Visualizzazione post con etichetta ebola. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ebola. Mostra tutti i post

domenica 26 ottobre 2014

ebola e trasporto aereo

Ebola e trasporto aereo

Da sempre i microbi si muovono insieme all’uomo. La conquista di nuove terre, il commercio, le guerre, i flussi migratori o il semplice viaggio turistico hanno contribuito a trasportare virus e batteri, e in alcuni casi i loro vettori, in aree del mondo in precedenza indenni.
Oggi la velocità dei trasporti aerei e la quantità di persone e merci in movimento in tutto il globo determinano l’insorgere di focolai epidemici a enorme distanza dall’epicentro dell’epidemia, rendendo difficile l’applicazione di una valida quarantena perché il viaggiatore infetto, può non avere sviluppato i sintomi della malattia e/o i mezzi diagnostici a disposizione delle autorità aeroportuali, non consentono di discriminare il soggetto malato nella massa dei viaggiatori.
L’attuale epidemia di Ebola in Africa occidentale ha visto il virus attraversare rapidamente i confini degli stati confinanti, ma il suo potenziale di diffusione a distanza sembra per ora limitato.
L’Italia è una nazione dove i rischi di diffusione sono teoricamente inferiori rispetto ad altri paesi europei che storicamente hanno rapporti più stretti con questi territori, perché sul suo territorio non arrivano voli diretti dai paesi finora colpiti - Sierra Leone, Guinea e Liberia.
Come per le altre patologie virali trasmissibili, è in ogni caso prima di tutto importante mettere in atto le misure di prevenzione quando c’è il sospetto che si possa verificare un caso di Ebola, una malattia che ha tra il 50 e il 70 per cento di letalità.

Nel caso di individuazione di un soggetto infetto dovrebbero scattare subito le procedure di isolamento, riducendo così al minimo il rischio di contagio grazie al contenimento del virus.

Ebola: minore letalità, ma maggiore virulenza. Sviluppo di vaccini e programmi di prevenzione

categoria: medicina

L’epidemia di Ebola che sta adesso imperversando in Africa è la peggiore che si ricordi nella storia di questo patogeno; a tale virulenza può aver contribuito la minor letalità del virus stesso, che non uccide più fulmineamente la persona infetta, consentendo a questa diffondere il contagio a un maggior numero di persone.
Lo sviluppo di nuovi vaccini e protocolli terapeutici è divenuto urgente, per le dimensioni del contagio e il rischio (remoto) che lo stesso si estenda anche ai Paesi Occidentali, però la possibilità di sperimentarli nei Paesi nei quali l’epidemia è in corso deve superare i vincoli posti dalla loro legislazione sanitaria che non prevede l’uso compassionevole di preparati non ancora testati sull’uomo in maniera estensiva.

Un problema ancora più grosso è rappresentato dalla carente disponibilità economica dei Paesi Africani, che impedisce di portare avanti tutti i programmi di prevenzione, informazione e contenimento dell’epidemia.

sabato 13 settembre 2014

malattie infettive: turismo e emigrazione

categoria: medicina

Simit: "Ebola poco preoccupante, Sars molto pericolosa. Attenzione ai rapporti non protetti"
 Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali


Gli spostamenti aerei possono rappresentare un rischio di importazione delle malattie respiratorie pericolose, quali Sars e nuova Sars (Mers).
I viaggi turistici sono inoltre un fattore di rischio per malattie infettive sessualmente trasmissibili (sifilide e gonorrea e HIV), a causa di rapporti non protetti con persone provenienti da aree endemiche.
In estate i microrganismi patogeni si riproducono rapidamente, mentre il caldo modifica anche la suscettibilità individuale alle infezioni, provocando disidratazione ed alterazioni della flora batterica intestinale.
Molti fattori possono favorire l’insorgenza e la diffusione delle malattie infettive:
- il caldo favorisce la presenza di zanzare e zecche, potenziali vettori di infezioni
- l’innalzamento delle temperature favorisce l’inquinamento delle risorse idriche, a causa della proliferazione di organismi infestanti
- nei paesi dove lo smaltimento dei rifiuti è un problema, (le cronache locali non ci fanno stare molto tranquilli!) aumenta il rischio di diffusione di infezioni per la fermentazione dei rifiuti
- l’ingestione di acqua o alimenti contaminati causano patologie quali la amebiasi e la epatite virale A

Ebola. L’Italia, a differenza di altri paesi europei, non ha collegamenti aerei diretti con i paesi africani colpiti dall’epidemia. Nonostante il rischio di importazione della malattia sia remoto, il Ministero della Salute ha rafforzato le misure di sorveglianza presso porti ed aeroporti. Inoltre gli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (Usmaf) sono tenuti al controllo delle navi che nei ventuno giorni precedenti all’arrivo in Italia hanno toccato i paesi africani nei quali il virus Ebola si sta diffondendo.
Eventuali casi sospetti a bordo degli aeromobili, su indicazione del Ministero della Salute, devono essere segnalati, affinché l’aereo sia dirottato su aeroporti italiani provvisti di laboratori e di attrezzature deputate al controllo.
Il rischio di infezione per i turisti, i viaggiatori in genere ed i residenti nelle zone colpite, è considerato molto basso se si seguono alcune precauzioni elementari, quali: evitare il contatto con malati e/o i loro fluidi corporei e con i corpi e/o fluidi corporei di pazienti deceduti oltre alle altre semplici e generiche precauzioni sempre consigliate in caso di viaggi in Africa Sub-sahariana quali ad esempio, evitare contatti stretti con animali selvatici vivi o morti, evitare di consumare carne di animali selvatici, lavare e sbucciare frutta e verdura prima del consumo, lavarsi frequentemente le mani.
I migranti clandestini che giungono sulle coste italiane non rappresentano oggettivamente un rischio di importazione della malattia da virus Ebola: il viaggio che tali individui affrontano per raggiungere il nostro paese è lungo mesi, via terra e via mare e la malattia, che presenta un periodo di incubazione di circa 10 giorni e che da subito è altamente debilitante, impedirebbe loro di arrivare in Italia. Il soggetto malato presenta febbre elevata, diarrea, vomito e manifestazioni emorragiche che impediscono rapidamente gli spostamenti e fortunatamente portano a limitare la diffusione dell’infezione.
Le persone che si fossero eventualmente imbarcate mentre la malattia era in incubazione manifesterebbero i sintomi durante la navigazione e sarebbero, a prescindere dalla provenienza, valutati per lo stato sanitario prima dello sbarco, come sta avvenendo attraverso l’operazione Mare Nostrum”.

Rischio Sars dalla Cina. Il turismo 2014 in Italia è caratterizzato da un elevato flusso turistico proveniente dalla Cina, positivo dal punto di vista economico, un po’ meno da quello sanitario.
La Cina ha negli ultimi anni promosso una campagna vaccinale per il contenimento di malattie gravi quali l’encefalite giapponese, confinata in alcune aree rurali del sud. Di maggior rilevanza è il rischio di diffusione della Sars e della nuova Sars (Mers), che hanno colpito e colpiscono Asia e Medio Oriente. L’Oms già da tempo ha comunque rafforzato il filtro aeroportuale che prevede controlli clinici dei passeggeri in arrivo da aree infette e sorveglianza sanitaria dei soggetti che hanno viaggiato o avuto contatti con individui malati o sospetti.


Tubercolosi, malaria e l’Hiv. Gli individui che lasciano la loro terra d’origine ed affrontano viaggi lunghi settimane o mesi sono per lo più giovani sani. Le malattie, quali la Tbc, la Malaria e l’Hiv, endemiche in molti paesi asiatici ed africani, hanno una diffusione lenta l’immigrato che affronta anche un lungo viaggio può non manifestare sintomi al suo arrivo in Italia. Dato che non è oggettivamente possibile arrestare la circolazione di uomini e di conseguenza di germi, è stupido creare inutili allarmismi e scatenare 'panico' attraverso la diffusione di false informazioni, ma sarebbe più opportuno spendere meglio i soldi disponibili per offrire assistenza medica, favorire l’accesso di chi arriva presso le strutture di diagnosi e cura e garantire le coperture vaccinali nella popolazione ospite.