lunedì 18 aprile 2016

Due casi di infestazioni da Nemapogon granellus (Linnaeus) e Necrobia rufipes (De Geer) su carni conservate

categoria: igiene alimenti, disinfestazione

Due casi di infestazioni da Nemapogon granellus (Linnaeus) e Necrobia rufipes (De Geer) su carni conservate

P. Gentile, A. Sciarretta
Igiene Alimenti – Disinfestazione & Igiene alimentare
Settembre/Ottobre 2000


Alcuni prodotti di origine animale, quali carni salate e insaccati, sono sottoposti a lunghi periodi di stagionatura, necessari per raggiungere la giusta maturazione e acquisire un'adeguata saporosità; durante tali intervalli di tempo, talvolta su di essi si può sviluppare un'artropodofauna caratteristica, legata spesso alla crescita di muffe, costituita principalmente da Acari e Insetti, soprattutto Ditteri, ma anche da diversi Lepidotteri e Coleotteri.
In Italia centro-meridionale è molto diffusa la preparazione e la conservazione di salumi secondo metodi tradizionali, sovente effettuata a livello domestico. Tali prodotti vengono tenuti a stagionare in piccoli locali, come seminterrati o semplici cantine, spesso purtroppo inadeguati per la loro conservazione; in essi, infatti, l'elevata umidità (80-90%U.R.) e la temperatura (10-15°C) relativamente costante per lunghi periodi favoriscono lo sviluppo di vari organismi nocivi.

A tale riguardo, nei primi mesi del 2000, si è avuto modo di osservare due casi di infestazioni dovuti al lepidottero Nemapogon granellus (Linnaeus) e al coleottero Necrobia rufipes (De Geer), rispettivamente su prosciutto e capocollo. Di seguito si riportano brevi osservazioni con note biologiche sui due insetti e alcune indicazioni circa i metodi di lotta più efficaci.

Nemapogon granellus (Linnaeus)
Cenni generali


I Tineidi sono Lepidotteri di piccole dimensioni, di cui fanno parte molte specie che originariamente vivevano in nidi dì uccelli e tane di mammiferi o su sostanze organiche secche quali semi, funghi, pelli e che successivamente si sono adattate in depositi e abitazioni, su vari prodotti conservati. A tale famiglia appartiene Nemapogon granellus (Linnaeus) a distribuzione cosmopolita, che può causare ingenti danni a numerose merci immagazzinate. L'adulto ha un'apertura alare di circa 10-15 mm.
Il substrato alimentare in natura è costituito dai funghi che si insediano sul legno e dallo stesso legno marcescente, ma le larve sono estremamente polifaghe ed in grado accrescersi su una grande varietà sostanze, sia di origine animale e vegetale: arachidi, avena, carote secche, castagne, cavoli, cioccolato, crusca, fagioli, farina, fave, formaggi, frumento, frutta secca, funghi secchi, lenticchie, mais, mandorle, nocciole, noci, riso, ecc. .
Questo lepidottero può compiere da una a più generazioni annue, in relazione ai fattori climatici e al tipo di materia organica attaccata, in ogni caso lo sviluppo è possibile a partire da temperature di 6,4°C. Gli adulti sono attivi dal crepuscolo e alla sera, mentre durante il giorno rimangono immobili e ad ali chiuse. Le femmine producono da 80 a 200 uova nell'arco di 3 giorni, isolate o in gruppi, sul substrato alimentare.
Il periodo di incubazione dura da 4-5 giorni a 25-27°C e fino a 40-45 giorni a 1°C (Sinha e Watters, 1985). le larve vivono sulla parte esterna delle sostanze attaccate, che risulta coperta da un fitto bozzolo di seta. I semi vengono erosi dall’esterno oppure la larva vi penetra all'interno.
Lo sviluppo della larva varia in funzione della temperatura ed umidità e si compie in circa 59-72 giorni, a 27°C e 65% U.R.; in 78-106 giorni, a 15-17°C e 65% U.R..
In generale, temperature estive alte associate a basse umidità interferiscono con l'accrescimento degli stadi preimmaginali e lo sfarfallamento degli adulti. Le larve mature raggiungono una lunghezza di 7-12 mm. Esse svernano nei luoghi di alimentazione, ove si costruiscono un bozzolo di colore bianco e forma subellittica, per impuparsi la primavera successiva (la crisalide è di colore ocra scuro).
La specie ha numerosi nemici naturali, tra cui alcuni Imenotteri Icneumonidi (Campoplex frumentarius Rond., Venturia canescens Grav., Hemiteles tineae Rond., Nemeritis caudatula Thoms.) e Calcidoidei (Dibrachys cavus Wlk.); frequente è anche l'acaro Pyemotes tritici Lagr., cosmopolita e polifago, che nei confronti di N. granellus agisce da predatore.
I danni causati da questa tignola variano a seconda dell'intensità dell'infestazione e della sostanza su cui si sviluppano.
Forti attacchi sono più frequenti nei Paesi temperati, in particolar modo dove la segale è la principale coltura (Carter, 1984). Le perdite sono causate essenzialmente dal fatto che le parti di prodotto colpite, a causa dell'abbondante produzione di feci e seta, vengono deprezzate o non sono più commerciabili; l'attività delle larve, inoltre, favorisce lo sviluppo di infestazioni secondarie dovute a muffe e acari.
N. granellus, al pari della congenere N. cloacella (Haworth), è molto diffusa anche su funghi secchi: contaminazioni entomatiche dovute a questo lepidottero si sono rivelate comuni sia in prodotti confezionati che in quelli venduti sfusi.
Pericolosi sono inoltre i danni provocati ai tappi di sughero, in quanto il vino contenuto nelle bottiglie o nelle botti si altera facilmente (Carter, 1984; Mallis, 1990). Meno frequenti risultano gli attacchi a prodotti di origine animale, essenzialmente formaggi ricoperti di muffe; in letteratura scarse sono le segnalazioni circa le carni conservate, ove si può talvolta rinvenire N. personella (Pierce e Metcalfe).

Osservazioni effettuate
Nel nostro caso, una infestazione da N. granellus è stata osservata su alcuni prosciutti tenuti in locali sotterranei di un'abitazione situata nel centro storico di Roccaspinalveti, un piccolo centro in provincia di Chieti, a 600 metri di altitudine. Gli ambienti, adibiti da diversi anni a depositi per la stagionatura di salumi e per la conservazione del vino in botti di legno, hanno i muri in pietra non intonacati, la porta di accesso in legno e le finestre poste a livello della strada.
Dall'esame dei campioni di prosciutto interessati dal fenomeno si è evidenziata la prevalenza di gallerie larvali, ad andamento suborizzontale, che interessavano soprattutto gli strati di carne più esterni; tuttavia, la presenza di alcune gallerie profonde ha rilevato l'esistenza di attività larvale anche all'interno del prosciutto. Sulla superficie esterna dei salumi erano visibili abbondanti depositi di escrementi, fili sericei e numerose esuvie che sporgevano dal substrato. Lo sfarfallamento dei primi adulti è stato registrato verso la fine di marzo, è poi continuato sui campioni tenuti in laboratorio, con abbondanza alterna, fino al mese di agosto. La presenza di funghi e licheni suite pareti interne dei locali di stagionatura può aver favorito la colonizzazione degli ambienti da parte di individui adulti di N. granellus provenienti dall'esterno, richiamati anche dalle muffe che si sviluppavano sui salumi, che tradizionalmente non sono protetti da barriere di rete a maglia fitta. L'intensa pullulazione da noi osservata può essere stata determinata dalle condizioni di umidità e temperatura favorevoli durante quasi tutto l'anno. Le profonde fessure tra pietra e pietra hanno inoltre rappresentato un rifugio sicuro per gli adulti, in grado di sfuggire agli interventi di sanificazione dei locali.

Necrobia rufipes (De Geer)
Cenni generali


I Coleotteri appartenenti alla famiglia Cleridae (più di 3000 entità, diffuse soprattutto nelle regioni a clima caldo-umido) sono piccoli insetti che generalmente hanno abitudini alimentari da necrofagi o predatori, sia allo stadio adulto che larvale. Possono essere, infatti, attivi cacciatori di larve di altri insetti, soprattutto di coleotteri xilofagi come Anobiidi, Bostrichidi e Lictidi, oppure possono cibarsi su carogne in decomposizione; le larve di alcune specie, poi, vivono dentro i nidi di Imenotteri, incluse le arnie delle api domestiche. A differenza della maggior parte degli insetti compresi in tale raggruppamento, Necrobia rufipes (De Geer) rappresenta spesso un pericolo per le derrate alimentari immagazzinate. Gli adulti, di forma ovale, hanno una colorazione verde-blu metallico, con elitre che ricoprono interamente l'addome. Le zampe sono fulve così come le antenne, composte da 11 articoli, che però si scuriscono verso l'estremità, allargata a clava. Tutto il corpo è rivestito di setole che spuntano da fossette fittamente addensate. Le dimensioni possono andare dai 3,5 ai 7 mm di lunghezza e non più di 2 mm di larghezza. Spesso si possono vedere in volo nelle adiacenze di magazzini infestati, anche se usualmente compiono gli spostamenti avanzando rapidamente sul substrato. La specie, originaria della fascia tropicale, ha ormai una distribuzione cosmopolita. Alle nostre latitudini è da considerarsi non molto frequente in natura ma comune negli ambienti di stoccaggio, a causa probabilmente delle sue esigenze termiche: le temperature ideali per il suo sviluppo, infatti, sono comprese tra 30° e 34°C e l'ovideposizione avviene a valori comunque superiori a 20°C. Con temperature che vanno da 25° a 30°C e 70-85% U.R. riesce a compiere una generazione ogni 2-3 mesi, in dipendenza anche del tipo di substrato alimentare che ha a disposizione (Tremblay, 1958; Ashman, 1962). In natura, tale Necrobia è principalmente un predatore di altri artropodi o si ciba su detriti di origine animale in decomposizione. All'interno dei magazzini o delle industrie alimentari, la sua dieta comprende cibi ricchi di grassi e proteine, come carni conservate (prosciutto, capocollo, salumi, lardo, bacon e pancetta, ecc.), latte in polvere, farina di ossa, formaggio, pelli, pesce essiccato o affumicato, polvere di uova, ma anche alimenti di origine vegetale quali copra, frutta secca (fichi, banane, ecc.), semi oleosi (soprattutto cacao e arachidi) e spezie (Tremblay, 1958; Mallis, 1990; Domenichini, 1997;Odeyemi, 1997). La Necrobia è conosciuta come "ham beetle" (coleottero del prosciutto) negli Stati Uniti e "copra beetle" (coleottero della copra) in Australia ed Estremo Oriente, a seconda del substrato più comunemente infestato nei diversi Paesi. A causa delle proprie abitudini alimentari, la specie rappresenta una seria minaccia anche per i musei di storia naturale, essendo stata spesso trovata nelle collezioni entomologiche o sugli animali imbalsamati. Esistono, inoltre, casi in cui è stata rinvenuta su balle di cotone, indumenti di lana, malacca e sale, anche se non si ciba di tali materiali (Mallis, 1990); Veer et al. (1996) ne hanno segnalato la presenza in India sui bozzoli di baco da seta immagazzinati. In Italia risulta particolarmente frequente nelle industrie che lavorano copra o derivati per la produzione di margarine (Süss, 1988). Spesso tale cleride può essere rinvenuto su derrate attaccate da muffe, in quanto predatore di altri artropodi micofagi, come nel caso di formaggio infestato da Piophila casei (Linnaeus) o fichi attaccati da Ephestia cautella (Walker). Assieme all'attività predatoria, presenta fenomeni di cannibalismo. Sia le larve che gli adulti sono pericolosi per i prodotti immagazzinati anche se, nel caso delle carni infestate, la maggior parte del danno è provocato durante lo stadio larvale. Ogni femmina può deporre, sulla superficie del substrato alimentare, un numero di uova compreso tra 400 e più di 2000; queste sono lisce, lucide e'della grandezza di 1 mm. La larve, oligopode, si presentano di forma allungata e generalmente a maturità raggiungono i 10 mm di lunghezza; nella prima età hanno una colorazione chiara, poi tendono a scurirsi, per diventare infine grigiastre con una serie di macchie brune sulla parete dorsale. Hanno il capo nerastro e l'estremità dell'addome, anch'essa bruna, fornita di urogonfi. Nelle infestazioni su carni essiccate, appena nate, perforano i tessuti adiposi vicino la cotenna (anche per proteggersi dall'attacco dei propri adulti, che pemangono all'esterno), crescono rapidamente e compiono 3-4 mute prima del completo sviluppo. Giunte a maturità, costruiscono una cella pupale tappezzata internamente di un secreto biancastro. In un anno si possono verificare un numero variabile di generazioni e, nelle zone a clima più freddo, l'inverno viene trascorso allo stadio di larva, mentre i primi adulti compaiono dall'inizio alla metà di maggio (Tremblay, 1958; Mallis, 1990).
I danni provocati da N. rufipes possono essere attribuiti al confezionamento inadeguato o alla sua rottura, ma le larve possono perforare le coperture di carta o altro materiale poco resistente, intriso di
 grasso.
Generalmente, non si verificano infestazioni quando la carne o il pesce sono stati appena affumicati, ma nel caso di prodotti tenuti per molto tempo a stagionare, soprattutto se non protetti, il deride può dar luogo a forti pullulazioni.

Osservazioni effettuate
I campioni in esame appartengono ad alcuni capocolli tenuti in stagionatura da 4 mesi circa, nella cantina di un'abitazione situata nelle vicinanze del Comune di Campolattaro (Benevento), a circa 400 metri sul livello del mare. Il locale, abitualmente poco frequentato, ha le pareti intonacate, il pavimento in mattonelle e presenta due aperture: una finestra munita di zanzariera e la porta che lo mette in comunicazione con un garage.
Oltre ai salumi, al suo interno vengono conservati anche il vino, in botti, e altri generi alimentari, dentro un congelatore in funzione. Dei 15 capocolli disposti in tale vano, 6 sono risultati infestati da N. rufipes: l'involucro esterno, costituito dal sacco pericardico di bovino trattato mediante salagione, che serve per avvolgere e contenere il salume, presentava numerosi fori di entrata e la maggior parte degli esemplari (è stata osservata la presenza contemporanea di larve, pupe e adulti) con i loro escrementi, sono stati trovati a contatto con la carne. Solo in 2 casi si sono rinvenute gallerie profonde, di forma semicircolare, scavate nei 2 cm più esterni del salume, in corrispondenza delle venature di grasso.
La prima fuoriuscita degli adulti è stata segnalata nel mese di marzo; successivamente, nei campioni portati in laboratorio, gli sfarfallamenti sono continuati senza interruzione. L'infestazione da Necrobia si era già verificata durante la primavera del 1999, verosimilmente in seguito all'entrata dell'insetto dall'esterno. Il locale, anche se è stato ripulito e areato periodicamente, ha offerto un gran numero di rifugi in cui il deride è riuscito a trovare condizioni microclimatiche favorevoli anche nei periodi invernali più freddi. Con l'inizio della primavera e lo sviluppo della nuova generazione di adulti, i salumi in stagionatura hanno rappresentato un substrato ideale per la deposizione delle uova e quindi per l'alimentazione delle larve.

Possibilità di difesa
Pochi dati si rintracciano in letteratura sui metodi di lotta da adottare nei confronti delle due specie, soprattutto per quanto riguarda N. granellus. Le metodologie di prevenzione rivestono comunque un'importanza primaria anche perchè, trattandosi spesso di derrate pronte al consumo, !a lotta diretta è nella maggior parte delle situazioni inattuabile. Per impedire le infestazioni dei due insetti, bisogna adottare tutte le misure atte a isolare i locali da possibili "invasioni": le pareti e i pavimenti devono essere integri e le aperture, come porte e finestre, a perfetta tenuta e munite di maglie metalliche a rete fitta. È necessario, inoltre, operare sui fattori trofici e microclimatici favorevoli allo sviluppo di tali infestanti, ricorrendo a pulizie accurate degli ambienti ed evitando un eccessivo accumulo di umidità, soprattutto mediante aerazione dei locali.
Notevole importanza deve essere data anche al corretto imballaggio dei prodotti, evitando le lacerazioni nei materiali utilizzati.
A causa dell'elevata polifagia delle due specie, un pericolo frequente è il passaggio dell'infestazione su derrate, originariamente indenni, anche molto differenti tra loro; per ovviare a tale problema di solito risulta necessario un controllo accurato delle merci già immagazzinate e di quelle in entrata.
Per quanto riguarda il controllo chimico di tali insetti, fin dai primi decenni del XX secolo sono state utilizzate le fumigazioni con diverse sostanze: acido cianidrico, ossido di etilene, disolfuro di carbonio, bromuro di metile, fosfina e diossido di solfuro. Data la loro tossicità, anche nei confronti dell'uomo, è consigliabile operare la disinfestazione in situazioni di reale gravità del problema e preferibilmente a magazzini vuoti. In generale, sono da preferire insetticidi di contatto a bassa tossicità e lunga persistenza, avendo cura di operare anche sulle pareti e su eventuali attrezzature presentì all'interno dei locali. In ogni caso, l'intervento chimico e il principio attivo impiegato devono essere scelti tenendo conto delle caratteristiche degli ambienti e del tipo di merci conservate. Nel caso di N. rufipes, sono stati condotti vari studi riguardanti soprattutto le infestazioni durante la conservazione a lungo termine del pesce essiccato o affumicato.


I mezzo di lotta tradizionale maggiormente impiegato è il trattamento con il sale, che provoca il prolungamento dello stadio larvale con un conseguente aumento della mortalità (Osuji, 1975). Golob ef al. (1995) hanno dimostrato la maggiore efficacia dei trattamenti con piretroidi rispetto ai composti organofosforici. Risultati incoraggianti sono stati ottenuti con l'impiego di sostanze di origine vegetale, quali estratti di neem (Azadirachta indica), bucce di arancia e pompelmo, olii vegetali (in particolare di palma e arachidi), peperoncino e Boscia senegalénsis (Ward e Golob, 1994). Infine, Shahjahan et al. (1996) hanno utilizzato con successo le radiazioni per la disinfestazione del pesce essiccato, dimostrando inoltre che le qualità organolettiche dei campioni trattati raggiungono standard più elevati rispetto al controllo. Per il rilevamento di N. granellus, l'identificazione del principale componente del feromone sessuale delle femmine ha posto le basi per la messa a punto di un valido sistema di monitoraggio (Ohshima et al., 1993); invece, per quel che riguarda N. rufipes, la presenza degli adulti può essere messa in evidenza mediante trappole luminose (Amin et al., 1986).

Paolo Gentile, Andrea Sciarretta Dipartimento S.A.V.A.
Università degli Studi del Molise
Campobasso

Bibliografia
Amin A. H-, Assaggaf A. I., Al-Robai A. A. S., 1986 - Survey and relative abundance of some coleop-terous insects attracted to a light trap in Jeddah, Saudi Arabia: Bull. Soc. ent. Egypte, 66: pp. 299-317.
Ashman E, 1962 - Factors affecting the abundance of the Copra Beetle Necrobia rufipes (Deg.) (Col., Cleri-dae). Bull. ent. Res., 53: pp.491-505.
Carter D. J., 1984- Pest Lepidop-tera of Europe with special reference to the British Isles. Series Entomologica, Voi. 31. Junk Publishers, Dordrecht.

Domenichini G., 1997 - Semi oleosi e copra. In: Domenichini G., Atlante

3 commenti:

  1. Moltissime grazie per le preziose informazioni.... anche se a distanza di anni mi è capitato di osservare la presenza su prosciutti di Nemapogun granellum .
    Grazie davvero !

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  2. Mi piacerebbe sapere quali sono le trappole luminose per la Necrobia.

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