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mercoledì 26 luglio 2017

L'epidemia di colera a Londra del 1854 e l'intuizione del medico John Snow

Categoria: igiene, acqua potabile

L'epidemia di colera a Londra del 1854 e l'intuizione del medico John Snow



L'acqua che si beveva cent'anni fa era molto dura, con tracce spesso abbondanti di ammoniaca, nitrati, nitriti e 5-600 colonie batteriche per centimetro cubico; non c'erano differenze tra le acque degli acquedotti e quelle dei pozzi: in parecchi punti tutt'e due si mescolavano con liquami di fogna.
Nel 1854 un'epidemia di colera colpì Londra. Il medico John Snow, tracciò sulla mappa della città i luoghi dove vivevano le vittime: cinquecento casi erano a pochi isolati da una fontana pubblica in Broad Street.


Quando alla fontana venne tolto il rubinetto, l'epidemia si bloccò: l'acqua della tubatura che serviva la fontana era contaminata dalle infiltrazioni di una fogna.


Fonte Wikipedia
Nelle stesse parole di Snow:
«Procedendo sul posto, trovai che quasi tutte le morti avevano avuto luogo entro breve distanza dalla pompa di Broad Street. C'erano soltanto dieci morti in case situate decisamente più vicino a un'altra pompa stradale. In cinque di queste case le famiglie delle persone decedute mi informarono che si rivolgevano sempre alla pompa in Broad Street, in quanto preferivano l'acqua [di quest'ultima] a quella delle pompe che erano più vicino. In altri tre casi, i deceduti erano bambini che andavano a scuola vicino alla pompa in Broad Street...
Riguardo alle morti che avvenivano nella località appartenente alla pompa, c'erano 61 casi nei quali fui informato che le persone decedute erano solite bere l'acqua della pompa da Broad Street, o costantemente oppure occasionalmente...
Il risultato della ricerca, allora, è che non c'è stata alcuna particolare epidemia o prevalenza di colera in questa parte di Londra eccetto tra le persone che avevano l'abitudine di bere l'acqua del pozzo della suddetta pompa.
Ebbi un colloquio con la Commissione dei Guardiani della parrocchia di St James, la sera del 7 c.m. [7 settembre], e rappresentai loro le suddette circostanze. In conseguenza di ciò che dissi, la maniglia della pompa fu eliminata il giorno seguente. »
(John Snow, Lettera al direttore del Medical Times and Gazette)


Si scoprì in seguito che questo pozzo pubblico era stato scavato soltanto a un metro (tre piedi) da un vecchio pozzo nero che aveva cominciato a perdere batteri fecali. Un bambino che aveva contratto il colera da un'altra fonte ebbe i pannolini lavati in questo pozzo nero la cui apertuta era sotto una casa vicina che era stata ricostruita più avanti dopo che un incendio aveva distrutto la precedente struttura, e la strada era stata allargata dalla città. Al tempo era comune avere un pozzo nero sotto la maggior parte delle case.

venerdì 2 ottobre 2015

igiene: i pidocchi

categoria: igiene

Furono i pidocchi a sconfiggere Napoleone in Russia


Più che i combattimenti contro l'esercito russo e il  terribile inverno russo, il "Generale Inverno", furono il tifo esantematico e la "febbre da trincea" a decimare le truppe francesi.
A sconfiggere l'esercito di Napoleone Bonaparte in Russia furono i pidocchi. A sostenerlo è uno studio del Journal of Infectious Deseases, che ha identificato la causa delle morie di tifo e di "febbre da trincea" che decimarono le truppe francesi in Russia.
Napoleone si mise in marcia verso la Russia nell'estate del 1812 con mezzo milione di soldati. Tuttavia, stremati da freddo e malattie, quell'inverno furono solo 25 mila ad arrivare a Vilnius, in Lituania, e ancor meno, soltanto 3 mila, a resistere fino alla disfatta.

I cadaveri dei soldati furono seppelliti in fosse comuni e proprio in una di queste, nel 2002 a Vilnius, ritrovata durante i lavori di costruzioni in un cantiere, furono trovati circa un migliaio di cadaveri. Un gruppo di ricerca dell'Università di Marsiglia, ha studiato i resti umani delle vittime di guerra, analizzando vestiti, ossa e soprattutto la polpa dentale estratta dai denti di 35 diversi soldati.

Proprio dalla polpa dentale è stato estratto il Dna di due batteri, la Bartonella quintana e la Rickettsia prowazakii, all'origine di tifo esantematico e "febbre da trincea", malattia che uccise molti soldati anche durante la Prima Guerra Mondiale e segnalata anche in gruppi di senzatetto di alcune aree urbane.

Una volta identificati i batteri patogeni col Dna, gli scienziati hanno indicato la specie vettore del batterio: un pidocchio che, dalle analisi effettuate, sembra aver colpito almeno il 29% dei soldati seppelliti.

Approfondimento:
Tifo esantematico (o tifo petecchiale, o dermotifo). Malattia infettiva contagiosa, endemica o epidemica, causata da Rickettsia prowazeki, trasmessa dal pidocchio, e caratterizzata da una febbre ciclica, stato tifoso ed esantema maculo-emorragico. L’insetto vettore è il pidocchio umano, di solito Pediculus vestimenti, meno frequentemente Pediculus capitis, che diventa infettante 8÷9 giorni dopo aver succhiato il sangue di un malato: pungendo un nuovo soggetto e nel contempo deponendo le feci nelle vicinanze, pone le premesse per il nuovo contagio. La diffusione della malattia è favorita da condizioni igieniche precarie, in situazione di agglomerati umani. La lesione anatomopatologica caratteristica è una vasculite disseminata per invasione dell’endotelio da parte delle rickettsie, con necrosi, trombi, noduli e manicotti d’infiltrazione periarteritica. La malattia è caratterizzata, oltre che dalla comparsa di febbre elevata, da sintomi a carico della cute (esantema maculopapuloso emorragico), del sistema nervoso centrale (stato tifoso), e del sistema cardiovascolare (sintomi di ipotonia vasale periferica e danno a livello del miocardio). La terapia è antibiotica (cloramfenicolo e tetracicline). La profilassi specifica si attua con la somministrazione di vaccini associata a misure generali (disinfestazione dai pidocchi, norme igieniche).

Aver cura del proprio corpo e rispettare con scrupolo le più elementari norme di igiene è importante in una situazione di sopravvivenza, poiché non si ha a disposizione un medico per ricevere cure adeguate.

domenica 26 luglio 2015

categoria: igiene

Mani pulite, stop alle infezioni

Una campagna dell'Organizzazione mondiale della sanità rivolta a medici, infermieri e operatori sanitari punta sulla più semplice delle raccomandazioni per tentare di arginare i contagi nelle corsie: lavarsi le mani. Le infezioni ospedaliere costituiscono, infatti, un importante fattore di sanità pubblica che coinvolge dal 5 al 10% dei pazienti ricoverati nelle ricche nazioni occidentali ed il 25% dei pazienti ospedalizzati nei Paesi in via di sviluppo.

"Un'assistenza più pulita è un'assistenza più sicura" scandisce lo slogan dell'OMS ricordando che lavarsi le mani resta la più efficace misura che possa essere integrata senza aumentare costi e lavoro.