categoria: farmacologia, pronto soccorso, antiaggreganti piastrinici
Acido acetilsalicilico
Origine dell'acido acetilsalicilico: estrazione dalle foglie e corteccia del Salice
Il
genere Salix L. appartiene alla famiglia delle Salicacee. Originario
dell'Europa, Asia e Nord America, comprende circa 300 specie di
alberi, arbusti e piante perenni legnose o fruticose, generalmente a
foglia caduca; le specie arboree arrivano ai 20 metri di altezza.
Le
foglie e la corteccia del salice sono menzionati in antichi testi
medici egizi del II millennio a.C. (papiro Ebers, papiro Edwin
Smith). Il celebre medico greco Ippocrate ne descrisse nel V secolo
a.C. le proprietà antidolorifiche e antinfiammatorie, ribadite e
ulteriormente studiate da altri medici antichi, come Dioscoride e
Plinio.
In
modo meno documentato, le foglie e la corteccia del salice furono
usati da molti popoli, anche primitivi, come gli Indiani d'America e
gli Ottentotti, nonché dalla medicina popolare medioevale.
La
Scuola medica salernitana, come già Dioscoride, attribuiva al salice
proprietà antiafrodisiache.
Nel
1763 il reverendo inglese Edward Stone studiò le proprietà
antimalariche della corteccia di salice. Benché fosse in errore
nell'attribuire affinità tra il salice e il chinino, i suoi
risultati dimostrarono inequivocabilmente le proprietà antifebbrili
della corteccia di salice.
Nell'Ottocento
i progressi della chimica permisero di isolare il principio attivo
contenuto nella corteccia del salice: la salicina, isolata allo stato
puro per la prima volta da Henri Leroux nel 1828. (Wikipedia)
Proprietà farmacologiche dell'acido acetilsalicilico: l'effetto antiaggregante piastrinico
L'acido
acetilsalicilico (ASA) è l'antiaggregante piastrinico più
utilizzato nel mondo.
Già
a basse dosi, comprese tra i 75 e i 325 mg/die, agisce da inibitore
irreversibile della COX-1, l'enzima che catalizza nelle piastrine la
trasformazione dell'acido arachidonico in prostaglandina H2,
precursore del tromboxano A2 (TxA2), induttore dell'aggregazione
piastrinica. Essendo le piastrine cellule sprovviste di nucleo
(anucleate), queste non sono in grado di sintetizzare nuovo enzima
COX-1, essendo quello presente nella piastrina bloccato
irreversibilmente dall'ASA.
A
dosi superiori (~1g/die) l'ASA inibisce anche la COX-2 con i ben noti
effetti analgesici e antipiretici, ma non si ha alcun vantaggio
nell'inibizione dell'aggregazione piastrinica, che potrebbe
potenzialmente anche ridursi per la contemporanea inibizione della
produzione di prostaciclina (antiaggregante e vasodilatatore) da
parte delle pareti vasali. Inoltre, a dosi maggiori aumentano i
rischi di sanguinamento e la gastrolesività.
In
ogni caso, la sola inibizione del TxA2 non è in grado di bloccare
completamente l'aggregazione piastrinica, essendo molteplici i
percorsi attraverso cui si può giungere all'attivazione e alla
aggregazione piastrinica. Per questa ragione, spesso l'ASA viene
associata ad altri farmaci antiaggreganti (es. clopidogrel,
prasugrel, ticagrelor), che agiscono con meccanismi diversi.
Indicazioni
terapeutiche
Numerosi
studi hanno documentato l'efficacia dell'ASA nella prevenzione
secondaria di eventi cardiovascolari in pazienti con Sindrome
Coronarica Acuta (SCA), storia di ictus o attacchi ischemici
transitori (TIA) riducendo il rischio di infarti miocardici non
fatali, ictus non fatali e morti per cause vascolari.
Effetti
indesiderati e precauzioni
Gli
effetti indesiderati più comuni sono di tipo gastrointestinale
(dispepsia, gastriti erosive o ulcera peptica con sanguinamento e
perforazione), dose dipendenti e possono essere in parte ridotti con
l'assunzione durante i pasti o, se necessario, con inibitori della
pompa protonica. Poiché la risposta clinica all'ASA non è dose
dipendente, a differenza degli effetti indesiderati
gastrointestinali, è sempre vantaggioso utilizzare la dose più
bassa dimostratasi efficace.
L'ASA
può provocare effetti indesiderati a carico dell'apparato
respiratorio nello 0,3% circa della popolazione, percentuale che sale
al 5-10% nei pazienti asmatici. I sintomi compaiono dopo 0,5-3 ore
dall'assunzione e consistono in rinorrea, congestione nasale,
lacrimazione, iperemia congiuntivale e/o broncospasmo.
Sono
possibili reazioni di ipersensibilità che possono interessare la
cute (orticaria e/o angioedema), reazioni sistemiche di tipo
anafilattoide (ipotensione, edema laringeo, prurito generalizzato,
tachipnea).
Per
il suo effetto antiaggregante l'ASA non deve essere utilizzato o la
terapia, se necessaria va attentamente monitorata, nei pazienti con
tendenza ad episodi emorragici, storia di emorragia cerebrale o ictus
emorragico, traumi recenti o interventi chirurgici, malattia peptica
e sanguinamenti gastrointestinali.
Le
informazioni per il paziente
L'impiego
regolare di prodotti contenenti ibuprofene può interferire con
l'effetto inibitorio sull'aggregazione piastrinica dell'acido
acetilsalicilico. Questo effetto non sembra avere una particolare
rilevanza per un impiego saltuario.
Molti, troppi tecnici medici complicati. In seguito conto di riprendere il testo per renderlo più comprensibile ai profani della materia e completare l'articolo con riferimenti al processo di coagulazione del sangue e patologie a esso riferibili
Nessun commento:
Posta un commento