lunedì 23 novembre 2015

emostasi 2


categoria: pronto soccorso, farmacologia

Il meccanismo di coagulazione a cascata. I fattori di coagulazione


Durante il meccanismo di coagulazione a cascata, una serie di fattori plasmatici, inattivi, si attiva in sequenza: una determinata proteina attivata porta a trasformare la forma inattiva di una seconda proteina in forma attiva; la seconda proteina attivata porta all'attivazione di una terza proteina e così via. La successione di questa cascata di eventi è strettamente specifica: la prima proteina attiva solo la seconda, ma non può attivare la terza; tutto avviene quindi secondo uno schema ben determinato. L'attivazione avviene alla presenza di particolari molecole dette cofattori.

I fattori della coagulazione
I fattori della coagulazione sono di varia natura. Per la maggioranza sono proenzimi (zimogeni) che, quando sono attivati, svolgono una attività proteasica. Altri fattori, come l'VIII ed il V, sono cofattori di natura non enzimatica, che servono a mantenere in adeguato contatto un enzima con il substrato.
Altri componenti fondamentali nella coagulazione sono:
-       i fosfolipidi, che costituiscono una adatta superficie di reazione
-       gli ioni calcio, che favoriscono le interazioni fra enzimi, cofattori e fosfolipidi.
Fattori Vitamina K-Dipendenti
I fattori emocaoagulativi sono sintetizzati per lo più a livello epatico. Alcuni hanno necessità dell'intervento della Vitamina K per essere sintetizzati: II, VII, IX e X.

Zimogeno: precursore inattivo di enzimi proteolitici. Gli zimogeni , rispetto alla sequenza amminoacidica della proteina matura, possiedono un frammento peptidico in più, che ne modifica la struttura del sito catalitico così da renderlo non accessibile al substrato, quindi inattivo. Questo frammento viene rimosso proteoliticamente o per autocatalisi perdare la forma attiva.

Vitamina K : il nome deriva dal termine Koagulation vitamin

Comunemente si distinguono due vie principali che attivano il processo di coagulazione, la via estrinseca e la via intrinseca, che convergono nella cosiddetta via comune.



La via estrinseca è la via più rapida che porta alla formazione di un coagulo in un tempo molto breve, quantificabile in pochi secondi. Essa è attivata nel momento in cui una lesione vasale produce la liberazione di fosfolipidi e di un complesso di tipo proteico noto come fattore tissutale (anche tromboplastina tissutale); gli altri fattori attivati sono i fattori plasmatici VII, X e V.

La via intrinseca della coagulazione è così denominata perché i suoi componenti sono tutti presenti nel sangue. Questa via inizia quando il sangue viene a contatto con superfici cariche negativamente, come quelle delle cellule endoteliali danneggiate. La formazione di un coagulo, che richiede un periodo di tempo di alcuni minuti, inizia con l'attivazione del fattore XII (fattore di Hageman), i fattori XI, IX e VIII e i fattori che prendono parte alla via estrinseca.
Dopo l'attivazione del fattore X (di Stuart), le vie intrinseca ed estrinseca convergono in una via comune che porta alla formazione della trombina, l'ultimo enzima della cascata che agisce sul fibrinogeno per produrre fibrina.


Avvenuta la riparazione del vaso, il coagulo deve essere dissolto al fine di evitare ostacoli alla circolazione del sangue. Di questa dissoluzione si incarica la fibrinolisi, che converte, rappresenta il meccanismo fondamentale attraverso il quale si dissolve il coagulo di fibrina, dopo che ha svolto la sua funzione. La principale reazione della fibrinolisi è rappresentata dalla conversione, per opera di attivatori enzimatici, del plasminogeno (proenzima plasmatico, inattivo) nell'enzima proteolitico attivo plasmina, in grado di degradare la fibrina in frammenti solubili.

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