venerdì 8 luglio 2016

I disturbi del ritorno venoso

categoria: farmacologia

I disturbi del ritorno venoso


Cenni di anatomia


Il circolo venoso superficiale degli arti inferiori è affidato alla piccola safena e alla grande safena, due vene che drenano un terzo del sangue refluo proveniente dal cuore. I restanti due terzi del sangue refluo sono affidati alle vene profonde. Le vene perforanti mettono in comunicazione il circolo venoso superficiale con quello profondo.
Una serie di efficienti meccanismi assicurano il drenaggio di sangue dalla periferia al centro vincendo anche la forza di gravità:
  • le valvole venose unidirezionali impediscono il riflusso del sangue e, frazionando la colonna ematica, alleggeriscono le parti sottostanti dall'eccessivo carico pressorio;
  • la rete venosa plantare, comunemente chiamata spugna plantare, viene “strizzata” continuamente durante la deambulazione, spingendo il sangue in direzione centripeta;
  • la pompa muscolare, attraverso la contrazione dei muscoli del polpaccio, provoca una "spremitura" delle vene e la progressione in senso antigravitario della colonna di sangue;
  • la spinta esercitata dal tono e dall'elasticità delle pareti venose e il "risucchio" esercitato dalla pressione intratoracica negativa durante l'inspirazione.

I disturbi del ritorno renoso

La grande safena è sede di massima incidenza dei disturbi del ritorno venoso.
Le gambe pesanti si avvertono dopo prolungata stazione eretta e questo può essere per anni l'unico sintomo di stasi venosa, che scompare con la deambulazione o con il riposo a letto. Il gonfiore alle caviglie si avverte alla sera, mentre al mattino è assente.
La stasi prolungata a livello delle caviglie, dà luogo alla fuoriuscita di liquido dal letto capillare e quindi edema. Il formicolio, associato spesso al senso di pesantezza è un chiaro segnale di ristagno venoso. Le teleangectasie, la formazione di reticoli capillari superficiali a "tele di ragno", sono il primo segno visibile di sovraccarico circolatorio locale. I crampi notturni sono causati dalla liberazione di cataboliti tossici e di sostanze ad azione infiammatoria, dalla ipossia dei tessuti extravasali. I bruciori, sono spesso associati alla presenza delle teleangectasie o rotture di capillari. Il prurito può indicare la liberazione locale di istamina o iniziali sofferenze della cute.
Disattendere questi sintomi premonitori di sofferenza venosa riduce notevolmente la possibilità di intervento.

LE MEDICINE NATURALI

Via orale
Aesculus Hippocastanum MG 1 DH: è indicato sempre quando le gambe soffrono per cattiva circolazione.
Sorbus domestica MG 1 DH: è indicata sempre quando sono coinvolti i vasi venosi.
Castanea vesca MG 1 DH: è indicata sempre quando sono coinvolti i vasi linfatici. Si suggeriscono dosaggi fino a 50 gocce tre volte al dì prima dei pasti e si possono associare.
Olio essenziale di cipresso: è un rimedio usato da sempre. Bastano 2 gocce di olio essenziale su una zolletta di zucchero da succhiare prima dei tre pasti.


Uso topico




Gel di escina 1%
Preparazione: a 80 g di acqua bollita e filtrata si aggiunge 1 g di escina acida, si agita fino a completa solubilità e si aggiungono 20 g di Lubragel DV. Si agita con la sola spatola e dopo 10 minuti si otterrà un gel pronto all'uso. Se si desidera conservare il preparato, si aggiungono dei conservanti tipo esteri dell'acido para-idrossibenzoico (0,05-0,15%).

Gel di cipresso 0,5%
Preparazione: a 79,5 g di acqua bollita e filtrata, si aggiungono 0,5 g di olio essenziale di cipresso: si agita, con agitatore a elica e infine si aggiungono 20 g di Lubragel DV. Si agita con la sola spatola e dopo 10 minuti il preparato è pronto all'uso.

Consigli pratici


È opportuno, inoltre, per accelerare la guarigione e per prevenire la malattia venosa: camminare a passo veloce per almeno 10 minuti due o tre volte al giorno.

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