Farmacocinetica: vie di somministrazione artificiali
Via endovenosa
Via d'assorbimento generale, la più rapida in assoluto, ideale per le situazioni d’emergenza, quando si vogliono effetti farmacologici in pochi secondi.Il sangue, per il suo potere tampone, è capace di tollerare liquidi con pH diversi, accettare grossi volumi (fleboclisi) ed accogliere sostanze irritanti, perché la vena è priva di terminazioni dolorifiche (iniettare il farmaco lentamente per diluirlo efficacemente nel torrente circolatorio). La via endovenosa è utilizzabile soltanto per i farmaci solubili in acqua, perché le soluzioni oleose non si sciolgono nel sangue e possono causare emboli.
L’iniezione endovena presenta
degli svantaggi:
-
espone il cuore ad elevate concentrazioni di
farmaco
-
il farmaco può causare delle flebiti
Via
intramuscolare
La via intramuscolare permette di
evitare i problemi connessi con l’assorbimento orale o quando si voglia
ottenere un effetto rapido, poiché molti vasi sanguigni irrorano il muscolo.
Le soluzioni acquose di farmaci
idrosolubili a PH fisiologico sono assorbite rapidamente.
Si possono iniettare soluzioni
oleose perché è presente un substrato lipofilo, ma il ritardo d’assorbimento
distanzia le fibre fra loro, stirando la membrana esterna ricca di terminazioni
nervose dolorifiche; anche iniettare grossi volumi di liquido può stirare la
membrana esterna e causare dolore (dieci millilitri max.).
L’eparina e l’insulina
causano delle lipodistrofie, degenerazioni grasse del tessuto muscolare
(“bozzi”).
Via
sottocutanea
Lo strato sottocutaneo non è
attaccato ai muscoli sottostanti e il connettivo può accogliere anche
grosse quantità di liquidi. Il pannicolo adiposo sottocutaneo è scarsamente
irrorato e quindi la via sottocutanea è indicata quando si vuole un
assorbimento lento, ad esempio quando si somministra insulina. Le soluzioni
oleose o i preparati ritardo consentono iniezioni distanziate anche di un mese.
Non si possono impiegare sostanze irritanti dato la presenza di terminazioni
nervose.
Via intracardiaca
Via usata solo in emergenza, per
fare arrivare il farmaco direttamente nel cuore, fermo in diastole durante
l’arresto cardiaco[1].
Via
intraarteriosa
Questa via è utilizzata quando si
vogliono ottenere effetti localizzati ad un tessuto o ad un organo, soprattutto
quando il farmaco è tossico: antitumorali, esami diagnostici con mezzi di
contrasto per evidenziare la vascolarizzazione di un distretto (angiografia).
Via
intradermica
Via d'assorbimento locale, usata
per inoculare antigeni senza rischiare reazioni generali di schock anafilattico
(test alla tubercolina; test per le allergie, somministrazione di antigeni per
ridurre la sensibilità di un soggetto).
Via
intrarachidea
Il liquido cefalo-rachidiano
circonda il midollo spinale e le meningi, garantendo un adeguato ambiente
osmotico e agendo da “cuscinetto” fra il tessuto nervoso e le ossa che lo
circondano.
La somministrare di farmaci per
questa via permette di ottenere concentrazioni adeguate nel distretto del SNC,
impossibili da raggiungere con altre vie d'assorbimento, a causa della presenza
della barriera ematoencefalica (anestesia spinale o trattamento di infezioni
acute).
L’iniezione si esegue dove il
midollo spinale termina con un fascio di nervi (la “coda equina”) ed è meno
rischioso arrecare danni; prima dell’iniezione è necessario prelevare un
identico volume di liquido cefalo-rachidiano perché lo spazio è determinato.
L’iniezione
d’insulina: approfondimenti
Per evitare il rischio di
iniezione intramuscolare, si evitano zone cutanee con scarso spessore
sottocutaneo, braccia e cosce nelle persone magre e si utilizza la tecnica del
“pizzico”, che consiste nel sollevare la plica cutanea prima di inserire l’ago[2].
Molti pazienti non sostituiscono l’ago sulla penna dopo
l’iniezione. Oltre all’ovvia perdita di sterilità, l’ago è soggetto a piegarsi
(anche se questo non è visibile ad occhio nudo) e provoca dei microtraumi nei
tessuti. L’insulina agisce inoltre in queste zone come un fattore di crescita
locale, promuovendo la formazione di noduli lipodistrofici sottocutanei,
formazioni benigne di tessuto adiposo. Nelle zone ricche di noduli,
l’assorbimento di insulina non è costante e peggiora il controllo glicemico del
soggetto diabetico.
La “forza” dell'insulina è
valutata in Unità Internazionali (“U” o “U.I.”); l'insulina è venduta alla
concentrazione di 100 U.I./millilitro.
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