mercoledì 19 aprile 2017

La trasformazione degli alimenti

categoria: alimenti

La trasformazione degli alimenti

La trasformazione dei prodotti alimentari ha avuto origine in tempi antichi per allungare i tempi di conservazione degli alimenti, mantenendone elevato il valore qualitativo e nutrizionale.
In origine i processi di conservazione e trasformazione utilizzavano esclusivamente l'energia fornita dal Sole, la corrente d'aria calda e il sale. In seguito per meglio tutelare gli aspetti igienico-sanitari si sono utilizzate attrezzature e impianti specifici (essiccatoi, affummicatoi, ecc.).

Essiccamento


Si tratta di una tra le più antiche tecniche di conservazione dei prodotti alimentari che ricorre all'esposizione prolungata al sole o a una corrente d'aria calda in appositi essiccatoi. Con l'essiccamento si modifica l'aspetto degli alimenti, a causa della disidratazione dei tessuti, senza però alterare eccessivamente i caratteri organolettici e il valore nutritivo, ad esclusione della vitamina C.



Salagione o salatura
La conservazione del prodotto avviene ponendo il prodotto direttamente a contatto con uno strato di sale solido o in soluzioni saline concentrate (salamoia). Il sale, com'è noto, blocca le attività indispensabili ai microrganismi per la riproduzione, rallentando in maniera evidente il processo di deterioramento degli alimenti. Spesso la salagione si combina con l'essiccamento e l'affumicatura.



Affumicatura
Processo che prevede l'esposizione degli alimenti al fumo prodotto dalla combustione controllata di legni ed essenze aromatiche. Spesso i prodotti sono sottoposti preventivamente a un leggero processo di salatura.


Due sono le tipologie di affumicatura:
  • a freddo con temperature comprese tra 20° e 45°C e con durata del trattamento anche di alcune settimane
  • a caldo con temperature comprese tra 50° e 90°C e con trattamento breve di poche ore
La conservazione è efficace grazie alla forte azione antibatterica, antisettica e antimicrobica che alcune componenti volatili del fumo, assieme agli effetti del calore, svolgono nei confronti dell'alimento da conservare.



Marinatura
Con la marinatura si cosparge l'alimento di acido (succo di limone o aceto), unitamente ad altri componenti aromatici e all'olio, il qua le provoca la coagulazione delle proteine del l'alimento in una massa più digeribile, esat tamente come avviene mediante il calore e partire dai 70° C.

Il processo può essere fatto a freddo o a cai do a seconda se la "marinata" è a tempera tura ambiente o scaldata fino a temperature prossime all'ebollizione. E' preferibile utilizzare pesci di piccola taglia o parti degli esemplari più grossi.



LO SHOCK ANAFILATTICO

categoria: pronto soccorso

LO SHOCK ANAFILATTICO

Con il termine anafilassi si indicano alcune sindromi allergiche di estrema gravità, in cui vi sia pericolo di vita. Lo shock anafilattico è una rapida sequenza di eventi, per lo più scatenata dal contatto di anticorpi (IgE) presenti sulla superficie di particolari cellule (mastociti e basofili) con un allergene, caratterizzato da una massiva liberazione di istamina e di altri mediatori dell'infiammazione allergica, che determinano una reazione infiammatoria e vasomotoria generalizzata a tutto l'organismo.

Lo shock anafilattico si sviluppa improvvisamente e può mettere in pericolo la vita del paziente: la pressione si abbassa, il respiro si fa difficoltoso in quanto il polmone è preda di un attacco asmatico grave e la pelle può presentare orticaria o angioedema. Se l'infiammazione si estende alla laringe e alle corde vocali (glottide), incombe il rischio di una ostruzione totale del passaggio del respiro.

Segni e sintomi
Lo shock anafilattico inizia con formicolio e senso di calore al capo e alle estremità; compaiono poi in sequenza: orticaria-angioedema, rinite, difficoltà respiratoria, prurito alla lingua e al palato, alterazioni della voce, edema della glottide, asma, vomito, diarrea, ipotensione, tachicardia e aritmia.

Cause scatenanti lo shock
Tra le cause più frequenti si annoverano la puntura di imenotteri (api, vespe, calabroni), l'ingestione di alcuni alimenti (latte, uovo, pesce, crostacei, arachidi, noce americana, ecc.) e la somministrazione di farmaci (es. penicillina). In alcuni soggetti allergici ad un alimento i sintomi si manifestano soltanto se si esercita uno sforzo fisico successivamente all'assunzione di un determinato alimento (anafilassi da esercizio fisico).

Terapia

Il trattamento precoce è molto importante. L'adrenalina rappresenta il farmaco salvavita ed ha un ruolo centrale nel trattamento acuto dell'anafilassi; quando è indicata, può essere somministrata a tutti i bambini a qualsiasi età per via intramuscolare (da 0,2 ml a 0,5 ml a seconda del peso del bambino, iniettati nella coscia). Sono disponìbili fiale preconfezionate con adrenalina predosata e resa resistente al calore (stabili per 18 mesi a temperatura ambiente). Superata l'emergenza, che si risolve nella quasi totalità dei casi grazie all'adrenalina, l'uso degli antistaminici (endovena o intramuscolo) risulterà vantaggioso; anche i cortisonici, a questo punto, saranno preziosi per contrastare l'infiammazione. I broncodilatatori per via aerosolica consentono di controllare l'asma.
In attesa dell'arrivo dei sanitari è utile mettere l'infortunato in posizione antishock.






Punture di meduse e pesci del Mediterraneo

categoria: pronto soccorso

Punture di meduse e pesci del Mediterraneo

A differenza dei mari tropicali la fauna mediterranea non annovera molte specie pericolose per l'uomo; tuttavia esistono delle eccezioni ed il contatto con alcune di queste può provocare disturbi anche di una certa gravità.

Meduse
Le meduse appartengono al phylum zoologico dei Celenterati o Gnidari che presenta una grande varietà di forme (es. coralli, anemoni di mare, madrepore). Il nome Gnidari è dato da particolari cellule, gli cnidoblasti, che contengono al loro interno una struttura urticante, la nematocisti, che comprende un filamento avvolto su se stesso che viene espulso sotto stimolo meccanico o chimico e può conficcarsi nella pelle di chi le tocchi. La sensazione di bruciore è immediata e molto forte, paragonabile ad una ustione.



La specie più pericolosa per l'uomo comune nel Mediterraneo è la Pelagia noctiluca o medusa luminosa; è una piccola medusa che raggiunge circa 10 cm di diametro di colore rosa-violetto ed e una delle più urticanti ed insidiose a causa dei lunghissimi tentacoli invisibili che posso raggiungere anche i 2 metri di lunghezza a differenza di quelli visibili (circa 30 cm). Di notte è luminescente. In caso di contatto applicare garze imbevute di acqua tiepida e aceto al 50%, pomate antistaminiche o corticosteroidee, che inattivano il veleno dei tentacoli. Attualmente non esistono indicazioni all'uso dell'ammoniaca.
Nel caso che frammenti di tentacoli restino attaccati alla cute, vanno rimossi facendo attenzione a non schiacciarli per non spremere altro veleno e bisogna evitare l'uso di acqua dolce (stimolerebbe le nematocisti ancora cariche presenti sulla cute). Solo in caso di contatto con il viso o con gli occhi, bisogna procedere tempestivamente con un abbondante lavaggio con acqua dolce fresca o con prodotti specifici per il lavaggio oculare.
Consigliare sempre al paziente di non grattarsi per non stimolare l'attività muscolare e immettere in circolo più velocemente la sostanza urticante. Il trattamento locale deve essere protratto per alcuni giorni. Solo in caso di vere e proprie ustioni il trattamento può essere diverso e deve essere valutato dal medico.

Ricci di mare
I ricci di mare vivono sugli scogli e presentano aculei molto acuminati che si spezzano facilmente. Non iniettano veleno, ma la puntura è dolorosa e s'infetta facilmente.


Il trattamento prevede un'accurata disinfezione della ferita, la rimozione degli aculei con una pinzetta sterilizzata e con un ago sterile (con molta attenzione dato che gli aculei sono fragili e si spezzano facilmente); eventuali resti possono essere sciolti con impacchi di aceto. Consigliare di rivolgersi al medico se la ferita diventa rossa, gonfia o dolente nei giorni successivi. In caso di punture da aculei multiple può essere utile la terapia antibiotica e la profilassi antitetanica.

Tràcina (Trachinus vipera; "pesce ragno")
La Tràcina è il pesce più velenoso del Mediterraneo. In Italia si trovano 4 specie; questo pesce frequenta i fondali sabbiosi anche vicino a riva e i bagnanti che lo urtano accidentalmente possono essere punti sulla pianta del piede dalla sua spina dorsale.



La puntura provoca un dolore urente che aumenta rapidamente, di durata variabile da poche decine di minuti fino a 24 ore, talvolta così forte da causare la perdita di conoscenza. La zona colpita appare inizialmente biancastra, divenendo rapidamente rossa e tumefatta, con un gonfiore che poi si estende alle parti vicine. Talvolta si verificano anche difficoltà di respirazione, febbre, mal di testa, nausea e vomito; nei casi più gravi si hanno anche convulsioni.
Dato che la tossina che inoculata è termolabile, il trattamento richiede la disinfezione della ferita e l'immersione della parte colpita in acqua salata molto calda (40-45°) per un'ora o più. In alcuni casi più gravi può essere necessario un controllo medico e una terapia antibiotica. Si consiglia sempre la profilassi antitetanica.

Scorfano (Scorpaena scrofa)

La puntura degli aculei di questo pesce solitamente è meno dolorosa di quella della tracina. Il dolore insorge dopo qualche minuto e può durare diverse ore. Le conseguenze sono solitamente meno gravi, anche se si possono avere cefalea, nausea e vomito, shock anafilattico. Il trattamento consiste nello sciacquare la parte in acqua salata (mai in acqua dolce), immergere la parte colpita in acqua molto calda (40-45°) per un'ora o più e togliere gli eventuali aculei dalla pelle con una pinzetta e nel disinfettare la parte. La puntura dello scorfano, in particolare, produce di solito una necrosi dei tessuti circostanti la zona d'inoculazione che si può combattere efficacemente con una tempestiva terapia antibiotica. Anche in questo caso si consiglia sempre la profilassi antitetanica.



Conservazione del succo d'uva e bevanda alcolica a base di succo fresco

Categoria: alimenti

Conservazione del succo d'uva e bevanda alcolica a base di succo fresco


Il succo d'uva è:
  • antiossidante,
  • rimineralizzante,
  • riduce il colesterolo cattivo,
  • disintossica,
  • combatte i dolori articolari e i reumatismi,
  • aiuta a riequilibrare l'intestino
  • aiuta a controllare la pressione sanguigna
  • ha proprietà diuretiche
  • aiuta il ricambio cellulare
  • combatte la stanchezza
  • ha effetti benefici sulla memoria
  • ha proprietà anti-tumorali
Preparazione del succo d'uva:

Ingredienti:
  • 1 Kg di uva nera ( o bianca)
  • succo di 1 limone
  • Miele di acacia (o zucchero)
Attrezzi: Pentola, setaccio, terrina, bottigliette di vetro, tappi

Procedimento:
  • Lavate bene l'uva e sgranate tutti gli acini eliminando i raspi. Metteteli in una pentola con 2 tazze d' acqua, il succo di limone e fate cuocere a fiamma bassa fino a quando le bucce non saranno morbide e gli acini cotti, mescolando durante la cottura. Se si asciuga troppo, aggiungete altra acqua.
  • Togliete dal fuoco e versate in una terrina, facendolo colare attraverso un setaccio, poi schiacciate con il dorso di un cucchiaio o una forchetta la polpa che rimane nel setaccio, in modo di raccogliere tutto il succo d'uva.
  • Aggiungete 1 cucchiaio di miele ( o zucchero) e mescolate bene fino a che sia completamente sciolto.



La conservazione del succo d'uva può essere ottenuta anche senza l'impiego dell'alcol. Basta versare il succo d'uva bollente in contenitori pulitissimi, asciutti e opportunamente riscaldati; chiuderli subito con tappi nuovi (a corona oppure twist-off come quelli dei vasetti di marmellata) e farli raffreddare lentamente (meglio se capovolti) sotto una coperta di lana. In questo modo la conservazione del succo è garantita per diversi anni.
Volendo invece preparare una bevanda alcolica a base di succo fresco, per evitare che il sapore dell'alcol prevalga nettamente su quello del succo d'uva si può adottare la seguente procedura: mettere 1 kg di succo d'uva in un vaso di vetro, aggiungere 1 litro di alcol 40%, una stecca di cannella e 400-500 grammi di zucchero; lasciare macerare nel vaso chiuso per 15 giorni; filtrare e imbottigliare.
Si ricorda che l'alcol per liquori che si trova in commercio ha una gradazione alcolica di circa 90-95%; per ottenere alcol con gradazione 40% è sufficiente aggiungere a un litro di alcol 160 ml d'acqua.


Estratto da Vita in campagna 2009

La paura, il coraggio

Categoria: istinto di sopravvivenza

La paura, il coraggio


Il coraggio è la capacità di resistere alla paura, di dominare la paura: non è l'assenza di paura” M.Twain

La paura è, tra le emozioni primarie, la più diffusa del mondo animale e, per quanto spiacevole, tra le più importanti per la sopravvivenza.
È normale spaventarsi davanti a una minaccia. Anzi, è utile. Il problema insorge se proviamo terrore anche quando non corriamo alcun pericolo.
Se non avessimo la capacità di provare paura vivremmo in balia degli eventi esterni, senza poterne evitare o prevenire i danni.

UTILE “CAMPANELLO D'ALLARME”
Di fronte a qualcosa o a qualcuno che metta a repentaglio la nostra integrità fisica o la nostra sicurezza, la paura avvia dei riflessi atavici che ci permettono di reagire e salvarci. In essa ci sono sia componenti innate, connesse con contingenze pericolose che sono tali per tutti gli individui di una specie (presenza di predatori), sia componenti apprese, che derivano dalle esperienze di vita dei singoli soggetti. L'apprendimento di paure avviene attraverso il meccanismo psicologico del condizionamento, che consiste nella creazione di un'associazione duratura tra lo stimolo minaccioso e lo stato emotivo della paura. È tale associazione che in seguito permette di attivare immediatamente le risposte comportamentali adatte ogniqualvolta lo stesso stimolo si ripresenti.


SE DIVENTA UNA MALATTIA
La varietà dell'esperienza e la complessità dei processi psichici che essa innesca sono tali che anche un'emozione basilare come la paura può declinarsi, con molte sfumature, in stati d'animo ben più complessi e non sempre favorevoli. Quando da reazione a un pericolo imminente reale, rispetto al quale è appropriata e vantaggiosa, diventa uno stato di allerta costante, che prescinde dall'effettiva presenza della minaccia ed è legata alla semplice eventualità che l'evento si verifichi, oppure quando si generalizza includendo situazioni e stimoli di per sé innocui, allora la paura perde gran parte del suo significato protettivo e si trasforma in una condizione controproducente. E se a ciò si aggiungono elementi cognitivi legati alla valutazione soggettiva degli eventi, si può arrivare a sindromi fobiche, disturbo da attacchi di panico, ansia e anche disturbi fisici come l'ipertensione e danni al sistema cardiocircolatorio.



La centralina del panico e dell'ansia
Un ruolo chiave nel connettere gli stimoli ambientali che possono rappresentare un pericolo con le reazioni emotive e le risposte comportamentali correlate viene attribuito all'amigdala, una piccola struttura situata in profondità nel lobo temporale del cervello.
Diversi studi hanno messo in evidenza le sue articolate connessioni con le principali strutture nervose deputate alla trasmissione degli stimoli sensoriali (acustici, olfattivi, visivi, somatici), con l'ipotalamo, con i centri neurovegetativi e con le aree corticali associative.
L'amigdala è il centro di smistamento dei segnali di pericolo provenienti dall'esterno. Li invia sia alle strutture responsabili delle risposte fisiologiche (ormonali, viscerali), che garantiscono l'immediata mobilizzazione delle risorse fisiche necessarie all'azione, sia alle strutture cerebrali che integrano le informazioni sensoriali nei processi cognitivi. Esse forniscono una valutazione dei segnali stessi, indispensabile perché l'azione sia appropriata e commisurata alla minaccia.
Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, l'amigdala rivestirebbe un ruolo attivo nel regolare i processi di acquisizione e di memorizzazione delle paure e, di conseguenza, nel modulare le relative risposte comportamentali. Esperimenti di stimolazione dell'amigdala hanno evidenziato il suo coinvolgimento anche nelle reazioni di panico e nell'ansia.



Estratto da articolo di Monica Oldani




Confettura di anguria e melone, albicocche e pesche sciroppate

categoria: alimenti

Confettura di anguria e melone, albicocche e pesche sciroppate














Lo yogurt, alimento-medicamento

Categoria: alimenti

Lo yogurt, alimento-medicamento


Lo yogurt è un alimento la cui origine si perde nella notte dei tempi. Conosciuto da sempre dai pastori nomadi orientali, il suo consumo nel bacino del Mediterraneo pare sia stato introdotto dalle popolazioni che migrarono verso l'occidente dalle steppe dell'Europa orientale. Lo yogurt è dotato di eccellenti qualità nutrizionali e salutistiche e il suo consumo regolare è da molti secoli tradizionalmente associato ad uno stato di benessere e all'allungamento della vita.

Lo yogurt è è più digeribile del latte (contiene circa la metà del lattosio, lo zucchero del latte che spesso gli adulti non riescono ad assimilare), rafforza la flora batterica intestinale, apporta buone quantità di vitamine (A, C, E, gruppo B), stimola la disintossicazione del fegato, previene le intolleranze e le allergie (soprattutto mantenendo un buon equilibrio dell'ambiente intestinale) e migliora la risposta del sistema immunitario.

ATTENZIONE AGLI YOGURT CON TROPPE AGGIUNTE
Lo yogurt di migliore qualità è sicuramente quello ottenuto da latte intero di produzione biologica, senza cioè le altre sostanze aggiunte che si ritrovano negli yogurt aromatizzati, addolciti e integrati in vario modo, che spesso riducono la qualità e oscurano le eccellenti caratteristiche nutrizionali di questo alimento:
  • negli yogurt «alla frutta», ad esempio, quella che viene impiegata non è frutta fresca, ma (come d'altronde è dichiarato in etichetta) un 18-30% di «preparazione alla frutta», che a sua volta è costituita da ingredienti vari, tra i quali si trova il 18-50% di frutta cotta, il 30% di zucchero, proteine del latte, sostanze addensanti come la carragenina (estratta da alghe marine) o l'amido di mais (per rendere lo yogurt cremoso), ecc
  • aroma e soprattutto colore, non potendo essere garantite dalla modestissima quantità di frutta presente (poco più del 3% nella peggiore delle ipotesi), sono spesso da attribuire a sostanze artificiali (sovente il carotene, sostanza naturale di colore giallo-arancio)

YOGURT «ALTERNATIVI»
Per coloro che presentano esigenze nutritive particolari (allergici ai latticini, vegani che, per motivi etici, escludono totalmente dalla loro dieta qualsiasi prodotto animale), oppure per chi è semplicemente curioso e voglia assaggiare prodotti insoliti, sono disponibili in commercio preparazioni (non è possibile per legge definirle yogurt) ottenute inseminando il cosiddetto «latte» di soia o di riso con fermenti lattici. Si tratta di creme esclusivamente vegetali, ricche di fermenti e molto digeribili, che possono senz'altro sostituire lo yogurt prodotto con latte vaccino.

PREPARAZIONE CASALINGA
Lo yogurt è molto semplice da preparare in casa, anche se occorre prenderci un po' la mano.
Riscaldate un litro di latte pastorizzato intero fino a 40-45 °C (dovete poter toccare con il palmo della mano l'esterno della pentola senza scottarvi).


Spegnete il fuoco e aggiungete due o tre cucchiai di un buon yogurt naturale acquistato, ancora lontano dalla data di scadenza. Mescolate accuratamente, mettete il coperchio, avvolgete la pentola in un panno di lana e riponetela in un luogo riparato dagli sbalzi di temperatura. Dopo un tempo variabile tra le 4 e le 10 ore (in funzione della «forza» dell'inseminazione, della temperatura ambientale e dal gusto personale) lo yogurt sarà pronto. Conservatelo in frigorifero e non dimenticate di tenerne da parte mezzo bicchiere per le preparazioni successive.

Estratto da Vita in campagna 2009




martedì 18 aprile 2017

La cipolla bianca

categoria: agricoltura

La cipolla bianca


La cipolla appartiene alla famiglia botanica delle Liliacee, il nome botanico è Allium cepa.
La cipolla è un ortaggio che si adatta egregiamente ai diversi climi. Predilige terreni sciolti e freschi, provvisti di sostanza organica, ma riesce bene anche in altri tipi di suolo, l'importante è curare il drenaggio dell'acqua. In base alle loro esigenze di luce, si distinguono varietà precoci, medio-precoci e tardive.
Buona parte delle cipolle coltivate nei piccoli orti appartiene alle varietà - specialmente dei tipi colorati - che si raccolgono in piena o in tarda estate e si conservano per la stagione invernale. Accanto a queste vi sono però anche quelle bianche, precoci e tardive.

La pianta

L'altezza della pianta, bulbo e foglie, è di 40-60 centimetri o poco più.
La parte della cipolla che si utilizza è principalmente il bulbo che rappresenta la trasformazione del fusto della pianta nella sua parte basale, dove si immagazzinano le sostanze di riserva zuccherine. Il bulbo, dal peso variabile dai 120 a più di 300 grammi (specialmente le varietà tardive), è formato da una serie di foglie carnose trasformate (chiamate tuniche o catafilli) che si raggruppano alla base in una parte detta disco. La parte centrale del bulbo contiene una gemma (a volte 2-3). All'esterno il bulbo è protetto da tuniche sottili che assumono a maturazione completa il colore caratteristico della varietà di appartenenza (da bianco candido a bianco giallastro). Nelle tuniche più esterne, quando il bulbo è fresco, sono presenti striature longitudinali verdi ben visibili.
Il bulbo - che a crescita ultimata affiora quasi totalmente dal terreno - può presentare, a seconda delle varietà, forma piatta, tondo-globosa, oppure tondo-allungata.La polpa del bulbo è di colore bianco, spesso lucente.
Le foglie sono di colore verde uniforme, presentano nervature parallele ed all'interno sono vuote (tubolari). Delle cipolle giovani si possono consumare anche le foglie.
La cipolla ha radici piuttosto sottili e tutte uguali tra loro che originano dalla parte inferiore del disco e penetrano nel terreno fino a 20 centimetri di profondità.
Il ciclo di vegetazione della cipolla è biennale; nel primo anno la pianta forma radici, bulbo e foglie: nel secondo anno forma fiori e semi.
Il ciclo di coltivazione varia tra 150 e 240-270 giorni; il periodo più lungo riguarda le colture che trascorrono nelle aiole la stagione invernale.
La cipolla si adatta a diversi climi e la si può coltivare tanto in zone temperato-fredde. come quelle del centro-nord Europa, che in aree decisamente calde, come quelle di molte località del continente africano. Nelle regioni più fredde la sua coltivazione è concentrala nel periodo primaverile-estivo. Per questa sua ottima adattabilità la troviamo in tutte le nostre regioni, anche negli orti dell'intero arco alpino. Inizia a vegetare a 5 °C, ma le temperature migliori per la crescita variano tra i 20 ed i 25 °C.
Le piante di cipolla trapiantate in autunno resistono abbastanza bene al freddo, mentre i bulbi già formati temono le basse temperature.
La cipolla predilige un suolo sciolto o di medio impasto - ma può riuscire anche in terreni abbastanza compatti - fresco e provvisto di sostanza organica decomposta. In suoli molto tenaci ed umidi i bulbi possono crescere deformati e risultare poco conservabili.
In tutti i casi è molto importante curare lo sgrondo dell'acqua dalle aiole, specialmente in presenza di suoli pesanti e soprattutto nelle colture che si attuano nel periodo autunno-primaverile.
I valori della reazione del suolo, acidità, (pH) più idonei alla coltivazione della cipolla vanno da 6 a 7 (da moderatamente acida a neutra) fino a 7,5 (moderatamente alcalina). Non è consigliabile coltivare la cipolla in terreni con pH inferiore a 6, soprattutto se tendenzialmente pesanti, perchè il bulbo si forma con difficoltà ed è spesso malformato. La cipolla è inoltre sensibile alla salinità del suolo.

La coltivazione
E' consigliabile seminare le varietà più diffuse nella zona in cui si risiede e di cui possono trovare facilmente semi e/o piantine presso orticoltori o vivaisti del posto.
Le varietà precoci ingrossano il bulbo quando le giornate sono corte (attorno a 12 ore di luce, per questo sono anche dette «a giorno corto») ed in genere vengono seminate da metà agosto a circa metà settembre, per essere poi trapiantate ad ottobre - primi di novembre.
Le varietà medio-precoci ingrossano il bulbo quando le giornate sono mediamente lunghe (attorno a 13-14 ore di luce) ed in genere vengono seminate in coltura protetta a fine inverno-inizio primavera, per essere poi trapiantate da fine marzo ai primi di aprile, per vegetare in primavera avanzata-estate.
Le varietà tardive ingrossano invece il bulbo quando le giornate sono lunghe (attorno a 14 - 16 ore di luce, per questo sono anche dette «a giorno lungo») ed in genere sono seminate in coltura protetta da fine gennaio a tutto febbraio, per essere poi trapiantate da fine marzo ai primi di aprile ed oltre. Si possono anche seminare direttamente nelle aiole da marzo ai primi di aprile.
Varietà precoci
Aprilatica, Bianca di maggio, Bianca di marzo o marzatica, Bianca di Pompei, Di Barletta
Varietà medio-precoci
Bianca di giugno, Musona o Musona tonda
Varietà tardive
Agostana o Agostana di Chioggia, Shouthport white globe




Estratto da Vita di Campagna 2009

Appendice: piatti con cipolla come ingrediente principale