domenica 14 dicembre 2014

Farmaci di automedicazione delle vie respiratorie: epistassi

Quando il naso sanguina (epistassi)

Nel naso esistono capillari molto fragili che possono rompersi facilmente in caso di aumento della pressione del sangue o dopo starnuti e traumi quindi, episodi frequenti di uscita di sangue dal naso, devono spingere il soggetto ad andare dal medico per un controllo della pressione arteriosa.
Alcuni soggetti sono più predisposti di altri per una costituzionale maggiore delicatezza dei vasi.
Alcuni farmaci, come gli antinfiammatori, possono facilitare l'epistassi perché riducono la capacità di coagulazione del sangue.
In commercio ci sono preparati in crema contenenti un astringente (acido tannico) ed un disinfettante.

Curiosità:

Le narici di solito non funzionano contemporaneamente, infatti, quando dormiamo, la narice corrispondente al lato su cui si è coricati tende a occludersi, mentre rimane aperta l'altra; anche per questo motivo, ogni 1-2 ore si ha l'esigenza di cambiare posizione.

sabato 13 dicembre 2014

Armi da sopravvivenza italiane: le carabine combinate pieghevoli M6 e X-Caliber

Armi da sopravvivenza italiane

le carabine combinate pieghevoli M6 e X-Caliber


Dopo la carabina a colpo singolo “Little Badger” cal .22 Long Rifle, la ditta italiana Armi Chiappa ha lanciato altre due carabine combinate pieghevoli, il modello M6 e il X-Caliber, che ricalcano le orme dei fucili da sopravvivenza forniti in passato ai piloti militari USA, lo Springfield Armory M6 Scout cal .22/.410.

Springfield Armory M6 Scout
Realizzate principalmente in acciaio ed alluminio, queste armi hanno due canne sovrapposte lunghe 18,5 pollici: una canna inferiore rigata camerata per il .22 Long Rifle e una canna liscia superiore in calibro 20, nella versione M6 e in calibro 12 nella sulla “X-Caliber”.
La versione X-caliber dispone di un kit di conversione multicalibro costituito da una serie di inserti tubolari realizzati in acciaio, da inserirsi nel vivo di volata, che consente di utilizzare otto diversi calibri da pistola e tre da fucile a canna liscia, da inserire nel vivo di culatta:  calibro 9 Corto (380 ACP), 9x19mm/9x21mm, .40 Smith & Wesson, .45 ACP, .45 Long Colt, .38 Special, .357 Magnum, calibro 20 e .410. Gli otto inserti, forniti in una fodera in cordura − possono essere utilizzati su qualsiasi fucile a canna singola basculante calibro 12.

In ambito di sopravvivenza, la possibilità di “digerire” munizioni di differente calibro, è un vantaggio importantissimo che permette di sfruttare molte delle munizioni reperibili in quel momento.



Nel mercato americano, se notate i calibri stampati su gli adattatori, è possibile sparare anche le munizioni calibro .223, 7,62x39 e .308 .

Anni fa una ditta di armi spagnola, introdusse un modello di revolver, la Police Survival, dotata di due tamburi, in grado di accettare cartucce di vario calibro 9, mentre, più recentemente la S&W ha introdotto il modello Governor, in grado di sparare la 45 ACP/45 LC e il .410, anche se in quest’ultima arma l’accento è stato posto più sulla possibilità di impiegare una munizione a munizione spezzata per uso difesa personale, efficace a breve distanza, che sull'impiego “survival”.
Riguardo a queste carabine combinate, resta da aggiungere che sono dotate di percussori e grilletti indipendenti, un guardia paragrilletto che funge da leva per l’apertura della bascula; una quadrupla interfaccia Picatinny in polimero, una tacca posteriore regolabile e un mirino anteriore con riferimento al trizio.

L’unica nota stonata è l’inserto in in schiuma di polipropilene nel calcio che funge da portamunizioni di riserva, troppo delicato e scoperto per fare bene il suo dovere (il suo predecessore americano aveva uno scomparto più robusto e le munizioni erano conservate da un piccolo sportellino in lamiera). A questo punto era preferibile utilizzare lo spazio presente nel calcio per adibirlo a contenitore per strumenti utili alla sopravvivenza e agganciare un portamunizioni in tela sull'esterno, come quello in dotazione al “Little Badger” o di diversa forma. Sotto sono riportati alcuni progetti di armi survival e accessori utili da agganciare al calcio
“Little Badger”




le ultime due immagini sono riferite a un'arma survival italiana proposta anni fa da Perugini e Visini, la Partner 22.
Vedi blog 2/10/2016





Un'arma da sopravvivenza per i cosmonauti russi, la TP-82

Un'arma da sopravvivenza per i cosmonauti russi, la TP-82





Tutti i veicoli spaziali russi sono stati progettati per il rientro sulla terraferma, spesso in aree remote, con la possibilità, per i cosmonauti di rimanere per lunghe ore in attesa della squadra di recupero. Tale evento avvenne ad esempio nel 1965, quando il cosmonauta Aleksei Leonov trascorse 48 ore nella taiga, assediato dai lupi, prima di poter essere recuperato.
Inizialmente i cosmonauti russi andarono in orbita con la pistola semiautomatica Makarov PM calibro 9 mm, ma poi i vertici russi optarono per dotare i cosmonauti di una vera arma da sopravvivenza , la TP-82, tecnicamente un "drilling", un'arma a tre canne (due nel calibro 32 ad anima liscia, corrispondente a 12,7 mm ed una da 5,45 mm), pesante 1,6 kg e dotata di un calciolo in cui è alloggiato un corto machete, che porta il peso complessivo a 2,4 kg. I portamunizioni contengono 11 cartucce a palla da 5,45 mm, dieci cartucce 10 SP-D caricate a pallini da caccia e dieci fuochi a luce rossa.

Questa arma è rimasta dotazione corrente per tutti gli equipaggi spaziali russi (ma, sembra, anche per quelli dei bombardieri Tupolev Tu-22M) fino al 2007, quando ha cominciato ad essere ritirata, per la fine della produzione delle sue munizioni.






L'astronauta russo sulla destra, ha appeso sulla schiena il corto machete da sopravvivenza

giovedì 11 dicembre 2014

Fumo di sigaretta, tossicologia e terapia di disassuefazione

Abitudine al fumo

Con la combustione del tabacco si liberano oltre 4.000 sostanze, molte delle quali tossiche e cancerogene.
I gas e le particelle più piccole arrivano facilmente in fondo ai polmoni. Tra i gas, una discreta quantità è costituita da ossido di carbonio (dal 2 al 6%) che ha molta affinità per l'emoglobina, la proteina presente nei globuli rossi che serve al trasporto dell'ossigeno, impedendo che essa possa legare l'ossigeno.
Molte sostanze liberate dal fumo riducono le difese immunitarie e i sistemi di pulizia dell'apparato respiratorio. Per esempio, il meccanismo affidato al muco e al movimento delle microscopiche ciglia presenti sulle pareti dei bronchi è quasi paralizzato, provocando così un ristagno di secrezioni, terreno di coltura per batteri.
La sostanza ritenuta più pericolosa del fumo di sigaretta è la nicotina, presente in quantità variabili da 0,5 a 2 milligrammi.
La nicotina produce numerosi effetti indesiderati tra i quali l'aumento del battito cardiaco e alterazioni della pressione arteriosa.
Chi fuma ha un maggiore rischio di ammalarsi, rispetto ai non fumatori, in particolare si ha un aumento di infarto cardiaco e di tumore.
La nicotina contenuta nel fumo di sigaretta attraversa i polmoni con la velocità di un'iniezione endovenosa e raggiunge velocemente il cervello (circa 8 secondi dopo la prima inalazione). Assai più lento è l'assorbimento della nicotina fumando il sigaro e la pipa: in questo caso vi è soprattutto un contatto con la mucosa della bocca e la nicotina è soprattutto ingerita più che inalata.

Farmacologia e tossicologia del tabacco
Effetti ricercati:
  • a piccole dosi dà attenuazione dell’ansia, specie nello stress;
  •   innalza il tono dell’umore;
  • aumenta l’attività psicomotoria e sembra elevare l’attenzione e i processi cognitivi.


Meccanismi d’azione: la nicotina si lega a particolari recettori per l’acetilcolina, per questo detti nicotinici, stimolando così la trasmissione colinergica. Aumenta anche il rilascio di noradrenalina e di dopamina, potenziando l’attività nervosa mediata da questi neurotrasmettitori.
L’aumento dell’attività dopaminergica nel nucleus accumbens (un centro del sistema limbico) determina nel soggetto fumatore gratificazione alla base della dipendenza dalla nicotina.

I farmaci per smettere di fumare

Smettere di fumare non è facile e il fumatore può essere aiutato in molti modi, anche con farmaci. I farmaci da banco per smettere di fumare sono tutti a base di nicotina, che va a sostituire quella assunta con le sigarette. Si tratta di una cura di disassuefazione, per cui bisogna seguire attentamente le istruzioni e iniziare con una dose proporzionale alla gravita della dipendenza dalle sigarette, per poi ridurla gradualmente.
I prodotti per la disassuefazione, se presi in quantità superiori al necessario, possono dare numerosi effetti indesiderati, simili a quelli che si manifestano quando si fuma, ad esempio, mal di testa, tosse, irritazione della bocca e della gola, ansia, depressione, vomito, bocca secca, bruciori di stomaco, diarrea. Alcuni sintomi (vertigini, mal di testa, insonnia) potrebbero essere dovuti, al contrario, a un uso insufficiente ed essere correlati, in questo caso, all'astinenza da nicotina.

Corollario alla terapia farmacologica per smettere di fumare

Stabilire una data precisa in cui rinunciare alle sigarette e comunicarla ad amici, parenti e colleghi, per avere sostegno e incoraggiamento.
Può essere di aiuto, per iniziare a ridurre il numero di sigarette, fumare non quando si ha voglia ma solo a orari precisi. Se per caso (o per fortuna) si salta l'ora prefissata aspettare fino al prossimo appuntamento.
Stabilire anche un "premio" da regalarsi dopo aver smesso di fumare dopo un certo periodo di tempo, magari di valore corrispondente al risparmio dei pacchetti di sigarette non acquistati.
Eliminare tutte le tracce di sigarette dal proprio ambiente (pacchetti di sigarette, posacenere, accendini), pulendo a fondo tutta la casa per eliminare anche l'odore del fumo.
Non frequentare se possibili luoghi dove si fuma e cambiare alcune abitudini/orari (pausa “fumo” dopo pranzo sulla poltrona, sostituita con un’altra cosa gratificante).
Fare un'attività fisica per rilassarsi e non aumentare di peso (è spesso un effetto collaterale della sospensione del fumo).

Quando il desiderio si fa impellente bere liquidi, a piccoli sorsi, mangiare cibi leggeri (una mela, una carota), masticare gomme senza zucchero (aprire un pacchetto di gomme può anche aiutare a mimare la gestualità dello scartare un pacchetto di sigarette). Fare respirazioni profonde.

Memorizzare la seguente scaletta:

VENTI MINUTI DOPO AVER SMESSO – Il battito cardiaco e la pressione sanguigna, dopo 20 minuti dall’ultima volta che si è spenta una sigaretta tornano ai livelli normali.

7 – 12 ORE DOPO AVER SMESSO – Il monossido di carbonio nel sangue torna ai livelli normali.

6 – 2 SETTIMANE DOPO AVER SMESSO – La circolazione sanguigna, la pressione del sangue e le funzioni polmonari migliorano.

5 – 9 SETTIMANE DOPO AVER SMESSO – Iniziano a non vedersi più i tratti del fumatore, le ciglia polmonari riprendono a funzionare normalmente e di conseguenza a pulire le vie respiratorie e i polmoni evitando il rischio di infezioni.

4 – 1 ANNO DOPO AVER SMESSO DI FUMARE – Il rischio di contrarre una malattia alle coronarie (coronaropatia) si dimezza rispetto a quella di un normale fumatore.

3 – 5 ANNI DOPO AVER SMESSO – Il rischio di cancro alla bocca, gola e esofago si dimezza rispetto a quello dei fumatori.

2 – 10 ANNI DOPO AVER SMESSO – Si dimezza il rischio di morire di cancro ai polmoni. Diminuisce anche il rischio di cancro al pancreas e alla laringe.

1 – 15 ANNI DOPO AVER SMESSO – Il rischio di contrarre malattie cardiache torna ad essere equivalente a quello di un non fumatore.

Fuggire dai piani alti di un edificio

Fuggire dai piani alti di un edificio

Alcuni fotogrammi dal film "Red Dawn".
In una scena del film di fantascienza "Red Dawn " del 2012, alcuni ragazzi, intrappolati in un edificio e braccati da dei soldati, scappano sfruttando il sistema dei tubi gialli usati dai muratori per scaricare i calcinacci fino alla strada.



Nella vita reale e senza controfigure, probabilmente si sarebbero fatti un po' più male, ma comunque l'idea è interessante, pensando all'ipotesi di un incendio che ha bloccato scale (e ovviamente anche gli ascensori: da evitare!!).

Il cioccolato combatte il colesterolo anche nei diabetici

categoria: medicina


Cioccolato scudo per il cuore grazie alla capacità del cacao di tenere a bada il colesterolo. Piacere per la gola e toccasana per la salute, il cioccolato aiuterebbe a prevenire le malattie cardiache e, a sorpresa, a ridurre i livelli di grasso nel sangue anche in chi convive con il diabete.
I ricercatori della Hull University, in Gran Bretagna, hanno testato le proprietà benefiche in 12 volontari con diabete di tipo 2. Gli scienziati dell'ateneo britannico hanno diviso i volontari in due gruppi, invitando ciascuno a mangiare una barretta di cioccolato per 16 settimane, ma a un gruppo è stato dato del normale cioccolato, all'altro l'alimento arricchito di polifenoli. Ebbene, la barretta 'potenziata' ha avuto un effetto benefico sui pazienti, migliorandone i livelli di colesterolo. Una notizia che farà ben sperare i diabetici mal disposti a rinunciare al cioccolato, sicuramente moltissimi.

Non mancano però i dubbi per il contenuto di grassi e zuccheri presenti nella cioccolata.

Relazione tra elevato indice di massa corporea e patologie neoplastiche

Relazione tra elevato indice di massa corporea e patologie neoplastiche

Un elevato indice di massa corporea è stato associato con una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari e patologie neoplastiche.
Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari la correlazione è da molto tempo statisticamente ben evidente, mentre per il cancro i dati a disposizione sono stati spesso discordanti o poco chiari.
Uno studio apparso sulla nota rivista Lancet dovrebbe aver fatto finalmente chiarezza sull’argomento. Lo studio ha riguardato più di cinque milioni di Britannici, in circa 167 mila dei quali si è osservato nell’arco di tempo esaminato lo sviluppo di una patologia neoplastica appartenente al gruppo delle 22 prese in considerazione. Si è visto che 17 forme neoplastiche delle 22 considerate si correlavano positivamente con l’indice di massa corporeo (BMI), dimostrando una maggiore incidenza nei soggetti obesi; la dipendenza dal BMI (non lineare) differisce a seconda delle diverse neoplasie. Sorprendentemente, fino al 40% dei tumori all’utero e fino al 10% dei tumori a fegato, colon, reni e vescica possono essere attribuibili al sovrappeso. Non sembra esserci invece alcuna relazione fra BMI e tumori alla prostata, al seno, ai polmoni.

K. Bhaskaran, I. Douglas, H. Forbes, I. dos-Santos-Silva, D. A. Leon, L. Smeeth. Body-mass index and risk of 22 specific cancers: a population-based cohort study of 5 million UK adults. The Lancet