categoria: igiene alimenti, disinfestazione
Due casi di infestazioni da Nemapogon granellus (Linnaeus) e Necrobia rufipes (De Geer) su carni conservate
P.
Gentile, A. Sciarretta
Igiene
Alimenti – Disinfestazione & Igiene alimentare
Settembre/Ottobre
2000
Alcuni
prodotti di origine animale, quali carni salate e insaccati, sono
sottoposti a lunghi periodi di stagionatura, necessari per
raggiungere la giusta maturazione e acquisire un'adeguata saporosità;
durante tali intervalli di tempo, talvolta su di essi si può
sviluppare un'artropodofauna caratteristica, legata spesso alla
crescita di muffe, costituita principalmente da Acari e Insetti,
soprattutto Ditteri, ma anche da diversi Lepidotteri e Coleotteri.
In
Italia centro-meridionale è molto diffusa la preparazione e la conservazione di salumi secondo metodi tradizionali, sovente
effettuata a livello domestico. Tali prodotti vengono tenuti a
stagionare in piccoli locali, come seminterrati o semplici cantine,
spesso purtroppo inadeguati per la loro conservazione; in essi,
infatti, l'elevata umidità (80-90%U.R.) e la temperatura (10-15°C)
relativamente costante per lunghi periodi favoriscono lo sviluppo di
vari organismi nocivi.
A
tale riguardo, nei primi mesi del 2000, si è avuto modo di osservare
due casi di infestazioni dovuti al lepidottero Nemapogon granellus
(Linnaeus) e al coleottero Necrobia rufipes (De Geer),
rispettivamente su prosciutto e capocollo. Di seguito si riportano
brevi osservazioni con note biologiche sui due insetti e alcune
indicazioni circa i metodi di lotta più efficaci.
Nemapogon
granellus (Linnaeus)
Cenni
generali
I
Tineidi sono Lepidotteri di piccole dimensioni, di cui fanno parte
molte specie che originariamente vivevano in nidi dì uccelli e tane
di mammiferi o su sostanze organiche secche quali semi, funghi, pelli
e che successivamente si sono adattate in depositi e abitazioni, su
vari prodotti conservati. A tale famiglia appartiene Nemapogon
granellus (Linnaeus) a distribuzione cosmopolita, che può
causare ingenti danni a numerose merci immagazzinate. L'adulto ha
un'apertura alare di circa 10-15 mm.
Il
substrato alimentare in natura è costituito dai funghi che si
insediano sul legno e dallo stesso legno marcescente, ma le larve
sono estremamente polifaghe ed in grado accrescersi su una grande
varietà sostanze, sia di origine animale e vegetale: arachidi,
avena, carote secche, castagne, cavoli, cioccolato, crusca, fagioli,
farina, fave, formaggi, frumento, frutta secca, funghi secchi,
lenticchie, mais, mandorle, nocciole, noci, riso, ecc. .
Questo
lepidottero può compiere da una a più generazioni annue, in
relazione ai fattori climatici e al tipo di materia organica
attaccata, in ogni caso lo sviluppo è possibile a partire da
temperature di 6,4°C. Gli adulti sono attivi dal crepuscolo e alla
sera, mentre durante il giorno rimangono immobili e ad ali chiuse. Le
femmine producono da 80 a 200 uova nell'arco di 3 giorni, isolate o
in gruppi, sul substrato alimentare.
Il
periodo di incubazione dura da 4-5 giorni a 25-27°C e fino a 40-45
giorni a 1°C (Sinha e Watters, 1985). le larve vivono sulla parte
esterna delle sostanze attaccate, che risulta coperta da un fitto
bozzolo di seta. I semi vengono erosi dall’esterno oppure la larva
vi penetra all'interno.
Lo
sviluppo della larva varia in funzione della temperatura ed umidità
e si compie in circa 59-72 giorni, a 27°C e 65% U.R.; in 78-106
giorni, a 15-17°C e 65% U.R..
In
generale, temperature estive alte associate a basse umidità
interferiscono con l'accrescimento degli stadi preimmaginali e lo
sfarfallamento degli adulti. Le larve mature raggiungono una
lunghezza di 7-12 mm. Esse svernano nei luoghi di alimentazione, ove
si costruiscono un bozzolo di colore bianco e forma subellittica, per
impuparsi la primavera successiva (la crisalide è di colore ocra
scuro).
La
specie ha numerosi nemici naturali, tra cui alcuni Imenotteri
Icneumonidi (Campoplex frumentarius Rond., Venturia
canescens Grav., Hemiteles tineae Rond., Nemeritis
caudatula Thoms.) e Calcidoidei (Dibrachys cavus Wlk.);
frequente è anche l'acaro Pyemotes tritici Lagr., cosmopolita
e polifago, che nei confronti di N. granellus agisce da
predatore.
I
danni causati da questa tignola variano a seconda dell'intensità
dell'infestazione e della sostanza su cui si sviluppano.
Forti
attacchi sono più frequenti nei Paesi temperati, in particolar modo
dove la segale è la principale coltura (Carter, 1984). Le perdite
sono causate essenzialmente dal fatto che le parti di prodotto
colpite, a causa dell'abbondante produzione di feci e seta, vengono
deprezzate o non sono più commerciabili; l'attività delle larve,
inoltre, favorisce lo sviluppo di infestazioni secondarie dovute a
muffe e acari.
N.
granellus, al pari della congenere N. cloacella (Haworth),
è molto diffusa anche su funghi secchi: contaminazioni entomatiche
dovute a questo lepidottero si sono rivelate comuni sia in prodotti
confezionati che in quelli venduti sfusi.
Pericolosi
sono inoltre i danni provocati ai tappi di sughero, in quanto il vino
contenuto nelle bottiglie o nelle botti si altera facilmente (Carter,
1984; Mallis, 1990). Meno frequenti risultano gli attacchi a prodotti
di origine animale, essenzialmente formaggi ricoperti di muffe; in
letteratura scarse sono le segnalazioni circa le carni conservate,
ove si può talvolta rinvenire N. personella (Pierce e
Metcalfe).
Osservazioni
effettuate
Nel
nostro caso, una infestazione da N. granellus è stata
osservata su alcuni prosciutti tenuti in locali sotterranei di
un'abitazione situata nel centro storico di Roccaspinalveti, un
piccolo centro in provincia di Chieti, a 600 metri di altitudine. Gli
ambienti, adibiti da diversi anni a depositi per la stagionatura di
salumi e per la conservazione del vino in botti di legno, hanno i
muri in pietra non intonacati, la porta di accesso in legno e le
finestre poste a livello della strada.
Dall'esame
dei campioni di prosciutto interessati dal fenomeno si è evidenziata
la prevalenza di gallerie larvali, ad andamento suborizzontale, che
interessavano soprattutto gli strati di carne più esterni; tuttavia,
la presenza di alcune gallerie profonde ha rilevato l'esistenza di
attività larvale anche all'interno del prosciutto. Sulla superficie
esterna dei salumi erano visibili abbondanti depositi di escrementi,
fili sericei e numerose esuvie che sporgevano dal substrato. Lo
sfarfallamento dei primi adulti è stato registrato verso la fine di
marzo, è poi continuato sui campioni tenuti in laboratorio, con
abbondanza alterna, fino al mese di agosto. La presenza di funghi e
licheni suite pareti interne dei locali di stagionatura può aver
favorito la colonizzazione degli ambienti da parte di individui
adulti di N. granellus provenienti dall'esterno, richiamati
anche dalle muffe che si sviluppavano sui salumi, che
tradizionalmente non sono protetti da barriere di rete a maglia
fitta. L'intensa pullulazione da noi osservata può essere stata
determinata dalle condizioni di umidità e temperatura favorevoli
durante quasi tutto l'anno. Le profonde fessure tra pietra e pietra
hanno inoltre rappresentato un rifugio sicuro per gli adulti, in
grado di sfuggire agli interventi di sanificazione dei locali.
Necrobia
rufipes (De Geer)
Cenni
generali
I
Coleotteri appartenenti alla famiglia Cleridae (più di 3000
entità, diffuse soprattutto nelle regioni a clima caldo-umido) sono
piccoli insetti che generalmente hanno abitudini alimentari da
necrofagi o predatori, sia allo stadio adulto che larvale. Possono
essere, infatti, attivi cacciatori di larve di altri insetti,
soprattutto di coleotteri xilofagi come Anobiidi, Bostrichidi e
Lictidi, oppure possono cibarsi su carogne in decomposizione; le
larve di alcune specie, poi, vivono dentro i nidi di Imenotteri,
incluse le arnie delle api domestiche. A differenza della maggior
parte degli insetti compresi in tale raggruppamento, Necrobia
rufipes (De Geer) rappresenta spesso un pericolo per le derrate
alimentari immagazzinate. Gli adulti, di forma ovale, hanno una
colorazione verde-blu metallico, con elitre che ricoprono interamente
l'addome. Le zampe sono fulve così come le antenne, composte da 11
articoli, che però si scuriscono verso l'estremità, allargata a
clava. Tutto il corpo è rivestito di setole che spuntano da fossette
fittamente addensate. Le dimensioni possono andare dai 3,5 ai 7 mm di
lunghezza e non più di 2 mm di larghezza. Spesso si possono vedere
in volo nelle adiacenze di magazzini infestati, anche se usualmente
compiono gli spostamenti avanzando rapidamente sul substrato. La
specie, originaria della fascia tropicale, ha ormai una distribuzione
cosmopolita. Alle nostre latitudini è da considerarsi non molto
frequente in natura ma comune negli ambienti di stoccaggio, a causa
probabilmente delle sue esigenze termiche: le temperature ideali per
il suo sviluppo, infatti, sono comprese tra 30° e 34°C e
l'ovideposizione avviene a valori comunque superiori a 20°C. Con
temperature che vanno da 25° a 30°C e 70-85% U.R. riesce a compiere
una generazione ogni 2-3 mesi, in dipendenza anche del tipo di
substrato alimentare che ha a disposizione (Tremblay, 1958; Ashman,
1962). In natura, tale Necrobia è principalmente un predatore di
altri artropodi o si ciba su detriti di origine animale in
decomposizione. All'interno dei magazzini o delle industrie
alimentari, la sua dieta comprende cibi ricchi di grassi e proteine,
come carni conservate (prosciutto, capocollo, salumi, lardo, bacon e
pancetta, ecc.), latte in polvere, farina di ossa, formaggio, pelli,
pesce essiccato o affumicato, polvere di uova, ma anche alimenti di
origine vegetale quali copra, frutta secca (fichi, banane, ecc.),
semi oleosi (soprattutto cacao e arachidi) e spezie (Tremblay, 1958;
Mallis, 1990; Domenichini, 1997;Odeyemi, 1997). La Necrobia è
conosciuta come "ham beetle" (coleottero del prosciutto)
negli Stati Uniti e "copra beetle" (coleottero della copra)
in Australia ed Estremo Oriente, a seconda del substrato più
comunemente infestato nei diversi Paesi. A causa delle proprie
abitudini alimentari, la specie rappresenta una seria minaccia anche
per i musei di storia naturale, essendo stata spesso trovata nelle
collezioni entomologiche o sugli animali imbalsamati. Esistono,
inoltre, casi in cui è stata rinvenuta su balle di cotone, indumenti
di lana, malacca e sale, anche se non si ciba di tali materiali
(Mallis, 1990); Veer et al. (1996) ne hanno segnalato la presenza in
India sui bozzoli di baco da seta immagazzinati. In Italia risulta
particolarmente frequente nelle industrie che lavorano copra o
derivati per la produzione di margarine (Süss, 1988). Spesso tale
cleride può essere rinvenuto su derrate attaccate da muffe, in
quanto predatore di altri artropodi micofagi, come nel caso di
formaggio infestato da Piophila casei (Linnaeus) o fichi
attaccati da Ephestia cautella (Walker). Assieme all'attività
predatoria, presenta fenomeni di cannibalismo. Sia le larve che gli
adulti sono pericolosi per i prodotti immagazzinati anche se, nel
caso delle carni infestate, la maggior parte del danno è provocato
durante lo stadio larvale. Ogni femmina può deporre, sulla
superficie del substrato alimentare, un numero di uova compreso tra
400 e più di 2000; queste sono lisce, lucide e'della grandezza di 1
mm. La larve, oligopode, si presentano di forma allungata e
generalmente a maturità raggiungono i 10 mm di lunghezza; nella
prima età hanno una colorazione chiara, poi tendono a scurirsi, per
diventare infine grigiastre con una serie di macchie brune sulla
parete dorsale. Hanno il capo nerastro e l'estremità dell'addome,
anch'essa bruna, fornita di urogonfi. Nelle infestazioni su carni
essiccate, appena nate, perforano i tessuti adiposi vicino la cotenna
(anche per proteggersi dall'attacco dei propri adulti, che pemangono
all'esterno), crescono rapidamente e compiono 3-4 mute prima del
completo sviluppo. Giunte a maturità, costruiscono una cella pupale
tappezzata internamente di un secreto biancastro. In un anno si
possono verificare un numero variabile di generazioni e, nelle zone a
clima più freddo, l'inverno viene trascorso allo stadio di larva,
mentre i primi adulti compaiono dall'inizio alla metà di maggio
(Tremblay, 1958; Mallis, 1990).
I
danni provocati da N. rufipes possono essere attribuiti al
confezionamento inadeguato o alla sua rottura, ma le larve possono
perforare le coperture di carta o altro materiale poco resistente,
intriso di
grasso.
Generalmente,
non si verificano infestazioni quando la carne o il pesce sono stati
appena affumicati, ma nel caso di prodotti tenuti per molto tempo a
stagionare, soprattutto se non protetti, il deride può dar luogo a
forti pullulazioni.
Osservazioni
effettuate
I
campioni in esame appartengono ad alcuni capocolli tenuti in
stagionatura da 4 mesi circa, nella cantina di un'abitazione situata
nelle vicinanze del Comune di Campolattaro (Benevento), a circa 400
metri sul livello del mare. Il locale, abitualmente poco frequentato,
ha le pareti intonacate, il pavimento in mattonelle e presenta due
aperture: una finestra munita di zanzariera e la porta che lo mette
in comunicazione con un garage.
Oltre
ai salumi, al suo interno vengono conservati anche il vino, in botti,
e altri generi alimentari, dentro un congelatore in funzione. Dei 15
capocolli disposti in tale vano, 6 sono risultati infestati da N.
rufipes: l'involucro esterno, costituito dal sacco pericardico di
bovino trattato mediante salagione, che serve per avvolgere e
contenere il salume, presentava numerosi fori di entrata e la maggior
parte degli esemplari (è stata osservata la presenza contemporanea
di larve, pupe e adulti) con i loro escrementi, sono stati trovati a
contatto con la carne. Solo in 2 casi si sono rinvenute gallerie
profonde, di forma semicircolare, scavate nei 2 cm più esterni del
salume, in corrispondenza delle venature di grasso.
La
prima fuoriuscita degli adulti è stata segnalata nel mese di marzo;
successivamente, nei campioni portati in laboratorio, gli
sfarfallamenti sono continuati senza interruzione. L'infestazione da
Necrobia si era già verificata durante la primavera del 1999,
verosimilmente in seguito all'entrata dell'insetto dall'esterno. Il
locale, anche se è stato ripulito e areato periodicamente, ha
offerto un gran numero di rifugi in cui il deride è riuscito a
trovare condizioni microclimatiche favorevoli anche nei periodi
invernali più freddi. Con l'inizio della primavera e lo sviluppo
della nuova generazione di adulti, i salumi in stagionatura hanno
rappresentato un substrato ideale per la deposizione delle uova e
quindi per l'alimentazione delle larve.
Possibilità
di difesa
Pochi
dati si rintracciano in letteratura sui metodi di lotta da adottare
nei confronti delle due specie, soprattutto per quanto riguarda N.
granellus. Le metodologie di prevenzione rivestono comunque
un'importanza primaria anche perchè, trattandosi spesso di derrate
pronte al consumo, !a lotta diretta è nella maggior parte delle
situazioni inattuabile. Per impedire le infestazioni dei due insetti,
bisogna adottare tutte le misure atte a isolare i locali da possibili
"invasioni": le pareti e i pavimenti devono essere integri
e le aperture, come porte e finestre, a perfetta tenuta e munite di
maglie metalliche a rete fitta. È necessario, inoltre, operare sui
fattori trofici e microclimatici favorevoli allo sviluppo di tali
infestanti, ricorrendo a pulizie accurate degli ambienti ed evitando
un eccessivo accumulo di umidità, soprattutto mediante aerazione dei
locali.
Notevole
importanza deve essere data anche al corretto imballaggio dei
prodotti, evitando le lacerazioni nei materiali utilizzati.
A
causa dell'elevata polifagia delle due specie, un pericolo frequente
è il passaggio dell'infestazione su derrate, originariamente
indenni, anche molto differenti tra loro; per ovviare a tale problema
di solito risulta necessario un controllo accurato delle merci già
immagazzinate e di quelle in entrata.
Per
quanto riguarda il controllo chimico di tali insetti, fin dai primi
decenni del XX secolo sono state utilizzate le fumigazioni con
diverse sostanze: acido cianidrico, ossido di etilene, disolfuro di
carbonio, bromuro di metile, fosfina e diossido di solfuro. Data la
loro tossicità, anche nei confronti dell'uomo, è consigliabile
operare la disinfestazione in situazioni di reale gravità del
problema e preferibilmente a magazzini vuoti. In generale, sono da
preferire insetticidi di contatto a bassa tossicità e lunga
persistenza, avendo cura di operare anche sulle pareti e su eventuali
attrezzature presentì all'interno dei locali. In ogni caso,
l'intervento chimico e il principio attivo impiegato devono essere
scelti tenendo conto delle caratteristiche degli ambienti e del tipo
di merci conservate. Nel caso di N. rufipes, sono stati condotti vari
studi riguardanti soprattutto le infestazioni durante la
conservazione a lungo termine del pesce essiccato o affumicato.
I
mezzo di lotta tradizionale maggiormente impiegato è il trattamento
con il sale, che provoca il prolungamento dello stadio larvale con un
conseguente aumento della mortalità (Osuji, 1975). Golob ef al.
(1995) hanno dimostrato la maggiore efficacia dei trattamenti con
piretroidi rispetto ai composti organofosforici. Risultati
incoraggianti sono stati ottenuti con l'impiego di sostanze di
origine vegetale, quali estratti di neem (Azadirachta indica), bucce
di arancia e pompelmo, olii vegetali (in particolare di palma e
arachidi), peperoncino e Boscia senegalénsis (Ward e Golob, 1994).
Infine, Shahjahan et al. (1996) hanno utilizzato con successo le
radiazioni per la disinfestazione del pesce essiccato, dimostrando
inoltre che le qualità organolettiche dei campioni trattati
raggiungono standard più elevati rispetto al controllo. Per il
rilevamento di N. granellus, l'identificazione del principale
componente del feromone sessuale delle femmine ha posto le basi per
la messa a punto di un valido sistema di monitoraggio (Ohshima et
al., 1993); invece, per quel che riguarda N. rufipes, la presenza
degli adulti può essere messa in evidenza mediante trappole luminose
(Amin et al., 1986).
Paolo
Gentile, Andrea Sciarretta Dipartimento S.A.V.A.
Università
degli Studi del Molise
Campobasso
Bibliografia
Amin
A. H-, Assaggaf A. I., Al-Robai A. A. S., 1986 - Survey and relative
abundance of some coleop-terous insects attracted to a light trap in
Jeddah, Saudi Arabia: Bull. Soc. ent. Egypte, 66: pp. 299-317.
Ashman
E, 1962 - Factors affecting the abundance of the Copra Beetle
Necrobia rufipes (Deg.) (Col., Cleri-dae). Bull. ent. Res., 53:
pp.491-505.
Carter
D. J., 1984- Pest Lepidop-tera of Europe with special reference to
the British Isles. Series Entomologica, Voi. 31. Junk Publishers,
Dordrecht.
Domenichini
G., 1997 - Semi oleosi e copra. In: Domenichini G., Atlante
Moltissime grazie per le preziose informazioni.... anche se a distanza di anni mi è capitato di osservare la presenza su prosciutti di Nemapogun granellum .
RispondiEliminaGrazie davvero !
Mi piacerebbe sapere quali sono le trappole luminose per la Necrobia.
RispondiEliminalampade a fluorescenza
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