categoria: alimenti
Il
termine caglio, deriva dal latino “coagulum” che significa coagulo, latte
rappreso, presura.
La
capacità di alcune specie vegetali di coagulare il latte è nota fin
dall’antichità, specialmente nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dove
queste piante sono più diffuse.
Le prime testimonianze riguardanti i coagulanti vegetali utilizzati nella caseificazione furono scritte dai Romani.
Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) per primo parla dei coagulanti vegetali quali il lattice di fico e il gallio.
Le prime testimonianze riguardanti i coagulanti vegetali utilizzati nella caseificazione furono scritte dai Romani.
Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) per primo parla dei coagulanti vegetali quali il lattice di fico e il gallio.
Lucio
Junio Columella, nel 50 d.C. descrive
l’uso del cardo selvatico, i semi di cartamo, i pinoli verdi, il gallio e il
timo triturato.
Anche
nell’epoca ellenica si menzionano coagulanti di origine vegetale; Omero
descrive le attività pastorali dei suoi tempi e alcuni studiosi concordano nel
ritenere che il ciclope Polifemo nella propria grotta fabbricava i caci
coagulando il latte con il “succo di fico”.
Anche
nel tardo Medioevo sono largamente utilizzati i coagulanti vegetali: fiori di
cardo selvatico, lattice di fichi, zucca, gocce di balsamo ed erba carlina.
Nell’800,
Ignazio Malenotti parla del coagulo ottenuto dal fiore di carciofo selvatico.
Il
lattice fresco che l’albero di fico emette quando si incide la scorza verde,
così come il cardo e il carciofo, sono ancora utilizzati per coagulare
formaggi.
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