Categoria: istinto di sopravvivenza
La paura, il coraggio
“Il
coraggio è la capacità di resistere alla paura, di dominare la
paura: non è l'assenza di paura” M.Twain
La
paura è, tra le emozioni primarie, la più diffusa del mondo animale
e, per quanto spiacevole, tra le più importanti per la
sopravvivenza.
È
normale spaventarsi davanti a una minaccia. Anzi, è utile. Il
problema insorge se proviamo terrore anche quando non corriamo alcun
pericolo.
Se
non avessimo la capacità di provare paura vivremmo in balia degli
eventi esterni, senza poterne evitare o prevenire i danni.
UTILE
“CAMPANELLO D'ALLARME”
Di
fronte a qualcosa o a qualcuno che metta a repentaglio la nostra
integrità fisica o la nostra sicurezza, la paura avvia dei riflessi
atavici che ci permettono di reagire e salvarci. In essa ci sono sia
componenti innate, connesse con contingenze pericolose che sono tali
per tutti gli individui di una specie (presenza di predatori), sia
componenti apprese, che derivano dalle esperienze di vita dei singoli
soggetti. L'apprendimento di paure avviene attraverso il meccanismo
psicologico del condizionamento, che consiste nella creazione di
un'associazione duratura tra lo stimolo minaccioso e lo stato emotivo
della paura. È tale associazione che in seguito permette di attivare
immediatamente le risposte comportamentali adatte ogniqualvolta lo
stesso stimolo si ripresenti.
SE
DIVENTA UNA MALATTIA
La
varietà dell'esperienza e la complessità dei processi psichici che
essa innesca sono tali che anche un'emozione basilare come la paura
può declinarsi, con molte sfumature, in stati d'animo ben più
complessi e non
sempre favorevoli. Quando da reazione a
un pericolo imminente reale, rispetto al quale è appropriata e
vantaggiosa, diventa uno stato di allerta costante, che prescinde
dall'effettiva presenza della minaccia ed è legata alla semplice
eventualità che l'evento si verifichi, oppure quando si generalizza
includendo situazioni e stimoli di per sé innocui, allora la paura
perde gran parte del suo significato protettivo e si trasforma in una
condizione controproducente. E se a ciò si aggiungono elementi
cognitivi legati alla valutazione soggettiva degli eventi, si può
arrivare a sindromi fobiche, disturbo da attacchi di panico, ansia e
anche disturbi fisici come l'ipertensione e danni al sistema
cardiocircolatorio.
La centralina del
panico e dell'ansia
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Un
ruolo chiave nel connettere gli stimoli ambientali che possono
rappresentare un pericolo con le reazioni emotive e le risposte
comportamentali correlate viene attribuito all'amigdala, una
piccola struttura situata in profondità nel lobo temporale del
cervello.
Diversi
studi hanno messo in evidenza le sue articolate connessioni con le
principali strutture nervose deputate alla trasmissione degli
stimoli sensoriali (acustici, olfattivi, visivi, somatici), con
l'ipotalamo, con i centri neurovegetativi e con le aree corticali
associative.
L'amigdala
è il centro di smistamento dei segnali di pericolo provenienti
dall'esterno. Li invia sia alle strutture responsabili delle
risposte fisiologiche (ormonali, viscerali), che garantiscono
l'immediata mobilizzazione delle risorse fisiche necessarie
all'azione, sia alle strutture cerebrali che integrano le
informazioni sensoriali nei processi cognitivi. Esse forniscono
una valutazione dei segnali stessi, indispensabile perché
l'azione sia appropriata e commisurata alla minaccia.
Secondo uno studio
condotto negli Stati Uniti, l'amigdala rivestirebbe un ruolo
attivo nel regolare i processi di acquisizione e di memorizzazione
delle paure e, di conseguenza, nel modulare le relative risposte
comportamentali. Esperimenti di stimolazione dell'amigdala hanno
evidenziato il suo coinvolgimento anche nelle reazioni di panico e
nell'ansia.
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Estratto da articolo di Monica Oldani
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