mercoledì 11 gennaio 2017

Coltivare le piante in barca

categoria: alimentazione, farmacologia, scorbuto, agricoltura, tossicologia



Coltivare le piante in barca

Durante la navigazione in mare il cuoco di bordo può reperire piantine aromatiche per le sue ricette direttamente in barca, dedicando un po' di spazio e di tempo alla coltivazione delle stesse. Questa attività, adesso di solo svago e hobby, trae la sua origine nei secoli passati, quando la coltivazione dei vegetali a bordo, era indispensabile per evitare di cadere in quella malattia chiamata scorbuto, che appunto si presenta puntalmente se non ingeriscono regolarmente alimenti vegetali freschi per oltre due mesi.


Lo scorbuto è dovuto alla mancanza di vitamina C e i primi segni sono il sanguinamento delle gengive e perdita di denti.
Nel suo giro del mondo Magellano perse circa l’80% del suo equipaggio a causa dello scorbuto.


Fu solo nel 1747 che un medico della marina britannica di nome James Lind condusse i primi studi scientifici metodici e scoprì che bastava somministrare limone e arance, agrumi in generale, per far guarire i marinai malati di scorbuto.


Le tecniche di coltivazione delle piantine erano principalmente mirate a non danneggiare le stesse, quindi in genere si dedicava una particolare zona dell'imbarcazione, che prese appunto il nome da tale attività, “il giardinetto”, ossia la parte a destra e sinistra prima della poppa. 



Questo perche si cercava di evitare che il mare e il sale arrivassero facilmente sulle piante facendole seccare. Le piante inoltre hanno bisogno di sole, quindi il buio e l’aria stantia del sottocoperta di solito si evitavano.
Nelle barche da diporto di adesso, dove i tempi di permanenza in mare sono in genere ridotti, è disponibile il frigorifero e una scorta di integratori vitaminici, lo scorbuto deve essere un problema solo teorico, ma la necessità di disporre di piante aromatiche e germogli per integrare la dieta rimane e quindi è bene organizzare gli spazi per realizzare a bordo un piccolo orto e un germogliatore.
Si può realizzare un piccolo vaso per le nostre piantine che le protegga e le faccia crescere rigogliose, riciclando un contenitore in plastica munito di manico e tagliarlo a dovere. Si dovrà tenere conto di lasciare lo spazio adeguato per alloggiare segatura e terriccio, quindi è consigliabile aprire uno spazio dalla metà in su del contenitore. Non dimenticare di aprire alcuni fori di drenaggio sul fondo nei punti più bassi della plastica in cui l’acqua tende a ristagnare.
Inoltre non tagliare troppo vicino ai lati, in modo tale da indebolire la struttura; questa verrà fissata tramite il manico che la renderà anche basculante per evitare il rollio della imbarcazione! I punti dove fissare le nostre coltivazioni possono essere svariati, ogni barca ha quello più adatto: luce e assenza di schizzi di acqua salata.

I germogli freschi
Potete anche utilizzare dei semi, ad esempio quelli di rucola, erba medica, miglio, girasole e semi di lino ecc…, che porrete in un vaso di vetro in ammollo (evitate la plastica) con tre dita d’acqua, mentre semi di dimensioni maggiori ceci, lenticchie, fagioli richiederanno spazi maggiori, ad esempio un piatto o uno scolapasta. Tenete al buio e in ammollo per tre-cinque giorni i semi ed avrete bellissimi germogli da mangiare a crudo!
Non mangiate mai i germogli delle solanacee tipo patate, pomodori, melanzane e peperoni, perché contengono pericolosi alcaloidi tossici, che agiscono sul sistema nervoso. I più velenosi sono quelli di patata, che contiene l’alcaloide solanina e quelli di pomodoro con l’alcaloide licopersicina.




Giro dell'Antartico su barca "verde" con l'orto e due galline (2014)
Il velista Matteo Miceli sul mezzo autosufficiente sia dal punto di vista energetico che di sostentamento alimentare.

Barca autosufficiente - Il velista detiene il record mondiale per aver attraversato l'Atlantico su un catamarano di sei metri e si imbarcherà, questa volta, su Eco40, un prototipo di 13 metri completamente autosufficiente dal punto di vista energetico e in piena autonomia alimentare.

Energia rinnovabile - La barca a vela, dotata di celle fotovoltaiche e pale eoliche è stata progettata e realizzata per garantire un approvvigionamento energetico sufficiente al funzionamento degli strumenti di bordo senza l'impiego di combustibili fossili, evitando così anche l'emissione di gas serra.

L'orto sul mare - L'autonomia alimentare sarà invece garantita da un orto interno all'imbarcazione. Due vasche basculanti sistemate sui lati della barca, per un totale di due metri quadrati, in cui Miceli coltiverà prevalentemente insalata ed erbe aromatiche per ottenere un raccolto giornaliero di 40 grammi per metro quadro. A concimare il terreno dell'orto saranno proprio le deiezioni del velista.


Le galline: la bionda e la mora - L'apporto proteico arriverà dalle uova di due galline, la bionda e la mora. Non sono nuove a esperienze marinaresche: hanno 5mila miglia di navigazione alle spalle. Da pesca e desalinatori, il velista romano, otterrà poi cibo e acqua.