giovedì 17 aprile 2014

Cappuccio salvavita in caso di incendio. RPED: respiratory protective escape device


categoria: incendio


La cosa più importante che si può fare per sopravvivere ad un incendio è mantenere una fonte di aria respirabile.


Per fronteggiare situazioni di emergenza, come un'incendio o emissioni di fumo, è stato realizzato un semplice dispositivo che si può indossare rapidamente, che consente di respirare aria filtrata per circa 15 minuti, tempo prezioso per arrivare in un luogo sicuro.
Questo dispositivo protegge il sistema respiratorio dai gas tossici emanati negli incendi, incluso l'ossido di carbonio.
Il sistema è composto da un filtro grande come una lattina per bibite che reca un boccaglio per la respirazione analogo a quello dei tubi per lo snorkeling in acqua e da un cappuccio resistente al calore che protegge testa ed occhi dal calore e dalle fiamme transitorie, permettendo di vedere e di udire. Una clip per il naso previene la respirazione dell'aria espirata.
L'EVAC+ è compatto e leggero (solo 250 grammi), facile da riporre e da portare; un disco fotoluminescente rende il flacone facile da scoprire al buio, e aiuta i soccorritori a trovare le persone in difficoltà. Il dispositivo è prodotto in una misura unica e non crea problemi per coloro che portano occhiali, hanno capelli lunghi o barba. Non è necessario provarlo e non richiede manutenzione (oltre ad un'ispezione di tipo visiva) durante gli 8 anni di durata.
Questo il funzionamento del dispositivo: i gas tossici entrano nel filtro in fibra che rimuove le particelle microscopiche di fuliggine, il carbone attivo assorbe i gas tossici creati dalla combustione, il catalizzatore in ceramica converte l'ossido di carbonio in anidride carbonica, l'utente respira aria pulita e filtrata attraverso l'imboccatura mentre l'aria espirata gonfia il cappuccio prevenendo l'entrata di gas tossici emanati nell'incendio.
I consigli dei vigili del fuoco volontari: verificate le vie di fuga sicure nell'edificio dove vivete o lavorate, evidenziando le criticità e promuovendone la rimozione, ad esempio, niente deve ostacolare l'apertura di una porta antincendio e gli estintori devono essere disponibili e controllati da appositi enti. Partecipate a esercitazioni promosse dai vigili del fuoco e cercate di fare un percorso nella "camera dei fumi", se vi capita di andare in fiere o manifestazioni dove le associazioni di vigili del fuoco volontari hanno montato apposite tende con percorsi ad ostacoli e invase da innocui fumi da discoteca.

martedì 15 aprile 2014

La dieta estiva

categoria: medicina, alimentazione

Durante la stagione calda gli individui preferiscono le pietanze fresche ed infatti in questa stagione si concentra il massimo consumo di frutta e verdura cruda che apportano una ricca quantità di vitamine e minerali. La dieta estiva però non deve ignorare i carboidrati complessi (pane, pasta, patate ecc.), grassi (oli) e proteine (uova,  pesce,  carne  e formaggio), perché si tratta di elementi che devono essere sempre presenti in una dieta equilibrata, e assunti nelle giuste percentuali (rispettivamente 60, 30 e 10 per cento) tanto d'inverno quanto d'estate.
I prodotti di stagione dell’orto come pomodori, melanzane, zucchine e meloni, forniscono anche una valida difesa contro il rischio di cancro e infarto: il licopene contenuto nel pomodoro possiede un forte potere antiossidante, impedisce cioè la formazione dei radicali liberi, considerati i principali responsabili del deterioramento delle cellule e quindi una delle cause dell'invecchiamento dell'organismo; i  polifenoli contenuti nella buccia della melanzana hanno le medesime proprietà.

Cereali, frutta e verdura nei pazienti soggetti a malattia coronarica

categoria: medicina, alimentazione

un regime alimentare di tipo mediterraneo, ricco di cereali, frutta e verdura, diminuisce il rischio di recidive in pazienti con storia di infarto del miocardio, senza che questi abbiano effetti indesiderati.
La rivista francese ha condotto un'analisi su alcuni studi pubblicati nel periodo 1992-2002) in cui si dimostra l'effetto favorevole di questo tipo di regime alimentare per la prevenzione cardiovascolare di pazienti soggetti a malattia coronarica.
Dopo un episodio di infarto del miocardio, per diminuire il rischio di un nuovo disturbo cardiovascolare, il medico si affida a terapie farmacologiche, in particolare alle statine.
Tra le misure non farmacologiche da adottare, diversi studi hanno dimostrato l’effetto favorevole di un regime alimentare con le seguenti caratteristiche: elevato consumo di cereali (pane, pasta, riso, ecc.), di patate, di frutta, di verdura, in particolare legumi (fagioli e fave), di frutta secca, soprattutto noci, nocciole e mandorle; olio di oliva quale principale fonte di grassi; pesce e volatili, yogurt e formaggi consumati in quantità moderata; ridotto consumo di carne rossa; eventualmente del vino durante i pasti, in quantità moderata. In conclusione: la dieta mediterranea.
Uno studio comparativo randomizzato condotto nel 1992 ha analizzato il regime alimentare a base di verdura (soprattutto legumi), frutta, fresca e secca, e pesce di 406 pazienti di sesso sia maschile sia femminile, con storia di infarto del miocardio o angina instabile. Dopo un anno di follow-up, la mortalità totale e l'incidenza di recidiva sono state inferiori nel gruppo sottoposto al regime alimentare mediterraneo:
mortalità totale del 10% contro il 19% del gruppo di controllo;
 incidenza di eventi coronarici del 25% contro il 41% del gruppo di controllo.
Un altro studio comparativo randomizzato, pubblicato nel 1994 e condotto su 605 pazienti, tra uomini e donne, ha osservato i risultati di un regime alimentare mediterraneo in seguito ad infarto del miocardio. Dopo un follow-up di 27 mesi, la mortalità totale è stata inferiore nel gruppo sottoposto alla dieta mediterranea:
- mortalità 1,3% per anno contro il 3% per anno del gruppo di controllo;
- incidenza di eventi cardiovascolari gravi dell’1,3% per anno contro 5,6% per anno nel gruppo di controllo.
Un'altra sperimentazione, durata due anni, è stata condotta su 1000 pazienti. Tra le persone reclutate, il 58% circa aveva avuto una malattia coronarica, gli altri pazienti presentavano almeno un fattore di rischio cardiovascolare, quale ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete.
I pazienti, sia quelli del gruppo di intervento sia quelli del gruppo di controllo, avevano ricevuto dei consigli dietetici che prevedevano di assumere una razione alimentare contenente al massimo il 30% di calorie sotto forma di lipidi, con meno del 10% di calorie sotto forma di grassi saturi e meno di 300 mg al giorno di colesterolo. Il gruppo di intervento ha dovuto inoltre consumare da 250 g a 300 g di frutta, da 125 g a 150 g al giorno di verdura, da 25 g a 50 g al giorno di noci e mandorle, e da 400 g a 500 g al giorno di cereali completi (riso, mais, grano) e legumi, così come grani di mostarda o olio di soia (che corrisponde a un maggiore apporto di acido alfa linolenico).
Dopo 2 anni, non è stata rilevata alcuna differenza statisticamente significativa di mortalità totale tra i due gruppi (5% contro 8% del gruppo di controllo). Tuttavia vi è stata una riduzione sensibile dell'effetto combinato di decesso improvviso e infarto del miocardio: 7,8% nel gruppo di intervento contro il 15,2% nel gruppo di controllo.

In conclusione, l'insieme dei dati raccolti suggerisce l'effetto protettore del regime alimentare di tipo 'mediterraneo' nella prevenzione cardiovascolare secondaria.

Epatotossicità da erbe

categoria: medicina, cure naturali

Chi pensa che naturale sia sempre sinonimo di sano deve ricercare gli atti del Congresso dell'Associazione europea per lo studio del fegato, da cui si apprende che il 9 per cento dei casi di epatotossicità sarebbero legati proprio ai rimedi a base di erbe. Qualche esempio? Gli antidolorifici a base di curcuma, gli estratti idroalcolici di tè verde. Occorre quindi attenzione anche quando si prendono integratori naturali, meno controllati dei farmaci.
La banca dati Livertox, costituita negli Usa e coordinata dall'NIH (National Institute of Health), contiene quasi 600 possibili segnalazioni, ma la cifra è in costante crescita.

La classe medica non è correttamente informata di questo fenomeno, inoltre chi assume questi prodotti regolarmente non ne parla quasi mai al proprio medico.

domenica 13 aprile 2014

Presidi Slow Food: la sardina essiccata tradizionale del lago di Iseo.

categoria: alimentazione

E’ chiamata sardina per la sua particolare forma e lunghezza, ma è in realtà un agone: corpo allungato e piatto con un dorso verdastro e macchie nere, fianchi e ventre chiari e una pinna dorsale molto breve. La pesca si pratica tutto l'anno, tranne nei mesi primaverili della riproduzione, ma raggiunge il culmine da novembre a marzo. I pescatori del lago di Iseo escono al tramonto e posizionano le reti di profondità, in mezzo al lago, ad almeno 200 metri dalla riva e le issano all'alba. Il pesce è subito sviscerato, lavato in acqua corrente e lasciato per almeno 48 ore sotto sale e poi posto a essiccare al Sole per 30 giorni. Dopo l'essiccazione il pesce è posto in contenitori d'acciaio oppure in legno, come era in passato, e pressato con un peso o con un torchio, per far uscire il grasso, che è subito eliminato.
Le sardine si ricoprono con olio d'oliva dove si conservano per alcuni mesi, ma durano anche fino a 2 anni, avendo cura di cambiare l'olio dopo 9 o 10 mesi.
Dopo qualche mese di maturazione le sardine diventano dorate e si possono mangiare dopo cottura, per pochi minuti, sulla brace ardente, condite con olio, prezzemolo e aglio e servite con polenta.


Francesca Baldereschi. Rivista Nuovo Consumo