Ebola e trasporto aereo
Da
sempre i microbi si muovono insieme all’uomo. La conquista di nuove terre, il
commercio, le guerre, i flussi migratori o il semplice viaggio turistico hanno
contribuito a trasportare virus e batteri, e in alcuni casi i loro vettori, in
aree del mondo in precedenza indenni.
Oggi
la velocità dei trasporti aerei e la quantità di persone e merci in movimento
in tutto il globo determinano l’insorgere di focolai epidemici a enorme
distanza dall’epicentro dell’epidemia, rendendo difficile l’applicazione di una
valida quarantena perché il viaggiatore infetto, può non avere sviluppato i
sintomi della malattia e/o i mezzi diagnostici a disposizione delle autorità aeroportuali,
non consentono di discriminare il soggetto malato nella massa dei viaggiatori.
L’attuale
epidemia di Ebola in Africa occidentale ha visto il virus attraversare
rapidamente i confini degli stati confinanti, ma il suo potenziale di
diffusione a distanza sembra per ora limitato.
L’Italia
è una nazione dove i rischi di diffusione sono teoricamente inferiori rispetto ad altri paesi europei che storicamente hanno rapporti più stretti con
questi territori, perché sul suo territorio non arrivano voli diretti dai paesi
finora colpiti - Sierra Leone, Guinea e Liberia.
Come
per le altre patologie virali trasmissibili, è in ogni caso prima di tutto
importante mettere in atto le misure di prevenzione quando c’è il sospetto che
si possa verificare un caso di Ebola, una malattia che ha tra il 50 e il 70 per
cento di letalità.
Nel
caso di individuazione di un soggetto infetto dovrebbero scattare subito le
procedure di isolamento, riducendo così al minimo il rischio di contagio grazie
al contenimento del virus.
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