mercoledì 19 aprile 2017

Punture di meduse e pesci del Mediterraneo

categoria: pronto soccorso

Punture di meduse e pesci del Mediterraneo

A differenza dei mari tropicali la fauna mediterranea non annovera molte specie pericolose per l'uomo; tuttavia esistono delle eccezioni ed il contatto con alcune di queste può provocare disturbi anche di una certa gravità.

Meduse
Le meduse appartengono al phylum zoologico dei Celenterati o Gnidari che presenta una grande varietà di forme (es. coralli, anemoni di mare, madrepore). Il nome Gnidari è dato da particolari cellule, gli cnidoblasti, che contengono al loro interno una struttura urticante, la nematocisti, che comprende un filamento avvolto su se stesso che viene espulso sotto stimolo meccanico o chimico e può conficcarsi nella pelle di chi le tocchi. La sensazione di bruciore è immediata e molto forte, paragonabile ad una ustione.



La specie più pericolosa per l'uomo comune nel Mediterraneo è la Pelagia noctiluca o medusa luminosa; è una piccola medusa che raggiunge circa 10 cm di diametro di colore rosa-violetto ed e una delle più urticanti ed insidiose a causa dei lunghissimi tentacoli invisibili che posso raggiungere anche i 2 metri di lunghezza a differenza di quelli visibili (circa 30 cm). Di notte è luminescente. In caso di contatto applicare garze imbevute di acqua tiepida e aceto al 50%, pomate antistaminiche o corticosteroidee, che inattivano il veleno dei tentacoli. Attualmente non esistono indicazioni all'uso dell'ammoniaca.
Nel caso che frammenti di tentacoli restino attaccati alla cute, vanno rimossi facendo attenzione a non schiacciarli per non spremere altro veleno e bisogna evitare l'uso di acqua dolce (stimolerebbe le nematocisti ancora cariche presenti sulla cute). Solo in caso di contatto con il viso o con gli occhi, bisogna procedere tempestivamente con un abbondante lavaggio con acqua dolce fresca o con prodotti specifici per il lavaggio oculare.
Consigliare sempre al paziente di non grattarsi per non stimolare l'attività muscolare e immettere in circolo più velocemente la sostanza urticante. Il trattamento locale deve essere protratto per alcuni giorni. Solo in caso di vere e proprie ustioni il trattamento può essere diverso e deve essere valutato dal medico.

Ricci di mare
I ricci di mare vivono sugli scogli e presentano aculei molto acuminati che si spezzano facilmente. Non iniettano veleno, ma la puntura è dolorosa e s'infetta facilmente.


Il trattamento prevede un'accurata disinfezione della ferita, la rimozione degli aculei con una pinzetta sterilizzata e con un ago sterile (con molta attenzione dato che gli aculei sono fragili e si spezzano facilmente); eventuali resti possono essere sciolti con impacchi di aceto. Consigliare di rivolgersi al medico se la ferita diventa rossa, gonfia o dolente nei giorni successivi. In caso di punture da aculei multiple può essere utile la terapia antibiotica e la profilassi antitetanica.

Tràcina (Trachinus vipera; "pesce ragno")
La Tràcina è il pesce più velenoso del Mediterraneo. In Italia si trovano 4 specie; questo pesce frequenta i fondali sabbiosi anche vicino a riva e i bagnanti che lo urtano accidentalmente possono essere punti sulla pianta del piede dalla sua spina dorsale.



La puntura provoca un dolore urente che aumenta rapidamente, di durata variabile da poche decine di minuti fino a 24 ore, talvolta così forte da causare la perdita di conoscenza. La zona colpita appare inizialmente biancastra, divenendo rapidamente rossa e tumefatta, con un gonfiore che poi si estende alle parti vicine. Talvolta si verificano anche difficoltà di respirazione, febbre, mal di testa, nausea e vomito; nei casi più gravi si hanno anche convulsioni.
Dato che la tossina che inoculata è termolabile, il trattamento richiede la disinfezione della ferita e l'immersione della parte colpita in acqua salata molto calda (40-45°) per un'ora o più. In alcuni casi più gravi può essere necessario un controllo medico e una terapia antibiotica. Si consiglia sempre la profilassi antitetanica.

Scorfano (Scorpaena scrofa)

La puntura degli aculei di questo pesce solitamente è meno dolorosa di quella della tracina. Il dolore insorge dopo qualche minuto e può durare diverse ore. Le conseguenze sono solitamente meno gravi, anche se si possono avere cefalea, nausea e vomito, shock anafilattico. Il trattamento consiste nello sciacquare la parte in acqua salata (mai in acqua dolce), immergere la parte colpita in acqua molto calda (40-45°) per un'ora o più e togliere gli eventuali aculei dalla pelle con una pinzetta e nel disinfettare la parte. La puntura dello scorfano, in particolare, produce di solito una necrosi dei tessuti circostanti la zona d'inoculazione che si può combattere efficacemente con una tempestiva terapia antibiotica. Anche in questo caso si consiglia sempre la profilassi antitetanica.



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