domenica 22 febbraio 2015

La coagulazione, tempo di protrombina e INR

categoria: medicina

Il sangue scorre fluido dentro i vasi. Quando si crea una ferita, si attiva il sistema emostatico, tendente a chiudere l’apertura da cui il sangue può fuoriuscire: le piastrine (corpuscoli che circolano con il sangue) si aggregano tra di loro e liberano alcune sostanze che attivano una serie di reazioni chimiche a cascata. Alla fine di queste la protrombina si trasforma in trombina, che favorisce la trasformazione del fibrinogeno, una proteina circolante nel sangue, in fibrina, sostanza filamentosa e insolubile. Questa crea una rete nella quale rimangono intrappolate le cellule sanguigne: si forma così il coagulo, un tappo che chiude la ferita.

Quando occorre fluidificare
A volte il prezioso meccanismo grazie al quale sono chiuse le ferite produce coaguli che non servono, e sono anzi pericolosi: i trombi.
I trombi si creano all'interno dei vasi sanguigni e possono ostruirli creando così gravi danni, per esempio al cervello. Questo può avvenire tra l'altro per un'alterazione della composizione del sangue che aumenti la tendenza alla coagulazione, per un rallentamento della circolazione (dovuto per esempio a malattie che costringano a letto), per fratture alle gambe, interventi chirurgici, disturbi del ritmo cardiaco, tumori. In questi casi può essere necessaria una terapia con farmaci anticoagulanti, che fluidificano il sangue riducendo la tendenza alla formazione di trombi.

Tempo di protrombina e INR
Il processo di coagulazione del sangue comprende una serie di reazioni chimiche in sequenza, tra le quali la conversione della protrombina (una proteina prodotta dal fegato e presente nel sangue) in trombina.
Il test del tempo di protrombina, detto anche tempo di Quick e noto pure come PT(dalla dicitura inglese di prothrombin time) valuta la funzionalità del processo di coagulazione attraverso la misurazione del tempo necessario per la formazione di un coagulo in un campione di sangue - prelevato da una vena del braccio o da un polpastrello - trattato con alcuni reagenti.
Il tempo di protrombina si esprime in secondi, oppure (per evitare la variabilità legati al metodo di analisi) come percentuale rispetto al tempo che con la stessa procedura si ottiene in un individuo sano.
Per rendere ancora più paragonabili i risultati indipendentemente da come si esegue il test, si è introdotto il parametro INR (International normalized ratio o Rapporto normalizzato internazionale), che in base a un calcolo elimina le differenze tra i test. La maggior parte dei laboratori riporta il valore di PT e quello di INR. Durante la terapia anticoagulante il medico userà frequentemente I'INR per aggiustare il dosaggio del farmaco.

Come interpretare i risultati
Valori normali
Per il tempo di protrombina 12-16 secondi (secondo la metodica di analisi) o 70-100% del tempo in un individuo sano, corrispondenti a un INR intorno a 1,0. Pazienti in cura con anticoagulanti dovrebbero avere un INR da 2,0 a 3,0. Per pazienti con alto rischio di formazione di coaguli, il valore di INR deve essere da 2,5 a 3,5.
Valori superiori possono dipendere da …
- carenza di vitamina K;
- assunzione di anticoagulanti e altri farmaci (acido acetilsalicilico e simili, cimetidina, alcuni antibiotici tra cui le cefalosporine);
- difetti genetici della coagulazione come quelli dell'emofilia;
- malattie del fegato;
- alcune anemie.
Valori inferiori possono dipendere da …
- assunzione di vitamina K con farmaci,
- integratori alimentari e anche cibi come fegato di manzo e maiale, tè verde, broccoli, ceci,
 cavolo, rape, soia;
- uso di farmaci come barbiturici, corticosteroidi,
contraccettivi orali, ormoni da assumere dopo la menopausa.


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