mercoledì 19 aprile 2017

La paura, il coraggio

Categoria: istinto di sopravvivenza

La paura, il coraggio


Il coraggio è la capacità di resistere alla paura, di dominare la paura: non è l'assenza di paura” M.Twain

La paura è, tra le emozioni primarie, la più diffusa del mondo animale e, per quanto spiacevole, tra le più importanti per la sopravvivenza.
È normale spaventarsi davanti a una minaccia. Anzi, è utile. Il problema insorge se proviamo terrore anche quando non corriamo alcun pericolo.
Se non avessimo la capacità di provare paura vivremmo in balia degli eventi esterni, senza poterne evitare o prevenire i danni.

UTILE “CAMPANELLO D'ALLARME”
Di fronte a qualcosa o a qualcuno che metta a repentaglio la nostra integrità fisica o la nostra sicurezza, la paura avvia dei riflessi atavici che ci permettono di reagire e salvarci. In essa ci sono sia componenti innate, connesse con contingenze pericolose che sono tali per tutti gli individui di una specie (presenza di predatori), sia componenti apprese, che derivano dalle esperienze di vita dei singoli soggetti. L'apprendimento di paure avviene attraverso il meccanismo psicologico del condizionamento, che consiste nella creazione di un'associazione duratura tra lo stimolo minaccioso e lo stato emotivo della paura. È tale associazione che in seguito permette di attivare immediatamente le risposte comportamentali adatte ogniqualvolta lo stesso stimolo si ripresenti.


SE DIVENTA UNA MALATTIA
La varietà dell'esperienza e la complessità dei processi psichici che essa innesca sono tali che anche un'emozione basilare come la paura può declinarsi, con molte sfumature, in stati d'animo ben più complessi e non sempre favorevoli. Quando da reazione a un pericolo imminente reale, rispetto al quale è appropriata e vantaggiosa, diventa uno stato di allerta costante, che prescinde dall'effettiva presenza della minaccia ed è legata alla semplice eventualità che l'evento si verifichi, oppure quando si generalizza includendo situazioni e stimoli di per sé innocui, allora la paura perde gran parte del suo significato protettivo e si trasforma in una condizione controproducente. E se a ciò si aggiungono elementi cognitivi legati alla valutazione soggettiva degli eventi, si può arrivare a sindromi fobiche, disturbo da attacchi di panico, ansia e anche disturbi fisici come l'ipertensione e danni al sistema cardiocircolatorio.



La centralina del panico e dell'ansia
Un ruolo chiave nel connettere gli stimoli ambientali che possono rappresentare un pericolo con le reazioni emotive e le risposte comportamentali correlate viene attribuito all'amigdala, una piccola struttura situata in profondità nel lobo temporale del cervello.
Diversi studi hanno messo in evidenza le sue articolate connessioni con le principali strutture nervose deputate alla trasmissione degli stimoli sensoriali (acustici, olfattivi, visivi, somatici), con l'ipotalamo, con i centri neurovegetativi e con le aree corticali associative.
L'amigdala è il centro di smistamento dei segnali di pericolo provenienti dall'esterno. Li invia sia alle strutture responsabili delle risposte fisiologiche (ormonali, viscerali), che garantiscono l'immediata mobilizzazione delle risorse fisiche necessarie all'azione, sia alle strutture cerebrali che integrano le informazioni sensoriali nei processi cognitivi. Esse forniscono una valutazione dei segnali stessi, indispensabile perché l'azione sia appropriata e commisurata alla minaccia.
Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, l'amigdala rivestirebbe un ruolo attivo nel regolare i processi di acquisizione e di memorizzazione delle paure e, di conseguenza, nel modulare le relative risposte comportamentali. Esperimenti di stimolazione dell'amigdala hanno evidenziato il suo coinvolgimento anche nelle reazioni di panico e nell'ansia.



Estratto da articolo di Monica Oldani




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