domenica 7 settembre 2014

Farmaci: effetti collaterali, reazioni avverse, rischi da sospensione della terapia farmacologica

categoria: medicina


Una dose di farmaco può diventare tossica, se somministrata a soggetti ipersensibili. Spesso sono particolari condizioni enzimatiche, trasmesse geneticamente, la chiave per spiegare la trasformazione da farmaco a veleno[1] (reazioni idiosincrasiche o allergiche). Anche l’età o particolari condizioni del paziente possono far comparire effetti tossici:
- la morfina è controindicata nel periodo perinatale e nei bambini sotto i due anni, perché   causa la paralisi dei centri bulbari respiratori;
- i purganti drastici nella gravida possono provocare l’aborto
- la cistite causa infiammazione della mucosa urinaria e il possibile l’assorbimento sistemico di anestetici, presenti nelle lavande ginecologiche
- la cute alterata da processi morbosi fa assorbire in maniera incontrollata medicinali dati per via dermatologica.

Effetti collaterali e secondari

Un farmaco in genere non si limita a svolgere un ben determinato effetto medicamentoso (effetto fondamentale), ma può svolgere altri effetti di minore entità e durata del precedente, detti effetti collaterali, che accompagnano indissolubilmente l'azione fondamentale.

Il trattamento con atropina a scopo antisecretivo gastrico causa l’aumento della pressione endoculare (pericoloso nei soggetti predisposti al glaucoma) e la deficienza motoria del detrusore vescicale (rischio di ritenzione nei prostatici).

Reazioni avverse e farmacovigilanza

Il medico, caso per caso, valuta attentamente le numerose possibilità d'azione dei farmaci e le possibili interferenze e sceglie, fra i medicamenti disponibili, quello meno pericoloso; questa scelta però non azzera il rischio e resta sempre la possibilità di un danno da medicamento.
Bisogna arrivare al 1960, con la tragedia della talidomide, perché la questione della dannosità dei medicinali arrivi ad una platea internazionale (1963, XVI Assemblea Generale dell'OMS).
Le “reazioni avverse” o “Adverse Drug Reaction (ADR)” consistono in fenomeni di:
- iperdosaggio o ipodosaggio;
- ipersensibilità o iporeattività individuali;
- effetti collaterali e secondari.
Le reazioni avverse possono comparire subito o molto più tardi, quando, ad esempio, è colpito il materiale genetico, i danni compaiono anche nelle generazioni future.
La sindrome da overdose avviene anche per dosi terapeutiche quando, per motivi farmacocinetici, aumenta la concentrazione ematica del medicinale (assorbimento rapido e/o eccessivo, accumulo, modificazione della sensibilità dei recettori, interazioni farmacocinetiche con altre medicine).
La sindrome da overdose può essere di tipo acuto, come la depressione respiratoria da morfina, oppure è di tipo cronico, come le vertigini e sordità da aminoglucosidi.
Le reazioni avverse da farmaci si possono classificare in:
- prevedibili e dose-dipendenti, come le sindromi da overdose
- imprevedibili o dose-indipendenti, difficilmente riproducibili nei test su animali, come le reazioni allergiche in soggetti predisposti o le reazioni idiosincrasie dovute a difetti genetici.

Reazioni avverse da farmaci, non segnalate prima della commercializzazione negli USA:
contraccettivi orali  (prevenzione gravidanza) tromboembolie, infarto del miocardio
estrogeni (sostituzione in menopausa)       cancro endometriale
vaccino antipolio  (vaccinazione)                 poliomelite
streptomicina       (chemioterapico)              ototossicità
gentamicina         (chemioterapico)              nefrotossicità
cefalosporine       (chemioterapico)              nefrotossicità

Rischi da sospensione della terapia farmacologica

Nel corso di malattie croniche l’improvvisa sospensione del farmaco può provocare:
-        esacerbazione dei sintomi;
-        sviluppo di dipendenza fisica e/o psichica nei confronti della terapia.
Gli effetti più gravi della sospensione si osservano con i farmaci del SNC o dell’apparato cardiovascolare.
Una dipendenza fisica e/o psichica si può osservare con analgesici (oppiacei), barbiturici e benzodiazepine in caso di trattamenti prolungati: l’interruzione brusca può scatenare crisi di astinenza.
La sospensione brusca di beta-bloccanti può condurre ad esacerbare un’angina pectoris, far comparire aritmie ventricolari e infarto del miocardio[2].
I corticosteroidi somministrati a dosaggi elevati e per lunghi periodi determinano una soppressione della funzione ipofisi-surrenalica e la brusca sospensione della terapia lascia il paziente in un pericoloso stato di insufficienza surrenalica.




[1] L’antimalarico clorochina, alle normali dosi terapeutiche, causa nei negri nordamericani gravi processi emolitici.
[2] Una ipotesi sostiene che sono disponibili più recettori beta adrenergici nel tratto post-sinaptico e quindi, con la brusca sospensione dei beta-bloccanti, il paziente risulta più sensibile alle stimolazioni adrenergiche.

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