Categoria: medicina
Da sempre le pandemie influenzali hanno colpito
l’uomo; ne descrive una Ippocrate nel 412 a.C. .
I dati storici aiutano a prevedere lo sviluppo di
una pandemia appena iniziata: è frequente, ad esempio, osservare delle ondate
successive, di cui la seconda è sempre più severa rispetto alla prima.
Alcuni modelli matematici simulano la diffusione
dell’infezione e verificano l’adeguatezza delle misure (farmacologiche e non) messe
in campo per contenere l’impatto della pandemia.
Questi modelli prendono in considerazione il tasso
di riproduzione di base (Ro), cioè il numero medio di individui contagiati da
un singolo individuo infetto, durante il suo periodo di contagiosità, assumendo
che tutti quelli venuti in contatto con il virus siano infettabili.
Attribuendo
a tale parametro valori diversi per simulare scenari sempre più gravi si
possono prevedere quante potrebbero essere le persone contagiate, in modo da
permettere ai governi di stilare dei Piani Pandemici Nazionali e decidere
quanto capitale destinare alla sanità per contenere la pandemia entro limiti
ritenuti “accettabili”.
I Piani Pandemici Nazionali prevedono:
- l’accumulo di scorte di farmaci antivirali, pari almeno al 25% della
popolazione
- la somministrazione del vaccino appena disponibile, iniziando con il
personale specializzato ed indispensabile e poi alla restante popolazione,
appena sono prodotti lotti in numero sufficiente
- l’adozione di strategie che limitano i contatti tra persone, le
cosiddette misure di distanziamento sociale, come la chiusura delle scuole, l’isolamento e la quarantena, risultate efficaci, in passato, nel contenimento delle epidemie.
Nel malaugurato caso la pandemia in atto sia del
tipo peggiore, quello con la più elevata trasmissibilità del virus, le migliori
possibilità di successo si hanno quando le misure di isolamento e quarantena
sono attuate tempestivamente, in modo da ridurre il numero di individui
contagiati e contagiosi, in attesa della produzione di quantità sufficienti di vaccino.
Resta il fatto però che i modelli matematici non
possono inquadrare in uno schema valido il virus influenzale imprevedibile per
definizione facilmente mutevole (la probabilità di mutazione del virus aumenta
vertiginosamente con l’aumentare del numero degli infetti).
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