categoria: film, medicina, pronto soccorso
Film "il gladiatore" ("Gladiator") e un metodo altenativo di pulire le ferite
Nel film “il gladiatore” Massimo, ferito alla spalla, svenuto vicino alla tomba della moglie e del figlio, è preso da trafficanti di schiavi e portato via. Quando riprende a tratti i sensi vede le larve di mosca banchettare nella lesione sporca e lui, istintivamente, cerca di levarle, fermato però dallo schiavo numida Juba, che dice: ”No! Essi la puliranno, aspetta e vedrai”.
Il tempo passa, Massimo si
risveglia ancora e guarda la sua ferita. Juba dice: “Meglio ora? Pulita! Vedi?”
Juba mastica una sostanza e poggia la poltiglia sulla ferita aperta.
La terapia larvale con larve di mosca
verde (Lucilia seriata)
Trovare inaspettatamente le larve
di mosca in una ferita è un problema medico serio, perché queste provengono da
mosche adulte che si sono appoggiate su altre superfici sicuramente sporche e
quindi la ferita è da considerarsi a rischio elevato di contaminazione
batterica.
La cura di ferite infette usando
le larve della mosca verde inizia con le osservazioni effettuate nel 1812 dal barone
Dominique Larrey, capo-chirurgo delle armate napoleoniche. Il medico riferiva che
le ferite dei soldati infestate di vermi apparivano pulite: le larve ripulivano
le ferite coperte di incrostazioni e pus, lasciando intatti i tessuti vivi,
perché specializzate nel mangiare i tessuti morti.
Nel corso della Guerra di
secessione americana, un medico sudista impiegò sistematicamente queste larve,
riuscendo a salvare soldati gravemente feriti da amputazioni o addirittura da
morte certa.
Negli Anni '30 del Novecento il chirurgo
americano William S. Bear del Johns Hopkins Hospital di Baltimora utilizzava su
vasta scala le larve nate da uova disinfettate.
L'era delle larve fu tuttavia di
breve durata: la scoperta della penicillina e di altri antibiotici le
sbaragliò.
Le osservazioni fatte sulle ferite
dove erano presenti le larve e i primi trattamenti empirici con le larve di
mosca carnaria avevano però lasciato un segno e questa tecnica è stata
“riscoperta” dai medici alla continua ricerca di nuovi modi per contrastare i
batteri, - soprattutto i cosiddetti stafilococchi - che resistono agli
antibiotici. Adesso la tecnica è regolamentata da una linea guida
internazionale, che prevede di utilizzare larve “sicure”, sterili.
In apposite ditte certificate, in
scatole chiuse ronzano migliaia di mosche verdi, che depongono le uova in
vasetti pieni di piccoli pezzi di carne di fegato in decomposizione. Le uova sono
raccolte ogni giorno, disinfettate e avvolte in una massa farinosa, costituita
da lievito, gelatina di alghe e carne essiccata, dove le larve si rimpinzano di
questo mangime, fino al momento della spedizione negli ospedali che le
richiedono.
Le larve sono un rimedio prezioso
non solo quando sussiste il pericolo di un'amputazione, ma anche in caso di
ulcere cutanee nei soggetti diabetici, per le ferite che stentano a guarire,
nei disturbi circolatori o per le piaghe da decubito dei pazienti
ospedalizzati.
La terapia larvale concettualmente
è semplice, si utilizzano larve sterili appena nate e si mettono su una ferita
con materiale necrotico, quindi le larve crescono nella cavità nutrendosi e
rimuovendo materiale potenzialmente settico.
La rimozione del materiale
necrotico da una ferita, il debridement, in questo caso con terapia larvale
invece che tramite tecniche di chirurgia, è necessaria perché nell’area
necrotica si liberano sostanze settiche (settico: portatore di germi patogeni;
infetto), ottimo substrato per microrganismi patogeni.
Nel maggio 2007 l'Università di
Manchester, in Inghilterra, ha pubblicato un rapporto secondo cui 12 pazienti
diabetici su 13 con ulcere da stafilococco sono guariti in tre settimane dopo
essere stati trattati con larve. Utilizzando i farmaci, un trattamento del
genere dura solitamente sette mesi. In un altro grande studio, gli scienziati
inglesi dell'Università di York hanno messo a confronto 267 pazienti affetti da
ulcere varicose: alcuni sono stati curati con larve di mosca carnaria, ad altri
è stato invece applicato un idrogel che viene spesso impiegato per le ferite
più problematiche. I risultati della ricerca hanno dimostrato che le larve non
hanno portato a una guarigione più efficace, ma hanno certamente contribuito a
una pulizia molto più rapida della ferita.
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