sabato 9 luglio 2016

Coperta isotermica e telo isotermico Spencer


Categoria: protezione dal caldo e dal freddo, materiale presente in ambulanza utile in sopravvivenza, vecchie riviste

Coperta isotermica e telo isotermico


HM Coperta isotermica Spencer


La coperta HM è molto leggera, isolante e isotermica ed essendo molto robusta può essere utilizzata più volte. Il generoso utilizzo di alluminio e il rinforzo interno le conferiscono caratteristiche quali perfetta tenuta al vento, idrorepellenza, leggerezza.
Consente la protezione dal freddo ponendo la parte argentata verso il corpo: riflette il calore del corpo ed evita l'ipotermia.
La coperta isotermica HM può essere utilizzata anche a temperature estremamente rigide.
Dimensioni: 2000 x 1400 mm
 Peso: 646 g

Telo isotermico Spencer


Indispensabile presidio per il primo e pronto soccorso di traumatizzati e ustionati.
Consente la protezione dal freddo ponendo la parte argentata verso il corpo: riflette il calore del corpo ed evita l'ipotermia.
Consente la protezione dal caldo se il telo viene posto con la parte dorata verso il corpo: i raggi del sole vengono riflessi permettendo al corpo di rimanere fresco.
Realizzato in foglio di poliestere alluminizzato.
Confezione singola in sacchetto.

Dimensioni adulto: 2200 x 1600 mm

Dimensioni pediatrico: 1400 x 900 mm

Di seguito le pubblicità tratte da vecchie riviste di sopravvivenza americane, quando ancora questi utili oggetti costituivano una novità assoluta. Gli articoli elogiano la loro leggerezza, la capacità di riflettere e trattenere l'80% del calore umano.
L'origine "militare" del telo isotermico dei primi modelli, quindi la necessità di non rendere il soldato ferito facilmente visibile: il lato esterno è di colore verde, non argentata.





venerdì 8 luglio 2016

I disturbi del ritorno venoso

categoria: farmacologia

I disturbi del ritorno venoso


Cenni di anatomia


Il circolo venoso superficiale degli arti inferiori è affidato alla piccola safena e alla grande safena, due vene che drenano un terzo del sangue refluo proveniente dal cuore. I restanti due terzi del sangue refluo sono affidati alle vene profonde. Le vene perforanti mettono in comunicazione il circolo venoso superficiale con quello profondo.
Una serie di efficienti meccanismi assicurano il drenaggio di sangue dalla periferia al centro vincendo anche la forza di gravità:
  • le valvole venose unidirezionali impediscono il riflusso del sangue e, frazionando la colonna ematica, alleggeriscono le parti sottostanti dall'eccessivo carico pressorio;
  • la rete venosa plantare, comunemente chiamata spugna plantare, viene “strizzata” continuamente durante la deambulazione, spingendo il sangue in direzione centripeta;
  • la pompa muscolare, attraverso la contrazione dei muscoli del polpaccio, provoca una "spremitura" delle vene e la progressione in senso antigravitario della colonna di sangue;
  • la spinta esercitata dal tono e dall'elasticità delle pareti venose e il "risucchio" esercitato dalla pressione intratoracica negativa durante l'inspirazione.

I disturbi del ritorno renoso

La grande safena è sede di massima incidenza dei disturbi del ritorno venoso.
Le gambe pesanti si avvertono dopo prolungata stazione eretta e questo può essere per anni l'unico sintomo di stasi venosa, che scompare con la deambulazione o con il riposo a letto. Il gonfiore alle caviglie si avverte alla sera, mentre al mattino è assente.
La stasi prolungata a livello delle caviglie, dà luogo alla fuoriuscita di liquido dal letto capillare e quindi edema. Il formicolio, associato spesso al senso di pesantezza è un chiaro segnale di ristagno venoso. Le teleangectasie, la formazione di reticoli capillari superficiali a "tele di ragno", sono il primo segno visibile di sovraccarico circolatorio locale. I crampi notturni sono causati dalla liberazione di cataboliti tossici e di sostanze ad azione infiammatoria, dalla ipossia dei tessuti extravasali. I bruciori, sono spesso associati alla presenza delle teleangectasie o rotture di capillari. Il prurito può indicare la liberazione locale di istamina o iniziali sofferenze della cute.
Disattendere questi sintomi premonitori di sofferenza venosa riduce notevolmente la possibilità di intervento.

LE MEDICINE NATURALI

Via orale
Aesculus Hippocastanum MG 1 DH: è indicato sempre quando le gambe soffrono per cattiva circolazione.
Sorbus domestica MG 1 DH: è indicata sempre quando sono coinvolti i vasi venosi.
Castanea vesca MG 1 DH: è indicata sempre quando sono coinvolti i vasi linfatici. Si suggeriscono dosaggi fino a 50 gocce tre volte al dì prima dei pasti e si possono associare.
Olio essenziale di cipresso: è un rimedio usato da sempre. Bastano 2 gocce di olio essenziale su una zolletta di zucchero da succhiare prima dei tre pasti.


Uso topico




Gel di escina 1%
Preparazione: a 80 g di acqua bollita e filtrata si aggiunge 1 g di escina acida, si agita fino a completa solubilità e si aggiungono 20 g di Lubragel DV. Si agita con la sola spatola e dopo 10 minuti si otterrà un gel pronto all'uso. Se si desidera conservare il preparato, si aggiungono dei conservanti tipo esteri dell'acido para-idrossibenzoico (0,05-0,15%).

Gel di cipresso 0,5%
Preparazione: a 79,5 g di acqua bollita e filtrata, si aggiungono 0,5 g di olio essenziale di cipresso: si agita, con agitatore a elica e infine si aggiungono 20 g di Lubragel DV. Si agita con la sola spatola e dopo 10 minuti il preparato è pronto all'uso.

Consigli pratici


È opportuno, inoltre, per accelerare la guarigione e per prevenire la malattia venosa: camminare a passo veloce per almeno 10 minuti due o tre volte al giorno.

giovedì 7 luglio 2016

Categoria: pronto soccorso

Un kit di pronto soccorso militare risalente agli anni Sessanta, ci permette di farci un'idea delle dotazioni dell'epoca

Cassetta di colore verde oliva recante al centro del coperchio una vistosa croce rossa in campo bianco e la scritta: "Cassetta di Pronto Soccorso per Raggruppamenti di frontiera", verniciata in nero con mascherina preintagliata.
L'interno del coperchio riporta il listato dattiloscritto del contenuto e la firma del Direttore di Farmacia dell'Istituto Chimico Farmaceutico militare di Firenze addetto all'allestimento, Cap. Chi. Farm. dr. Mario Russo.
Data di confezionamento delle fiale: gennaio 1961.


Il contenuto corrisponde esattamente alla lista eccetto tre preparazioni contenenti oppiati e morfina che sono state cassate con un tratto rosso, probabilmente per le norme successive che già imponevano il trasporto e la cura di queste sostanze da parte del Medico di Reparto. Si possono notare numerosi pacchetti di medicazione, R.E. mod.1931, che già allora dovevano apparire inadatti sia per efficienza che per caratteristiche di conservazione: i coevi americani contenevano una mussola più grande in un involucro impermeabilizzato ed ermetico, mentre i nostri erano avvolti in carta oleata. Buona, invece, la restante dotazione di sei pezzi ciascuna, di materiale di medicazione costituito da vari formati di garze, mussole, telini e cotone che riempiono la cassetta per circa due terzi.
Al centro sono posti dei flaconi, avvolti da cartone ondulato giallo, contenenti alcool denaturato (500 cc), soluzione jodata, ed un flacone (100 cc) di Coramina, un analettico cardiaco, due flaconi di polveri a base di sulfamidici per applicazioni topiche come batteriostatici nel trattamento d'infezioni della cute e per le medicazioni, attualmente abbandonate per complicanze allergiche e scarsa efficacia. La dotazione comprende dei preparati galenici: Lobelina in fiale da 1 cc, probabilmente proposta come antidoto ad un eventuale sovradosaggio della morfina ed in genere usata come analettico respiratorio e/o antiasmatico; chinino, antichissimo rimedio antimalarico ed antipiretico (ma da noi la malaria è stata eradicata con le bonifiche del Ventennio!); Piramidone in tavolette con caffeina, usato come analgesico ed antipiretico, ormai abbandonato in favore di prodotti più attivi; caffeina sodio-bismuto in fiale da 1 cc, coadiuvante nella terapia della depressione respiratoria da morfina e nell'insufficienza cardiaca; Bismuto sottonitrato, un astringente e disinfettante intestinale associato a sale d'oppio per l'effetto antidolorifico viscerale; canfora in fiale da 1 cc stimolante il sistema nervoso e analettico respiratorio. Laudano, antidolorifico ed antispastico intestinale, e morfina iniettabile, come già detto, non sono più presenti. Completano la dotazione una pomata per scottature, un collirio-pomata per occhi, un laccio emostatico tipo Tourniquet americano e spilli da balia.


Negli anni '60, il periodo in cui è stata allestita questa cassetta, la sperimentazione farmacologica aveva introdotto sul mercato nuovi farmaci, dagli antibiotici a gli antinfiammatori non steroidei (FANS): probabilmente l'Istituto chimico-farmaceutico di Firenze, pur conoscendo i nuovi brevetti, per una sorta di volano inerziale causato da regolamenti intemi o per fatti economici, non riusciva ad adeguarsi alle nuove possibilità e sicuramente nel computo economico della gestione militare tornava comodo il mantenimento della vecchia produzione (laudano e sali di bismuto) e l'uso delle scorte a magazzino (i pacchetti-medicazione mod.1931, R.E.1).



Un'ultima sorpresa: dopo un'energica ripulitura dell'esterno della cassetta, che oltre a sudiciume vario pareva ricoperta da uno strato di materiale appiccicoso, forse un vecchio grasso impermeabilizzante, sotto la vernice, in controluce si osserva un disco centrale contenente il caduceo e la scrittta "U.S.Army Medical Departement" ed ai lati superiore ed inferiore: "Treatment Gas Casualty, Item no.97767" (trattamento delle lesioni da gas, art.n.97767). Evidentemente faceva parte del numeroso materiale sanitario lasciato dagli Americani al nostro Esercito al termine del conflitto e da noi riciclato per vari usi: specificamente la cassetta doveva contenere una dotazione di medicamenti dermatologici ed internistici contro gli effetti dei gas bellici nervini, vescicanti, ecc.

ARMI Magazine – Osvaldo Montefusco

mercoledì 6 luglio 2016

Uso delle piante per la cura delle patologie a carico dei vasi sanguigni

Categoria: farmacologia, fitoterapia

Uso delle piante per la cura delle patologie a carico dei vasi sanguigni



Un disturbo molto comune, soprattutto fra le donne sono le «venuzze», piccole varici che si formano nei piccoli vasi del derma. Quando la vena appare dilatata in maniera abnorme non è più un inestetismo, ma una vera e propria patologia che assume nomi diversi a seconda dei distretti nei quali si manifesta; le più frequenti sono le varici degli arti inferiori e le vene emorroidali.


Una sindrome imponente, limitante, in continuo peggioramento e addirittura con ulcere, è di pertinenza del medico, ma quando il disturbo rientra tra gli inestetismi/piccola patologia, allora si può trovare una soluzione anche impiegando piante officinali, fermo restando che quando un vaso si rompe si può a volte riaccomodare, ma nessun farmaco o fitocomplesso può restituire un capillare o una vena alla condizione antecedente al danno: la terapia tende ad arginare il danno, curare l'infiammazione e lenire i sintomi più fastidiosi.


Le piante medicinali hanno inoltre un'importante funzione protettiva in grado di prevenire il danno al vaso sanguigno (azioni di profilassi):
  • possono risolvere un'eccessiva permeabilità capillare
  • attenuare la fragilità capillare
  • rinforzare la parete vasale rendendola in grado di contrastare efficacemente sollecitazioni provocate dalla pressione interna.
Questa cura preventiva può essere fatta anche consumando queste piante durante i pasti:
  • il consumo frequente dei frutti di mirtillo e di ribes nero fornisce all'organismo antocianosidi vasoprotettivi e capillarotropi
  • una fetta di limone con tutta la buccia a fine pasto è una fonte importante di vitamina C e bioflavonoidi.


Bisogna ricordare che i farmaci acquistabili in farmacia, che svolgono una azione benefica sui vasi, contengono i principi attivi originariamente estratti dalle piante.

Preparazioni fitoterapiche di efficacia dimostrata sono a base di Ippocastano, Ruscus (forniscono saponine) meglio se associate a Cipresso o Amamelide (sono fonte di tannini); sono utili anche cicli con Centella asiatica (40 gocce di Tintura madre, tre volte al giorno durante i pasti). La cura deve durare almeno due mesi e bisogna prevedere più cicli in un anno.


Per motivi di praticità oltre che di sapore, è opportuno raccomandare piuttosto che le tisane, forme galeniche preparate con gli estratti fluidi o le Tinture madri.


Esempio di formulazione in estratti fluidi di piante per la cura delle vene varicose:

Ippocastano semi cc. 20, Cipresso galbuli cc. 30, 40 gtt ai tre pasti; intregrazione di vitamina C e vitamina E.