sabato 23 maggio 2015

L’affidabilità di un’arma corta semiautomatica. L’evoluzione della Glock.

Categoria: armi

Quello che una persona richiede alla propria arma sono: affidabilità, semplicità di uso e la possibilità di impiegare un calibro adeguato per indurre i cattivi a più miti propositi. 
La possibilità, per il privato cittadino, di accedere ai risultati delle prove cui sono sottoposte le armi durante i test di adozione da parte delle forze armate, permette di verificare la bontà del progetto di una ditta e aiutare a individuare l'arma migliore da acquistare, ovviamente se si è optato per un modello full size. Bisogna invece guardare con spirito critico le armi derivate dal modello vincitore, di tipo compact e sub-compact o di calibro diverso da quello provato durante le gare di adozione, che non hanno subito gli stessi test da parte di questi enti.
Le dure prove affrontate nella Prima e Seconda Guerra Mondiale hanno decretato il successo della Colt 1911; l’affidabilità della Beretta 92 ha permesso a quest’arma di vincere tutte le massacranti prove ideate dai militari americani per scegliere la nuova arma da fianco per i suoi soldati.
Dopo Colt 1911 e Beretta 92 con fusto in metallo, solo la Glock in calibro 9 mm Parabellum con il nuovo fusto in materiale sintetico, percussore lanciato, semi-doppia azione costante e sicure solo automatiche è stata la vera novità del mercato, cui si sono adeguati praticamente tutti i costruttori di pistole del mondo.

Anche la Glock comunque, nel tempo, ha subito delle modifiche per adeguare la sua arma ai nuovi calibri e alla concorrenza e oggi sul mercato convivono armi della “Terza generazione” nota anche come “Gen 3”, apparsa nel 1996 e la Gen 4, nome riconosciuto ufficialmente dalla stessa Glock, che infatti lo incide sul carrello accanto al modello dell'arma.
Con la Gen 4 compare una novità importante: la molla di recupero è ora di tipo telescopico, con due elementi elastici coassiali, come già visto sui modelli super-compatti: il suo diametro esterno è decisamente superiore a quello delle molle utilizzate in precedenza, il che ha richiesto modifiche al carrello, che ora presenta un anello anteriore di adeguato diametro, e ugualmente una diversa geometria della parte anteriore del fusto.



La spinta a rivedere profondamente l’arma austriaca è stata la diffusione negli Stati Uniti del calibro .40 Smith & Wesson, che ha fatto mostrare la corda a più di una Glock.
Con la nuova molla telescopica la Glock è riuscita a risolvere, o quantomeno a mitigare l'usura dei fusti nelle armi camerate per il .40 Smith & Wesson.
La molla di recupero era stata infatti dimensionata, fino a quel momento, per le energie del 9 mm e quindi nelle armi camerate per il .40 si osservavano maggiori velocità del carrello e lo scarico sul fusto di elevate energie residue a fine corsa (e sensazione secca e spesso fastidiosa per il tiratore).
La nuova molla telescopica delle Gen 4 è riuscita ad assorbire meglio le energie in gioco, essendo dimensionata più sulle energie del .40 che su quelle del 9, ma inizialmente le armi camerate per il calibro 9 mm davano problemi di funzionamento, finché la Glock è corsa ai ripari allestendo una molla di recupero più adatta per le energie del 9.
Anche con la nuova molla, comunque, le armi camerate in 9 mm potevano mostrare un’estrazione più soft e meno veloce delle generazioni precedenti e non era raro sentire voci che lamentavano problemi di espulsione, con bossoli che rientravano nella finestra di espulsione, “stove pipe”, e così via.
La causa dei problemi di espulsione dei bossoli sparati, lamentata da alcuni possessori di queste nuove versioni della Glock, pare sia stata individuata nelle nuove forme e dimensioni di estrattore, espulsore e finestra di espulsione. Molti di questi problemi sono stati prontamente risolti adottando un nuovo espulsore, più corto e inclinato, che ora equipaggia di serie tutte le nuove Gen 4 e le più recenti Gen3.


L’articolo completo “ Confronto Glock 17 Gen 3 VS Gen 4, quali differenze?” è tratto dal sito internet: www.all4shotters.com