categoria: pronto soccorso
TRATTAMENTO DELL'IPOTERMIA
The Medical Letter 1/2/1995
L'età avanzata, la mancanza di
abitazioni adeguate, il sovradosaggio di droghe o medicinali e l'ingestione di
alcool sono spesso fattori predisponenti, ma un'ipotermia può verificarsi anche
in persone giovani e sane dopo una prolungata esposizione al freddo dovuta a
traumi invalidanti o a immersione in acqua gelida. Un'ipotermia associata a
esaurimento fisico nel corso di attività sportive all'aperto può verificarsi
anche a temperature non particolarmente rigide.
DIAGNOSI
Un'ipotermia può talvolta passare
inavvertita; la maggior parte dei termometri clinici legge temperature non
inferiori a 34°-35° C, e i segni e i sintomi di ipotermia non sono specifici.
Confusione mentale, andatura difficoltosa, letargia e aggressività sono segni
precoci, specie nelle persone anziane. Il brivido può essere una chiave
diagnostica, ma i pazienti ipotermici la cui temperatura corporea è inferiore a
32° C possono non rabbrividire o persino non sentire freddo.
TRATTAMENTO SUL CAMPO
Gli abiti bagnati andrebbero tolti
delicatamente e un'ulteriore perdita di calore prevenuta con coperte poste
sopra e sotto il corpo, borse di acqua calda o pietre riscaldate e avvolte in
panni e, se disponibile, con ossigeno riscaldato umidificato. L'attività fisica
non dove essere usata per far riscaldare il paziente, come pure la
somministrazione di bevande alcooliche.
Somministrare alcolici è una
pratica vecchia di secoli, ma l'effetto di vasodilatazione periferica indotto
dall’alcool porta in realtà a una perdita netta di calore.
Un monitoraggio
cardiaco deve essere iniziato appena possibile. I pazienti ipotermici sono abitualmente
ipovolemici o disidratati a causa della ridotta introduzione di liquidi, del
passaggio di liquidi nello spazio interstiziale e della diuresi indotta dal
freddo. Liquidi per via endovenosa, preferibilmente glucosio al 5% in soluzione
fisiologica senza potassio, possono talvolta essere somministrati sul campo;
essi andrebbero riscaldati prima dell'uso utilizzando, in caso di mancanza di
altre fonti di riscaldamento, il calore del corpo stesso del soccorritore.
MANEGGIARE CON PRUDENZA
Nella grave ipotermia, può essere
necessario un minuto o più per riscontrare la presenza di sintomi vitali. I
pazienti con un battito cardiaco avvertibile e che respirano spontaneamente,
non importa quanto lentamente, dovrebbero essere maneggiati con delicatezza e
non essere sottoposti a manovre non necessarie perché un cuore bradicardico per
il freddo e estremamente irritabile, e anche stimoli minimi possono precipitare
una fibrillazione ventricolare o un'asistolia. I pazienti con asistolia o
fibrillazione ventricolare dovrebbero essere rianimati, ma il cuore freddo può
essere relativamente non sensibile ai farmaci o a elettrostimolazione.
PAZIENTE
FREDDO E APPARENTEMENTE MORTO Come
la temperatura corporea interna scende sotto i 32° C, aumenta il tono
muscolare, la frequenza cardiaca rallenta e la respirazione diviene lenta e
superficiale. Le pupille possono essere dilatate e fisse, il polso e il respiro
possono essere difficili da rilevare e il paziente può sembrare morto. Dato il
diminuito fabbisogno di ossigeno da parte degli organi freddi, tuttavia, i
pazienti con grave bradicardia o anche con arresto cardiaco prolungato possono
recuperare senza gravi sequele. Con un'ipotermia così profonda, è preferibile
rimandare il riscaldamento fino a che siano disponibili tutte le attrezzature
ospedaliere. I pazienti che appaiono non vitali dopo esposizione al freddo non
dovrebbero essere considerati morti fino a che la loro temperatura corporea è
prossima alla norma, anche se rimangono insensibili alle manovre rianimatorie.
TRATTAMENTO
IN OSPEDALE
Un'ipotermia
prolungata deprime la funzione cardiaca, respiratoria, ematologica e renale e
può causare ipovolemia e acidosi. Se una fibrillazione ventricolare avviene a
temperatura corporea superiore a 29°-30° C, può essere fatto un tentativo di
defibrillazione (al di sotto di 29° C lo shock ha scarse probabilità di
successo).
Riscaldamento
I pazienti con temperatura rettale superiore a 32° C hanno generalmente una
funzione cardiovascolare stabile e possono senza rischio essere riscaldati
lentamente mediante coperte calde poste sopra e sotto il paziente o, se
disponibile, mediante un sistema ad aria calda forzata. Il recupero è
generalmente privo di inconvenienti. L'immersione del paziente in una vasca
contenente acqua a temperatura di 32°-41° C aumenta rapidamente la temperatura
corporea interna e può essere usata per il trattamento a breve termine
dell'ipotermia, come nel caso di pazienti giovani sani che siano stati di
recente immersi in acqua fredda, ma questa manovra rende difficile il
monitoraggio cardiaco e può essere pericolosa per pazienti con ipotermia non
leggera. In caso di ipotermia più grave, un riscaldamento esterno rapido può
indurre instabilità cardiovascolare e arresto cardiaco perché il ripristino
della circolazione verso la periferia può portare alla ricircolazione del
sangue, freddo e acidosico, a livello degli organi interni
("afterdrop") o provocare ipotensione come conseguenza della
vasodilatazione periferica.
I
pazienti con temperatura rettale di 30°-32°
C e condizione cardiaca
stabile dovrebbero essere riscaldati lentamente ma attivamente,
con coperte calde e aria calda forzata, liquidi EV caldi e ossigeno umidificato
riscaldato. I pazienti con temperatura inferiore
a 30° C o con instabilità
cardiovascolare sono ad alto rischio per fibrillazione ventricolare. In
questi pazienti, la temperatura interna dovrebbe essere aumentata mediante
tecniche dirette quali dialisi peritoneale, emodialisi, bypass cardiopolmonare
parziale o lavaggio con toracostomia a torace chiuso.
CONCLUSIONI
La
diagnosi di ipotermia lieve deve essere specificamente sospettata e richiede un
termometro in grado di leggere temperature basse. Nell'ipotermia moderata o
grave, lo sforzo fisico, una mobilizzazione passiva brusca o procedure invasive
possono provocare fibrillazione ventricolare; un riscaldamento attivo dovrebbe
essere attuato solo avendo la possibilità di un adeguato monitoraggio. I
pazienti che sembrano morti dopo una prolungata esposizione al freddo
dovrebbero essere riscaldati; essi possono rispondere a manovre rianimatorie e
avere un recupero senza danni neurologici.
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