sabato 13 dicembre 2014

Armi da sopravvivenza italiane: le carabine combinate pieghevoli M6 e X-Caliber

Armi da sopravvivenza italiane

le carabine combinate pieghevoli M6 e X-Caliber


Dopo la carabina a colpo singolo “Little Badger” cal .22 Long Rifle, la ditta italiana Armi Chiappa ha lanciato altre due carabine combinate pieghevoli, il modello M6 e il X-Caliber, che ricalcano le orme dei fucili da sopravvivenza forniti in passato ai piloti militari USA, lo Springfield Armory M6 Scout cal .22/.410.

Springfield Armory M6 Scout
Realizzate principalmente in acciaio ed alluminio, queste armi hanno due canne sovrapposte lunghe 18,5 pollici: una canna inferiore rigata camerata per il .22 Long Rifle e una canna liscia superiore in calibro 20, nella versione M6 e in calibro 12 nella sulla “X-Caliber”.
La versione X-caliber dispone di un kit di conversione multicalibro costituito da una serie di inserti tubolari realizzati in acciaio, da inserirsi nel vivo di volata, che consente di utilizzare otto diversi calibri da pistola e tre da fucile a canna liscia, da inserire nel vivo di culatta:  calibro 9 Corto (380 ACP), 9x19mm/9x21mm, .40 Smith & Wesson, .45 ACP, .45 Long Colt, .38 Special, .357 Magnum, calibro 20 e .410. Gli otto inserti, forniti in una fodera in cordura − possono essere utilizzati su qualsiasi fucile a canna singola basculante calibro 12.

In ambito di sopravvivenza, la possibilità di “digerire” munizioni di differente calibro, è un vantaggio importantissimo che permette di sfruttare molte delle munizioni reperibili in quel momento.



Nel mercato americano, se notate i calibri stampati su gli adattatori, è possibile sparare anche le munizioni calibro .223, 7,62x39 e .308 .

Anni fa una ditta di armi spagnola, introdusse un modello di revolver, la Police Survival, dotata di due tamburi, in grado di accettare cartucce di vario calibro 9, mentre, più recentemente la S&W ha introdotto il modello Governor, in grado di sparare la 45 ACP/45 LC e il .410, anche se in quest’ultima arma l’accento è stato posto più sulla possibilità di impiegare una munizione a munizione spezzata per uso difesa personale, efficace a breve distanza, che sull'impiego “survival”.
Riguardo a queste carabine combinate, resta da aggiungere che sono dotate di percussori e grilletti indipendenti, un guardia paragrilletto che funge da leva per l’apertura della bascula; una quadrupla interfaccia Picatinny in polimero, una tacca posteriore regolabile e un mirino anteriore con riferimento al trizio.

L’unica nota stonata è l’inserto in in schiuma di polipropilene nel calcio che funge da portamunizioni di riserva, troppo delicato e scoperto per fare bene il suo dovere (il suo predecessore americano aveva uno scomparto più robusto e le munizioni erano conservate da un piccolo sportellino in lamiera). A questo punto era preferibile utilizzare lo spazio presente nel calcio per adibirlo a contenitore per strumenti utili alla sopravvivenza e agganciare un portamunizioni in tela sull'esterno, come quello in dotazione al “Little Badger” o di diversa forma. Sotto sono riportati alcuni progetti di armi survival e accessori utili da agganciare al calcio
“Little Badger”




le ultime due immagini sono riferite a un'arma survival italiana proposta anni fa da Perugini e Visini, la Partner 22.
Vedi blog 2/10/2016





Un'arma da sopravvivenza per i cosmonauti russi, la TP-82

Un'arma da sopravvivenza per i cosmonauti russi, la TP-82





Tutti i veicoli spaziali russi sono stati progettati per il rientro sulla terraferma, spesso in aree remote, con la possibilità, per i cosmonauti di rimanere per lunghe ore in attesa della squadra di recupero. Tale evento avvenne ad esempio nel 1965, quando il cosmonauta Aleksei Leonov trascorse 48 ore nella taiga, assediato dai lupi, prima di poter essere recuperato.
Inizialmente i cosmonauti russi andarono in orbita con la pistola semiautomatica Makarov PM calibro 9 mm, ma poi i vertici russi optarono per dotare i cosmonauti di una vera arma da sopravvivenza , la TP-82, tecnicamente un "drilling", un'arma a tre canne (due nel calibro 32 ad anima liscia, corrispondente a 12,7 mm ed una da 5,45 mm), pesante 1,6 kg e dotata di un calciolo in cui è alloggiato un corto machete, che porta il peso complessivo a 2,4 kg. I portamunizioni contengono 11 cartucce a palla da 5,45 mm, dieci cartucce 10 SP-D caricate a pallini da caccia e dieci fuochi a luce rossa.

Questa arma è rimasta dotazione corrente per tutti gli equipaggi spaziali russi (ma, sembra, anche per quelli dei bombardieri Tupolev Tu-22M) fino al 2007, quando ha cominciato ad essere ritirata, per la fine della produzione delle sue munizioni.






L'astronauta russo sulla destra, ha appeso sulla schiena il corto machete da sopravvivenza

giovedì 11 dicembre 2014

Fumo di sigaretta, tossicologia e terapia di disassuefazione

Abitudine al fumo

Con la combustione del tabacco si liberano oltre 4.000 sostanze, molte delle quali tossiche e cancerogene.
I gas e le particelle più piccole arrivano facilmente in fondo ai polmoni. Tra i gas, una discreta quantità è costituita da ossido di carbonio (dal 2 al 6%) che ha molta affinità per l'emoglobina, la proteina presente nei globuli rossi che serve al trasporto dell'ossigeno, impedendo che essa possa legare l'ossigeno.
Molte sostanze liberate dal fumo riducono le difese immunitarie e i sistemi di pulizia dell'apparato respiratorio. Per esempio, il meccanismo affidato al muco e al movimento delle microscopiche ciglia presenti sulle pareti dei bronchi è quasi paralizzato, provocando così un ristagno di secrezioni, terreno di coltura per batteri.
La sostanza ritenuta più pericolosa del fumo di sigaretta è la nicotina, presente in quantità variabili da 0,5 a 2 milligrammi.
La nicotina produce numerosi effetti indesiderati tra i quali l'aumento del battito cardiaco e alterazioni della pressione arteriosa.
Chi fuma ha un maggiore rischio di ammalarsi, rispetto ai non fumatori, in particolare si ha un aumento di infarto cardiaco e di tumore.
La nicotina contenuta nel fumo di sigaretta attraversa i polmoni con la velocità di un'iniezione endovenosa e raggiunge velocemente il cervello (circa 8 secondi dopo la prima inalazione). Assai più lento è l'assorbimento della nicotina fumando il sigaro e la pipa: in questo caso vi è soprattutto un contatto con la mucosa della bocca e la nicotina è soprattutto ingerita più che inalata.

Farmacologia e tossicologia del tabacco
Effetti ricercati:
  • a piccole dosi dà attenuazione dell’ansia, specie nello stress;
  •   innalza il tono dell’umore;
  • aumenta l’attività psicomotoria e sembra elevare l’attenzione e i processi cognitivi.


Meccanismi d’azione: la nicotina si lega a particolari recettori per l’acetilcolina, per questo detti nicotinici, stimolando così la trasmissione colinergica. Aumenta anche il rilascio di noradrenalina e di dopamina, potenziando l’attività nervosa mediata da questi neurotrasmettitori.
L’aumento dell’attività dopaminergica nel nucleus accumbens (un centro del sistema limbico) determina nel soggetto fumatore gratificazione alla base della dipendenza dalla nicotina.

I farmaci per smettere di fumare

Smettere di fumare non è facile e il fumatore può essere aiutato in molti modi, anche con farmaci. I farmaci da banco per smettere di fumare sono tutti a base di nicotina, che va a sostituire quella assunta con le sigarette. Si tratta di una cura di disassuefazione, per cui bisogna seguire attentamente le istruzioni e iniziare con una dose proporzionale alla gravita della dipendenza dalle sigarette, per poi ridurla gradualmente.
I prodotti per la disassuefazione, se presi in quantità superiori al necessario, possono dare numerosi effetti indesiderati, simili a quelli che si manifestano quando si fuma, ad esempio, mal di testa, tosse, irritazione della bocca e della gola, ansia, depressione, vomito, bocca secca, bruciori di stomaco, diarrea. Alcuni sintomi (vertigini, mal di testa, insonnia) potrebbero essere dovuti, al contrario, a un uso insufficiente ed essere correlati, in questo caso, all'astinenza da nicotina.

Corollario alla terapia farmacologica per smettere di fumare

Stabilire una data precisa in cui rinunciare alle sigarette e comunicarla ad amici, parenti e colleghi, per avere sostegno e incoraggiamento.
Può essere di aiuto, per iniziare a ridurre il numero di sigarette, fumare non quando si ha voglia ma solo a orari precisi. Se per caso (o per fortuna) si salta l'ora prefissata aspettare fino al prossimo appuntamento.
Stabilire anche un "premio" da regalarsi dopo aver smesso di fumare dopo un certo periodo di tempo, magari di valore corrispondente al risparmio dei pacchetti di sigarette non acquistati.
Eliminare tutte le tracce di sigarette dal proprio ambiente (pacchetti di sigarette, posacenere, accendini), pulendo a fondo tutta la casa per eliminare anche l'odore del fumo.
Non frequentare se possibili luoghi dove si fuma e cambiare alcune abitudini/orari (pausa “fumo” dopo pranzo sulla poltrona, sostituita con un’altra cosa gratificante).
Fare un'attività fisica per rilassarsi e non aumentare di peso (è spesso un effetto collaterale della sospensione del fumo).

Quando il desiderio si fa impellente bere liquidi, a piccoli sorsi, mangiare cibi leggeri (una mela, una carota), masticare gomme senza zucchero (aprire un pacchetto di gomme può anche aiutare a mimare la gestualità dello scartare un pacchetto di sigarette). Fare respirazioni profonde.

Memorizzare la seguente scaletta:

VENTI MINUTI DOPO AVER SMESSO – Il battito cardiaco e la pressione sanguigna, dopo 20 minuti dall’ultima volta che si è spenta una sigaretta tornano ai livelli normali.

7 – 12 ORE DOPO AVER SMESSO – Il monossido di carbonio nel sangue torna ai livelli normali.

6 – 2 SETTIMANE DOPO AVER SMESSO – La circolazione sanguigna, la pressione del sangue e le funzioni polmonari migliorano.

5 – 9 SETTIMANE DOPO AVER SMESSO – Iniziano a non vedersi più i tratti del fumatore, le ciglia polmonari riprendono a funzionare normalmente e di conseguenza a pulire le vie respiratorie e i polmoni evitando il rischio di infezioni.

4 – 1 ANNO DOPO AVER SMESSO DI FUMARE – Il rischio di contrarre una malattia alle coronarie (coronaropatia) si dimezza rispetto a quella di un normale fumatore.

3 – 5 ANNI DOPO AVER SMESSO – Il rischio di cancro alla bocca, gola e esofago si dimezza rispetto a quello dei fumatori.

2 – 10 ANNI DOPO AVER SMESSO – Si dimezza il rischio di morire di cancro ai polmoni. Diminuisce anche il rischio di cancro al pancreas e alla laringe.

1 – 15 ANNI DOPO AVER SMESSO – Il rischio di contrarre malattie cardiache torna ad essere equivalente a quello di un non fumatore.

Fuggire dai piani alti di un edificio

Fuggire dai piani alti di un edificio

Alcuni fotogrammi dal film "Red Dawn".
In una scena del film di fantascienza "Red Dawn " del 2012, alcuni ragazzi, intrappolati in un edificio e braccati da dei soldati, scappano sfruttando il sistema dei tubi gialli usati dai muratori per scaricare i calcinacci fino alla strada.



Nella vita reale e senza controfigure, probabilmente si sarebbero fatti un po' più male, ma comunque l'idea è interessante, pensando all'ipotesi di un incendio che ha bloccato scale (e ovviamente anche gli ascensori: da evitare!!).

Il cioccolato combatte il colesterolo anche nei diabetici

categoria: medicina


Cioccolato scudo per il cuore grazie alla capacità del cacao di tenere a bada il colesterolo. Piacere per la gola e toccasana per la salute, il cioccolato aiuterebbe a prevenire le malattie cardiache e, a sorpresa, a ridurre i livelli di grasso nel sangue anche in chi convive con il diabete.
I ricercatori della Hull University, in Gran Bretagna, hanno testato le proprietà benefiche in 12 volontari con diabete di tipo 2. Gli scienziati dell'ateneo britannico hanno diviso i volontari in due gruppi, invitando ciascuno a mangiare una barretta di cioccolato per 16 settimane, ma a un gruppo è stato dato del normale cioccolato, all'altro l'alimento arricchito di polifenoli. Ebbene, la barretta 'potenziata' ha avuto un effetto benefico sui pazienti, migliorandone i livelli di colesterolo. Una notizia che farà ben sperare i diabetici mal disposti a rinunciare al cioccolato, sicuramente moltissimi.

Non mancano però i dubbi per il contenuto di grassi e zuccheri presenti nella cioccolata.

Relazione tra elevato indice di massa corporea e patologie neoplastiche

Relazione tra elevato indice di massa corporea e patologie neoplastiche

Un elevato indice di massa corporea è stato associato con una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari e patologie neoplastiche.
Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari la correlazione è da molto tempo statisticamente ben evidente, mentre per il cancro i dati a disposizione sono stati spesso discordanti o poco chiari.
Uno studio apparso sulla nota rivista Lancet dovrebbe aver fatto finalmente chiarezza sull’argomento. Lo studio ha riguardato più di cinque milioni di Britannici, in circa 167 mila dei quali si è osservato nell’arco di tempo esaminato lo sviluppo di una patologia neoplastica appartenente al gruppo delle 22 prese in considerazione. Si è visto che 17 forme neoplastiche delle 22 considerate si correlavano positivamente con l’indice di massa corporeo (BMI), dimostrando una maggiore incidenza nei soggetti obesi; la dipendenza dal BMI (non lineare) differisce a seconda delle diverse neoplasie. Sorprendentemente, fino al 40% dei tumori all’utero e fino al 10% dei tumori a fegato, colon, reni e vescica possono essere attribuibili al sovrappeso. Non sembra esserci invece alcuna relazione fra BMI e tumori alla prostata, al seno, ai polmoni.

K. Bhaskaran, I. Douglas, H. Forbes, I. dos-Santos-Silva, D. A. Leon, L. Smeeth. Body-mass index and risk of 22 specific cancers: a population-based cohort study of 5 million UK adults. The Lancet

Non lavare i denti può minare il cuore

categoria: medicina

Oltre che tartaro e carie, una scarsa igiene orale può persino minare la salute del cuore, predisponendo chi è restio a usare spazzolino, dentifricio e filo interdentale a maggiori rischi di imbattersi in un infarto.
Uno studio presentato al Congresso della Society for General Microbiology ha evidenziato il rapporto tra un batterio solitamente innocuo presente nel cavo orale della famiglia degli streptococchi e patologie come infarto e ictus.
Quando il microrganismo in questione diffonde nell'organismo, contribuisce a formare dei coaguli che provocano infarto e ictus. Si tratta, nello specifico, di un batterio che provoca carie e malattie gengivali. Per girovagare nell'organismo,

il microrganismo sotto accusa sfrutta il sanguinamento delle gengive per entrare nel circolo sanguigno e legarsi alle proteine e le piastrine del plasma, portando all’aggregazione piastrinica causa di coaguli di sangue, escrescenze sulle valvole cardiache o infiammazione dei vasi sanguigni che possono bloccare l'afflusso di sangue al cuore e al cervello.

costruzione di appoggio per freccia da usare con fionda (II)

categoria: caccia, pesca

Da youtube alcune immagini di un video dove si descrive un appoggio di facile costruzione per incoccare correttamente una freccia da tirare con una fionda:

due elastici robusti
un anello recuperato da un portachiavi

Le immagini descrivono meglio di ogni spiegazione scritta il montaggio dell'appoggio per la freccia; facendo un certo numero di giri si dispone correttamente l'anello al centro della fionda, prima di riposizionare gli elastici sui bracci della fionda.
La freccia scorre facilmente all'interno dell'anello con poco attrito e non subisce deviazioni sensibili dalla traiettoria voluta.





mercoledì 10 dicembre 2014

Classificazione delle ferite

Abrasione
Perdita dell'integrità della cute, senza emissione di sangue.

Escoriazione
Perdita superficiale dell'integrità della cute, più profonda dell'abrasione, con distacco di lembi cutanei e lieve emissione di sangue (emorragie puntiformi); derma e tessuto sottocutaneo restano intatti. Frequentemente in questo tipo di lesione si trovano dei corpi estranei.
L'escoriazione guarisce con formazione di crosta, senza lasciare cicatrici.
Una ferita più profonda presenta anche edema ed ematoma perilesionale.

Vescicola cutanea
La vescicola compare in seguito ad una pressione o ad uno sfregamento particolare. L'epidermide si solleva e i liquidi presenti nel tessuto riempiono lo spazio vuoto venutosi a creare. La v. non deve essere eliminata perché agisce come una medicazione biologica. La v. più grande e fastidiosa può essere forata con un ago sterile e poi ricoperta con un bendaggio semi occlusivo fino alla guarigione.

Ferita da taglio
Questa ferita ha i bordi lisci, e può esserci perdita di tessuti; possono essere lesionate anche strutture profonde e questo causa un'emorragia spesso abbondante.

Ferita perforante
Questa ferita è difficile da valutare se non si conosce la causa del trauma, perché sulla cute può esserci solo una lesione piccola. I corpi estranei rimasti in profondità costituiscono un pericolo d'infezione e devono essere estratti; questa è un'operazione pericolosa perché asi può lesionare un vaso sanguigno e causare gravi emorragie, quindi, se le condizioni lo permettono, è preferibile limitarsi a medicare e attendere il personale medico.
Ferite perforanti particolarmente pericolose sono quelle che coinvolgono il capo, il torace (rischio di pneumotorace o tamponamento cardiaco), l'addome.
Nel caso di ferite all'addome, il danno può evidenziarsi dopo qualche tempo dal trauma, per l'iniziale tamponamento di un'eventuale lesione emorragica da parte degli organi addominali.

Ferita da lacerazione
Questa lesione compare quando si riceve un colpo violento da un corpo contundente; la cute si stira e poi si lacera, perciò i margini della ferita sono irregolari e i bordi sono scollati, mentre il tessuto sottostante appare contuso e sede d'emorragie. La vascolarizzazione della zona ferita è compromessa e questo ritarda il processo di guarigione.
L'applicazione di compresse fredde allevia il dolore e l'edema.
Una ferita da lacerazione particolare è quella determinata dal morso di un animale: questa ferita è sempre a rischio d'infezione perché i batteri veicolari dalla saliva con il morso, s'introducono in profondità e
proliferano rapidamente.

Ferita da arma da fuoco
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Medicazione da campo di una ferita

Quando s'interviene su una ferita si deve arrestare l'emorragia ed impedire ogni ulteriore contaminazione.
Prima di intervenire su una ferita occorre lavarsi le mani con acqua e sapone per poi detergerle con un disinfettante.
La medicazione va eseguita proteggendosi con guanti monouso in lattice poiché la possibilità di contagio da sangue infetto non è un evento trascurabile. Se disponibili usare i guanti di lattice possibilmente del tipo per chirurgia, presterilizzati; in mancanza guanti monouso di lattice.
Altri ausili utili per la l’autoprotezione sono le maschere e gli occhiali protettivi.
Alla fine d'ogni intervento i guanti devono essere levati con estrema attenzione, rivoltandoli mentre si estraggono. Subito dopo occorre lavarsi subito le mani perché nei guanti possono essersi create delle piccole lacerazioni.
Procedere al più presto alla pulizia della ferita, perché questa ha tanto maggiori probabilità di infettarsi quanto più tardivamente è curata. La ferita va lavata con soluzione fisiologica o acqua sterilizzata mediante bollitura.
Si esegue la pulizia con acqua e garze sterili, operando in senso centrifugo in modo che il liquido che cola non inquini la ferita.
Si usa garza e non il cotone dato che quest'ultimo non è sterile e sfilaccia. Bisogna rispettare la sterilità della garza estraendola dalla busta prendendola ai bordi e maneggiandola con le pinzette.
Se la ferita è sul cuoio capelluto o in zone pelose, i capelli o i peli devono essere tagliati con le forbicine sterilizzate (o con un rasoio); con le pinze si asportano sassolini e schegge. Se è presente del bitume occorre utilizzare l'alcool etilico come solvente.
forbici e le pinze devono essere in confezioni sterili o vanno pulite e sterilizzate passandole su una fiamma.
Dopo la pulizia si passa alla disinfezione della ferita utilizzando:
-       una soluzione di iodio al 2% (tintura di iodio mite)
-       una soluzione clorossidante ( amuchina al 5%)
-       acqua ossigenata a 10 volumi
Fatta la disinfezione l'emissione di sangue dovrebbe essersi nel frattempo arrestata; se questo non avviene, si interviene sulle piccole emorragie comprimendo la ferita per qualche minuto con un tampone di garza ripiegato.
Se il sangue continua a fuoriuscire si esegue una fasciatura compressiva lasciando il primo tampone di garza sul punto sanguinante. In questa fase non applicare polveri o pomate antibiotiche o cotone emostatico.

Se la ferita è superficiale e con i bordi netti si può suturare con un cerotti steri-strip o con "cerotti a farfalla". Si procede facendo combaciare i lembi della ferita e tenendoli accostati con il cerotto. La ferita va poi protetta con garza sterile e fasciata. Nei giorni successivi si può sollevare la garza di protezione per controllare la ferita, ma non si deve rimuovere il cerotto a farfalla fino alla cicatrizzazione completa.

Piaghe cutanee

Le piaghe generalmente derivano da un'alterata ossigenazione cutanea. La comparsa d'infezione o necrosi favorisce la cronicizzazione delle piaghe.
La piaga da decubito o ulcera da compressione è una lesione dei tessuti molli (cute, sottocute e fasci muscolari) che insorge nelle regioni corporee più a lungo compresse durante la permanenza obbligata a letto.
Sono soggetti a rischio i pazienti defedati, in età avanzata o chi ha subito lesioni ai nervi.
Favoriscono la comparsa di questa lesione:
- fattori meccanici
- fattori metabolici
- fattori nervosi
- fattori estrinseci

Fattori meccanici
La compressione della cute in corrispondenza delle zone del corpo dove ci sono prominenze ossee (talloni, gomiti, zona sacrale, spalle, cranio), determina sui tessuti una pressione che arriva a 100 mmHg, che il normale regime pressorio capillare di 40 mmHg, non riesce a contrastare, quindi le zone cutanee interessate allo schiacciamento mostrano fenomeni di stasi circolatoria, trombosi ed ischemia locale.

Fattori metabolici
Anemia, malnutrizione e carenze specifiche, malattie metaboliche, disidratazione.

Fattori nervosi
La presenza di turbe metaboliche sistemiche o locali influisce negativamente sul trofismo tissutale; l'alterata funzionalità delle fibre nervose impedisce le risposte neuroendocrine e metaboliche alla base dei processi riparativi tissutali e compromette la regolazione del microcircolo.

Fattori estrinseci
Ruvidità delle lenzuola e utilizzo di teli gommati per proteggere il materasso, insufficiente igiene personale, irregolarità delle superfici d'appoggio, scarsa mobilizzazione passiva.

La lesione dei tessuti molli si sviluppa per gradi:
-  - la zona interessata si presenta arrossata, dolente, tumefatta
-  - si osserva desquamazione epiteliale, ma ancora non ci sono abrasioni
-  - compaiono zone di macerazione cutanea e lacerazioni
- - la lesione interessa tutto lo spessore dalla lesione con formazione di un'ulcera; è presente materiale necrotico spesso maleodorante per la complicazione infettiva da parte di piogeni e anaerobi
- - la necrosi delle parti molli arriva progressivamente ad interessare il piano osseo con formazione di piaga purulenta ed emorragica.

Norme di prevenzione
La comparsa della piaga da decubito dipende anche dallo stato di salute del paziente e dalla mancata attuazione di norme di profilassi.
Bisogna migliorare le condizioni fisiche complessive del paziente riequilibrando lo stato nutrizionale, ricorrendo eventualmente all'alimentazione parenterale, correggendo gli stati anemici e sorvegliando la funzione urinaria.

Usare precocemente i materassi antidecubito, i cunei di gommapiuma, cuscini al silicone, ginocchiere e gomitiere idonee. Curare la mobilizzazione attiva o passiva del soggetto al fine di scaricare efficacemente la pressione dalle zone a rischio e riattivare la circolazione localmente con massaggi frequenti e delicati usando pomate idratanti; la "pasta all'acqua" è utile per idratare la parte colpita da eritema. Le frizioni con alcool vanno evitate poiché irritano e disidratano la cute rendendola più vulnerabile. Curare accuratamente l'igiene della cute e della biancheria, usare indumenti che favoriscano la traspirazione.

martedì 9 dicembre 2014

Il Miele è un emolliente sicuro, utile in caso di gola irritata e tosse nei bambini

Il Miele è un emolliente sicuro, utile in caso di gola irritata e tosse nei bambini 

La tosse è una delle cause maggiori di visite ambulatoriali. Di notte è particolarmente fastidiosa perché interrompe il sonno.
Non esistono terapie riconosciute come sicure ed efficaci per il trattamento di questi sintomi, infatti il dextrometorfano non è raccomandato nei bambimi.
I rimedi alternativi come il miele, impiegato per trattare la tosse, rappresenta una scelta sicura, in età pediatrica, pur avendo anch’esso delle controindicazioni (questa sostanza è stata anche associata a iperattività e insonnia).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il miele un emolliente economico e sicuro, capace di alleviare la gola irritata e procurare sollievo dalla tosse nei bambini.
In un trial in doppio cieco, 105 bambini (età 2-18 anni), con tosse attribuibile ad infezione del tratto respiratorio superiore, sono stati randomizzati a ricevere singole dosi notturne di miele, dextrometorfano al gusto di miele, o nessun trattamento. I risultati ottenuti sono stati effettivamente a favore del gruppo in trattamento con miele.
Il dextrometorfano,  sebbene sia stato ben tollerato nella coorte di bambini che hanno assunto il farmaco in questo studio, risente delle numerose segnalazioni di eventi avversi descritte in letteratura: distonia, anafilassi, mastocitosi con dosi standard del farmaco; e dipendenza, psicosi, mania, allucinazioni, atassia, sonnolenza, diabete mellito insulino-dipendente, neuropatia periferica, degenerazione cerebellare, anemia megaloblastica e decesso con alti dosaggi.
La sua disponibilità come farmaco da banco può favorire inoltre un uso spesso non appropriato.

Data la natura autorisolutiva della sintomatologia dell'infezione del tratto respiratorio superiore e la necessità di ulteriori studi che confermino i dati rilevati in questo trial, i medici, nel consigliare alle famiglie una terapia, dovrebbero tenere presente le evidenze raccolte sul miele e l'assenza di dati pubblicati in favore del dextrometorfano, così come i suoi potenziali eventi avversi e i costi associati al suo impiego.

la dieta mediterranea

La dieta mediterranea

La dieta mediterranea non è in discussione nei suoi principi cardine, tuttavia ci sono alcuni elementi da modificare per tararla meglio sulle esigenze di una popolazione diventata prevalentemente sedentaria e in sovrappeso, già nella prima infanzia. Occorre ridurre la percentuale di carboidrati (45% invece di 55%) e aumentare le proteine.

La struttura della dieta mediterranea è un'ottima base, a patto che si aumenti l'attività fisica.