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domenica 15 febbraio 2015

Il "tappo" di cerume. Cura, prevenzione e .... USO in situazione di sopravvivenza

Categoria: medicina, pronto soccorso, acqua

Il cerume è una secrezione cerosa, giallo-brunastra, prodotta delle ghiandole ceruminose e sebacee collocate nella porzione esterna del canale uditivo.
Il cerume è formato da una miscela cerosa dalla consistenza viscosa, costituita prevalentemente da cheratina (60%), acidi grassi saturi ed insaturi a lunga catena, (12-20%) e colesterolo (10%).
In condizioni fisiologiche, il cerume secreto scorre lentamente verso l'esterno del padiglione auricolare: giunto in questa sede, il cerume può essere rimosso mediante accurato lavaggio.
Il cerume esercita delle funzioni protettive del dotto uditivo, ostacolando l'ingresso di materiale estraneo nel condotto uditivo esterno (es. batteri, funghi, insetti, acqua, polveri ecc.) e lubrificando il canale uditivo esterno, riducendo il rischio di essiccamento, prurito e bruciore della cute che lo riveste.
Il cerume contiene anche il lisozima, una sostanza proteica (enzima) con proprietà antibatteriche.
Il cerume inibisce l'attacco micotico dei funghi per la presenza di acidi grassi saturi e la composizione acida (pH lievemente acido, circa 6).
In determinate circostanze, il cerume tende ad accumularsi eccessivamente nell'orecchio: in simili frangenti, la sostanza ceruminosa sovrabbondante può occludere il condotto uditivo esterno e premere contro il timpano, fino a danneggiare la capacità uditiva e procurare dolore. Altri disturbi associati alla presenza di cerume sono:
- sensazione costante di avere "l'orecchio chiuso"
- prurito
- ronzii alle orecchie (acufeni)
- alterazione dell'equilibrio (vertigini)
La presenza fastidiosa del tappo di cerume spinge a una errata pulizia meccanica con i bastoncini di cotone, che può creare abrasioni all'interno del canale uditivo, aumentando il rischio d'infezione. L’uso dei bastoncini inoltre spinge ancora più all’interno una parte del cerume, compattandolo e peggiorando la situazione.
Il tappo di cerume si può formare quando si ha:
- una produzione abbondante di cerume per una patologia (a causa di una dermatite seborroica, psoriasi) o per problemi collegati all’età del soggetto (durante l’infanzia le ghiandole ceruminose dei bambini piccoli tendono ad essere iperattive; negli anziani le ghiandole ceruminose sono meno trofiche, pertanto producono cerume secco che tende a scivolare con maggior difficoltà verso l'esterno)
- un ridotto movimento del cerume verso l’esterno, ostacolato dall’acqua presente nel canale uditivo (il cerume è una sostanza igroscopica, cioè adsorbe acqua e tende a gonfiarsi), patologie dell'orecchio (otite), presenza di protesi acustiche.

Rimozione del tappo di cerume
Nella maggior parte dei casi, il tappo di cerume può essere rimosso utilizzando dei prodotti commerciali in gocce a base di glicerina o olio di vaselina, instillate direttamente nell'orecchio.
Altri preparati utilizzano:
- perossido di idrogeno (acqua ossigenata)
- perossido di idrogeno + urea + glicerina
- perossido di carbamibe
- perossido di carbamibe + glicerina

L’irrigazione con un getto di acqua tiepida direttamente nel canale uditivo, è una manovra delicata, per la presenza della sottile membrana del timpano.
Prima della manovra, si consiglia di instillare nell'orecchio qualche goccia di olio (anche olio da cucina), utile accorgimento per ammorbidire il cerume: così facendo, la rimozione del tappo è facilitata.
Durante il lavaggio, l'acqua è spruzzata nell'orecchio con l'ausilio di una siringa riempita. Per facilitare la rimozione del tappo di cerume, si consiglia di tirare leggermente l'orecchio verso l'alto; successivamente, dirigere l'ugello della siringa (piena d'acqua) leggermente verso l'alto in direzione del canale auricolare, per facilitare la fuoriuscita del cerume.
Dopo la procedura, inclinare il capo per agevolare l'emissione di cerume dal condotto uditivo.
Può essere necessario ripetere l'irrigazione più volte.
Nota bene:
Utilizzare acqua tiepida per il lavaggio del tappo di cerume: l'utilizzo di un'acqua troppo fredda o eccessivamente calda può provocare vertigini.
Non praticare il lavaggio del tappo di cerume in caso di otite o perforazione del timpano.

Non potendo disporre dell’aiuto di un dottore e della disponibilità di preparati specifici, si può rimuovere il tappo di cerume applicando gocce emollienti naturali a base di olio (olio di oliva, olio di arachide, olio di mandorle dolci, macerato oleoso di propoli), arricchito, se disponibile, con qualche goccia di oli essenziali che hanno proprietà disinfettanti/lenitive (di Maleleuca, di geranio/citronella, di camomilla).

Le stesse cure naturali possono servire anche per trattamenti preventivi, per evitare l’accumulo di cerume nei soggetti predisposti.

Nel "libro della sopravvivenza " di Eddie McGee ho trovato un utilizzo singolare del cerume per determinare se l'acqua è pura, che riporto integralmente, non citato in nessun altro libro di sopravvivenza che ho consultato. Anche McGee ammette che non è un metodo infallibile, ma può essere sempre provato.

COME VERIFICARE SE L'ACQUA È PURA
Spesso le persone inesperte bevono l'acqua che trovano e questo crea loro più guai di quanti gliene provocherebbe la sete. L'acqua contiene batteri ed è portatrice di malattie quali dissenteria, colera e tifo. L'acqua di mare può essere invitante quando ci si trova sotto il sole cocente, di fatto però non aumenterà le vostre probabilità di sopravvivenza. Invece di diminuire la sete l'accresce, in quanto l'organismo utilizza i liquidi a disposizione per diluire il sale in eccesso.
Come abbiamo già avuto modo di constatare, ci sono altri liquidi pericolosi, primo fra tutti l'alcol che accresce notevolmente la sete. Tuttavia l'alcol può essere utile in altri modi, per esempio come materia di scambio, combustibile, antisettico, o per fare i gargarismi. Inoltre è l'ideale per disinfettare le ferite. Se le circostanze lo richiedono può servire anche per cucinare.
Ma tornando ai pericoli che presenta l'acqua, come si può accertarne la potabilità? Senza i prodotti chimici giusti è praticamente impossibile. Allora come può fare chi non ha a disposizione tali prodotti né ha modo di bollirla? Be', ci sono alcuni espedienti già collaudati. Innanzitutto, l'acqua che fluisce e quella dei laghetti di montagna può essere bevuta senza problemi. Lo stesso vale con l'acqua filtrata dalle foglie, sabbia e torba, purché naturalmente non sia stata inquinata da agenti chimici o animali morti. Un metodo semplice per capire se nell'acqua ci sono sostanze chimiche, è la prova del cerume. Voglio però precisare che questo non è un metodo infallibile.
Molti preparati chimici hanno come base il petrolio e, come si sa, questi non si amalgama con l'acqua. I lubrificanti e la paraffina sono esempi classici. Appena queste sostanze oleose entrano in contatto con l'acqua, sulla superficie di quest'ultima si forma immediatamente una gamma di colori.
Per verificare se l'acqua è stata inquinata da queste sostanze, raccoglietene un po' nel palmo della mano o in un recipiente pulito. Con il dito, e non un bastoncino o qualunque altro oggetto che non potrebbe essere pericoloso per i timpani, asportate un po' di cerume dall'orecchio. Mettetelo sulla superficie dell'acqua e lasciatelo galleggiare. Se l'acqua è inquinata, il cerume si disgregherà immediatamente e apparirà la gamma di colori. Se invece l'acqua è pulita, il cerume si depositerà sul fondo. Questo non è un metodo sicuro al cento per  cento ma perlomeno vi darà un'idea di quel che non dovete bere.
Depurare, filtrare, bollire e tutti gli altri accorgimenti per rendere l'acqua potabile, possono richiedere un notevole sforzo, ma ricordate: bere acqua non sterilizzata significa morte sicura.

Eddie McGee è un ex sergente maggiore dei paracadutisti dell'esercito britannico. McGee ha fondato in Inghilterra, nello Yorkshire del Nord, una scuola di sopravvivenza.

sabato 24 gennaio 2015

utile accessorio per braccialetto in paracord della CRKT

categoria: sopravvivenza, survival





La ditta americana CRKT propone un piccolo accessorio per i braccialetti in paracord, che svolge tre funzioni: bussola, piccola torcia a led e acciarino per accendere il fuoco. Il costo non è eccessivo ed è un utile elemento della attrezzatura da sopravvivenza.
La CRKT propone anche accessori simili, ma con meno componenti.

venerdì 23 gennaio 2015

distillatore solare

categoria: sopravvivenza, acqua

La ditta SIC di Roma aveva prodotto un interessante strumento di sopravvivenza: il distillatore solare DSA Airborne che utilizzava il principio della evaporazione e successiva condensazione per separare l’acqua pura dalle sostanze disciolte nell’acqua marina.
La sorgente di calore era il Sole, mentre la condensazione avveniva sulle superfici interne del distillatore.
Il distillatore DSA si presentava in forma di cono con una larga base di appoggio gonfiabile, per consentire una posizione stabile sulla superficie del mare o a terra.
Quando era ripiegato il distillatore DSA aveva un ingombro di circa 35 x 25 cm e un’altezza di 3 cm; aperto e operativo, le sue misure d'ingombro erano le seguenti: altezza circa 50 cm. e diametro alla base circa 85 cm. Il peso a vuoto era pari a circa 500 gr.
II funzionamento di tale distillatore era molto semplice: si provvedeva innanzitutto a gonfiare la base, utilizzando la bocca o la pompa manuale in dotazione ai gommoni. In seguito si riempiva la sacca-deposito
con acqua di mare, almeno quattro litri e mezzo; il
manufatto si collocava sulla superficie del mare oppure sulla spiaggia
o a bordo del battello.
In pieno Sole la produzione di acqua distillata iniziava entro un’ora, con una resa anche di un litro e mezzo
nelle ore diurne, ma il distillatore continuava a funzionare parzialmente nelle
ore notturne, condensando il residuo vapore formatosi durante la giornata.
Le goccioline d'acqua scorrevano lungo la parete interna del cono e si raccoglievano in un canaletto che girava intorno all'anello circolare alla base e poi, attraverso un tubo, in un sacchetto di raccolta.

L’apparecchio in questione mi risulta che funzionava abbastanza bene in condizioni statiche, appoggiato sulla spiaggia, ma in mare, il moto ondoso creava grossi problemi.

mercoledì 7 gennaio 2015

youtube: make a survival still for drinkable water

categoria: youtube, acqua

Un distillatore per l'acqua portatile, leggero ed efficace, fatto a poco prezzo con un tubo di rame, due raccordi, due borracce di acciaio per campeggiatori e un poco di manualità. Un distillatore preparato in anticipo da tenere da parte "in caso di".

mercoledì 24 dicembre 2014

episodi di sopravvivenza: australia dicembre 2014

Australia, si perdono nel parco nazionale: papà e due figli ritrovati dopo dieci giorni

Un uomo e i suoi due figli di 5 e 7 anni sono stati salvati in Australia dopo essere rimasti bloccati 10 giorni nel remoto Expedition national park, nel Queensland, con pochi viveri e sopportando temperature elevate. I bambini al momento sono in condizioni stabili e si stanno riprendendo in un ospedale nella città di Taroom.
L’odissea dei tre è iniziata l’11 dicembre di quest’anno, quando l’uomo, Steven Van Lonkhuyzen, ha sbagliato strada e in seguito è rimasto impantanato nel fango con il suo 4x4. 
L’uomo si era messo in viaggio con lo scopo di andare in auto da Brisbane a Cairns usando una strada interna e l’allarme è stato dato dalla madre dei bambini, allarmata dal fatto che i tre non fossero arrivati a Cairns, dove li aspettava a casa di un amico. Nel parco la ricezione dei telefoni cellulari è scarsa o nulla, perciò Van Lonkhuyzen non è riuscito a chiamare aiuto. Il parco è inoltre poco visitato in questo periodo a causa del caldo, il che ha reso più difficile il ritrovamento. Solo la fortuna e il fatto che era piovuto per diversi giorni ha permesso che i tre sono stati trovati ancora in buone condizioni, affamati e disidratati ma vivi.

Commento:
Alcuni eventi funesti sono inevitabili se ci si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma la maggior parte non lo sono ed è la distrazione e la superficialità con cui ci si appresta a fare le cose che fanno iniziare queste brutte avventure.
La distrazione ti fa sbagliare ad un incrocio, ma la superficialità ti ha fatto partire impreparato, senza considerare che:
- i telefonini non hanno sempre “campo”
- bisogna avere un rifornimento di acqua e cibo adeguato
- il mezzo con cui si viaggia, pur essendo un 4x4 può bloccarsi e occorre attrezzatura adeguata e l’aiuto di più persone per liberarla

Una volta ritrovatisi soli e in mezzo al nulla, la differenza tra una tragedia e un lieto fine, oltre alla fortuna, è un buon addestramento:
- studiare la cartografia per sapere come orientarsi (un gps è l’ideale, ma poi bisogna ricordarsi di riallineare periodicamente l’apparecchio con i satelliti e …. portare le pile di ricambio)
- conoscere le tecniche base di sopravvivenza

Tecniche di sopravvivenza
. Una automobile, pur immobilizzata, ha una batteria e cavi con cui accendere un fuoco, materiale plastico e benzina sufficiente a fare un fumo nero ben visibile a distanza, specchietti con cui fare segnalazioni di giorno.
. Si può ricavare acqua anche nel deserto con un semplice sacchetto di plastica:

giovedì 11 dicembre 2014

costruzione di appoggio per freccia da usare con fionda (II)

categoria: caccia, pesca

Da youtube alcune immagini di un video dove si descrive un appoggio di facile costruzione per incoccare correttamente una freccia da tirare con una fionda:

due elastici robusti
un anello recuperato da un portachiavi

Le immagini descrivono meglio di ogni spiegazione scritta il montaggio dell'appoggio per la freccia; facendo un certo numero di giri si dispone correttamente l'anello al centro della fionda, prima di riposizionare gli elastici sui bracci della fionda.
La freccia scorre facilmente all'interno dell'anello con poco attrito e non subisce deviazioni sensibili dalla traiettoria voluta.





martedì 29 luglio 2014

1963: avventura nello Yukon. Dispersi dopo un incidente aereo, sopravvivono al freddo inverno nella foresta 49 giorni prima di essere tratti in salvo

categoria: vecchie riviste, episodi di sopravvivenza

Nel 1963, una incredibile prova di sopravvivenza avvenuta in Canada, ebbe un ampio eco nel mondo tanto da meritarsi la copertina della rivista LIFE.


Helen Klaben, ventuno anni, era in volo su un aereo monomotore privato partito da Fairbanks (Alaska) insieme al pilota Ralph Flores, quarantadue anni quando, a causa delle peggiorate condizioni meteo e dei forti venti, l’aereo urtò contro le cime degli alberi, nel remoto territorio dello Yukon (Canada), in inverno con temperature sottozero.

La violenza dell’impatto può essere valutata dai danni subiti all’aeroplano: entrambe le ali rotte e strappate via dall’abitacolo, il motore sbalzato in avanti e i serbatoi di carburante rotti.


Nell’impatto Helen si ruppe il braccio sinistro mentre il pilota restò incosciente per un’ora con naso e mascella fratturati. Entrambi subiranno il congelamento alle dita dei piedi.
Benché fosse stato raccomandato dalle autorità preposte che ogni aereo avesse un’ampia dotazione di provviste, attrezzi e un’arma per cacciare, in realtà i due sopravvissuti non poterono contare su molte provviste e gli unici attrezzi a disposizione furono un’accetta, uno scalpello e il coltello da caccia di Ralph.
I due si sistemarono nella cabina e cercarono di isolarla dal freddo rivestendo il pavimento con i rami di abete rosso strappati dall’aereo durante la caduta.
Le provviste di bordo, succhi di frutta, due scatole di sardine e un pacco di crackers durarono una settimana, mentre l’unica acqua a disposizione venne ricavata sciogliendo la neve, con il fuoco acceso con i fiammiferi. Finite le provviste ebbero solo acqua calda per colazione, pranzo e cena, ma tennero alto il morale immaginando che fosse brodo di carne o zuppa di verdure, aranciata o qualche altra bibita nutriente.
Fortunatamente, Helen e Ralph iniziarono la loro disavventura soprappeso e i loro organismi poterono contare su riserve di grasso per sopperire alla mancanza di cibo, inoltre restare inattivi tutto il giorno dentro la cabina ridusse il loro consumo di calorie; a bordo inoltre erano presenti alcune confezioni di vitamine appartenenti a Ralph.
I due passarono molto tempo leggendo i libri presenti sull’aereo.
Ralph costruì una fionda usando dei tubi di gomma presi dall’aereo, per cacciare gli scoiattoli, ma non riuscì mai a prendere bene la mira.



Il 7 Marzo Ralph decise di abbandonare il luogo dell’incidente, perché la zona era troppo fittamente alberata e disperava di essere visto dall’alto. Questa decisione andava contro la regola d’oro della sopravvivenza, mai lasciare il relitto dell’aereo, ma comunque le ricerche erano state abbandonate il giorno prima. La decisione era comunque corretta perché anche gli investigatori che visitarono il sito dell’incidente dichiararono che gli alberi non avrebbero mai permesso il loro avvistamento dall’alto.
Ralph costruì delle rudimentali racchette da neve e si ingegnò un modo per trasportare comodamente le braci accese per poter disporre facilmente di un fuoco, quindi partì da solo cercando uno spiazzo aperto fra gli alberi.
Ralph trovò un posto ideale abbastanza vicino all’aereo e quindi tornò indietro per prelevare anche Helen, usando una slitta improvvisata con una lamiera fatta dell’aereo.
Prima di partire i due lasciarono sull’aereo delle indicazioni per eventuali soccorritori scrivendo la direzione presa e la data di partenza: 16/3/1963.


Raggiunto lo spiazzo aperto i due prepararono un riparo ed iniziarono a predisporre delle segnalazioni visibili dall’alto e l'occorrente per accendere velocemente un fuoco, inoltre la ragazza camminò nella neve disegnando una grossa SOS e una freccia che indicava la posizione del loro rifugio.


Il giorno 24 Marzo il pilota Chuck Hamilton della B.C. Yukon Air Service avvistò i due, sorvolò più volte il loro accampamento  e prese nota anche del numero identificativo del loro aeroplano, letto sulla lamiera dell’aereo che i due avevano staccato e trasportato con loro: N5886.
Dopo qualche tempo arrivarono i soccorsi via terra e i due superstiti furono medicati, rifocillati e portati in un ospedale.





Degna di nota la battuta fatta da Helen ai giornalisti giunti numerosi ad intervistarli: “consiglio questa avventura a chi desidera iniziare una dieta”.
Nel 1975 dalla avventura fu ricavato un film per la televisione dal titolo  “ Hey, i’m alive”.


                            


lunedì 14 luglio 2014

La termoregolazione

La termoregolazione

Nell'individuo normale la temperatura corporea è relativamente costante, tenuta sotto controllo da centri termoregolatori cerebrali posti a livello dell'ipotalamo. Il calore nel corpo umano si genera per i processi endocellulari di produzione di energia, arriva dall'esterno tramite l'ingestione di cibi e bevande calde o per riscaldamento della superficie corporea. La stessa quantità di calore prodotta deve essere dispersa verso l'esterno (si tratta di un equilibrio!) attraverso: - scambio termico con l'esterno grazie ai processi di irradiazione, conduzione e convezione (complessivamente questi meccanismi sono responsabili della dispersione del 70% del calore prodotto); - scambi gassosi della respirazione dove aria fredda entra durante l'inspirazione (deve essere riscaldata e umidificata prima di arrivare ai polmoni) mentre aria caldo/umida è allontanata con la respirazione (la nuvoletta che si emette d'inverno verso l'esterno è il vapore acquoso che condensa) - la traspirazione (il sudore che evapora dalla pelle sottrae calore; il termine corretto sarebbe perspiratio insensibilis) - eliminazione di feci ed urine Riguardo l'ultimo punto, in ambito di sopravvivenza, i militari che fanno addestramento in ambito montano/artico, durante i loro pernottamenti in buche di neve, imparano a raccogliere l'urina in sacchetti di plastica invece di eliminarla, per sfruttare tutto il calore consrvato nel liquido, una sorta di "borsa dell'acqua calda".

giovedì 12 giugno 2014

sfogliando vecchie riviste: guerra nella giungla

Sfogliando vecchie riviste: guerra nella giungla, le armi

La spada Kachin dah ed il kukri sono armi ed attrezzi indispensabili per sopravvivere nella giungla. Nell'articolo tratto da una rivista americana della seconda guerra mondiale si vede un ufficiale americano di stanza a Burma illustrare le qualità di due armi bianche utilizzate da secoli dalla gente del posto, robuste e maneggevoli lame chiamate a fare di tutto nella giungla: arma bianca, machete per tagliare la vegetazione mentre ci si muove nella giungla, accetta per tagliare la legna, coltello, ecc. . Le truppe alleate che combattono in questo territorio difficile non hanno perso tempo a dotarsi di queste armi e lo stato maggiore ne ha fortemente raccomandato l'uso. In successivi post verranno descritte altre armi bianche diventate dotazioni più o meno ufficiali presso i soldati dei vari eserciti.
Il "machete" è l'esempio classico di arma/attrezzo valutato o adottato dalle forze armate o almeno dalle "truppe speciali"; il "machete" è stato a fianco anche degli astronauti delle missioni Apollo per uso sopravvivenza, nel caso la capsula al rientro sulla Terra fosse arrivata in una zona impervia.

lunedì 12 maggio 2014

Sopravvivenza: sega a filo portatile, cimelio della 1° guerra mondiale

categoria: sopravvivenza, survival, attrezzi, vecchie riviste



Leggendo vecchie riviste si trovano pubblicizzati attrezzi utili alla sopravvivenza; quando si ritrovano immutati in pubblicità gli stessi attrezzi dopo più di cento anni, vuol dire che si tratta di oggetti che hanno dimostrato la loro validità e affidabilità nel tempo.
L'articolo parla di un reduce della prima guerra mondiale, un americano che ha combattuto in Europa, che ha riportato a casa vari cimeli, fra i quali un un attrezzo tascabile, una sega a catena, utile a tagliare velocemente il legno degli ostacoli di filo spinato, marcato "made in Germany", perso da un soldato tedesco nella "No Man land's", il territorio conteso fra le trincee degli opposti fronti. Il soldato ne ha apprezzato l'efficacia nel taglio e l'ingegnosità del sistema e pensa che questo attrezzo abbia molti usi anche in tempo di pace.
La sega portatile a catena si trova attualmente nella dotazione degli appassionati di survival, magari nella versione a filo, più leggera e compatta, facilmente stivabile in qualsiasi cassetta di sopravvivenza.
Il modello illustrato nell'articolo ha dalla sua la robustezza e l'efficenza dei denti di taglio, le dimensioni compatte e la capacità di sopportare un uso intenso e rapido, mentre il modello a filo, pur efficace, ha una forma che limita la velocità di utilizzo e la profondità del taglio (funziona bene su rami di piccolo diametro).








sabato 8 febbraio 2014

Film: L’alba della libertà (Rescue Dawn)

categoria: film



L'alba della libertà (Rescue Dawn) è un film del 2006 diretto dal regista tedesco W. Herzog e interpretato da Christian Bale, ambientato durante la guerra del Vietnam e si ispira alla vera storia di Dieter Dengler, l'aviatore americano di origine tedesca abbattuto nel 1965 durante un bombardamento sul Laos.

Dieter è fatto prigioniero e portato in un campo di prigionia in mezzo alla giungla dove sono già rinchiusi altri cinque prigionieri, tra cui due americani: Eugene e Duane.

Dieter progetta la fuga, per la quale occorre aspettare un momento più propizio, la stagione delle piogge. Eugene si oppone al piano di fuga, perché spera in una futura liberazione, ma un giorno i prigionieri sentono una conversazione in cui i carcerieri dicono di volerli uccidere simulando una loro fuga nella giungla. Il giorno dopo Dieter e i compagni attuano il piano di fuga, ma poi si separano e Dieter prosegue la fuga insieme a Duane. I due iniziano un viaggio durissimo in mezzo alla giungla, senza cibo e senza una precisa idea della direzione da seguire.



Duane è ucciso dai laotiani e Dieter prosegue il viaggio da solo riuscendo poi a farsi notare da un aereo da ricognizione americano ed essere infine recuperato con un verricello da due elicotteri di soccorso.
Guardandolo nell'ottica “survival” nel film troviamo alcune scene interessanti da vedere: l’accensione del fuoco sfregando due pezzi di bambù, la liberazione dalle manette usando un chiodo appiattito, la considerazione che i vermi sono comunque fonte di proteine.