venerdì 30 dicembre 2016

Sailing the apocalypse Scott B. Williams

categoria: libri che trattano il tema della sopravvivenza

Sailing the apocalypseScott B. Williams

Scegliere la barca per scappare da una civiltà che crolla. Un altro libro di Scott B. Williams, autore fra l'altro di "Pulse", già soggetto di un altro articolo.

How far would you go to protect your family if you were convinced America was in imminent danger of collapse? Would you build an underground bunker and stockpile it with weapons and supplies? Buy a cabin in the woods and start growing all your own food? Sell everything off and move to a survivalist’s stronghold in the mountains of Idaho?

None of the above would be enough if you were obsessed with boats the way Terry Bailey is obsessed.Terry has an escape plan to sail to the very ends of the earth; the only real option left to survive what’s coming, according to him. Convincing his new wife, teen stepdaughter and preteen stepson that time is running out, he sells his recently-acquired family on the necessity to build a boat. Two years of hard labor later, Terry has his ship—a huge ocean-going catamaran sloppily cobbled together from plywood and epoxy in their backyard in north Mississippi. 

When the ship is ready to launch, Terry christens her the Apocalypse, and the four of them move aboard for good, bidding farewell to life on land along with everything and everyone they had known before that day. There is no need to wait for a disaster to strike, because Terry Bailey has created his own. Now he is about to drag his entire family over the horizon with him. Sailing the Apocalypse is the story of a man who is about to go too far, and is told from the perspective of the twelve-year-old stepson who watches it all unfold as he is swept along for the ride.



martedì 27 dicembre 2016

integratori alimentari a base di zinco

Categoria: alimentazione, integratori alimentari

Lo zinco



Lo zinco è un elemento chimico essenziale per la vita degli esseri umani: una carenza di zinco condiziona pesantemente la crescita corporea e l'aumento di peso. Lo zinco è un componente dell'insulina, delle proteine e di enzimi ad azione antiossidante. Nei maschi, lo zinco è un elemento importante per la produzione di sperma: uno carenza di zinco può provocare una diminuzione nel numero degli spermatozoi nel seme.
Secondo alcuni studi assumere integratori di zinco può:
  • ridurre in maniera significativa durata e gravità dei sintomi del raffreddore;
  • ridurre la probabilità di degenerazione maculare senile (malattia che compromette gravemente la vista) e ritardare la progressione della malattia intermedia e avanzata;
  • favorire la guarigione di ferite, ustioni e ulcere;
  • abbreviare gli episodi di diarrea acuta e persistente nei bambini.
La dose giornaliera raccomandata e la dose massima tollerabile di zinco variano in base all'età e al sesso, nonché durante la gravidanza e l'allattamento. I livelli di assunzione raccomandati sono:
  • Bambini 4 - 8 anni: 3 - 5 mg/die
  • Bambini 9 - 1 3 anni: 8 mg/die
  • Uomini: 11 mg/die
  • Donne: 8 mg/die
  • Gravidanza: 11 - 13 mg/die
  • Allattamento: 12 - 14 mg/die

Alimenti che contengono dosi elevate di zinco
Alimenti
Contenuto in zinco (mg/100g)
Ostriche
90,81
Fegato
12,02
Lievito
9,97
Fiorentina di manzo cotto
4,06
Latte
0,4


Le conseguenze della carenza di zinco
I vegetariani sono spesso carenti di zinco proprio perché molti di questi alimenti non sono inclusi nella loro dieta; si calcola che in chi si astiene dal consumo di carne e/o altri prodotti di origine animale, il fabbisogno di zinco sia due volte maggiore rispello a chi segue un'alimentazione non vegetariana.
Le diete ad alto contenuto di fibre sono ricche di fitati, che tendono ad ostacolare l'assorbimento dello zinco a livello gastrointestinale: in chi segue un'alimentazione a basso contenuto di proteine e/o ai calorie, quindi, il fabbisogno di zinco potrebbe essere maggiore.
La carenza di zinco è associata a scarso appetito, alterazioni immunologiche, rallentamento nella guarigione delle ferite, ritardi della crescita nei bambini, malformazioni del feto e problemi durante il parto. Anche l'alopecia, la dermatite umida eczematosa localizzata attorno a naso e bocca, i disturbi del comportamento, la cecità notturna, le alterazioni del gusto e dell'olfatto possono essere causa della carenza di zinco.

Intossicazioni da zinco

L'intossicazione da zinco è un evento piuttosto raro, ma può verificarsi in seguito all'ingestione di dosi massicce di minerale (da 200 a 800 mg/die). Tra i segni e i sintomi acuti dell'intossicazione da zinco figurano nausea e vomito, disidratazione, scoordinamento muscolare, vertigini e dolore addominale, mentre quelli cronici sono immunosoppressione, diminuzione dei globuli rossi e calo del colesterolo HDL.

cucinare sulla neve

categoria: montagna, fuoco

cucinare sulla neve

La fotografia illustra il modo di cucinare sulla neve quando è impossibile ottenere una base stabile per il fuoco: una pala di alluminio per spalare la neve isola il fuoco dalla neve per il tempo sufficiente per cucinare il pasto o scongelare l'acqua da bere senza correre il rischio che il calore sciolga la neve sottostante il fuoco e faccia crollare il treppiede che sostiene la pentola. Come sempre è bene pensare ad usi alternativi per l'attrezzatura a disposizione.


domenica 25 dicembre 2016

Bushcraft e medicina: Borracce come salvagenti improvvisati

Bushcraft e medicina: Borracce come salvagenti improvvisati: Borracce come salvagenti improvvisati

Articolo americano rivista "Backpacker" sulle tecniche di attraversamento fiumi

categoria: attraversamento corso d'acqua



Articolo americano rivista "Backpacker" sulle tecniche di attraversamento fiumi

Le illustrazioni presenti nell'articolo su come attraversare un fiume, avendo a disposizione una corda o anche senza di essa, sono le più chiare fra quelle che ho consultato su i manuali di sopravvivenza letti; mancano solo quelle relative ai punti da scegliere per attraversare il fiume e la spiegazione dei metodi per fiumi più ampi e profondi.
Integrare con nozioni relative alla tecnica di costruzione di rudimentali zattere o mezzi di galleggiamento individuali di fortuna.




pausa lungo il cammino

categoria: arte

pausa lungo il cammino

"Rest stop" Franklin Jones


giovedì 22 dicembre 2016

Il primo cerotto

Categoria: medicazioni

Il primo cerotto


cerotto: medicamento, variamente composto, dotato di forti proprietà adesive, che viene spalmato su tela o altro materiale per l'applicazione sulla cute.
Cerotto adesivo, striscia di tela ricoperta su una faccia di uno strato di sostanza adesiva, impiegato nelle medicazioni.




Origine
Dal lat. cerotum, dal gr. kērōtón ‘unguento di cera’ • sec. XIV.

Quando si parla di pece in modo generico si tratta della cosiddetta pece bianca: la comune resina del Pino. Usata raramente per uso interno, viene impiegata in preparazioni per uso esterno che, oltre, all'azione adesiva uniscono il potere disinfettante.
Con la pece si prepara, per esempio, un empiastro annotato nella Farmacopea Ufficiale VI:
- Pece di Borgogna g 7
- Empiastro Diachilon semplice g 3

Il prodotto va ottenuto per fusione a moderato calore.

L'Empiastro Diachilon si ottiene dai seguenti componenti:
- Olio oliva p 20
- Protossido di Piombo p 10
- Acqua p 10

L'empiastro veniva quindi foggiato in blocchi cilindrici e riposti unti di "olio di lino" (olio siccativo che forma una leggera pellicola esterna che impedisce l'attecchire delle muffe).
Al momento dell'uso si riscaldano i cilindri per renderli teneri, tali da essere spalmati facilmente su tela o su seta e ottenere i primi cerotti medicati.
L'empiastro di pece è probabilmente il primo supporto di medicazione istantanea che all'azione disinfettante e antiputrida unisce l'azione di copertura e astringente meccanica ed emostatica.

Con la pece bianca si può ottenere anche un callifugo:
Resina di pino g 15
Acido salicilico g 20
Olio ricino g 10




Il design definitivo del cerotto come lo conosciamo oggi arrivò nel 1920, quando Earle Dickson propose alla J&J di realizzare una striscia adesiva dotata di un tampone di garza per coprire le ferite. L'ideale per fasciare i piccoli tagli che la moglie subiva sulle dita mentre cucinava.

martedì 20 dicembre 2016

Le racchette da neve: confronto tra tre modelli

categoria: inverno, neve, racchette da neve, vecchie riviste

Le racchette da neve: confronto tra tre modelli



Tutorial Pistola con pompa bicicletta per piombini da 4,5 - Gun with pum...

categoria: fai da te, prova pistola aria compressa 4,5 (.177)

Prova pistola aria compressa autocostruita

Pistola aria compressa con pompa per bicicletta - Gun wih pump bike - Fa...

categoria: fai da te, pistola aria compressa con pompa bicicletta, cal 4,5 (.177)

Tutorial pistola aria compressa


Riparare un radiatore che perde

categoria: riparazioni di emergenza, auto, radiatore

Riparare un radiatore che perde

I film possono essere una buona fonte di idee nell'ambito della "sopravvivenza", non prendendo ovviamente tutto per vero e cercando di verificare la tecnica vista sullo schermo con altre fonti ... non basta vedere scritto "tratto da una storia vera".
Nel film "Intersections" i protagonisti si trovano isolati nel deserto con una macchina bloccata da una perdita del radiatore. Per risolvere il problema uno di loro apre il tappo del radiatore e ci versa il contenuto di alcune uova fresche, poi riavvia il motore e aspetta che l'albume coaguli facendo da "tappo" per bloccare la perdita di refrigerante e permettere di ripartire per arrivare alla città più vicina.
Il metodo è confermato, per riparazioni di fortuna su piccole incrinature del radiatore, in situazioni di reale emergenza, altrimenti sono consigliati prodotti "industriali" molto più efficaci!!



sabato 17 dicembre 2016

Allarme Trichinella in Sardegna

categoria: alimentazione, zoonosi, casi di trichinella, parassitosi

Allarme Trichinella in Sardegna. Regione: “Consumate solo carni sicure e sotto controllo sanitario”

Il parassita ritrovato in 9 cinghiali abbattuti nella giornata di caccia del 27 novembre nelle campagne di Orgosolo. “Evitare il consumo di maiali allevati al pascolo brado illegale e senza alcun controllo sanitario. È necessario prendere coscienza che potenzialmente potrebbero avere virus, parassiti o altri patogeni dannosi per la salute per l’uomo”.

16 DIC - Allerta massima dei servizi sanitari e veterinari della Regione Sardegna per i nuovi casi di Trichinella comparsi nelle campagne di Orgosolo con il ritrovamento del parassita in nove cinghiali abbattuti nella giornata di caccia del 27 novembre scorso. Il tema è stato illustrato in una conferenza stampa questa mattina a Nuoro, nella sede dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna (IZS). All’incontro hanno partecipato il direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada, la dirigente del Servizio sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell'assessorato della Sanità, Daniela Mulas, il responsabile del dipartimento IZS di Nuoro, Ennio Bandino, e Pietro Mesina, già primario di malattie infettive all’ospedale San Francesco di Nuoro ed esperto sugli effetti del parassita nell’uomo.

Ai cinghiali, cacciati a Orgosolo in località “Olai”, due settimane fa erano stati prelevati i campioni di diaframma, per essere analizzati, come previsto dalla normativa e come ribadito dalle prescrizioni sulla caccia al cinghiale istruite dall’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della Peste suina africana (PSA).

“Dopo i dovuti controlli e le verifiche effettuate dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, che su alcuni aspetti saranno ancora approfonditi”, la Regione invita i cittadini a “prestare la massima attenzione nel consumare le carni suine”.

“In vista delle festività natalizie e delle tradizionali lavorazioni della carni per la produzione dei salumi, che tante famiglie fanno in casa, - ha spiegato Laddomada – invitiamo tutti i sardi ad acquistare carni sicure e provenienti da allevamenti sottoposti a controllo sanitario. Raccomandiamo quindi ai consumatori di evitare l’acquisto di maiali allevati al pascolo brado illegale e senza alcun controllo sanitario. È necessario – ha aggiunto il direttore generale dell’IZS – prendere coscienza che si tratta di animali che potenzialmente potrebbero avere virus, parassiti o altri patogeni dannosi per la salute per l’uomo”.

Daniela Mulas ha ricordato che “è sempre possibile effettuare le macellazioni domestiche ad uso famiglia, di suini allevati legalmente, avendo cura di garantire l’obbligatoria presenza di un veterinario della ASL che attesti la salubrità delle carni, così come previsto dalla legge”.

L’Unità di Progetto per l’eradicazione della PSA ribadisce “la forte preoccupazione per la possibilità che, alla luce dei ritrovamenti del parassita nei cinghiali, sia forte la probabilità della presenza della Trichinella anche fra i maiali domestici illegali che vivono allo stato brado nei territori di Orgosolo e dei Comuni confinanti. Questo conferma la necessità di rafforzare la lotta all’allevamento illegale dei maiali per tutelare la salute di tutti e liberarsi di un intollerabile vincolo allo sviluppo di una suinicoltura di qualità, che rappresenta una grande occasione di sviluppo e lavoro per tutta la Sardegna e per le nostre aree interne, in particolare”.
 
La Trichinellosi, ricorda la Regione, è una zoonosi parassitaria del genere Trichinella. Presente in tutti i continenti, tranne che nell’Antartico, è stata segnalata in più di 100 specie di mammiferi, 13 specie di uccelli, 3 di rettili e colpisce più di 2.500 persone ogni anno e può portare alla morte. “Si tratta di una larva infettante. Un piccolo verme parassita di circa 1mm di lunghezza che si può trovare nei muscoli dei maiali e di animali selvatici quali la volpe e il cinghiale. Gli animali infetti da Trichinella non mostrano alcun segno della malattia e quindi non possono essere distinti da quelli sani”. Così Ennio Bandino che ha aggiunto: “Per identificare i soggetti colpiti è necessario effettuare un esame di laboratorio. Il principale serbatoio è la volpe, ma anche altri carnivori come il lupo, la martora, la donnola e i gatti selvatici”.

“La presenza della Trichinella nella fauna selvatica e la promiscuità tra questa e i suini allevati allo stato brado – ha osservato Mulas – è un motivo in più (si pensi alla PSA) per agire con determinazione nel favorire la regolarizzazione degli allevamenti illegali e l’avvio di nuovi modelli di allevamento sottoposti a controllo sanitario e al pascolo confinato”.
 
La trasmissione. Il parassita si localizza inizialmente a livello intestinale per dare poi origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli dove si incistano. “La trasmissione all’uomo – ha detto Pietro Mesina – avviene esclusivamente per via alimentare con il consumo di carne cruda o poco cotta contenente la larva del parassita. Il periodo di incubazione è di circa 8-15 giorni, con variazioni da 5 a 45 giorni a seconda del numero dei parassiti ingeriti. La trasmissione può avvenire attraverso il consumo di carni suine (maiale e cinghiale) o equine”.
 
I sintomi. “La sintomatologia classica – ha proseguito Mesina – è caratterizzata da diarrea (riscontrata in circa il 40% dei soggetti infettati), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre”.
 
La prevenzione. La carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore. È sufficiente 1 minuto a 65°C che raggiunga tutte le carni, fino all’osso. Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno. La selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere esaminati da un veterinario per determinare l’eventuale presenza delle larve del parassita. Se non è noto se la carne è stata sottoposta a esame Trichinoscopico, è bene congelarla per oltre un 1 mese a -20°C, controllati e reali attraverso l’utilizzo di sonde tarate non presenti nei classici frigoriferi domestici. Un congelamento prolungato e certo uccide infatti le larve. “Nel caso di allevamento di maiali – ha precisato la dottoressa Mulas – è necessario impedire che i suini mangino la carne cruda di altri animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infettati. Infine, è molto importante ricordare che: salatura, essicamento, affumicamento e cottura al forno microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita”.
 
L’arrivo in Sardegna. Il parassita, spiega la Regione, “è presente in Sardegna dal 2005 quando in due distinti focolai (aprile e dicembre) 19 persone finirono in ospedale con sintomi clinici causati da grave infestazione di Trichinella. In entrambi i casi, verificatisi a Orgosolo, venne accertata che l’origine dell’infestazione era dovuta al consumo di insaccati freschi provenienti da suini macellati clandestinamente senza alcun controllo sanitario”.

Nel 2007 ci fu un altro caso su un uomo “e poi nessuna segnalazione fino al gennaio 2011 quanto è ricomparsa con 6 casi che hanno richiesto il ricovero in ospedale. Il numero degli infettati sarebbe potuto essere molto più elevato se non si fosse adottata un’ordinanza comunale, concordata con l’assessorato regionale della Sanità, che consentiva il controllo degli animali irregolari macellati per consumo familiare nel comune di Orgosolo. Tali analisi risultarono positive su altri 8 capi destinati al consumo familiare e prontamente sequestrati”.

L’area da investigare dal punto di vista scientifico si scelse in base ai pregressi focolai riscontrati nell’uomo e in alcuni maiali allevati allo stato brado, con l’obiettivo di verificare la eventuale diffusione del parassita anche nei territori limitrofi. “Considerando Orgosolo come epicentro dell’infestazione –spiega la Regione - sono stati monitorati, in primo luogo, i territori confinanti e quindi le zone dei Comuni più distanti delle vecchie province di Nuoro e dell’Ogliastra. Nei diversi ritrovamenti di questi ultimi 11 anni, l’unica specie di Trichinella ritrovata in Sardegna è la Trichinella Bitrovi”.

La Trichinella, se si esclude un'unica positività riscontrata nel 2008 in un cavallo importato dai Paesi dell’Est e macellato regolarmente in un mattatoio della provincia di Cagliari, è stata rilevata solo nei territori del comune di Orgosolo. “L’infezione – ha illustrato Bandino –, dai primi focolai del 2005, si è diffusa in quasi tutto l’agro del Comune di Orgosolo e si avvicina pericolosamente ai Comuni limitrofi. I cinghiali e le volpi del territorio di Orgosolo sono ben monitorati, mentre nelle zone dei comuni limitrofi non si hanno campionature sufficienti sulle volpi per poter stabilire con certezza la presenza o l’assenza della parassitosi”.

“Se negli ultimi anni i campioni prelevati sui cinghiali, e poi analizzati dall’IZS, si attestavano su una media di 12mila in tutta la Sardegna, per ogni stagione venatoria – ha precisato Laddomada –, nella stagione di caccia in corso si è già arrivati a 10mila campioni raccolti da inizio novembre a oggi”.

Come evitare l’infezione. “Il periodo invernale – spiega la Regione - rappresenta il momento di maggior rischio di infezione per l’uomo, perché in questa stagione tradizionalmente si macella il maiale per preparare prosciutti, salsicce, guanciali, pancetta, coppe, etc. Questi prodotti fatti in casa rappresentano la principale sorgente di infezione perché non sottoposti a cottura ed è quindi assolutamente necessario che tutti gli animali macellati o cacciati siano sottoposti all’esame specifico per la ricerca della Trichinella, prima del loro consumo”.

Viste le recenti positività nei cinghiali, “anche in Sardegna i cacciatori sono una categoria a rischio e dovrebbero essere ben informati sui rischi collegati alla mancata ispezione sanitaria o all’abbandono di visceri o carcasse nell’ambiente che in caso di positività amplificherebbero la diffusione della malattia. Su questo aspetto – spiega la Regione - l’Agenzia agricola Laore sta organizzando da mesi diversi, in collaborazione con i Servizi veterinari delle ASL, corsi di formazione/informazione dove oltre 4000 cacciatori hanno avuto modo di apprendere le nuove regole sanitarie sulla raccolta dei campioni e sulla lavorazioni delle carni del cinghiale”.
fonte: quotidiano.sanità.it

lunedì 12 dicembre 2016

Acido acetilsalicilico

categoria: farmacologia, pronto soccorso, antiaggreganti piastrinici

Acido acetilsalicilico


Origine dell'acido acetilsalicilico: estrazione dalle foglie e corteccia del Salice




Il genere Salix L. appartiene alla famiglia delle Salicacee. Originario dell'Europa, Asia e Nord America, comprende circa 300 specie di alberi, arbusti e piante perenni legnose o fruticose, generalmente a foglia caduca; le specie arboree arrivano ai 20 metri di altezza.
Le foglie e la corteccia del salice sono menzionati in antichi testi medici egizi del II millennio a.C. (papiro Ebers, papiro Edwin Smith). Il celebre medico greco Ippocrate ne descrisse nel V secolo a.C. le proprietà antidolorifiche e antinfiammatorie, ribadite e ulteriormente studiate da altri medici antichi, come Dioscoride e Plinio.
In modo meno documentato, le foglie e la corteccia del salice furono usati da molti popoli, anche primitivi, come gli Indiani d'America e gli Ottentotti, nonché dalla medicina popolare medioevale.


La Scuola medica salernitana, come già Dioscoride, attribuiva al salice proprietà antiafrodisiache.
Nel 1763 il reverendo inglese Edward Stone studiò le proprietà antimalariche della corteccia di salice. Benché fosse in errore nell'attribuire affinità tra il salice e il chinino, i suoi risultati dimostrarono inequivocabilmente le proprietà antifebbrili della corteccia di salice.
Nell'Ottocento i progressi della chimica permisero di isolare il principio attivo contenuto nella corteccia del salice: la salicina, isolata allo stato puro per la prima volta da Henri Leroux nel 1828. (Wikipedia)


Proprietà farmacologiche dell'acido acetilsalicilico: l'effetto antiaggregante piastrinico

L'acido acetilsalicilico (ASA) è l'antiaggregante piastrinico più utilizzato nel mondo.
Già a basse dosi, comprese tra i 75 e i 325 mg/die, agisce da inibitore irreversibile della COX-1, l'enzima che catalizza nelle piastrine la trasformazione dell'acido arachidonico in prostaglandina H2, precursore del tromboxano A2 (TxA2), induttore dell'aggregazione piastrinica. Essendo le piastrine cellule sprovviste di nucleo (anucleate), queste non sono in grado di sintetizzare nuovo enzima COX-1, essendo quello presente nella piastrina bloccato irreversibilmente dall'ASA.
A dosi superiori (~1g/die) l'ASA inibisce anche la COX-2 con i ben noti effetti analgesici e antipiretici, ma non si ha alcun vantaggio nell'inibizione dell'aggregazione piastrinica, che potrebbe potenzialmente anche ridursi per la contemporanea inibizione della produzione di prostaciclina (antiaggregante e vasodilatatore) da parte delle pareti vasali. Inoltre, a dosi maggiori aumentano i rischi di sanguinamento e la gastrolesività.
In ogni caso, la sola inibizione del TxA2 non è in grado di bloccare completamente l'aggregazione piastrinica, essendo molteplici i percorsi attraverso cui si può giungere all'attivazione e alla aggregazione piastrinica. Per questa ragione, spesso l'ASA viene associata ad altri farmaci antiaggreganti (es. clopidogrel, prasugrel, ticagrelor), che agiscono con meccanismi diversi.

Indicazioni terapeutiche
Numerosi studi hanno documentato l'efficacia dell'ASA nella prevenzione secondaria di eventi cardiovascolari in pazienti con Sindrome Coronarica Acuta (SCA), storia di ictus o attacchi ischemici transitori (TIA) riducendo il rischio di infarti miocardici non fatali, ictus non fatali e morti per cause vascolari.

Effetti indesiderati e precauzioni
Gli effetti indesiderati più comuni sono di tipo gastrointestinale (dispepsia, gastriti erosive o ulcera peptica con sanguinamento e perforazione), dose dipendenti e possono essere in parte ridotti con l'assunzione durante i pasti o, se necessario, con inibitori della pompa protonica. Poiché la risposta clinica all'ASA non è dose dipendente, a differenza degli effetti indesiderati gastrointestinali, è sempre vantaggioso utilizzare la dose più bassa dimostratasi efficace.
L'ASA può provocare effetti indesiderati a carico dell'apparato respiratorio nello 0,3% circa della popolazione, percentuale che sale al 5-10% nei pazienti asmatici. I sintomi compaiono dopo 0,5-3 ore dall'assunzione e consistono in rinorrea, congestione nasale, lacrimazione, iperemia congiuntivale e/o broncospasmo.
Sono possibili reazioni di ipersensibilità che possono interessare la cute (orticaria e/o angioedema), reazioni sistemiche di tipo anafilattoide (ipotensione, edema laringeo, prurito generalizzato, tachipnea).
Per il suo effetto antiaggregante l'ASA non deve essere utilizzato o la terapia, se necessaria va attentamente monitorata, nei pazienti con tendenza ad episodi emorragici, storia di emorragia cerebrale o ictus emorragico, traumi recenti o interventi chirurgici, malattia peptica e sanguinamenti gastrointestinali.

Le informazioni per il paziente

L'impiego regolare di prodotti contenenti ibuprofene può interferire con l'effetto inibitorio sull'aggregazione piastrinica dell'acido acetilsalicilico. Questo effetto non sembra avere una particolare rilevanza per un impiego saltuario.

Molti, troppi tecnici medici complicati. In seguito conto di riprendere il testo per renderlo più comprensibile ai profani della materia e completare l'articolo con riferimenti al processo di coagulazione del sangue e patologie a esso riferibili

Esempio di EDC (everyday carry)

categoria: EDC (everyday carry), survival kit

Esempio di composizione di EDC



domenica 11 dicembre 2016

categoria: vecchie riviste, fucili combinati

Savage modello 24 - V .20 auge/.222 Remington

La Savage Arms ha prodotto fucili combinati fino dal 1935 e durante la seconda guerra mondiale il suo "survival gun" è stato dotazione degli equipaggi dei bombardieri americani.



Principio di funzionamento di un arpione a pallettoni per difesa dagli squali

categoria: vecchie riviste, arpione, squali

Principio di funzionamento di un arpione a pallettoni per difesa dagli squali


sabato 10 dicembre 2016

giovedì 8 dicembre 2016

Terapia reidratante e alimentazione in caso di diarrea

categoria: pronto soccorso, reidratazione

Terapia reidratante e alimentazione in caso di diarrea


In caso di diarrea profusa il cardine della terapia è rappresentata dalla reidratazione. Quando possibile si utilizzano le bevande contenenti glucosio e sali minerali, per una reidratazione orale, lasciando le flebo di fisiologica per i casi più gravi, ospedalizzati.
La soluzione reidratante consigliata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è costituita da cloruro di sodio (sale da cucina) 3,5 grammi + bicarbonato di sodio 2,5 grammi + cloruro di potassio 1,5 grammi + glucosio 20 grammi, aggiunti a un litro di acqua potabile. L'uso di una preparazione così ricca di sodio è sicuro anche nei bambini, se si ha la avvertenza di alternarla a liquidi meno ricchi di sale come acqua potabile o latte materno. La soluzione reidratante OMS una volta preparata va consumata entro 12 ore se conservata a temperatura ambiente o entro 24 ore se conservata in frigorifero.
In mancanza di preparazioni commerciali si può ottenere una miscela reidratante aggiungendo 50-80 grammi di riso cotto ad un litro di acqua potabile e unendo un cucchiaino (5 gr) di sale da cucina, somministrando separatamente succo di arancia o acqua di noce di cocco che sono ricche di potassio.
una soluzione orale reidratante di emergenza

Per facilitare assunzione delle soluzioni nei bambini si può ricorrere ad alcuni stratagemmi:
  • sciogliere le sostanze nelle bevande che il bambino beve normalmente (come camomilla e tè deteinato)
  • somministrare le soluzioni fredde, a temperatura di frigo
  • somministrate le soluzioni a piccole dosi

L'alimentazione deve cominciare appena possibile basandosi all'inizio sul latte materno o sul latte in polvere diluito nel caso di un lattante (vanno preferite le formulazioni senza lattosio o povere di lattosio) e farine di riso, patate, banana, e altri alimenti ricchi di amidi per i bambini più' grandi e gli adulti.

I medicinali cicatrizzanti per uso topico

categoria: farmacologia, pronto soccorso

I medicinali cicatrizzanti per uso topico

I cicatrizzanti si impiegano sulle ferite, ustioni ed ulcere impiegando soluzioni, pomate, spray, garze grasse e polveri (quest'ultima forma di utilizzo ha molte controindicazioni su lesioni profonde e deve essere riservata alle ferite superficiali come le semplici abrasioni; fortunatamente questa forma farmaceutica sta sparendo dagli scaffali delle farmacie).




I principali principi attivi oggi usati come cicatrizzanti sono: 
  • Eosina. È una sostanza fortemente colorante che possiede buone proprietà essiccanti, disinfettanti e cicatrizzanti
  • Sulfadiazina argentica. La sulfadiazina argentica (in associazione all'acido ialuronico) agisce legandosi alle membrane cellulari e, in particolare, alla parete cellulare batterica, risultando attiva sia nei confronti dei batteri Gram-positivi che dei Gram-negativi (soprattutto Pseudomonas aeruginosa), di lieviti e di funghi. La sostanza risulta anche attiva contro molte specie di Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, Staphylococcus. La crema all'1% si applica 1-2 volte al giorno per mezzo di guanto o spatola sterile. Dopo l'applicazione topica del prodotto sono stati segnalati casi di dolore, bruciore e prurito nella zona trattata. In pazienti con ustioni molto estese devono essere controllate la concentrazione di sulfadiazina nel sangue e la funzionalità renale, e pertanto da sconsigliare in individui con ustioni molto estese. Nel caso di ustioni particolarmente profonde e dolenti, si può associare ai principi attivi cicatrizzanti anche un anestetico locale.
  • Argento metallico. L'argento è prevalentemente usato, sotto forma dei suoi sali, per la sua attività antibatterica. L'esposizione cronica al metallo causa argiria, problema cosmetico che consiste in una colorazione bluastra permanente della cute. Unica controindicazione è l'ipersensibilità nei confronti del principio attivo.
  • laluronato di sodio. L'acido ialuronico interviene nei processi di riparazione tissutale, incrementando la migrazione, la capacità fagocitarìa e la proliferazione delle cellule preposte alla formazione del tessuto di riparazione. Come cicatrizzante per uso topico, lo ialuronato di sodio si applica in forma di pomata allo 0,2% o mediante garze medicate, due o più volte al dì. L'uso topico, specie se prolungato, può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione: ove ciò accada è necessario interrompere il trattamento e istituire una terapia idonea. L'unica controindicazione è l'ipersensibilità individuale nei confronti del principio attivo.
  • Antibiotici per uso topico. I prodotti contenenti miscele di antibiotici e spacciati come cicatrizzanti sono svariati. In realtà questi non presentano alcuna capacità reale di favorire la riformazione del tessuto, a differenza dell'acido ialuronico che, come già detto, entra strurturalmente a far parte sia della cartilagine sia della sostanza cementante i tessuti lesi. Essi invece svolgono un'esclusiva azione antibatterica. La presenza di batteri, infatti, può causare infezioni, più o meno gravi, e dunque in un certo senso ritardare il processo di cicatrizzazione. Gli antibiotici maggiormente utilizzati sono la neomicina e la bacitracina-zinco, associate o meno al sulfatiazolo. L'applicazione, sotto forma di polveri o di pomate, di questi antibiotici può, come effetto collaterale causare sensibilizzazione verso il prodotto e allergia. Personalmente sono contrario all'uso generalizzato degli antibiotici per uso topico, che riserverei unicamente a particolari ferite infette, poiché il loro utilizzo senza criterio può favorire la "resistenza batterica", inoltre un noto preparato, dove è associata la gentamicina a un cortisonico, è utilizzato da moltissime persone su praticamente TUTTE le alterazioni/lesioni sulla pelle, indipendentemente dalla loro causa, senza considerare le controindicazioni all'uso di un cortisonico su lesioni estese o di origine ad esempio virale.
    ferita in fase di guarigione

    ferita infetta che può richiedere anche l'impiego topico di antibiotico

  • Clostebol acetato. Questa sostanza ormonale, avente proprietà anabolizzanti e cicatrizzanti, entra a far parte di preparazioni per uso topico, in associazione con la neomicina solfato ad azione antisettica. Il preparato per uso topico in commercio contiene clostebol acetato allo 0,5% in associazione con la neomicina solfato 0,5% e si applica sulla lesione, 1-2 volte al giorno. L'uso topico, specie se prolungato, può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione; ove ciò accada è necessario interrompere il trattamento e istituire una terapia idonea. Unica controindicazione è l'ipersensibilità individuale accertata nei confronti del principio attivo.
  • Glicina, DL-treonina, L-cisteina. Solitamente usati in associazione con la neomicina solfato e la bacitracina-zinco, sono gli aminoacidi fondamentali per la biosintesi, da parte del nostro organismo, del proteoglicano, proteina fondamentale nel processo di cicatrizzazione.
  • Acido tannico. Possiede le stesse capacità cicatrizzanti e disinfettanti dell'eosina. Solitamente è utilizzato in associazione con un altro disinfettante quale il benzalconio cloruro, sostanza ad alto potere battericida.
Approfondimento: l'acido ialuronico
L'acido ialuronico fa parte dei glicosamminoglicani, interagisce con uno specifico nucleo proteico per formare il proteoglicano, cioè la base strutturale della cartilagine e della sostanza cementante dei tessuti. Il proteoglicano è costituito da un filamento centrale di acido ialuronico cui è legato in modo non covalente il nucleo proteico; a quest'ultimo sono unite, mediante legami covalenti, le catene di altri glicosamminoglicani (condroitinsolfato e cheratansolfato). Questo aggregato macromolecolare complesso assume una forma caratteristica che risulta essere l'elemento strutturale della sostanza cementante che si genera tra due tessuti lesionati, alla base del processo di cicatrizzazione di una lesione.




Il letame di cavallo va impiegato solo se ben maturo

categoria: agricoltura, concimazione

Il letame di cavallo va impiegato solo se ben maturo


Chi ha disponibilità di abbondante letame di cavallo misto a paglia, può interrarlo, in genere in autunno con i lavori di fondo nelI'orto. Il letame di cavallo deve essere impiegato maturo, dopo circa 8-12 mesi di presenza in concimaia. Intatti è solamente quando sono avvenute completamente le decomposizioni/trasformazioni della componente organica che il letame si trasforma in humus, una sostanza capace di mantenere e/o aumentare la fertilità del terreno.


Usando letame fresco nelle colture si potrebbero verificare alcuni inconvenienti, come ad esempio l'ustione delle radici delle piante.

L'impiego di letame maturo è indicato soprattutto per le colture esigenti in fatto di sostanza organica e a lungo ciclo di coltivazione, come ad esempio pomodoro, peperone, melanzana, zucchino, cetriolo e melone.

Esempi di concimaia:




domenica 20 novembre 2016

Influenza, febbre e mal di gola, gastroenterite virale

Categoria: pronto soccorso, influenza

Influenza, febbre e mal di gola, gastroenterite virale

Influenza
L'influenza è una infezione virale che si presenta tutti gli anni, nei mesi freddi, in forma epidemica.
La diffusione epidemica dell'infezione è dovuta alle periodiche variazioni della superficie del virus influenzale (antigeni) classificato di tipo A (il più frequente), B e C.

Le modifiche del "rivestimento" di questi virus, impedisce al nostro organismo di costituire una difesa immunitaria permanente nei confronti dei virus influenzali, pertanto, la solita influenza... non è mai la stessa e ogni anno è necessario produrre nuovi vaccini mirati contro il tipo (o i tipi) di virus responsabile dell'epidemia in corso. La definizione "cinese", "australiana", "russa" eccetera si riferisce alla località dove sono individuati i primi episodi di influenza.


Dopo un breve periodo d'incubazione di 1-3 giorni, l'influenza esordisce bruscamente con febbre alta (38-40 °C), malessere generale, mal di testa, astenia (senso di stanchezza e mancanza di forza), inappetenza (poca voglia di mangiare) e dolori articolari e muscolari. Dopo poco tempo le persone influenzate accusano un aumento delle secrezioni nasali, la lacrimazione ed il bruciore agli occhi, il mal di gola, il bruciore al torace (solitamente dietro lo sterno) e la tosse secca e stizzosa.
I sintomi si risolvono generalmente in 3-5 giorni, eccetto la tosse e l'astenia che permangono molto più a lungo.
fa sempre comodo conoscere qualche parola di inglese quando si soggiorna all'estero


L'influenza può essere complicata con coinvolgimento di orecchio, seni paranasali, bronchi e polmoni, ovvero otite media acuta, sinusite acuta e, soprattutto, broncopolmonite da sovra-infezione batterica.
Durante il periodo dell'attacco virale è fortemente consigliato di evitare sforzi, mantenere una alimentazione leggera e passare quanto più tempo possibile a riposo a letto, aiutandosi con i farmaci solo quando i sintomi diventano difficili da sopportare.
Qualora i sintomi dovessero persistere o peggiorare è opportuno rivolgersi al medico, soprattutto se si appartiene ad una categoria a rischio: cardiopatici, bronchitici cronici, diabetici e tutte le persone con deficit del sistema immunitario.
Occorre fare una distinzione tra l'influenza e l'allergia, che spesso danno sintomi simili:


L’influenza intestinale è una malattia di origine virale che dà problemi  all’intestino e allo stomaco. I medici chiamano questo tipo di disturbo "gastroenterite virale" in quanto non ha nulla a che fare con l’influenza comune.  La causa scatenante infatti è la presenza di un virus all’interno dell’organismo. I sintomi più frequenti sono la diarrea, la nausea, il vomito ed i crampi. Riposo, smettere di mangiare, reidratarsi a piccoli sorsi sono i consigli che si danno a questi pazienti, prendendo i farmaci antidiarroici o per il controllo della nausea e vomito solo dopo aver consultato un medico, poiché alcune categorie di persone possono non tollerare questi farmaci, per una malattia concomitante o l'utilizzo di alcuni medicinali.





Febbre
La febbre oltre a essere il principale sintomo dell'influenza è essenzialmente un meccanismo di difesa dell'organismo nei confronti delle infezioni virali e batteriche. I farmaci impiegabili per controllare la febbre si chiamano antipiretici e vanno impiegati quando la temperatura corporea supera i 38-38,5°C. Si tratta di molecole molto conosciute come l'acido acetilsalicilico ed il paracetamolo.


L'acido acetilsalicilico agisce contro febbre, dolore e infiammazione; l'effetto collaterale più comune, il dolore allo stomaco, compare se si impiega questo farmaco troppo a lungo, in persone sensibili o nei soggetti che soffrono di stomaco.
Le preparazioni contenenti acido acetilsalicilico non vanno inoltre somministrate a bambini e adolescenti di età inferiore ai 16 anni (la fascia di età si allarga fino a 18 anni, come raccomandato negli Stati Uniti), per via di segnalazioni di una possibile associazione alla sindrome di Reye (una rara e grave malattia che colpisce il fegato e il cervello).
II paracetamolo ha una spiccata azione antifebbrile e antidolorifica, ma è scarsamente antinfiammatorio. Di solito non irrita lo stomaco e sono rare le reazioni di tipo allergico, però dosi eccessive del farmaco causano gravi danni a fegato e reni. I soggetti più a rischio sono le persone che consumano abitualmente grosse quantità di alcoolici e chi ha malattie del fegato o dei reni.

Mal di gola
II mal di gola è un dolore avvertito nella zona in fondo al palato e verso il collo, cui si associa la sensazione fastidiosa di corpo estraneo e difficoltà di deglutire. Il mal di gola è dovuto ad una infiammazione della faringe causata da virus, batteri e fattori irritanti come l'aria ed il fumo.
Un mal di gola particolarmente forte associato a febbre potrebbe far pensare ad un inizio di una faringotonsillite batterica oppure, soprattutto nei bambini, essere il primo sintomo di una malattia esantematica come la varicella, il morbillo o rosolia.

II medico durante la visita osserva la gola, ricercando rossore e infiammazione della faringe o la presenza di "placche" a livello delle tonsille, inoltre valuta la dimensione dei linfonodi, palpando i lati del collo.



Se il medico non rileva niente di allarmante, è in genere sufficiente un po' di riposo e alcuni farmaci che attenuino i sintomi (ad esempio spray o pastiglie a base di ibuprofene o propoli), in attesa della guarigione che avviene in genere in modo spontaneo in pochi giorni.

martedì 15 novembre 2016

L'olio della fauna marina riduce l'incidenza delle malattie coronariche

categoria: alimentazione, dieta mediterranea, pesce, farmacologia

L'olio della fauna marina riduce l'incidenza delle malattie coronariche


L'effetto positivo dei grassi polinsaturi sul sistema cardiovascolare è stato notato per la prima volta nelle popolazioni della Groenlandia la cui alimentazione è particolarmente ricca di grassi di origine ittica e dove l'incidenza di patologie coronariche è piuttosto bassa, ben inferiore a quella riscontrata nei paesi occidentali.


L'acido elcosapentaenoico (Epa) e l'acido docosaesaenoico (Dha), due acidi grassi polinsaturi ricavati dagli oli di pesce, riducono del 21 per cento il rischio di decesso nelle persone già colpite da infarto e abbattono del 45 per cento il numero delle morti improvvise. È il risultato dello stusio «Gissi - prevenzione», condotto dall'Anteo, l'Associazione dei cardiologi ospedalieri, iniziato nell'ottobre 1993 e conclusosi nel dicembre del 1998. Il Gissi (Gruppo italiano per lo studio della sopravvivenza nell'infarto) ha coinvolto per più di cinque anni 172 centri di cardiologia sparsi in tutta Italia, oltre 500 cardiologi e ben 11.324 persone colpite da infarto da meno di tre mesi, soggetti che statisticamente, nei 12 mesi che seguono le dimissioni dall'ospedale, hanno una mortalità pari a 8-10%.
I pazienti arruolati dallo studio sono stati suddivisi in 4 gruppi:
  • 2.836 hanno assunto il farmaco N-3, che contiene Epa e Dha
  • 2.830 sono stati trattati con la vitamina E
  • 2.830 hanno ricevuto Epa-Dha e vitamina E
  • 2.828, il gruppo di controllo, ha seguito la classica dieta mediterranea ricca di acidi grassi polinsaturi
Tutti i soggetti arruolati nello studio hanno usufruito della migliore terapia farmacologica disponibile (beta-bloccanti, Ace-inibitori ecc.).

Il primo gruppo, quello costituito dai pazienti trattati per almeno tre anni e mezzo con gli acidi contenuti negli oli di pesce alla dose di un grammo al giorno, hanno beneficiato di una riduzione della mortalità pari al 21% rispetto al gruppo di controllo; il terzo gruppo ha registrato una riduzione del 20%.
Il secondo gruppo, quello che ha assunto l'alfatocoferolo - la vitamina E - assunto in monoterapia non ha dato risultati statisticamente significativi.

Gli acidi grassi polinsaturi naturali Epa e Dha rappresentano una parte fondamentale dei fosfolipidi delle membrane citoplasmatiche delle cellule del sangue e di quelle della parete vascolare, e possono influenzare le caratteristiche e la funzionalità di questi elementi.
Epa e Dha possono sostituirsi all'acido arachidonico delle membrane cellulari e modulare la reattività delle piastrine, dei leucociti e delle cellule dell'endotelio. Sono inoltre coinvolti nell'inibizione dell'aggregazione piastrinica, nella riduzione dei trigliceridi e del fibrinogeno e lo sviluppo degli ateromi, le formazioni tipiche dell'aterosclerosi.


il cucchiaio di olio di fegato di merluzzo