sabato 10 dicembre 2016

giovedì 8 dicembre 2016

Terapia reidratante e alimentazione in caso di diarrea

categoria: pronto soccorso, reidratazione

Terapia reidratante e alimentazione in caso di diarrea


In caso di diarrea profusa il cardine della terapia è rappresentata dalla reidratazione. Quando possibile si utilizzano le bevande contenenti glucosio e sali minerali, per una reidratazione orale, lasciando le flebo di fisiologica per i casi più gravi, ospedalizzati.
La soluzione reidratante consigliata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è costituita da cloruro di sodio (sale da cucina) 3,5 grammi + bicarbonato di sodio 2,5 grammi + cloruro di potassio 1,5 grammi + glucosio 20 grammi, aggiunti a un litro di acqua potabile. L'uso di una preparazione così ricca di sodio è sicuro anche nei bambini, se si ha la avvertenza di alternarla a liquidi meno ricchi di sale come acqua potabile o latte materno. La soluzione reidratante OMS una volta preparata va consumata entro 12 ore se conservata a temperatura ambiente o entro 24 ore se conservata in frigorifero.
In mancanza di preparazioni commerciali si può ottenere una miscela reidratante aggiungendo 50-80 grammi di riso cotto ad un litro di acqua potabile e unendo un cucchiaino (5 gr) di sale da cucina, somministrando separatamente succo di arancia o acqua di noce di cocco che sono ricche di potassio.
una soluzione orale reidratante di emergenza

Per facilitare assunzione delle soluzioni nei bambini si può ricorrere ad alcuni stratagemmi:
  • sciogliere le sostanze nelle bevande che il bambino beve normalmente (come camomilla e tè deteinato)
  • somministrare le soluzioni fredde, a temperatura di frigo
  • somministrate le soluzioni a piccole dosi

L'alimentazione deve cominciare appena possibile basandosi all'inizio sul latte materno o sul latte in polvere diluito nel caso di un lattante (vanno preferite le formulazioni senza lattosio o povere di lattosio) e farine di riso, patate, banana, e altri alimenti ricchi di amidi per i bambini più' grandi e gli adulti.

I medicinali cicatrizzanti per uso topico

categoria: farmacologia, pronto soccorso

I medicinali cicatrizzanti per uso topico

I cicatrizzanti si impiegano sulle ferite, ustioni ed ulcere impiegando soluzioni, pomate, spray, garze grasse e polveri (quest'ultima forma di utilizzo ha molte controindicazioni su lesioni profonde e deve essere riservata alle ferite superficiali come le semplici abrasioni; fortunatamente questa forma farmaceutica sta sparendo dagli scaffali delle farmacie).




I principali principi attivi oggi usati come cicatrizzanti sono: 
  • Eosina. È una sostanza fortemente colorante che possiede buone proprietà essiccanti, disinfettanti e cicatrizzanti
  • Sulfadiazina argentica. La sulfadiazina argentica (in associazione all'acido ialuronico) agisce legandosi alle membrane cellulari e, in particolare, alla parete cellulare batterica, risultando attiva sia nei confronti dei batteri Gram-positivi che dei Gram-negativi (soprattutto Pseudomonas aeruginosa), di lieviti e di funghi. La sostanza risulta anche attiva contro molte specie di Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, Staphylococcus. La crema all'1% si applica 1-2 volte al giorno per mezzo di guanto o spatola sterile. Dopo l'applicazione topica del prodotto sono stati segnalati casi di dolore, bruciore e prurito nella zona trattata. In pazienti con ustioni molto estese devono essere controllate la concentrazione di sulfadiazina nel sangue e la funzionalità renale, e pertanto da sconsigliare in individui con ustioni molto estese. Nel caso di ustioni particolarmente profonde e dolenti, si può associare ai principi attivi cicatrizzanti anche un anestetico locale.
  • Argento metallico. L'argento è prevalentemente usato, sotto forma dei suoi sali, per la sua attività antibatterica. L'esposizione cronica al metallo causa argiria, problema cosmetico che consiste in una colorazione bluastra permanente della cute. Unica controindicazione è l'ipersensibilità nei confronti del principio attivo.
  • laluronato di sodio. L'acido ialuronico interviene nei processi di riparazione tissutale, incrementando la migrazione, la capacità fagocitarìa e la proliferazione delle cellule preposte alla formazione del tessuto di riparazione. Come cicatrizzante per uso topico, lo ialuronato di sodio si applica in forma di pomata allo 0,2% o mediante garze medicate, due o più volte al dì. L'uso topico, specie se prolungato, può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione: ove ciò accada è necessario interrompere il trattamento e istituire una terapia idonea. L'unica controindicazione è l'ipersensibilità individuale nei confronti del principio attivo.
  • Antibiotici per uso topico. I prodotti contenenti miscele di antibiotici e spacciati come cicatrizzanti sono svariati. In realtà questi non presentano alcuna capacità reale di favorire la riformazione del tessuto, a differenza dell'acido ialuronico che, come già detto, entra strurturalmente a far parte sia della cartilagine sia della sostanza cementante i tessuti lesi. Essi invece svolgono un'esclusiva azione antibatterica. La presenza di batteri, infatti, può causare infezioni, più o meno gravi, e dunque in un certo senso ritardare il processo di cicatrizzazione. Gli antibiotici maggiormente utilizzati sono la neomicina e la bacitracina-zinco, associate o meno al sulfatiazolo. L'applicazione, sotto forma di polveri o di pomate, di questi antibiotici può, come effetto collaterale causare sensibilizzazione verso il prodotto e allergia. Personalmente sono contrario all'uso generalizzato degli antibiotici per uso topico, che riserverei unicamente a particolari ferite infette, poiché il loro utilizzo senza criterio può favorire la "resistenza batterica", inoltre un noto preparato, dove è associata la gentamicina a un cortisonico, è utilizzato da moltissime persone su praticamente TUTTE le alterazioni/lesioni sulla pelle, indipendentemente dalla loro causa, senza considerare le controindicazioni all'uso di un cortisonico su lesioni estese o di origine ad esempio virale.
    ferita in fase di guarigione

    ferita infetta che può richiedere anche l'impiego topico di antibiotico

  • Clostebol acetato. Questa sostanza ormonale, avente proprietà anabolizzanti e cicatrizzanti, entra a far parte di preparazioni per uso topico, in associazione con la neomicina solfato ad azione antisettica. Il preparato per uso topico in commercio contiene clostebol acetato allo 0,5% in associazione con la neomicina solfato 0,5% e si applica sulla lesione, 1-2 volte al giorno. L'uso topico, specie se prolungato, può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione; ove ciò accada è necessario interrompere il trattamento e istituire una terapia idonea. Unica controindicazione è l'ipersensibilità individuale accertata nei confronti del principio attivo.
  • Glicina, DL-treonina, L-cisteina. Solitamente usati in associazione con la neomicina solfato e la bacitracina-zinco, sono gli aminoacidi fondamentali per la biosintesi, da parte del nostro organismo, del proteoglicano, proteina fondamentale nel processo di cicatrizzazione.
  • Acido tannico. Possiede le stesse capacità cicatrizzanti e disinfettanti dell'eosina. Solitamente è utilizzato in associazione con un altro disinfettante quale il benzalconio cloruro, sostanza ad alto potere battericida.
Approfondimento: l'acido ialuronico
L'acido ialuronico fa parte dei glicosamminoglicani, interagisce con uno specifico nucleo proteico per formare il proteoglicano, cioè la base strutturale della cartilagine e della sostanza cementante dei tessuti. Il proteoglicano è costituito da un filamento centrale di acido ialuronico cui è legato in modo non covalente il nucleo proteico; a quest'ultimo sono unite, mediante legami covalenti, le catene di altri glicosamminoglicani (condroitinsolfato e cheratansolfato). Questo aggregato macromolecolare complesso assume una forma caratteristica che risulta essere l'elemento strutturale della sostanza cementante che si genera tra due tessuti lesionati, alla base del processo di cicatrizzazione di una lesione.




Il letame di cavallo va impiegato solo se ben maturo

categoria: agricoltura, concimazione

Il letame di cavallo va impiegato solo se ben maturo


Chi ha disponibilità di abbondante letame di cavallo misto a paglia, può interrarlo, in genere in autunno con i lavori di fondo nelI'orto. Il letame di cavallo deve essere impiegato maturo, dopo circa 8-12 mesi di presenza in concimaia. Intatti è solamente quando sono avvenute completamente le decomposizioni/trasformazioni della componente organica che il letame si trasforma in humus, una sostanza capace di mantenere e/o aumentare la fertilità del terreno.


Usando letame fresco nelle colture si potrebbero verificare alcuni inconvenienti, come ad esempio l'ustione delle radici delle piante.

L'impiego di letame maturo è indicato soprattutto per le colture esigenti in fatto di sostanza organica e a lungo ciclo di coltivazione, come ad esempio pomodoro, peperone, melanzana, zucchino, cetriolo e melone.

Esempi di concimaia: