categoria: igiene degli alimenti
Igiene della produzione di alimenti nella ristorazione etnica
Maggio/Giugno
2005 Igiene Alimenti - Disinfestazione & Igiene Ambientale
In
questo articolo vengono discusse le principali problematiche
igienico-sanitarie connesse alla produzione di alimenti nella
ristorazione etnica. Viene anche fornita un'elencazione delle
principali violazioni riscontrate nei corso di ispezioni in strutture
di ristorazione.
Negli
ultimi anni si è assistito a una sempre crescente diffusione dei
ristoranti che propongono alimenti etnici, e questo per una serie di
motivazioni. È necessario innanzitutto tenere conto delle nuove
esigenze in ambito alimentare derivate dalla forte ondata migratoria,
portatrice di culture nuove e diverse e quindi di piatti tipici e
usanze gastronomiche del tutto inedite; a ciò si unisce un aumento
della diffusione di una cultura di consumo multietnico e una
crescente predisposizione alla scoperta del nuovo, che portano il
cibo etnico a seguire un trend di crescita costante. Ogni cultura e
ogni popolo ha le sue specialità alimentari e ognuna di queste
presenta problematiche igieniche del tutto peculiari.
Ad
esempio, è stato documentato un episodio di tossinfezione da
Yersinia enterocolica che si è verificato ad Atlanta in seguito al
consumo di chitterlings (intestini di suino), preparazione alimentare
tipica di alcune regioni meridionali degli Stati Uniti; la
tossinfezione ha colpito dei bambini che avevano consumato questa
preparazione cruda e la contaminazione era stata trasmessa attraverso
una manipolazione scorretta. L'analisi dei monitoraggi
igienico-sanitari relativi ai ristoranti sembra portare a un aumento
del rischio, se si sceglie la ristorazione straniera: il boom di
ristoranti cinesi od orientali in genere nelle nostre città ha
offerto sicuramente una piacevole e spesso economica alternativa al
ristorante nostrano, ma parallelamente ha anche posto seri problemi
per quanto riguarda l'adattamento e il rispetto dei nostri standard
di igiene da parte dei ristoratori stranieri.
Verranno
qui di seguito discusse le problematiche igienico-sanitarie connesse ad
alcuni alimenti etnici particolarmente diffusi nella cucina cinese e
giapponese, che sono tra le più diffuse sul territorio nazionale.
Ristorazione
giapponese
La
maggior parte dei ristoranti giapponesi serve una preparazione
alimentare molto diffusa, il sushi, a base di riso
acidificato, e il sashimi, costituito da pesce, polipo,
anguilla, calamari, molluschi bivalvi, telline, gamberetti, e altro
pesce tagliati in piccoli pezzi, di norma servito crudo. Il sashimi
può a volte contenere anche della carne cruda.
Ogni
porzione di sushi è costituita da riso mescolato con una
salsa acidificata, guarnito con del pesce e dei vegetali e modellata
in forme diverse. Il sushi viene avvolto in alghe marine
all'interno di un piatto in bambù che non può essere sanitizzato e
che viene di solito pulito a mano. Il riso viene preparato
all'interno di una grossa ciotola in legno, che di norma è troppo
ingombrante per poter essere inserita all'interno di una
lavastoviglie, quindi essa, così come gli stampi in legno usati per
pressare il sushi, viene pulita semplicemente con un uno
straccio bagnato di una soluzione acidificata.
Questa
procedura non è assolutamente sufficiente ad assicurare una adeguata
sanificazione degli utensili che, se importati direttamente dal
Giappone, possono non soddisfare i requisiti igienico-sanitari
richiesti dalle normative nazionali ed europee. Le questioni di tipo
igienico connesse alla preparazione del sushi sono diverse.
Innanzitutto non è possibile prevedere quale sia il valore di pH di
ogni tipo di preparazione, se cioè si deve fare riferimento al pH
della parte interna a base di riso, dove è possibile che siano
presenti cellule di Bacillus cereus, o invece alla parte
esterna, dove è presente la maggior parte dell'aceto. Inoltre non è
possibile garantire, da parte di chi prepara il sushi, che la
ricetta, e quindi il valore di pH raggiunto dal prodotto finale, sia
sempre la stessa. Alcuni autori hanno fatto una previsione del pH di
questo prodotto, che dovrebbe aggirarsi approssimativamente attorno
al valore di 4.2; tuttavia, considerata la variabilità indotta dalle
tecniche di preparazione, dalle ricette, dal tipo di ingredienti
utilizzati (in particolare l'aceto) e dall'operatore, non può essere
assicurata l'assenza assoluta di rischi per il consumatore.
Un'altra
questione da prendere in considerazione riguarda la pratica
dell'inserimento del pesce all'interno della massa del riso. Di
solito le persone che preparano il sushi si bagnano le dita in
una piccola vaschetta piena d'acqua e lavora la massa di riso con
l'acqua stessa, in maniera da far sì che i chicchi restino attaccati
l'uno all'altro.
Molti
cuochi utilizzano la stessa vaschetta di acqua per un turno intero,
così che questa può rimanere a temperatura ambiente per molte ore.
Il riso viene di solito tenuto in una specie di vaporiera, rivestita
di un panno di cotone o di lino, alla temperatura di 46-49°C; chi
prepara il sushi sostiene che questa preparazione è sicura da un
punto di vista sanitario in quanto il riso contiene dell'aceto, che
abbassa il pH e quindi la preparazione può rimanere a temperature
più basse di quelle necessarie ad assicurare l'assenza di
moltiplicazione microbica nelle preparazioni calde non acide.
Un'altra limitazione all'utilizzo di temperature più alte è il
fatto che, se il riso viene mantenuto a temperature superiori, ad
esempio a +60°C, cuocerebbe parzialmente il pesce, modificando non
solo il sapore di questa preparazione, ma distruggendo anche le
caratteristiche peculiari del sushi, tipiche di un prodotto
che viene consumato crudo. Il nori, costituito da foglie
secche di lattuga di mare, un'alga, viene utilizzato come guarnizione
per rivestire la massa del riso. Le problematiche connesse
all'utilizzo di questa materia prima derivano dal fatto che
difficilmente proviene da acque incontaminate; dovrebbe essere quindi
accuratamente lavata e immersa in una soluzione più o meno
concentrata a base di cloro, quindi sciacquata con dell'acqua
potabile. Un'altra tipologia di presentazione del sushi è il
cosiddetto sashimi, costituito da pesce che viene posto
all'interno o sopra il riso e anche la presentazione di questo piatto
merita un po' di discussione. Il pesce viene spesso tenuto
all'interno di vetrine refrigerate dove la temperatura si aggira
attorno ai +13°C, temperatura considerata di "pericolo"
per la moltiplicazione microbica; inoltre va tenuto conto delle
possibili contaminazioni provenienti da manipolazioni scorrette e da
ingredienti come prodotti vegetali, usati come guarnizione e gusci di
molluschi. Il sashimi viene spesso preparato anche utilizzando
filetti di pesce fresco e molluschi e presentato in maniera molto
gradevole su un letto di verdure in piccoli pezzi e condito con delle
salse molto liquide.
Il
pesce deve essere di mare, poiché il pesce d'acqua dolce può
trasmettere dei parassiti; esso deve inoltre essere freschissimo e
non congelato, dal momento che il pesce congelato potrebbe rovinare
in maniera irrimediabile il sapore e la consistenza del sashimi.
Esiste
la possibilità che il pesce veicoli larve di Anisakis simplex,
note come vermi dell'aringa, o di Pseudoterranova decipiens;
queste larve sono invisibili a occhio nudo e possono essere osservate
sui filetti solamente utilizzando appositi piani illuminati dal
basso. I parassiti possono essere eliminati se il prodotto viene
completamente cotto fino a raggiungere una temperatura interna di
+60°C, oppure applicando un congelamento a -35°C per almeno 15 ore
o a -23°C per almeno 7 giorni. Sfortunatamente l'applicazione di
tali procedure tecnologiche è incompatibile con questo tipo di
preparazione alimentare, e i conoscitori del prodotto preferiscono
consumare il pesce fresco, in quanto il piatto mantiene le proprie
caratteristiche di aroma e di texture tipiche.
Anche
l'utilizzo di molluschi freschi va tenuto in adeguata considerazione
in termini di rischio igienico-sanitario, in quanto il consumo di
questi prodotti è stato associato a un numero elevato di malattie da
microrganismi, comprese quelle causate da batteri come vibrioni, da
virus, tra cui quello dell'epatite A e i virus Norwalk-like, o da
tossine. Le intossicazioni alimentari conseguenti al consumo di
molluschi contaminati da batteri o virus possono essere evitate con
la cottura del prodotto a cuore, stoccandolo poi in maniera adeguata
e proteggendolo da ricontaminazioni dopo la cottura. E necessario
inoltre verificare che i molluschi provengano da acque approvate per
la pesca di molluschi, che le confezioni siano adeguatamente
etichettate e che il prodotto rimanga nella sua confezione originale
fino al momento dell'utilizzo.
Alcuni
ispettori hanno riferito che non è inusuale trovare, in alcuni
ristoranti giapponesi, gamberetti vivi che si muovono sul piano di
preparazione dei piatti oppure anguille vive in contenitori posti
all'interno della cucina. Queste situazioni, che possono portare come
risultato a contaminazioni crociate di tutte le superaci che vengono
a contatto con gli alimenti, tendono a verificarsi all'interno di
quelle cucine dove lavorano operatori non addestrati, che non
considerano le contaminazioni crociate una violazione delle regole
della produzione igienica di alimenti. Un'altra problematica igienica
che si può riscontrare durante le ispezioni, è legata alla
preparazione di piatti a base di uova.
La
versione giapponese dell'omelette consiste di strati sottilissimi
sovrapposti di un impasto di uova, cotto per pochi secondi in un
tegame oblungo, servito sia caldo che a temperatura ambiente e
guarnito con prodotti vari. I problemi igienici che possono
verificarsi in questi casi risiedono sostanzialmente nella possibile
rottura e conseguente formazione di fessurazioni dei piani di lavoro,
sottoposti a notevole stress termico. All'interno di queste fessure
possono rimanere residui di prodotti alimentari che, se non eliminati
con operazioni di lavaggio e sanificazione molto efficaci, possono
costituire fonte di contaminazione. Altra preparazione tipica della
cucina giapponese che può presentare problematiche igieniche è il
tè Shincha, che viene preparato in scodelle preriscaldate,
immergendo per 1-2 minuti le foglie secche del tè in acqua a
60-70°C. Le foglie del tè vengono spesso raccolte in zone lontane
da attrezzature sanitarie, e i raccoglitori sovente non possono
lavarsi le mani durante i turni di lavoro; inoltre il raccolto prima
dell'essiccamento può venire a contatto con materiale contaminato o
con insetti e roditori. Negli Stati Uniti sono stati segnalati alcuni
casi da tossinfezione da Escherichia coli dovute al consumo di
tè contaminato: è per questo che attualmente la legge richiede che
il tè venga preparato con acqua a temperatura non inferiore ai +77°C
al fine di inattivare tutte le forme microbiche presenti.
Ristorazione
cinese
Una
procedura effettuata di frequente nei ristoranti cinesi e che può
portare a rischi igienici per il consumatore è quella messa in
pratica per la preparazione del riso fritto, utilizzato in grandi
quantità nella ristorazione cinese.
La
procedura considerata a rischio, e che ha portato alla segnalazioni
di tossinfezioni da Bacillus cereus, è quella di porre grosse
quantità di riso cotto a raffreddare a temperatura ambiente per
tutta la notte. Situazioni a rischio sono legate anche alla
dimensione dei locali cucina, non di rado sottodimensionati rispetto
al gran numero di operazioni di tipo diverso che vi si effettuano,
come il porzionamento di carne, pesce, vegetali e la cottura al
forno. Inoltre, molte delle procedure connesse alla preparazione di
alimenti, peraltro molto manipolati, vengono effettuate a mano. Altre
procedure potenzialmente a rischio e frequentemente riscontrate nei
ristoranti cinesi sono la mancanza di utilizzo di asciugamani
monouso, procedure non corrette di pulizia e sanitizzazione del
pentolame, inadeguata refrigerazione delle derrate alimentari,
preparazione dei piatti con eccessivo anticipo, stoccaggio degli
alimenti senza adeguata protezione. Anche l'utilizzo in quantità
elevate di sodio glutammato, ingrediente frequente nei piatti della
tradizione cinese e utilizzato come esaltatore di sapidità, può
dare origine alla cosiddetta "sindrome da ristorante cinese",
caratterizzata da attacchi di cefalea, aumento della pressione,
intontimento e torpore. Le ispezioni dei N.A.S. non sono infrequenti
nei ristoranti cinesi; qui di seguito vengono elencate alcune delle
più frequenti violazioni riscontrate:
- nei magazzini di una società che rifornisce centinaia di ristoranti cinesi in tutta Italia sono state trovate diverse confezioni (germogli di bambù, soia, alghe marine, rape in salamoia, gambi di lattuga) conservati in recipienti coperti da uno spesso strato di sporcizia. Diverse quantità di alimenti erano scaduti da qualche anno, mentre molti chili di funghi secchi, in regola con la data di scadenza, erano sistemati sopra le celle frigorifere, tanto che il calore sprigionato dai motori aveva creato una muffa maleodorante che li rivestiva;
- presenza di animali nei locali di stoccaggio degli alimenti;
- pessime condizioni igieniche dei locali di preparazione degli alimenti;
- mancanza di protezioni alle porte e alle finestre contro l'intrusione di insetti, assenza di zanzariere, tende e finestre tenute sistematicamente aperte;
- alimenti somministrati non corrispondenti a quelli scritti sul menù;
- etichettatura non conforme alla normativa in vigore;
- mancata previsione o attuazione di un piano di autocontrollo.
Marilena
Marino
Dipartimento
di Scienze degli Alimenti
Università
degli Studi di Udine
Bibliografia
Hobbs
G., 1983 - Food Microbiology: Advances and Prospects. Academic Press,
London.
Jay
J.M., 1996 - Modem Food Microbiology. Chapman & Hall, New York.
Preparazione
|
ingredienti
|
PH
|
aw
|
Xoi bap
|
riso dolce,
zucchero, latte di cocco
|
5,8
|
0,93
|
Xoi dau phong
|
riso dolce,
arachidi, zucchero, latte di cocco
|
5,8
|
0,93
|
Banh xu kem
|
contenitore da
pasticceria fatto con uova in polvere e acqua, riempito con latte
e creme istantanee
|
6,2
|
0,97
|
Banh hoi
(spaghetti di riso)
|
farina di riso,
acqua, olio di soia, sale
|
5,9
|
0,87
|
Paté chaud
|
impasto ripieno di
carne, cipolle, pane, latte, zucchero, sale, albumi d'uovo e
spezie
|
6
|
0,96
|
Cha bo
|
carne, olio di
soia, salsa di pesce, farina, zucchero, spezie, lievito,
glutammato di sodio
|
6,1
|
0,96
|
Composizione, pH e
attività dell'acqua (aw) di alcune
ricette etniche
|
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