali inorganici sono dirette verso le fiamme e l'alta temperatura porta alla decomposizione di queste polveri e l’emissione di anidride carbonica, vapore acqueo e composti chimici che inibiscono il processo di combustione. Gli estintori a polveri sono adatti per liquidi infiammabili e apparecchiature elettriche.
Estintori a gas inerti. L’anidride carbonica e, in misura minore, azoto emessi fuori dalla bombola abbassano rapidamente la temperatura e allontanano l’ossigeno dall’aria che circonda i corpi infiammabili , spegnendo l’incendio per soffocamento.
Estintori ad Halon. Questo estintore è stato vietato perché questi idrocarburi alogenati, detti halon, usati come estinguenti, alle alte temperature, producono gas tossici.


martedì 2 dicembre 2014

comunicazione AIFA su lotti vaccini antinfluenzali bloccati

Comunicazione AIFA su lotti vaccini antinfluenzali bloccati

In relazione alla comunicazione relativa al divieto di utilizzo di due lotti del vaccino antinfuenzale Fluad, AIFA precisa che “i vaccini sono una risorsa preziosa e insostituibile per la prevenzione dell’influenza stagionale e delle sue complicanze, che possono dare luogo a casi di intensità severa e colpiscono con frequenza maggiore in particolare gli ultrasessantacinquenni e i pazienti affetti da condizioni croniche preesistenti”. L’Agenzia sottolinea inoltre che il divieto di utilizzo di due lotti “è stato assunto a scopo esclusivamente cautelativo, a seguito di segnalazioni pervenute all’Agenzia dalla Rete nazionale di farmacovigilanza”. 
“Nei casi in questione – continua AIFA – sono state riportate reazioni avverse, successivamente alla somministrazione del vaccino e in tre casi si sono verificati dei decessi, ma al momento non è certo se si tratti di una casualità oppure se vi sia un nesso con la vaccinazione. Un quadro completo potrà essere fornito solo dopo aver analizzato tutti gli elementi di contesto, tra i quali, ad esempio, lo stato di salute dei pazienti, la loro età ed eventuali patologie da cui erano affetti”.
Novartis, al contempo, informata da AIFA della sospensione dei due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad, comunica che la sicurezza dei pazienti è la priorità dell’azienda, che valuta tutte le segnalazioni di eventi avversi con la massima serietà e attenzione. “Una revisione sui due lotti – riferisce Novartis – ha confermato la conformità con tutti gli standard produttivi e qualitativi“. L’azienda sta collaborando con le autorità sanitarie per rispondere in merito ai quesiti sollevati.