categoria: pronto soccorso
Punture di meduse e pesci del Mediterraneo
A
differenza dei mari tropicali la fauna mediterranea non annovera
molte specie pericolose per l'uomo; tuttavia esistono delle eccezioni
ed il contatto con alcune di queste può provocare disturbi anche di
una certa gravità.
Meduse
Le
meduse appartengono al phylum zoologico dei Celenterati o Gnidari che
presenta una grande varietà di forme (es. coralli, anemoni di mare,
madrepore). Il nome Gnidari è dato da particolari cellule, gli
cnidoblasti, che contengono al loro interno una struttura urticante,
la nematocisti, che comprende un filamento avvolto su se stesso che
viene espulso sotto stimolo meccanico o chimico e può conficcarsi
nella pelle di chi le tocchi. La sensazione di bruciore è immediata
e molto forte, paragonabile ad una ustione.
La
specie più pericolosa per l'uomo comune nel Mediterraneo è la
Pelagia noctiluca o medusa luminosa; è una piccola medusa che
raggiunge circa 10 cm di diametro di colore rosa-violetto ed e una
delle più urticanti ed insidiose a causa dei lunghissimi tentacoli
invisibili che posso raggiungere anche i 2 metri di lunghezza a
differenza di quelli visibili (circa 30 cm). Di notte è
luminescente. In caso di contatto applicare garze imbevute di acqua
tiepida e aceto al 50%, pomate antistaminiche o corticosteroidee, che
inattivano il veleno dei tentacoli. Attualmente non esistono
indicazioni all'uso dell'ammoniaca.
Nel caso
che frammenti di tentacoli restino attaccati alla cute, vanno rimossi
facendo attenzione a non schiacciarli per non spremere altro veleno e
bisogna evitare l'uso di acqua dolce (stimolerebbe le nematocisti
ancora cariche presenti sulla cute). Solo in caso di contatto con il
viso o con gli occhi, bisogna procedere tempestivamente con un
abbondante lavaggio con acqua dolce fresca o con prodotti specifici
per il lavaggio oculare.
Consigliare
sempre al paziente di non grattarsi per non stimolare l'attività
muscolare e immettere in circolo più velocemente la sostanza
urticante. Il trattamento locale deve essere protratto per alcuni
giorni. Solo in caso di vere e proprie ustioni il trattamento può
essere diverso e deve essere valutato dal medico.
Ricci di
mare
I ricci
di mare vivono sugli scogli e presentano aculei molto acuminati che
si spezzano facilmente. Non iniettano veleno, ma la puntura è
dolorosa e s'infetta facilmente.
Il
trattamento prevede un'accurata disinfezione della ferita, la
rimozione degli aculei con una pinzetta sterilizzata e con un ago
sterile (con molta attenzione dato che gli aculei sono fragili e si
spezzano facilmente); eventuali resti possono essere sciolti con
impacchi di aceto. Consigliare di rivolgersi al medico se la ferita
diventa rossa, gonfia o dolente nei giorni successivi. In caso di
punture da aculei multiple può essere utile la terapia antibiotica e
la profilassi antitetanica.
Tràcina
(Trachinus vipera; "pesce ragno")
La
Tràcina è il pesce più velenoso del Mediterraneo. In Italia si
trovano 4 specie; questo pesce frequenta i fondali sabbiosi anche
vicino a riva e i bagnanti che lo urtano accidentalmente possono
essere punti sulla pianta del piede dalla sua spina dorsale.
La
puntura provoca un dolore urente che aumenta rapidamente, di durata
variabile da poche decine di minuti fino a 24 ore, talvolta così
forte da causare la perdita di conoscenza. La zona colpita appare
inizialmente biancastra, divenendo rapidamente rossa e tumefatta, con
un gonfiore che poi si estende alle parti vicine. Talvolta si
verificano anche difficoltà di respirazione, febbre, mal di testa,
nausea e vomito; nei casi più gravi si hanno anche convulsioni.
Dato
che la tossina che inoculata è termolabile, il trattamento richiede
la disinfezione della ferita e l'immersione della parte colpita in
acqua salata molto calda (40-45°) per un'ora o più. In alcuni casi
più gravi può essere necessario un controllo medico e una terapia
antibiotica. Si consiglia sempre la profilassi antitetanica.
Scorfano
(Scorpaena scrofa)
La
puntura degli aculei di questo pesce solitamente è meno dolorosa di
quella della tracina. Il dolore insorge dopo qualche minuto e può
durare diverse ore. Le conseguenze sono solitamente meno gravi, anche
se si possono avere cefalea, nausea e vomito, shock anafilattico. Il
trattamento consiste nello sciacquare la parte in acqua salata (mai
in acqua dolce), immergere la parte colpita in acqua molto calda
(40-45°) per un'ora o più e togliere gli eventuali aculei dalla
pelle con una pinzetta e nel disinfettare la parte. La puntura dello
scorfano, in particolare, produce di solito una necrosi dei tessuti
circostanti la zona d'inoculazione che si può combattere
efficacemente con una tempestiva terapia antibiotica. Anche in questo
caso si consiglia sempre la profilassi antitetanica.
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