giovedì 15 ottobre 2015

film "PT-109: posto di combattimento"

categoria: film che trattano il tema della sopravvivenza

“PT-109: posto di combattimento”

Il film narra l’episodio di sopravvivenza che ha coinvolto l’allora Lieutenant John F. Kennedy (il futuro presidente degli Stati Uniti d'America) nel teatro del Pacifico durante la seconda guerra mondiale.




L’eroico comportamento tenuto dal giovane John F. Kennedy, dopo l'affondamento per speronamento della sua motosilurante da parte di un cacciatorpediniere nipponico, permise di salvare i superstiti del suo equipaggio; essere un eroe di guerra fu importante poi quando decide di intraprendere la carriera politica.




“...in 1943, the Japanese destroyer Amaqiri rammed PT-109 amidships, slicing it in half and killing two of the crew. Other PT boat commanders in the area, assuming the crew had been killed in such a collision, left the area. The commander of the boat rallied the other ten survivors, who clung to the debris for five hours until they reached a coral island. After swimming to a larger island, the young lieutenant encountered a native and carved a message into a coconut shell, which led to the rescue. The lieutenant was decorated for his bravery, and both he and the coconut shell ended up in the Oval Office”.


The crew of PT-109 in July, 1943. That's Lt(jg) John F. Kennedy standing on the far right. Left to Right, Top Row, Al Webb (not a crew member but in the photo) Leon E. Drawdy, Edgar E. Mauer, Edmund T. Drewitch, John E. McGuire. Bottom Row, Charles A. Harris, Maurice l. Kowal, Andrew J. Kirkesy, Leonard J. Thom and Kennedy. Andrew Jackson Kirksey and Harold W. Marney (not pictured) perished in the collision.
foto di gruppo durante le riprese del film

John F. Kennedy prestò servizio in Marina, e dopo  il  Centro Addestramento Motosiluranti, ove fu promosso al grado di Lieutenant junior grade (LTJG), assunse il comando della motosilurante PT-109 il 23/04/1943, allora ormeggiata a Tulagi, un'isola dell'arcipelago delle Salomone.
Dopo la conquista dell'isola di Rendova, le motosiluranti furono spostate in questa nuova base, per disturbare il traffico di navi mercantili giapponesi che rifornivano la guarnigione nella Nuova Georgia e pattugliare gli stretti di Ferguson e di Blackett.
Il 1º agosto la PT-109 di Kennedy insieme ad altre quattordici motosiluranti, fu inviata in missione verso nord, allo stretto di Blackett, attraverso il passaggio Ferguson, poiché un rapporto dei servizi d'informazione segnalava il passaggio di cinque incrociatori nemici.
L'attacco a queste navi non portò a risultati apprezzabili e mentre la maggior parte delle imbarcazioni fu richiamate alla base, la PT-109, la PT-162 e la PT-169, ricevettero l'ordine di continuare a pattugliare la zona in caso di ritorno del nemico.
Verso le 02:00 del 2 agosto 1943, una notte senza luna, l'equipaggio della PT-109 si accorse di trovarsi sulla rotta del cacciatorpediniere giapponese Amagiri, che stava rientrando alla propria base dopo aver portato rifornimenti e soldati ad una guarnigione su un'isola vicina, ma non riuscì ad evitare lo speronamento; i rapporti e le interviste a guerra finita non hanno permesso di capire se il comandante del cacciatorpediniere avesse o meno individuato la motosilurante e avesse manovrato intenzionalmente per speronarla.
La PT-109 fu tagliata in due parti e due marinai rimasero uccisi e altri due membri dell'equipaggio gravemente feriti.
I compartimenti stagni della PT-109 riuscirono a tenere a galla solo la sua parte prodiera in un mare di fiamme e su di essa si rifugiarono i naufraghi americani.


Le altre imbarcazioni lanciarono i siluri verso la nave giapponese mancandola e poi si allontanarono dalla scena dell'azione, supponendo che l’intero equipaggio della PT-109 fosse perito durante lo speronamento.
Il relitto galleggiava ancora il mattino dopo e intorno a loro i naufraghi vedevano delle isole, le maggiori delle quali sapevano però essere occupate dai giapponesi.
Kennedy decide di abbandonare il relitto per evitare la cattura da parte dei giapponesi e raggiungere a nuoto l'isola di Plum Pudding (denominata ora Isola Kennedy), a sud ovest di quella di Kolombangara; i naufraghi piazzarono lanterne, scarpe e i compagni stremati dal nuoto su una rudimentale zattera, costruita con le assi di legno usate dall'equipaggio per fissare un cannone anticarro dell'esercito a prora della motosilurante, il giorno precedente l’ultima e più famosa missione del PT-109.



La zattera fu spinta a nuoto per quattro ore dai marinai, coprendo più di cinque chilometri, in acque infestate di squali e coccodrilli marini, mentre Kennedy, che aveva fatto parte della squadra di nuoto dell'Università di Harvard, utilizzò la cinghia di un salvagente, tenuta serrata fra i denti, per trascinare da solo Patrick McMahon, gravemente ustionato.
L'isola su cui erano arrivati era piccola, aveva infatti un diametro di soli 90 m, ma soprattutto era priva di fonti di acqua, per cui Kennedy intraprese un’altra nuotata di circa quattro ore per esplorare le isole Naru e Olasana, alla ricerca di cibo e soccorso; tornato indietro guidò quindi i suoi uomini verso Olasana, dove aveva trovato acqua potabile e noci di cocco.
L'incendio del carburante del PT-109 era stato notato dall'osservatore australiano, il sottotenente Arthur Reginald Evans, che trasmetteva informazioni sul traffico aereo e navale nemico agli alleati, da una postazione nascosta sulla cima di un vulcano sull'isola di Kolombangara, occupata dai giapponesi; dopo aver intercettato un messaggio dove si parlava della perdita della motosilurante americana, Evans inviò due isolani della Salomone, Gasa e Kumana, su una canoa a cercare eventuali superstiti, che dovevano fingersi pescatori locali, se intercettati dai giapponesi.


Gasa e Kumana trovarono i naufraghi dopo sei giorni, durante i quali gli americani erano sopravvissuti cibandosi delle noci di cocco.
Su una noce di cocco, con un coltello, Kennedy scrisse anche un messaggio di soccorso che i due indigeni portarono fino all’isola di Rendova:

NAURO ISL
COMMANDER... NATIVE KNOWS POS'IT...
HE CAN PILOT... 11 ALIVE
NEED SMALL BOAT...
KENNEDY




In seguito una canoa tornò a prendere Kennedy per portarlo dall’australiano e coordinare il recupero, effettuato poi dall'equipaggio della PT-157.
Kennedy conservò la noce di cocco in un involucro di vetro e quando divenne Presidente degli Stati Uniti, questa faceva bella mostra di sé sulla sua scrivania nello Studio Ovale; oggi la noce di cocco è in mostra nella Biblioteca John F. Kennedy a Boston.



La ricerca della PT-109


Nel maggio del 2002 una spedizione della National Geographic, guidata dal professore Robert Ballard ha ritrovato la parte prodiera del PT-109, identificata grazie ai tubi lanciasiluri.

Un figlio di John Kennedy, Max, che ha partecipato alla spedizione con Ballard, ha donato un busto del padre agli isolani che avevano trovato i naufraghi.




La motosilurante PT-109

La PT-109 appartenente alla classe PT 103, fu varata dalla per la Marina statunitense il 20 giugno 1942.


Le Patrol Torpedo boats con le loro 40 tonnellate di stazza, 20 metri di lunghezza e un dislocamento a pieno carico di 56 tonnellate, erano le più grosse motosiluranti da pattugliamento utilizzate dagli americani durante la seconda guerra mondiale.


Queste motosiluranti erano dotate di tre motori a benzina (uno per ogni albero d'elica) di 1500 hp ciascuno, che potevano spingerle fino alla velocità massima di 76 km/h.
Per motivi di distribuzione dello spazio e del peso, il motore centrale era montato con l'albero motore rivolto a prua e trasmissione del moto all'elica attraverso un inversore ad ingranaggi. I motori erano equipaggiati con scarichi silenziati che fuoriuscivano dallo specchio di poppa per dirigere i gas di scarico sott'acqua, riducendo la possibilità di individuazione sonora da parte delle navi nemiche ed aumentando le possibilità da parte dell'equipaggio di avvertire l'avvicinarsi di aerei nemici di notte, che potevano individuare la scia nell’acqua prodotta dalle eliche.
La PT 109 poteva ospitare un equipaggio di tre ufficiali e 14 sottufficiali o marinai. La sua arma offensiva principale era costituita da quattro tubi lanciasiluri dotati di siluri con testata esplosiva di 175 kg.
La PT-109 aveva cannone antiaereo da 20 mm a poppa e due torrette armate di mitragliatrici antiaeree binate da 12.7 mm, piazzate agli angoli opposti della tolda.

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