categoria: farmacologia, pronto soccorso, avvelenamento
L'intossicazione da monossido di carbonio
Il
monossido di carbonio (CO) è un gas incolore, inodore, insapore e
non irritante che si forma come un sottoprodotto di combustione
incompleta.
La concentrazione media di CO nell'atmosfera è di circa
0,1 ppm, ma, in condizioni di traffico cittadino intenso la
concentrazione può superare 100 ppm.
Meccanismo
di azione
Il
CO si combina in maniera reversibile con il sito di legame per
l'ossigeno della emoglobina; la sua affinità per questo sito è
circa 220 volte quella dell'ossigeno. Il prodotto che si forma, la
carbossiemoglobina, non può trasportare l'ossigeno ed interferisce
con la dissociazione dell'ossigeno dalla rimanente ossiemoglobina,
riducendo ulteriormente il trasporto di ossigeno ai tessuti. Gli
organi più interessati sono il cervello ed il cuore.
Gli
adulti normali non fumatori hanno livelli di carbossiemoglobina con
saturazione inferiore all'1%, mentre i fumatori possono avere il
5-10% di saturazione. Un individuo che respirasse aria con un
contenuto di CO pari allo 0,1% (1000 ppm) avrebbe un livello di
carbossiemoglobina di circa il 50%.
Effetti
clinici
L'intossicazione
da CO causa ipossia secondo questa sequenza:
- alterazioni psicomotorie
- cefalea e senso di tensione nell'area temporale
- confusione e perdita dell'acuità visiva
- tachicardia e tachipnea, sincope e coma
- coma profondo, convulsioni, shock ed insufficienza respiratoria.
Gli
individui rispondono in maniera diversa ad una data concentrazione di
carbossiemoglobina: livelli di carbossiemoglobina inferiori al 15%
raramente causano sintomi; i livelli intorno al 40% causano collasso
e sincope; al di sopra del 60% può insorgere la morte per danno
irreversibile al cuore ed al cervello.
Gli
effetti clinici possono essere resi più gravi dallo svolgimento di
lavori pesanti, dall'altitudine e da una temperatura ambientale
elevata; anche la concomitanza di malattie cardiovascolari aumenta il
rischio associato ad esposizione al CO.
Anche
l'esposizione cronica a bassi livelli può causare effetti
indesiderati, compreso lo sviluppo di una coronaropatia
aterosclerotica nei fumatori.
Anche il feto può essere piuttosto
suscettibile agli effetti dell'esposizione al CO.
Trattamento
in
caso di intossicazione acuta è essenziale allontanare l'intossicato
dalla fonte di esposizione e mantenere la respirazione;
successivamente si somministra ossigeno, antagonista specifico del CO
entro i limiti della tossicità dell'ossigeno stesso. In un ambiente
con aria a 1 atmosfera, l'emivita dell'eliminazione del CO è di 320
minuti; con il 100% di ossigeno l'emivita è di circa 80 minuti e con
l'ossigeno iperbarico (2-3 atmosfere) l'emivita può ridursi a circa
20 minuti.
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