categoria: cani, addestramento
Uno studio pubblicato su Current Biology mette in evidenza la capacità di comprendere ed elaborare le parole del proprio “umano” da parte del cane
Una
ricerca condotta da Victoria F. Ratcliffe, David Reby. (Facoltà di
Psicologia, Università del Sussex, Falmer, East Sussex -UK) ha
dimostrato che i cani messi in grado di partecipare attivamente alla
nostra vita, condividendo con noi contatti verbali, emozioni e
gratificazioni, mettono in atto meccanismi cerebrali (simili a quelli
dell'uomo) nel tentativo di analizzare e comprendere le nostre
parole.
I
ricercatori hanno spiegato che nella percezione del linguaggio umano
l'emisfero sinistro del cervello elabora le parole mentre l'emisfero
destro è più sensibile agli accenti, le intonazioni della voce in
modo che il cane risulta capace di percepire altre le semplici
parole, anche il linguaggio para verbale e l'aspetto emozionale della
comunicazione umana.
Lo
studio ha coinvolto 250 cani per cercare di capire come questi
reagissero alle parole degli umani. Si è stabilito che quando si
parla al proprio cane questo solitamente tende a ruotare la testa a
destra ed a sinistra. I precedenti studi avevano dimostrato che
solitamente il cane gira la testa a sinistra quando usa l'emisfero
destro ed a destra quando usa quello sinistro.
I
ricercatori, hanno quindi fatto ascoltare delle frasi pronunciate da
un sintetizzatore vocale così che non tradisse emozioni con il tono
di voce ed i cani hanno attivato l'emisfero sinistro, segno che si
stavano concentrando sulle parole.
Se
invece, la stessa frase, veniva pronunciata da un umano, con
un'inflessione linguistica diversa da quella a cui il cane è
abituato, allora si attiva la parte destra, segno che il cane si sta
concentrando invece sul suono.
Il
test ha quindi dimostrato che il cane reagisce alle nostre parole
come succede per gli umani anche se con tempi di elaborazione
differenti, soprattutto per quanto riguarda le frasi.
La
ricerca ha messo in evidenza la capacità dei cani di processare le
informazioni ricevute dal proprio “umano”, il quale deve , a sua
volta, tenere in conto sia della capacità di comprensione, che dei
tempi di elaborazione del proprio cane, ognuno differente dagli
altri, in base al corredo genetico e alle esperienze di vita vissute.
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