venerdì 7 luglio 2017

estrarre in casa gli oli essenziali

Categoria: estrazione di oli essenziali da piante officinali, fitoterapia

estrarre in casa gli oli essenziali

In rete si trova proprio di tutto. Ad esempio un semplice estrattore che utilizza il forno a microonde di casa, compreso di istruzioni e imbuto separatore come quello acquistabile andando al sito www.albrugiluigistore.com 


L'estrattore a MICROONDE 100 ml per oli essenziali è costruito interamente in vetro ed è dotato di tutti i componenti per poter effettuare il processo di estrazione degli oli essenziali: beuta vetro 100 ml per materia prima, curva di raccordo, condensatore, beuta raccolta estrazione, morsetti di fissaggio, pipette in plastica e provette in vetro.

Funzionamento
L'estrattore a MICROONDE 100 ml viene utilizzato per l'estrazione degli oli essenziali dalle piante officinali mediante utilizzo di un forno a microonde. E' possibile utilizzare l'estrattore a MICROONDE per tutte le piante fresche e secche incluse le bucce di agrumi.

Per i materiali secchi, è opportuno inserire all'interno della beuta per la materia prima, 10-20 ml di acqua.
Riportiamo alcune tra le varie piante che si possono distiillare con l'estrattore: lavanda, menta, rosmarino, timo, alloro, salvia, origano, camomilla, rosa, lilla, eucalipto, melissa, santoreggia, assenzio, basilico, erba luigia, cipresso, pino cembro, pino mugo, elicriso, geranio, ginepro, lentisco, maggiorana, prezzemolo, ruta, trementina, gelsomino, valeriana, ecc.

COME SI USA?
1° Inserire all'interno della beuta una quantità di materia prima compresa tra 10 e 30 g.
2° Comporre il distillatore fissando la beuta da 100 ml, il raccordo a "L", il condensatore e la beuta di raccolta con i tre morsetti.
3° Posizionare l'estrattore all'interno del forno a microonde.
4° Impostare la potenza di lavoro del forno a microonde a 100 W (oppure il minimo consentito) ed azionare il dispositivo per un tempo compreso tra 10 e 20 minuti.
5° Trascorso il tempo di lavoro, lasciare raffreddare il distillatore per 10 minuti.
6° Smontare la beuta di raccolta, prelevare l'estratto con la pipetta in plastica e riporlo nelle provette di raccolta del prodotto.

Una volta terminate le operazioni sopraccitate, è opportuno pulire l'estrattore a MICROONDE e riporlo nel suo contenitore.
Una volta estratta una certa quantità di olio essenziale si può procedere alla purificazione del prodotto utilizzando un imbuto separatore

anche una breve descrizione del processo di distillazione


lunedì 3 luglio 2017

la fionda

categoria: caccia, pesca, fionda

La Fionda

It.: Fionda, ingl.: slingshot


Inizialmente e fino all'invenzione della gomma si utilizzava la frombola (fionda di Davide o fionda del pastore), formata da due pezzi di corda, tessuto o cuoio, collegate alle estremità da una borsa, in genere di cuoio o corda, in cui deporre la pietra da lanciare. L'estremità di una delle cinghie terminava con un anello in cui si infilava un dito o il polso, mentre l'altra veniva stretta dal pollice contro il pugno. Il tiratore faceva roteare la frombola sopra la testa e al momento giusto lasciava andare il capo trattenuto con il pollice, lasciando partire la pietra in direzione del bersaglio.





La frombola era in antichità l'arma in dotazione ai frombolieri, mai adottata dalle truppe romane, ma in dotazione alle sue truppe ausiliare. Originariamente venivano lanciati dei ciottoli, ma, a partire dal IV secolo a. C., si iniziarono ad impiegare le "ghiande" (lat.: glans), proiettili ovoidali di piombo dal peso medio di una cinquantina di grammi.



In campo venatorio la frombola venne inpiegata, insieme all'arco, per tutto il medioevo e rimase in uso dei pastori per difendere il gregge fino a tutto il secolo scorso.
Le cronache dicono che un provetto fromboliere riusciva a colpire con sicurezza un avversario a 120 metri ed era pericolosa anche oltre i 300 metri, nel punto di caduta.

Un'arma simile era il fustibalus, la cui correggia era fissata all'estremità di un bastone lungo un metro che permetteva di imprimere al proietile una maggiore velocità al proiettile. L'estremità anteriore della cinghia era sistemata in maniera da svincolarsi dal bastone al momento giusto, con un po' di abilità del lanciatore. Il fustibalus era ancora usato nel 1600, per lanciare granate anche a 170 metri di distanza.


Con l'invenzione della gomma, i ragazzi hanno rimpiazzato la frombola con la fionda ad elastici, più semplice da usare e facilmente costruibile con una forcella di legno o di metallo a forma di Y e nastri di gomma ricavati da una camera d'aria o da lacci per prelievi ematici acquistabili in farmacia.

I pescatori usano le "fionde da pastura" per lanciare a distanza le larve di mosca per pasturare lo spot di pesca, ma con esse si può anche tirare una diecina di grammi di pallini, più che sufficienti per stordire uccellini a breve distanza.


Quando si usano elastici molto robusti, il polso viene sollecitato troppo, si piega all'indietro e, se non si fa molta attenzione, è facilissimo tirarsi il proiettile sul pollice. Questo difetto delle fionde moderne venne superato quando un americano, per l'esattezza Howard Ellenburg nel 1953, ebbe l'idea di munire la fionda di un sostegno che si appoggia all'avambraccio. Da quel momento la potenza delle fionde e cresciuta ed è ora possibile lanciare biglie di acciaio oltre 200 metri (all'epoca si faceva “visita” a un meccanico per recuperare i cuscinetti a sfere recuperate da parti di motore smontate o si chiedeva qualche pallettone di piombo allo zio cacciatore e ricaricatore).

Ogni appassionato di sopravvivenza o survival che si rispetti ha nel suo zaino una fionda e una manciata di biglie di acciaio, oppure ha apportato delle modifiche per poter scagliare una freccia senza doversi portare un ingombrante arco o balestra; con una fionda e qualche sasso raccattato da terra, in condizione di sopravvivenza, quando cioè non si applicano le leggi sulla caccia, si può portare a casa la cena a scapito di uccellini, piccioni, fagiani e piccoli mammiferi, con il vantaggio di non generare rumore e risparmiare le cartucce.





Vedi articoli blog 05/11/2014, 11/12/2014, 08/03/2016

In “rete” ci sono anche divertenti video di fionde a “palloni d'acqua” dove due persone affiancate tengono le estremità di un lungo elastico mentre una terza persona dietro di loro tende l'elastico per lanciare “gavettoni” delle dimensioni di un arancio, che scoppiano addosso a ignare vittime, anche a 200 metri di distanza.

Frombole e fionde sembravano ormai relegate alle “guerre dei bottoni” nei cortili di casa, ma poi i giornali hanno iniziato a immortalare frombole e fionde tornate ad essere armi nelle mani di manifestanti violenti come durante gli scontri tra palestinesi ed israeliani nella prima intifada del 1987 nei territori palestinesi occupati da Israele nel 1967 e quelli fra polizia e Black bloc durante cortei degenerati in “guerriglia urbana” in tutte le metropoli europee.











Sicurezza
Attenzione, le fionde potenti vanno usate con precauzione. La biglia di acciaio lanciate con fionde potenti possono sfondare vetrate o la visiera di un elmetto di poliziotto, cagionando lesioni anche serie e persino la morte di chi viene colpito …. chiedete ai parenti di Golia.



Legge
La fionda di modesta potenza, come quella dei pescatori o quella per ragazzi, è un giocattolo di libera vendita e libero porto. Quelle più potenti potrebbero rientrare tra gli strumenti atti ad offendere, portabili solo per giustificato motivo. 
In nessun caso dovrebbero rientrare tra le armi proprie perché esse utilizzano solo la forza umana, senza amplificarla. Giudice E. Mori


giovedì 29 giugno 2017

EVIDENZE DELL'ATTIVITÀ' IMMUNOSTIMOLANTE ED ANTIVIRALE DI UN ESTRATTO DI OLIVELLO SPINOSO

Categoria: fitoterapia, estratti ad azione immunostimolante ed antivirale

estratto e riassunto di uno studio dal titolo:
"EVIDENZE DELL'ATTIVITÀ' IMMUNOSTIMOLANTE ED ANTIVIRALE DI UN ESTRATTO DI OLIVELLO SPINOSO"
Claudio Mannari, Gulia Stiaccini Pool Pharma

Il sistema immunitario protegge l'organismo dalle infezioni virali e batteriche attraverso una serie di complessi meccanismi di difesa che possono alterarsi in seguito ad eventi fisici (ad es. riduzione della temperatura esterna) e psicofisici.
Le infezioni oltre che con gli antivirali o gli antibiotici si devono trattare anche stimolando la risposta immunitaria dell'individuo.
La risosta immunitaria è di tipo innato o adattativo. L'immunità innata è la prima e più rapida risposta, costituita da diversi componenti in cui non figurano solamente le cellule, ma interi tessuti e intere barriere anatomiche. L'immunità adattativa, invece, rappresenta una risposta più specifica, basata soprattutto sulla antigene-specificità dei recettori espressi sui linfociti T e B.
L'attivazione della risposta antigene - specifica è il concetto alla base del vaccino: il sistema immunitario viene a contatto con un agente virale o microbico e, attraverso l'attivazione di linfociti B e la produzione anticorpale, tiene memoria ed è quindi capace di reagire successivamente in maniera più rapida ed efficace allo stesso antigene. Tuttavia l'applicazione ceppo-specifica e la profilassi vaccinale è particolarmente efficace per agenti con scarsa variabilità genetica, ma non è parimenti ideale per agenti infettivi con alta capacità di mutazione genetica.
In questo campo la fitoterapia offre numerose opzioni e numerosi sono gli estratti vegetali dotati anche di attività antivirale specifica: ad esempio un recente studio (Rajasekaran et al., 2013) ha dimostrato la marcata capacità antivirale anti-NA degli estratti di 50 piante medicinali provenienti dalle foreste del Borneo; per quattro estratti è stata osservata anche l'inibizione dell'emoagglutinazione. Inoltre, i campioni hanno evidenziato la riduzione di oltre il 90% nell'assorbimento e nella penetrazione del virus.


L'Olivello Spinoso
L'Olivello spinoso (Hippophae rhamnoides L.) è un arbusto spinoso appartenente alla famiglia delle Elaeagnaceae, distribuito in Asia centrale ed in Europa, compresa l'Italia centro-settentrionale; l'utilizzo di questa pianta come medicinale trova conferme nella medicina tradizionale dei Paesi nei quali essa cresce spontaneamente (per una trattazione più estesa: Feudale, 2008).
Nonostante nel passato i frutti siano stati la porzione maggiormente utilizzata, in quanto ricchi di vitamina C, è dai germogli fogliari che si estraggono altri composti, i tannini (ellagici, catechinici, gallici e gallo-ellagici), dotati di importanti proprietà biologiche farmacologiche, in particolare quella immunosti-molante e quella inibente lo sviluppo di ceppi virali e batterici.
La frazione polifenolica contenente gallo-ellagi-tannini idrolizzabili è infatti dotata di una potente attività anti-virale contro i virus influenzali di tipo A e B, oltre che verso Adenovirus e Herpes Simplex di tipo 1 (Shipulina, 2001 ; 2005). Il principale meccanismo d'azione e l'effetto inibitorio sulla neuraminidasi virale, ma importante è anche la capacità di stimolare la produzione di IL-2 e INF-y.
I dati raccolti confermano il valore dell'Olivello Spinoso nella prevenzione delle infezioni virali e nella terapia antivirale graziealla sua attività anti – NA.


“….. I farmaci antivirali inibiscono la replicazione e la penetrazione del virus nelle cellule dell'ospite, andando a bloccale i canali protonici M2 o l'enzima virale neuraminidasi (NA), utilizzato dal virus nella fase di penetrazione cellulare; tuttavia il loro utilizzo è suggerito solo in casi di influenza con rischio di complicanze e in caso di fallimento della profilassi vaccinale.
In merito all'immunità di tipo innato, invece, un recente lavoro pubblicato su Science conferma quanto sia ormai radicata, nella comunità scientifica, la convinzione che la modulazione di specifici pattern citochinici sia l'elemento su cui sviluppare le future strategie antivirali (Zhang, 2014). Le citochine che più di tutte limitano la replicazione virale e esplicano una vera e propria protezione antivirale sono primariamente gli Interferoni (INF), la cui produzione avviene in seguito ad una stimolazione recettore-mediata, oppure alla produzione di altre citochine, tra cui IL-18 e IL-12; oltre agli interferoni, TNF-a, IL-lp, IL8 e IL-6, sono importanti mediatori della risposta immunitaria innata, in quanto contribuiscono a reclutare le cellule immunitarie nel sito di infezione (Nicholls, 2013; Bertelli, 2008; Firestein, 2004). …...”


Bibliografia:

Feudale M. Studio dell'attività antiinfiammatoria ed antimicrobico di prodotti vegetali deivati da Hippophae Rhabmnoides e da Plantago Major L. per il controllo dellla mastite negli allevamenti biologici. Università degli Studi di Trieste a. a. 2008-2009 - Tesi di Dottorato.

Rajasekaran D, Palombo EA, Chia Yeo T, Lim Siok Ley D, Lee Tu C, Malherbe F, Grollo L. Identification of traditional medicinal plant extraets with novel anti-influenza activity. PloS One. 2013Nov27,8(ll):e79293.

Shipulina LD. A study on the anti-viral activity and other biological properties of Hiporamin - a new anti-viral drug from sea buckthorn leaves. In: Proceedings of International Workshop on Seabuckthorn. 2000, New Delhi, India, p. 212-213.

Shipulina LD, Tolkachev ON, Krepkova LV, Bortnikova VV, Shkarenkov AA. Anti-viral antimicrobial and toxicological studies on Seabuckthorn (Hippophae rhamnoides). In: Singh, V.
(Ed.), Seabuckthorn (Hippophae L.): A Multipurpose Wonder Plant, vol. 2. 2005. Daya Publishing House, New Dtfhi, India, pp. 471483.

lunedì 12 giugno 2017

Le spezie: il peso delle differenze degli stili di vita e alimentazione fra paesi occidentali e e quelli asiatici sugli studi delle spezie e la loro azione nel trattamento di malattie cronico-degenerative quali quali diabete, osteoartrosi e declino mentale.


categoria: farmacologia, fitoterapia

Le spezie: il peso delle differenze degli stili di vita e alimentazione fra paesi occidentali e e quelli asiatici sugli studi delle spezie e la loro azione nel  trattamento di malattie cronico-degenerative quali quali diabete, osteoartrosi e declino mentale.

Le spezie sono state messe sotto la lente degli studiosi alla luce delle più recenti acquisizioni della moderna farmacologia. Il quadro che emerge da questi studi è che, collegate alle loro proprietà sensoriali, le spezie possiedono anche proprietà farmacologiche, sovente specifiche e potenzialmente benefiche per il trattamento di malattie cronico-degenerative quali quali diabete, osteoartrosi e declino mentale. Nel caso delle spezie è importante distinguere tra la ricca letteratura aneddotica, amplificata da internet, e quanto è stato effettivamente validato da studi clinici controllati o ha una base farmacologica razionale, anche perchè pesano le differenze di stile di vita e alimentazione fra i paesi occidentali e quelli produttori di spezie (India. Indonesia. Cina).

ZENZERO, CURCUMA E CANNELLA: DALLA CUCINA ALLA FITOTERAPIA BASATA SULL'EVIDENZA

Categoria: farmacologia, fitoterapia

ZENZERO, CURCUMA E CANNELLA: DALLA CUCINA ALLA FITOTERAPIA BASATA SULL'EVIDENZA

Estratto di un articolo pubblicato da M. Rindone Farmacista, S. I. Fit., Milano
Da lungo tempo le spezie vengono utilizzate tradizionalmente per trattare diverse patologie, dai reumatismi, dolori di vario tipo, nausea, problemi intestinali, febbri intermittenti, patologie epatiche, problemi urinari, dispepsia, infiammazione, costipazione e problemi dentari.
I costituenti di tali spezie e i meccanismi attraverso i quali esercitano tali proprietà farmacologiche sono rimasti a lungo oscuri. Estese ricerche nel corso degli anni hanno identificato i targets molecolari della maggior parte dei costituenti attivi presenti nelle spezie. Si tratta di molecole differenti dal punto di vista chimico e dotate di vari effetti biologici.

Zenzero
Il rizoma di Zingiber officinale Ros. (Fam. Zingiberaceae), noto commercialmente come zenzero africano, zenzero di Cochin o zenzero giamaicano (a seconda della origine geografica) è consumato in tutto il mondo come spezia ed utilizzato come pianta medicinale. L'analisi chimica dello zenzero mostra più di 400 molecole differenti, la maggior parte contenuti nell'oleoresina, responsabile del sapore pungente della droga in virtù della presenza di molecole fenoliche note come gingeroli e derivati (il 6-gingerolo è il costituente più attivo). Gli altri componenti dello zenzero sono i carboidrati (50-70%, di cui l'amido è il principale componente), i lipidi (6-8%, in prevalenza acidi grassi), un olio essenziale (1-3%; i componenti principali sono terpeni), aminoacidi, fibre, ceneri, proteine, fitosteroli, vitamine (acido nicotinico, vitamina A) e minerali.
Lo zenzero è un rimedio popolare per la nausea in gravidanza, ma è anche utilizzato per prevenire la nausea da chemioterapia, le chinetosi e la nausea post-operatoria, oltre che per le coliche, problemi gastrici, reflusso, flatulenza, diarrea, perdita dell'appetito e dispepsia. In medicina Ayurvedica, lo zenzero viene raccomandato come digestivo, lassativo ed antiacido. Le evidenze cliniche di tali attività risultano contraddittorie, ed anche il meccanismo d'azione non è completamente chiarito. Uno studio effettuato su volontari sani ha dimostrato che la nausea indotta dal movimento circolare era inibita da dosi terapeutiche di zenzero che agiscono inibendo la liberazione di vasopressina e normalizzando la motilità gastrica (azione procinetica gastrica, un effetto che potrebbe essere determinato dalle proprietà antagonistiche sul recettore 5-HT3 da parte di alcuni componenti dello zenzero). Lo zenzero viene somministrato a dosi giornaliere di 2-4 g.
L'efficacia dello zenzero nel trattamento della nausea dipende dalla condizione che determina questo disturbo; studi clinici hanno mostrato che lo zenzero è in grado di contrastare la nausea ed il vomito che insorgono in gravidanza ma risultati contrastanti sono stati ottenuti per quanto concerne lo sviluppo di nausea post-operatoria, della nausea conseguente alla chemioterapia o durante il movimento (cinetosi).
Gli effetti collaterali osservati negli studi clinici (disturbi allo stomaco, eruttazione e nausea) risultano in generale moderati e occorrono con frequenza bassa. Scarsi case reports suggeriscono un'interazione tra lo zenzero e warfarin.

Curcuma
La droga della Curcuma consiste nel rizoma essiccato di Curcuma longa L. (C. domestica Valeton). Tra i maggiori costituenti della droga sono i carboidrati (69.4% della massa totale) e i curcuminoidi (di cui la curcumina rappresenta circa il 90%).
La presenza di legami alfa-beta-insaturi rende la molecola in grado di interagire con le molecole radicaliche e partecipare a reazioni di addizione nucleofila con i gruppi tiolici delle proteine. I curcuminoidi esplicano un'attività antinfiammatoria (inibizione delle COX, fosfolipasi, leucotrieni, prostaglandine, trombossano, acido nitrico, elastasi, ialuronidasi, collagenasi, proteine chemiotattiche monocitarie, interferone, TNF e varie interleuchine).
Una disregolazione dei meccanismi dell'infiammazione e lo sbilanciamento ossidativo sono tra i componenti chiave nella patogenesi delle malattie neurodegenerative. In virtù delle sue attività antinfiammatorie ed antiossidanti, la curcumina e si è rivelata protettiva nei confronti degli agenti neurotossici e nei confronti di varie malattie neurodegenerative come il Parkinson e l'alzheimer, l'attraverso la modulazione di molteplici vie di trasduzione del segnale.
Uno studio clinico di fase II con curcumina sull'Alzheimer ha evidenziato come un apporto di curcumina in capsule o polvere portava a una più lenta progressione della malattia.
E' stata imoltre osservata una attività antidepressiva della curcumina per inibizione della monoamino ossidasi A e il contrasto della diminuzione dei livelli di serotonina, noradrenalina e doparnina. Ed anche citata un'attività anti-aterosclerotica ed antineoplastica. Gli studi dimostrano anche un'attività epatoprotettiva e proprietà antidiabetiche.

Cannella
Due sono le piante da cui si ricava la spezia: il Cinnamomum verum J. S. Presil chiamata anche "Cannella Regina", originaria dello Sri Lanka, la più pregiata per uso alimentare, e il Cinnamomum cassia, la cannella cinese. La droga è rappresentata dalla parte interna della corteccia e contiene sino al 4% in oli essenziali cui si attribuisce l'attività farmacologica. Introdotta dai Portoghesi, la cannella di Ceylon è rimasta quella di utilizzo preferenziale in Europa, soprattutto per utilizzo alimentare, mentre spesso gli studi vengono condotti utilizzando la cannella cinese. L'olio essenziale ha una buona attività antifungina ed antibatterica sia nei confronti dei Gram-positivi che dei Gram-negativi.
Si riporta anche un' attività antinfiammatoria ed anti-nocicettiva ed è stata recentemente saggiata l'attività antidiabetica della droga, ma occorrono ulteriori studi per confermare questa proprietà della droga.

In virtù del contenuto di aldeide cinnamica, l'olio essenziale risulta irritante e può causare lo sviluppo di dermatite.

venerdì 9 giugno 2017

Un estratto da uno studio condotto da ricercatori italiani sull'utilizzo della propoli nel trattamento delle infezioni da Helicobacter Pylori

categoria: farmacologia, fitoterapia

Un estratto da uno studio condotto da ricercatori italiani sull'utilizzo della propoli nel trattamento delle infezioni da Helicobacter Pylori

L'introduzione della propoli a fianco del protocollo farmacologico convenzionali nel trattamento delle infezioni da Helicobacter Pylori ne migliora l'efficacia, riduce il rischio di recidive e diminuisce gli effetti collaterali degli antibiotici con ripercussioni positive nella vita del paziente trattato. Di seguito un estratto da uno studio pubblicato da ricercatori italiani che mette in risalto l'importanza della propoli anche nei confronti di patologie importanti, come quelle derivanti dall'infezione da Helicobacter pylori.

ATTIVITÀ ANTIBATTERICA DELLA PROPOLI E SINERGIA CON GLI ANTIBIOTICI DI I E II LINEA UTILIZZATI NEL TRATTAMENTO DELLE INFEZIONI DA HELICOBACTER PYLORI
Lucia Montini1, Valeria Tilli2,3, Natale Figura4, Elisabetta Miraldi3, Daniela Giachetti3, Marco Biagi3.
1Department Plant Environmental Science, Sectionfor Plant Biochemistry, Copenhagen University.
2Department of Micro and Nanotechnology, Bioanalytics group, Technical University of Denmark.
3Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell'Ambiente, U. O. Biologia Farmaceutica, Siena, Università degli Studi di Siena.
4Dipartimento di Medicina Interna, Divisione di Gastroenterologia, Università degli Studi di Siena.

Helicobacter pylori (HP) è un batterio che colonizza le mucose dello stomaco di circa la metà della popolazione mondiale e si ritiene fattore eziopatogenetico delle più gravi patologie gastriche ed extragastriche. L'importanza dell'infezione da Helicobacter pylori e il quadro sintomo patologico con essa connessi, impongono di porre l'attenzione su quei motivi che comportano l'insuccesso terapeutico, spesso non inferiore al 20% dei casi.
A differenza degli altri batteri, l'Helicobacter pylori riesce a sopravvivere nell'ambiente acido dello stomaco e aderendo alla mucosa gastrica, la danneggia provocando un innesco infiammatorio che può evolvere in gastrite, ulcera, ma anche linfoma e carcinoma gastrico.
Sono previsti nella terapia detta "di prima linea" un inibitore di pompa protinica (PPI) e l'uso di antibiotici (claritromicina, amoxicillina, levofloxacina o metronidazolo). Nel caso in cui invece non sia avvenuta l'eradicazione del batterio la seconda scelta terapeutica (terapia detta "di seconda linea") prevede trattamento triplice con PPI, amoxicillina o tetraciclina e metronidazolo.
II trattamento è destinato a protrarsi per una o due settimane nel caso di una eradicazione avvenuta con successo e dalle tre alle quattro nel caso in cui si presentino recidive. Il protrarsi della patologia e della terapia antibiotica porta molto spesso il paziente ad uno stato di debilitazione e squilibrio intestinale.
Il fenomeno della resistenza batterica, in continua crescita, è principalmente la conseguenza dell'indiscriminato uso di antibiotici per differenti infezioni, tra cui proprio i tentativi di eradicare lo stesso Helicobacter. Queste problematiche, insieme all'importanza epidemiologica dell'infezione da Helicobacter pylori, hanno spinto la ricerca farmaceutica ad occuparsi di individuare farmaci sempre più specifici e principi attivi in grado di agire sui diversi meccanismi d'azione della complessa patogenesi che HP comporta. La ricerca si è allargata anche alla fitoterapia e la sperimentazione con la propoli ha dato risultati interessanti.
Questo prodotto apistico possiede tutte le caratteristiche specifiche per l'attività anti-HP: una composizione chimica con un alto contenuto in flavonoidi, una dimostrata attività antibatterica ed antiossidante, sicurezza di utilizzo l'incapacità dei patogeni di sviluppare resistenza nei suoi confronti.
Questo studio ha sperimentalmente dimostrato che un prodotto standardizzato a base di propoli può svolgere un ruolo importante e fornire un contributo non secondario nelle patologie sviluppatesi a causa del batterio. Sono stati confrontate diverse preparazioni presenti sul mercati e utilizzare un prodotto innovativo a base di propoli, Propolfenol®, un fitocomplesso integrale e sinergizzato di Propoli europea certificata, titolata al 50% in polifenoli totali. Sono stati valutati aspetti come la cinetica battericida, l'influenza della concentrazione batterica e la sua possibile sinergia ottenuta con gli antibiotici convenzionali utilizzati per le infezioni da Helicobacter pylori in Europa: claritromicina, amoxicillina, tetraciclina, levofloxacina e metronidazolo.
La valutazione dei ceppi di HP a diversa virulenza ha evidenziato che le resistenze batteriche sono superate dall'utilizzo del fitocomplesso della propoli, dimostrando che questo prodotto apistico possa essere utilizzato come utile complemento terapeutico alla terapia convenzionale eradicante di prima e seconda linea sia su ceppi resistenti alla claritromicina che al metronidazolo.
Le preparazioni più ricche in polifenoli e flavonoidi hanno evidenziato una maggiore attività antibatterica. La concentrazione minima inibente (MIC) e la concentrazione minima battericida (MBC) di Propolfenol® risultano identiche per tutti i ceppi testati, indipendentemente dalla resistenza a claritromicina o metronidazolo e dall'espressione di fattori di virulenza del batterio (VacAe CagA).
La propoli inoltre ha un importante ruolo nella protezione gastrica, come l'attività antinfiammatoria e l'attività antiossidante, fondamentale considerando la completa deplezione degli antiossidanti endogeni a livello gastrico in seguito all'infezione.

Bibliografìa
Pounder RE, Ng D. The prevalence of Helicobacter pylori infection in different countries. Aliment Pharmacol Ther. 1995, 9,Suppl2:33.
Fischbach L, Evans EL. Meta-analysis: the effect of antibiotic resistance status on the efficacy of triple and quadruple first-line therapies for Helicobacter pylori. Aliment Pharmacol Ther. 2007 Augi; 26 (3): 343-57.
Broutet N, Marais A, Lamouliatte, H, de Mascarel A Samoyeau R, Salamon R, Mégraud F. CagA Status and eradication treatment outeome of anti-Helicobacter pylori triple therapies in paticnts with nonulccr dyspepsia. J Clin Microbiol. 2001, 39 (4): .13191322.4.
Biagi M, Miraldi E, Figura N, Giachetti D. Antiradical activity and in vitro inhibition of Helicobacter pylori by Italian red wines. Nat Prod Commun. 2009,4 (2): 255-60. Gertsch J. Botanical drugs, synergy, and network pharmacology: forth and back to intelligcnt mixtures. Pianta Med. 2011,77 (11): 1086-98.
Sforcin JM, Bankova V. Propolis: Is there a potential for the developmcnt of new drugs? J Ethnopharmacol. 2011, 133 (2): 253-260.

Speciale A, Costanzo R, Puglisi S, Musumeci R, Catania MR, Caccamo F, Iauk L. Antibacterial activity of propolis and its active principles alone and in combination with macrolides, beta-lactams and fluoroquinolones against microorganisms responsible for respiratory infcctions. J Chemother. 2006,18 (2): 164-171. www. helicobacter. org (ultimo accesso 27/04/2015).