sabato 13 dicembre 2014

Un'arma da sopravvivenza per i cosmonauti russi, la TP-82

Un'arma da sopravvivenza per i cosmonauti russi, la TP-82





Tutti i veicoli spaziali russi sono stati progettati per il rientro sulla terraferma, spesso in aree remote, con la possibilità, per i cosmonauti di rimanere per lunghe ore in attesa della squadra di recupero. Tale evento avvenne ad esempio nel 1965, quando il cosmonauta Aleksei Leonov trascorse 48 ore nella taiga, assediato dai lupi, prima di poter essere recuperato.
Inizialmente i cosmonauti russi andarono in orbita con la pistola semiautomatica Makarov PM calibro 9 mm, ma poi i vertici russi optarono per dotare i cosmonauti di una vera arma da sopravvivenza , la TP-82, tecnicamente un "drilling", un'arma a tre canne (due nel calibro 32 ad anima liscia, corrispondente a 12,7 mm ed una da 5,45 mm), pesante 1,6 kg e dotata di un calciolo in cui è alloggiato un corto machete, che porta il peso complessivo a 2,4 kg. I portamunizioni contengono 11 cartucce a palla da 5,45 mm, dieci cartucce 10 SP-D caricate a pallini da caccia e dieci fuochi a luce rossa.

Questa arma è rimasta dotazione corrente per tutti gli equipaggi spaziali russi (ma, sembra, anche per quelli dei bombardieri Tupolev Tu-22M) fino al 2007, quando ha cominciato ad essere ritirata, per la fine della produzione delle sue munizioni.






L'astronauta russo sulla destra, ha appeso sulla schiena il corto machete da sopravvivenza

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