venerdì 21 aprile 2017
mercoledì 19 aprile 2017
La trasformazione degli alimenti
categoria: alimenti
La trasformazione degli alimenti
La
trasformazione dei prodotti alimentari ha avuto origine in tempi
antichi per allungare i tempi di conservazione degli alimenti,
mantenendone elevato il valore qualitativo e nutrizionale.
In
origine i processi di conservazione e trasformazione utilizzavano
esclusivamente l'energia fornita dal Sole, la corrente d'aria calda e
il sale. In seguito per meglio tutelare gli aspetti igienico-sanitari
si sono utilizzate attrezzature e impianti specifici (essiccatoi,
affummicatoi, ecc.).
Essiccamento
Si
tratta di una tra le più antiche tecniche di conservazione dei
prodotti alimentari che ricorre all'esposizione prolungata al sole o
a una corrente d'aria calda in appositi essiccatoi. Con
l'essiccamento si modifica l'aspetto degli alimenti, a causa della
disidratazione dei tessuti, senza però alterare eccessivamente i
caratteri organolettici e il valore nutritivo, ad esclusione della
vitamina C.
Salagione
o salatura
La
conservazione del prodotto avviene ponendo il prodotto direttamente a
contatto con uno strato di sale solido o in soluzioni saline
concentrate (salamoia). Il sale, com'è noto, blocca le attività
indispensabili ai microrganismi per la riproduzione, rallentando in
maniera evidente il processo di deterioramento degli alimenti. Spesso
la salagione si combina con l'essiccamento e l'affumicatura.
Affumicatura
Processo
che prevede l'esposizione degli alimenti al fumo prodotto dalla
combustione controllata di legni ed essenze aromatiche. Spesso i
prodotti sono sottoposti preventivamente a un leggero processo di
salatura.
Due sono le tipologie di affumicatura:
- a freddo con temperature comprese tra 20° e 45°C e con durata del trattamento anche di alcune settimane
- a caldo con temperature comprese tra 50° e 90°C e con trattamento breve di poche ore
La
conservazione è efficace grazie alla forte azione antibatterica,
antisettica e antimicrobica che alcune componenti volatili del fumo,
assieme agli effetti del calore, svolgono nei confronti dell'alimento
da conservare.
Marinatura
Con
la marinatura si cosparge l'alimento di acido (succo di limone o
aceto), unitamente ad altri componenti aromatici e all'olio, il qua
le provoca la coagulazione delle proteine del l'alimento in una massa
più digeribile, esat tamente come avviene mediante il calore e
partire dai 70° C.
Il
processo può essere fatto a freddo o a cai do a seconda se la
"marinata" è a tempera tura ambiente o scaldata fino a
temperature prossime all'ebollizione. E' preferibile utilizzare pesci
di piccola taglia o parti degli esemplari più grossi.
LO SHOCK ANAFILATTICO
categoria: pronto soccorso
LO SHOCK ANAFILATTICO
Con
il termine anafilassi si indicano alcune sindromi allergiche di
estrema gravità, in cui vi sia pericolo di vita. Lo shock
anafilattico è una rapida sequenza di eventi, per lo più scatenata
dal contatto di anticorpi (IgE) presenti sulla superficie di
particolari cellule (mastociti e basofili) con un allergene,
caratterizzato da una massiva liberazione di istamina e di altri
mediatori dell'infiammazione allergica, che determinano una reazione
infiammatoria e vasomotoria generalizzata a tutto l'organismo.
Lo
shock anafilattico si sviluppa improvvisamente e può mettere in
pericolo la vita del paziente: la pressione si abbassa, il respiro si
fa difficoltoso in quanto il polmone è preda di un attacco asmatico
grave e la pelle può presentare orticaria o angioedema. Se
l'infiammazione si estende alla laringe e alle corde vocali
(glottide), incombe il rischio di una ostruzione totale del passaggio
del respiro.
Segni
e sintomi
Lo
shock anafilattico inizia con formicolio e senso di calore al capo e
alle estremità; compaiono poi in sequenza: orticaria-angioedema,
rinite, difficoltà respiratoria, prurito alla lingua e al palato,
alterazioni della voce, edema della glottide, asma, vomito, diarrea,
ipotensione, tachicardia e aritmia.
Cause
scatenanti lo shock
Tra
le cause più frequenti si annoverano la puntura di imenotteri (api,
vespe, calabroni), l'ingestione di alcuni alimenti (latte, uovo,
pesce, crostacei, arachidi, noce americana, ecc.) e la
somministrazione di farmaci (es. penicillina). In alcuni soggetti
allergici ad un alimento i sintomi si manifestano soltanto se si
esercita uno sforzo fisico successivamente all'assunzione di un
determinato alimento (anafilassi da esercizio fisico).
Terapia
Il
trattamento precoce è molto importante. L'adrenalina rappresenta il
farmaco salvavita ed ha un ruolo centrale nel trattamento acuto
dell'anafilassi; quando è indicata, può essere somministrata a
tutti i bambini a qualsiasi età per via intramuscolare (da 0,2 ml a
0,5 ml a seconda del peso del bambino, iniettati nella coscia). Sono
disponìbili fiale preconfezionate con adrenalina predosata e resa
resistente al calore (stabili per 18 mesi a temperatura ambiente).
Superata l'emergenza, che si risolve nella quasi totalità dei casi
grazie all'adrenalina, l'uso degli antistaminici (endovena o
intramuscolo) risulterà vantaggioso; anche i cortisonici, a questo
punto, saranno preziosi per contrastare l'infiammazione. I
broncodilatatori per via aerosolica consentono di controllare l'asma.
In attesa dell'arrivo dei sanitari è utile mettere l'infortunato in posizione antishock.
Punture di meduse e pesci del Mediterraneo
categoria: pronto soccorso
Punture di meduse e pesci del Mediterraneo
A
differenza dei mari tropicali la fauna mediterranea non annovera
molte specie pericolose per l'uomo; tuttavia esistono delle eccezioni
ed il contatto con alcune di queste può provocare disturbi anche di
una certa gravità.
Meduse
Le
meduse appartengono al phylum zoologico dei Celenterati o Gnidari che
presenta una grande varietà di forme (es. coralli, anemoni di mare,
madrepore). Il nome Gnidari è dato da particolari cellule, gli
cnidoblasti, che contengono al loro interno una struttura urticante,
la nematocisti, che comprende un filamento avvolto su se stesso che
viene espulso sotto stimolo meccanico o chimico e può conficcarsi
nella pelle di chi le tocchi. La sensazione di bruciore è immediata
e molto forte, paragonabile ad una ustione.
La
specie più pericolosa per l'uomo comune nel Mediterraneo è la
Pelagia noctiluca o medusa luminosa; è una piccola medusa che
raggiunge circa 10 cm di diametro di colore rosa-violetto ed e una
delle più urticanti ed insidiose a causa dei lunghissimi tentacoli
invisibili che posso raggiungere anche i 2 metri di lunghezza a
differenza di quelli visibili (circa 30 cm). Di notte è
luminescente. In caso di contatto applicare garze imbevute di acqua
tiepida e aceto al 50%, pomate antistaminiche o corticosteroidee, che
inattivano il veleno dei tentacoli. Attualmente non esistono
indicazioni all'uso dell'ammoniaca.
Nel caso
che frammenti di tentacoli restino attaccati alla cute, vanno rimossi
facendo attenzione a non schiacciarli per non spremere altro veleno e
bisogna evitare l'uso di acqua dolce (stimolerebbe le nematocisti
ancora cariche presenti sulla cute). Solo in caso di contatto con il
viso o con gli occhi, bisogna procedere tempestivamente con un
abbondante lavaggio con acqua dolce fresca o con prodotti specifici
per il lavaggio oculare.
Consigliare
sempre al paziente di non grattarsi per non stimolare l'attività
muscolare e immettere in circolo più velocemente la sostanza
urticante. Il trattamento locale deve essere protratto per alcuni
giorni. Solo in caso di vere e proprie ustioni il trattamento può
essere diverso e deve essere valutato dal medico.
Ricci di
mare
I ricci
di mare vivono sugli scogli e presentano aculei molto acuminati che
si spezzano facilmente. Non iniettano veleno, ma la puntura è
dolorosa e s'infetta facilmente.
Il
trattamento prevede un'accurata disinfezione della ferita, la
rimozione degli aculei con una pinzetta sterilizzata e con un ago
sterile (con molta attenzione dato che gli aculei sono fragili e si
spezzano facilmente); eventuali resti possono essere sciolti con
impacchi di aceto. Consigliare di rivolgersi al medico se la ferita
diventa rossa, gonfia o dolente nei giorni successivi. In caso di
punture da aculei multiple può essere utile la terapia antibiotica e
la profilassi antitetanica.
Tràcina
(Trachinus vipera; "pesce ragno")
La
Tràcina è il pesce più velenoso del Mediterraneo. In Italia si
trovano 4 specie; questo pesce frequenta i fondali sabbiosi anche
vicino a riva e i bagnanti che lo urtano accidentalmente possono
essere punti sulla pianta del piede dalla sua spina dorsale.
La
puntura provoca un dolore urente che aumenta rapidamente, di durata
variabile da poche decine di minuti fino a 24 ore, talvolta così
forte da causare la perdita di conoscenza. La zona colpita appare
inizialmente biancastra, divenendo rapidamente rossa e tumefatta, con
un gonfiore che poi si estende alle parti vicine. Talvolta si
verificano anche difficoltà di respirazione, febbre, mal di testa,
nausea e vomito; nei casi più gravi si hanno anche convulsioni.
Dato
che la tossina che inoculata è termolabile, il trattamento richiede
la disinfezione della ferita e l'immersione della parte colpita in
acqua salata molto calda (40-45°) per un'ora o più. In alcuni casi
più gravi può essere necessario un controllo medico e una terapia
antibiotica. Si consiglia sempre la profilassi antitetanica.
Scorfano
(Scorpaena scrofa)
La
puntura degli aculei di questo pesce solitamente è meno dolorosa di
quella della tracina. Il dolore insorge dopo qualche minuto e può
durare diverse ore. Le conseguenze sono solitamente meno gravi, anche
se si possono avere cefalea, nausea e vomito, shock anafilattico. Il
trattamento consiste nello sciacquare la parte in acqua salata (mai
in acqua dolce), immergere la parte colpita in acqua molto calda
(40-45°) per un'ora o più e togliere gli eventuali aculei dalla
pelle con una pinzetta e nel disinfettare la parte. La puntura dello
scorfano, in particolare, produce di solito una necrosi dei tessuti
circostanti la zona d'inoculazione che si può combattere
efficacemente con una tempestiva terapia antibiotica. Anche in questo
caso si consiglia sempre la profilassi antitetanica.
Conservazione del succo d'uva e bevanda alcolica a base di succo fresco
Categoria: alimenti
Conservazione del succo d'uva e bevanda alcolica a base di succo fresco
Il succo d'uva è:
- antiossidante,
- rimineralizzante,
- riduce il colesterolo cattivo,
- disintossica,
- combatte i dolori articolari e i reumatismi,
- aiuta a riequilibrare l'intestino
- aiuta a controllare la pressione sanguigna
- ha proprietà diuretiche
- aiuta il ricambio cellulare
- combatte la stanchezza
- ha effetti benefici sulla memoria
- ha proprietà anti-tumorali
Preparazione del succo d'uva:
Ingredienti:
- 1 Kg di uva nera ( o bianca)
- succo di 1 limone
- Miele di acacia (o zucchero)
Attrezzi: Pentola, setaccio, terrina, bottigliette di vetro, tappi
Procedimento:
- Lavate bene l'uva e sgranate tutti gli acini eliminando i raspi. Metteteli in una pentola con 2 tazze d' acqua, il succo di limone e fate cuocere a fiamma bassa fino a quando le bucce non saranno morbide e gli acini cotti, mescolando durante la cottura. Se si asciuga troppo, aggiungete altra acqua.
- Togliete dal fuoco e versate in una terrina, facendolo colare attraverso un setaccio, poi schiacciate con il dorso di un cucchiaio o una forchetta la polpa che rimane nel setaccio, in modo di raccogliere tutto il succo d'uva.
- Aggiungete 1 cucchiaio di miele ( o zucchero) e mescolate bene fino a che sia completamente sciolto.
La conservazione del succo d'uva può
essere ottenuta anche senza l'impiego dell'alcol. Basta versare il
succo d'uva bollente in contenitori pulitissimi, asciutti e
opportunamente riscaldati; chiuderli subito con tappi nuovi (a corona
oppure twist-off come quelli dei vasetti di marmellata) e farli
raffreddare lentamente (meglio se capovolti) sotto una coperta di
lana. In questo modo la conservazione del succo è garantita per
diversi anni.
Volendo invece preparare una bevanda
alcolica a base di succo fresco, per evitare che il
sapore dell'alcol prevalga nettamente su quello del succo d'uva si
può adottare la seguente procedura: mettere 1 kg di succo d'uva in
un vaso di vetro, aggiungere 1 litro di alcol 40%, una stecca di
cannella e 400-500 grammi di zucchero; lasciare macerare nel vaso
chiuso per 15 giorni; filtrare e imbottigliare.
Si ricorda che
l'alcol per liquori che si trova in commercio ha una gradazione
alcolica di circa 90-95%; per ottenere alcol con gradazione 40% è
sufficiente aggiungere a un litro di alcol 160 ml d'acqua.
Estratto da Vita in campagna 2009
La paura, il coraggio
Categoria: istinto di sopravvivenza
La paura, il coraggio
“Il
coraggio è la capacità di resistere alla paura, di dominare la
paura: non è l'assenza di paura” M.Twain
La
paura è, tra le emozioni primarie, la più diffusa del mondo animale
e, per quanto spiacevole, tra le più importanti per la
sopravvivenza.
È
normale spaventarsi davanti a una minaccia. Anzi, è utile. Il
problema insorge se proviamo terrore anche quando non corriamo alcun
pericolo.
Se
non avessimo la capacità di provare paura vivremmo in balia degli
eventi esterni, senza poterne evitare o prevenire i danni.
UTILE
“CAMPANELLO D'ALLARME”
Di
fronte a qualcosa o a qualcuno che metta a repentaglio la nostra
integrità fisica o la nostra sicurezza, la paura avvia dei riflessi
atavici che ci permettono di reagire e salvarci. In essa ci sono sia
componenti innate, connesse con contingenze pericolose che sono tali
per tutti gli individui di una specie (presenza di predatori), sia
componenti apprese, che derivano dalle esperienze di vita dei singoli
soggetti. L'apprendimento di paure avviene attraverso il meccanismo
psicologico del condizionamento, che consiste nella creazione di
un'associazione duratura tra lo stimolo minaccioso e lo stato emotivo
della paura. È tale associazione che in seguito permette di attivare
immediatamente le risposte comportamentali adatte ogniqualvolta lo
stesso stimolo si ripresenti.
SE
DIVENTA UNA MALATTIA
La
varietà dell'esperienza e la complessità dei processi psichici che
essa innesca sono tali che anche un'emozione basilare come la paura
può declinarsi, con molte sfumature, in stati d'animo ben più
complessi e non
sempre favorevoli. Quando da reazione a
un pericolo imminente reale, rispetto al quale è appropriata e
vantaggiosa, diventa uno stato di allerta costante, che prescinde
dall'effettiva presenza della minaccia ed è legata alla semplice
eventualità che l'evento si verifichi, oppure quando si generalizza
includendo situazioni e stimoli di per sé innocui, allora la paura
perde gran parte del suo significato protettivo e si trasforma in una
condizione controproducente. E se a ciò si aggiungono elementi
cognitivi legati alla valutazione soggettiva degli eventi, si può
arrivare a sindromi fobiche, disturbo da attacchi di panico, ansia e
anche disturbi fisici come l'ipertensione e danni al sistema
cardiocircolatorio.
La centralina del
panico e dell'ansia
|
Un
ruolo chiave nel connettere gli stimoli ambientali che possono
rappresentare un pericolo con le reazioni emotive e le risposte
comportamentali correlate viene attribuito all'amigdala, una
piccola struttura situata in profondità nel lobo temporale del
cervello.
Diversi
studi hanno messo in evidenza le sue articolate connessioni con le
principali strutture nervose deputate alla trasmissione degli
stimoli sensoriali (acustici, olfattivi, visivi, somatici), con
l'ipotalamo, con i centri neurovegetativi e con le aree corticali
associative.
L'amigdala
è il centro di smistamento dei segnali di pericolo provenienti
dall'esterno. Li invia sia alle strutture responsabili delle
risposte fisiologiche (ormonali, viscerali), che garantiscono
l'immediata mobilizzazione delle risorse fisiche necessarie
all'azione, sia alle strutture cerebrali che integrano le
informazioni sensoriali nei processi cognitivi. Esse forniscono
una valutazione dei segnali stessi, indispensabile perché
l'azione sia appropriata e commisurata alla minaccia.
Secondo uno studio
condotto negli Stati Uniti, l'amigdala rivestirebbe un ruolo
attivo nel regolare i processi di acquisizione e di memorizzazione
delle paure e, di conseguenza, nel modulare le relative risposte
comportamentali. Esperimenti di stimolazione dell'amigdala hanno
evidenziato il suo coinvolgimento anche nelle reazioni di panico e
nell'ansia.
|
Estratto da articolo di Monica Oldani
Lo yogurt, alimento-medicamento
Categoria: alimenti
Lo yogurt, alimento-medicamento
Lo
yogurt è un alimento la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Conosciuto da sempre dai pastori nomadi orientali, il suo consumo nel
bacino del Mediterraneo pare sia stato introdotto dalle popolazioni
che migrarono verso l'occidente dalle steppe dell'Europa orientale.
Lo yogurt è dotato di eccellenti qualità nutrizionali e
salutistiche e il suo consumo regolare è da molti secoli
tradizionalmente associato ad uno stato di benessere e
all'allungamento della vita.
Lo
yogurt è è più digeribile del latte (contiene circa la metà del
lattosio, lo zucchero del latte che spesso gli adulti non riescono ad
assimilare), rafforza la flora batterica intestinale, apporta buone
quantità di vitamine (A, C, E, gruppo B), stimola la
disintossicazione del fegato, previene le intolleranze e le allergie
(soprattutto mantenendo un buon equilibrio dell'ambiente intestinale)
e migliora la risposta del sistema immunitario.
ATTENZIONE
AGLI YOGURT CON TROPPE AGGIUNTE
Lo
yogurt di migliore qualità è sicuramente quello ottenuto da latte
intero di produzione biologica, senza cioè le altre sostanze
aggiunte che si ritrovano negli yogurt aromatizzati, addolciti e
integrati in vario modo, che spesso riducono la qualità e oscurano
le eccellenti caratteristiche nutrizionali di questo alimento:
- negli yogurt «alla frutta», ad esempio, quella che viene impiegata non è frutta fresca, ma (come d'altronde è dichiarato in etichetta) un 18-30% di «preparazione alla frutta», che a sua volta è costituita da ingredienti vari, tra i quali si trova il 18-50% di frutta cotta, il 30% di zucchero, proteine del latte, sostanze addensanti come la carragenina (estratta da alghe marine) o l'amido di mais (per rendere lo yogurt cremoso), ecc
- aroma e soprattutto colore, non potendo essere garantite dalla modestissima quantità di frutta presente (poco più del 3% nella peggiore delle ipotesi), sono spesso da attribuire a sostanze artificiali (sovente il carotene, sostanza naturale di colore giallo-arancio)
YOGURT
«ALTERNATIVI»
Per
coloro che presentano esigenze nutritive particolari (allergici ai
latticini, vegani che, per motivi etici, escludono totalmente dalla
loro dieta qualsiasi prodotto animale), oppure per chi è
semplicemente curioso e voglia assaggiare prodotti insoliti, sono
disponibili in commercio preparazioni (non è possibile per legge
definirle yogurt) ottenute inseminando il cosiddetto «latte» di
soia o di riso con fermenti lattici. Si tratta di creme
esclusivamente vegetali, ricche di fermenti e molto digeribili, che
possono senz'altro sostituire lo yogurt prodotto con latte vaccino.
PREPARAZIONE
CASALINGA
Lo
yogurt è molto semplice da preparare in casa, anche se occorre
prenderci un po' la mano.
Riscaldate
un litro di latte pastorizzato intero fino a 40-45 °C (dovete poter
toccare con il palmo della mano l'esterno della pentola senza
scottarvi).
Spegnete il fuoco e aggiungete due o tre cucchiai di un
buon yogurt naturale acquistato, ancora lontano dalla data di
scadenza. Mescolate accuratamente, mettete il coperchio, avvolgete la
pentola in un panno di lana e riponetela in un luogo riparato dagli
sbalzi di temperatura. Dopo un tempo variabile tra le 4 e le 10 ore
(in funzione della «forza» dell'inseminazione, della temperatura
ambientale e dal gusto personale) lo yogurt sarà pronto.
Conservatelo in frigorifero e non dimenticate di tenerne da parte
mezzo bicchiere per le preparazioni successive.
Estratto da Vita in campagna 2009
Estratto da Vita in campagna 2009
martedì 18 aprile 2017
La cipolla bianca
categoria: agricoltura
La cipolla bianca
La
cipolla appartiene alla famiglia botanica delle Liliacee, il nome
botanico è Allium cepa.
La
cipolla è un ortaggio che si adatta egregiamente ai diversi climi.
Predilige terreni sciolti e freschi, provvisti di sostanza organica,
ma riesce bene anche in altri tipi di suolo, l'importante è curare
il drenaggio dell'acqua. In base alle loro esigenze di luce, si
distinguono varietà precoci, medio-precoci e tardive.
Buona
parte delle cipolle coltivate nei piccoli orti appartiene alle
varietà - specialmente dei tipi colorati - che si raccolgono in
piena o in tarda estate e si conservano per la stagione invernale.
Accanto a queste vi sono però anche quelle bianche, precoci e
tardive.
La
pianta
L'altezza
della pianta, bulbo e foglie, è di 40-60 centimetri o poco più.
La
parte della cipolla che si utilizza è principalmente il bulbo che
rappresenta la trasformazione del fusto della pianta nella sua parte
basale, dove si immagazzinano le sostanze di riserva zuccherine. Il
bulbo, dal peso variabile dai 120 a più di 300 grammi (specialmente
le varietà tardive), è formato da una serie di foglie carnose
trasformate (chiamate tuniche o catafilli) che si raggruppano alla
base in una parte detta disco. La parte centrale del bulbo contiene
una gemma (a volte 2-3). All'esterno il bulbo è protetto da tuniche
sottili che assumono a maturazione completa il colore caratteristico
della varietà di appartenenza (da bianco candido a bianco
giallastro). Nelle tuniche più esterne, quando il bulbo è fresco,
sono presenti striature longitudinali verdi ben visibili.
Il
bulbo - che a crescita ultimata affiora quasi totalmente dal terreno
- può presentare, a seconda delle varietà, forma piatta,
tondo-globosa, oppure tondo-allungata.La polpa del bulbo è di colore
bianco, spesso lucente.
Le
foglie sono di colore verde uniforme, presentano nervature parallele
ed all'interno sono vuote (tubolari). Delle cipolle giovani si
possono consumare anche le foglie.
La
cipolla ha radici piuttosto sottili e tutte uguali tra loro che
originano dalla parte inferiore del disco e penetrano nel terreno
fino a 20 centimetri di profondità.
Il
ciclo di vegetazione della cipolla è biennale; nel primo anno la
pianta forma radici, bulbo e foglie: nel secondo anno forma fiori e
semi.
Il
ciclo di coltivazione varia tra 150 e 240-270 giorni; il periodo più
lungo riguarda le colture che trascorrono nelle aiole la stagione
invernale.
La
cipolla si adatta a diversi climi e la si può coltivare tanto in
zone temperato-fredde. come quelle del centro-nord Europa, che in
aree decisamente calde, come quelle di molte località del continente
africano. Nelle regioni più fredde la sua coltivazione è
concentrala nel periodo primaverile-estivo. Per questa sua ottima
adattabilità la troviamo in tutte le nostre regioni, anche negli
orti dell'intero arco alpino. Inizia a vegetare a 5 °C, ma le
temperature migliori per la crescita variano tra i 20 ed i 25 °C.
Le
piante di cipolla trapiantate in autunno resistono abbastanza bene al
freddo, mentre i bulbi già formati temono le basse temperature.
La
cipolla predilige un suolo sciolto o di medio impasto - ma può
riuscire anche in terreni abbastanza compatti - fresco e provvisto di
sostanza organica decomposta. In suoli molto tenaci ed umidi i bulbi
possono crescere deformati e risultare poco conservabili.
In
tutti i casi è molto importante curare lo sgrondo dell'acqua dalle
aiole, specialmente in presenza di suoli pesanti e soprattutto nelle
colture che si attuano nel periodo autunno-primaverile.
I
valori della reazione del suolo, acidità, (pH) più idonei alla
coltivazione della cipolla vanno da 6 a 7 (da moderatamente acida a
neutra) fino a 7,5 (moderatamente alcalina). Non è consigliabile
coltivare la cipolla in terreni con pH inferiore a 6, soprattutto se
tendenzialmente pesanti, perchè il bulbo si forma con difficoltà ed
è spesso malformato. La cipolla è inoltre sensibile alla salinità
del suolo.
La
coltivazione
E'
consigliabile seminare le varietà più diffuse nella zona in cui si
risiede e di cui possono trovare facilmente semi e/o piantine presso
orticoltori o vivaisti del posto.
Le
varietà precoci ingrossano il bulbo quando le giornate sono corte
(attorno a 12 ore di luce, per questo sono anche dette «a giorno
corto») ed in genere vengono seminate da metà agosto a circa metà
settembre, per essere poi trapiantate ad ottobre - primi di novembre.
Le
varietà medio-precoci ingrossano il bulbo quando le giornate sono
mediamente lunghe (attorno a 13-14 ore di luce) ed in genere vengono
seminate in coltura protetta a fine inverno-inizio primavera, per
essere poi trapiantate da fine marzo ai primi di aprile, per vegetare
in primavera avanzata-estate.
Le
varietà tardive ingrossano invece il bulbo quando le giornate sono
lunghe (attorno a 14 - 16 ore di luce, per questo sono anche dette «a
giorno lungo») ed in genere sono seminate in coltura protetta da
fine gennaio a tutto febbraio, per essere poi trapiantate da fine
marzo ai primi di aprile ed oltre. Si possono anche seminare
direttamente nelle aiole da marzo ai primi di aprile.
Varietà precoci |
Aprilatica, Bianca di maggio,
Bianca di marzo o marzatica, Bianca di Pompei, Di Barletta |
Varietà medio-precoci |
Bianca di giugno, Musona o
Musona tonda |
Varietà tardive |
Agostana o Agostana di Chioggia,
Shouthport white globe |
Estratto da Vita di
Campagna 2009
Appendice: piatti con cipolla come ingrediente principale